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La violenza non è il mio destino: il posto delle parole

Il posto delle parole diretto da Livio Partiti presenta:

La violenza non è il mio destino: il posto delle parole

Tiziana Di Ruscio, bambina, ragazza e adesso donna e madre. La sua storia di vita, narrata in questo libro di drammatica verità, è un susseguirsi di eventi di violenza psicologica, fisica, sessuale che accomuna molte donne nel mondo e nella storia dell’umanità

Il posto delle parole intervista Tiziana Di Ruscio autrice del Libro La violenza non è il mio destino, Mimesis Edizioni

Il posto delle parole diretto da Livio Partiti presenta:

Tiziana Di Ruscio vive la violenza in un incubo tra vita e speranza, tra disagio e volontà di riscatto. Il riscatto dato dall’essere riuscita a denunciare. E soprattutto una emancipazione, una liberazione morale nello scrivere questo fondamentale libello per la sua esistenza.

L’introduzione di Rita Trinchieri pone in evidenza la prima legge del 1996 che riconosce la violenza sessuale come reato contro la persona.

La prefazione di Laura Tussi e la postfazione di Fabrizio Cracolici denunciano l’atto della violenza sessuale tra le mura domestiche.

Le illustrazioni di Giulio Peranzoni, Mauro Biani e Francesca Quintilio rappresentano, in una cornice di verità narrativa, la sconcertante realtà. Inoltre conclude il racconto, il parere dell’esperta, la psicologa Mizar Specchio

 

La violenza non è il mio destino, Mimesis Edizioni

 

Prefazione di Laura Tussi

 

“Tiziana Di Ruscio, bambina, ragazza e adesso donna e madre.

La sua storia di vita, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.

È un susseguirsi di eventi di violenza sia psicologica sia fisica sia sessuale che accomuna molte donne nel mondo e nella storia dell’umanità.

Donne che diventano succubi del potere e della violenza perpetrati dal sistema patriarcale, maschilista, misogino.

La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996 dopo anni di lotte nell’ambito della tutela delle donne, come riporta nella sua introduzione l’amica Rita Trinchieri.

Rita, in stretta collaborazione con Tiziana, ha fondato l’associazione contro la violenza di genere “Il nastro rosa” e insieme con la ferma testimonianza, la forza della verità, la legge dell’amore propongono questa terribile narrazione, che rasenta l’inverosimile, in varie scuole per sviscerare e raccontare l’accaduto, senza preamboli, pudori, reticenze anche alle nuove generazioni.

Il titolo del libro è “La violenza non è il mio destino” .

Un titolo fortemente vissuto dall’autrice che subisce la violenza come un “baratro” esistenziale, un annientamento della vita, un annullamento della sua dignità e identità di donna.

Tiziana vive un nuovo “destino” una rinascita, dopo aver preso la sua vita in mano, dopo essersi riappropriata di se stessa, in seguito alla denuncia alle autorità e, scrivendo questo suo libro, denuncia i misfatti di violenza sessuale e fisica perpetrati e subiti da parte del marito. ‘Violenza’ e ‘Destino’ sono i due vissuti, i due archetipi ambivalenti e nettamente contrastanti che Tiziana descrive molto bene in questo racconto autobiografico…”

 

Postfazione di Fabrizio Cracolici

 

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Costituzione Italiana Art. 3

 

Ma che società è questa?

Una società da sempre basata sulla forza maschile e la sottomissione femminile.

L’uomo va alla guerra, la donna cresce figli per mandarli alla guerra.

Così è sempre stato e il sistema patriarcale non intende in nessun modo cambiare.

Leggi importanti sono state scritte a tutela della donna, ma il problema di fondo rimane, perché sono leggi troppo spesso pensate per cambiare tutto senza cambiare niente.

Prendiamo ad esempio le famose quote rosa. Stabilire per legge un minimo sindacale di rappresentanza femminile significa che comunque la quota maschile rimane predominante ma con la connotazione del politicamente corretto.

Ancora oggi esistono palesi disuguaglianze per esempio sul posto di lavoro, mansioni manuali e sottopagate alle donne e ruoli di responsabilità lautamente remunerati a uomini.

Che fare?

Come mutare radicalmente questo stato di cose?

È qui che tutti noi, assieme dobbiamo lavorare per costruire un tessuto sociale sano, capace di ripensarsi, una società equa, dove donna e uomo possano assieme sradicare completamente quel patriarcalismo e maschilismo che da troppo tempo è alla base di regole più o meno scritte che devono cambiare.

Tiziana, oltre ad aver avuto il coraggio di denunciare l’orrore che ha subito, senza romanzarlo, nella sua narrazione trasmette un grande insegnamento di vita: tenacemente bisogna riappropriarsi di ciò che naturalmente dovrebbe essere un diritto, il diritto alla felicità…” continua.

Note: La violenza non è il mio destino intervista su “Il posto delle parole”
https://ilpostodelleparole.it/libri/tiziana-di-ruscio-la-violenza-non-e-il-mio-destino/

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    12 aprile 2021 – Laura Tussi
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La Voce: i libri di Tiziana Di Ruscio

Il Giornale La Voce presenta i libri di Tiziana Di Ruscio

La Voce: i libri di Tiziana Di Ruscio

La violenza non è il mio destino e Bruco blu sono libri/testimonianza scritti per contrastare ogni violenza e trasmettere gli ideali della nonviolenza alle nuove generazioni

La violenza non è il mio destino

Il Giornale La Voce presenta i libri di Tiziana Di Ruscio

****

La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996

La violenza non è il mio destino

La storia di vita di Tiziana Di Ruscio, vittima di violenza, sopravvissuta al femminicidio, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.
Libro in tutte le librerie dal 4 Marzo 2021

 

Libro in tutte le librerie dal 4 Marzo 2021

 

Libro di Tiziana Di Ruscio. Introduzione di Rita Trinchieri. Prefazione di Laura Tussi. Contributo di Mizar Specchio. Illustrazioni di Mauro Biani, Giulio Peranzoni, Francesca Quintilio. Postfazione di Fabrizio Cracolici.

Mimesis Edizioni

Prefazione al Libro “La violenza non è il mio destino”, Mimesis Edizioni

Tiziana Di Ruscio, bambina, ragazza e adesso donna e madre.

La sua storia di vita, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.

È un susseguirsi di eventi di violenza sia psicologica sia fisica sia sessuale che accomuna molte donne nel mondo e nella storia dell’umanità.

Donne che diventano succubi del potere e della violenza perpetrati dal sistema patriarcale, maschilista, misogino.

La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996 dopo anni di lotte nell’ambito della tutela delle donne, come riporta nella sua introduzione l’amica Rita Trinchieri.

Rita Trinchieri, in stretta collaborazione con Tiziana, ha fondato l’associazione contro la violenza di genere “Il nastro rosa” e insieme con la ferma testimonianza, la forza della verità, la legge dell’amore propongono questa terribile narrazione, che rasenta l’inverosimile, in varie scuole per sviscerare e raccontare l’accaduto, senza preamboli, pudori, reticenze anche alle nuove generazioni.

Il titolo del libro è “La violenza non è il mio destino” .

Un titolo fortemente vissuto dall’autrice che subisce la violenza come un “baratro” esistenziale, un annientamento della vita, un annullamento della sua dignità e identità di donna.

Tiziana vive un nuovo “destino” una rinascita, dopo aver preso la sua vita in mano, dopo essersi riappropriata di se stessa, in seguito alla denuncia alle autorità e, scrivendo questo suo libro, denuncia i misfatti di violenza sessuale e fisica perpetrati e subiti da parte del marito. ‘Violenza’ e ‘Destino’ sono i due vissuti, i due archetipi ambivalenti e nettamente contrastanti che Tiziana descrive molto bene in questo racconto autobiografico.

La storia di Tiziana è da lei descritta in modalità narrative crude e dirette perchè “la violenza non deve essere romanzata”, la violenza non va edulcorata con parole che potrebbero renderla più accettabile e giustificabile: la violenza deve essere solo e esclusivamente denunciata.

Un grido di dolore scaturisce da queste pagine che comunque lasciano, alla fine, trapelare un nuovo “destino”, un cambio di rotta, una speranza nel futuro. Un futuro di pace e nonviolenza, all’interno della famiglia con i suoi figli, nel rapporto con le persone, con gli amici, con tutti coloro che possono aiutare Tiziana a uscire dal baratro della violenza.

Da queste pagine trapela un senso profondo di fiducia nel futuro, nel destino, nell’intima bontà dell’essere umano, per apportare un significativo contributo di pace, nonviolenza e serenità che dovrebbero prendere spazio nel nostro tessuto sociale, nel mondo, a partire dalla famiglia, che spesso, al contrario si trasforma in una gabbia, in una prigione psicologica dove vengono perpetrate violenze di ogni tipo, a partire dalla violenza sessuale.

Tiziana ha vissuto gli anni che dovevano essere i più belli e spensierati della sua esistenza, la sua età giovanile, sotto tortura, sotto minaccia, concependo ben tre figli che sono diventati per lei il frutto positivo di una nuova vita, di una bella speranza in un futuro di rinascita.

Un destino senza violenza: perchè, come sostiene l’autrice “La violenza non è il mio destino” e non deve essere nemmeno il passato, il presente e il futuro per tutte le donne che sono i pilastri della nostra martoriata umanità.

Tiziana dopo vent’anni di soprusi psicologici e violenze fisiche e sessuali prende coraggio e riesce a denunciare e in seguito a testimoniare anche attraverso la scrittura che diventa per lei un atto liberatorio, un’azione di libertà. Tiziana ha scritto questo libro. Il suo libro. Una vera liberazione.

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Bruco Blu: una favola contro ogni violenza

Recensione alla favola di Tiziana Di Ruscio

Bruco blu: una favola contro la violenza

L’autrice è sopravvissuta al femminicidio e in questa favola racconta una storia semplice ma didascalica per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio contro la violenza in tutte le sue forme

 

Favola di Tiziana Di Ruscio. Recensione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici. Masciulli Edizioni

 

Bruco blu coltiva il sogno di creare una bellissima famiglia, ma improvvisamente precipita in un baratro oscuro a causa del camaleonte dai toni cupi.

Il camaleonte impedisce alle ali di bruco blu di spuntare. Il camaleonte impedisce a bruco blu di spiccare il volo verso la libertà con i suoi tre figlioletti.

Quella narrata da Tiziana Di Ruscio è una semplice, ma didascalica favola per bambini.

Certo è una favola, ma non una favoletta.

Una narrazione essenziale, ma efficace che contiene altissimi e nobili messaggi da tramandare e trasmettere alle nuove generazioni contro la violenza in tutte le sue forme.

Inclusa la violenza esercitata dagli esseri umani sulla Natura. E non a caso nelle favole per bambini i protagonisti sono per lo più animali, a testimonianza del fatto che la condizione infantile sente spontaneamente la vicinanza e l’affinità con gli altri esseri viventi, che poi l’educazione ad un certo tipo di civiltà tecnologica porta a perdere persino come percezione elementare.

Bruco è blu perché soffocato tra le mura domestiche, un’autentica prigione, a causa del colore prevalente del camaleonte che incute terrore e perpetra violenza. Ma bruco blu non serba alcun rancore. Non trasmette odio ai figlioletti. Vuole che anche il camaleonte si riscatti dal grigiore e dal blu della sua condizione. Bruco blu semplicemente un giorno, con i suoi tre piccoli, riesce a fuggire nel bosco.

Incontra un grande albero e uno scoiattolo che indicano una nuova casa, un alloggio per la famiglia.

Una nuova famiglia che in realtà è portatrice dei colori dell’arcobaleno.

I colori della pace. Le tinte vivaci della vita che colorano un mondo senza violenza, senza odio, senza guerre, senza rancore. Dove bisogna impedire al più forte di imporre la propria forza, prepotenza e supremazia contro gli ultimi, i più fragili, contro tutti coloro che sono costretti e imprigionati tra grigie mura domestiche.

Nelle case dell’orrore.

Che si trasformano in prigioni per le vittime.

Questo è l’alto messaggio di Tiziana Di Ruscio, che nella favola riesce a svincolarsi dal camaleonte, ossia dai colori spenti, grigi, lugubri della violenza e di tutto ciò che essa comporta per l’intera umanità martoriata.

La favola di Tiziana Di Ruscio rappresenta un alto messaggio di pace e nonviolenza, che va oltre la retorica e le banalità, per estendersi  a ogni tipo di violenza nel quotidiano di cui è impregnato questo nostro mondo di guerre e questa nostra umanità martoriata di cui la donna è sempre succube ed è la prima vittima nei conflitti armati e non solo. In tutte le guerre, lo stupro è sempre utilizzato come arma micidiale, letale contro il nemico.

Il costo della brutalità militarista imposta dall’uomo forte, dal maschio, dal dittatore di turno è sempre scontato dal genere femminile, dall’infanzia alle categorie più fragili dell’umanità intera.

E non dimentichiamo i più deboli tra i deboli: i nostri fratelli animali e le nostre sorelle piante. Dobbiamo rispettarli non solo nei racconti per i più piccoli.

L’arcobaleno delle ali di una farfalla che bambina e donna trasformerà l’umanità in una grande e unica famiglia di pace e nonviolenza: perché questo è il grande messaggio, il nobile monito di Tiziana, che sorvola, con le ali di farfalla città e paesi e nazioni, in un autentico e sentito messaggio internazionale e mondiale per la pace tra genti, popoli, minoranze. Un mondo senza discriminazioni, senza guerre, senza violenze: questo è il nostro sogno.

Perché tutti noi abbiamo un sogno.

E anche se il cammino della nonviolenza è in salita, è impervio e pieno di ostacoli e conflitti di ogni sorta, noi attivisti e testimoni di pace apriremo le nostre case con i colori dell’arcobaleno a bruco blu perché sempre possa, ogni volta, trasformarsi in farfalla, nel suo destino di riscatto e liberazione.

Tiziana è sopravvissuta al femminicidio. È testimone di Pace insieme a tutti noi amici della nonviolenza.

È ora di dire basta al militarismo, al riarmo, alla corsa agli armamenti, a tutte le guerre e le violenze sempre perpetrate dall’ideologia patriarcale, misogina e maschilista: fondamentalmente antiumana ed ecocida.

Dobbiamo dispiegare le nostre ali arcobaleno e coinvolgere l’umanità intera per mettere pace tra i potenti della terra, per porre fine a genocidi, massacri, femminicidi, a tutte le guerre: alla violenza in tutte le sue forme. Perché l’essere umano e la donna, in particolare, in tutte le parti del mondo si impegnino per questo nobile e supremo ideale: la pace.

Note: Il libro è Edito da Masciulli e lo potete prenotare a questo indirizzo:
https://www.masciulliedizioni.com/prodotto/bruco-blu/?fbclid=IwAR2Afqg0f6tEgPci1DnVZUrNmW5xTWoAjHvzhivnK3z3Tvc6w22IRFv-kq0

Parole chiave: librilibrorecensionenonviolenzaeducazione alla pacepace

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La violenza non è il mio destino

La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996

La violenza non è il mio destino

La storia di vita di Tiziana Di Ruscio, vittima di violenza, sopravvissuta al femminicidio, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.
Libro in tutte le librerie dal 4 Marzo 2021

La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996

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La storia di vita di Tiziana Di Ruscio, vittima di violenza, sopravvissuta al femminicidio, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.

Libro in tutte le librerie dal 4 Marzo 2021

 

Libro di Tiziana Di Ruscio. Introduzione di Rita Trinchieri. Prefazione di Laura Tussi. Contributo di Mizar Specchio. Illustrazioni di Mauro Biani, Giulio Peranzoni, Francesca Quintilio. Postfazione di Fabrizio Cracolici.

Mimesis Edizioni

Prefazione al Libro “La violenza non è il mio destino”, Mimesis Edizioni

 

Tiziana Di Ruscio, bambina, ragazza e adesso donna e madre.

La sua storia di vita, narrata in questo libro di drammatica verità, rasenta però l’incredibile e l’indicibile.

È un susseguirsi di eventi di violenza sia psicologica sia fisica sia sessuale che accomuna molte donne nel mondo e nella storia dell’umanità.

Donne che diventano succubi del potere e della violenza perpetrati dal sistema patriarcale, maschilista, misogino.

La prima legge innovativa sulla violenza sessuale è la numero 66 del febbraio 1996 dopo anni di lotte nell’ambito della tutela delle donne, come riporta nella sua introduzione l’amica Rita Trinchieri.

Rita Trinchieri, in stretta collaborazione con Tiziana, ha fondato l’associazione contro la violenza di genere “Il nastro rosa” e insieme con la ferma testimonianza, la forza della verità, la legge dell’amore propongono questa terribile narrazione, che rasenta l’inverosimile, in varie scuole per sviscerare e raccontare l’accaduto, senza preamboli, pudori, reticenze anche alle nuove generazioni.

Il titolo del libro è “La violenza non è il mio destino” .

La violenza non è il mio destino - Libro di Tiziana Di Ruscio

Un titolo fortemente vissuto dall’autrice che subisce la violenza come un “baratro” esistenziale, un annientamento della vita, un annullamento della sua dignità e identità di donna.

Tiziana vive un nuovo “destino” una rinascita, dopo aver preso la sua vita in mano, dopo essersi riappropriata di se stessa, in seguito alla denuncia alle autorità e, scrivendo questo suo libro, denuncia i misfatti di violenza sessuale e fisica perpetrati e subiti da parte del marito. ‘Violenza’ e ‘Destino’ sono i due vissuti, i due archetipi ambivalenti e nettamente contrastanti che Tiziana descrive molto bene in questo racconto autobiografico.

La storia di Tiziana è da lei descritta in modalità narrative crude e dirette perchè “la violenza non deve essere romanzata”, la violenza non va edulcorata con parole che potrebbero renderla più accettabile e giustificabile: la violenza deve essere solo e esclusivamente denunciata.

Un grido di dolore scaturisce da queste pagine che comunque lasciano, alla fine, trapelare un nuovo “destino”, un cambio di rotta, una speranza nel futuro. Un futuro di pace e nonviolenza, all’interno della famiglia con i suoi figli, nel rapporto con le persone, con gli amici, con tutti coloro che possono aiutare Tiziana a uscire dal baratro della violenza.

Da queste pagine trapela un senso profondo di fiducia nel futuro, nel destino, nell’intima bontà dell’essere umano, per apportare un significativo contributo di pace, nonviolenza e serenità che dovrebbero prendere spazio nel nostro tessuto sociale, nel mondo, a partire dalla famiglia, che spesso, al contrario si trasforma in una gabbia, in una prigione psicologica dove vengono perpetrate violenze di ogni tipo, a partire dalla violenza sessuale.

Tiziana ha vissuto gli anni che dovevano essere i più belli e spensierati della sua esistenza, la sua età giovanile, sotto tortura, sotto minaccia, concependo ben tre figli che sono diventati per lei il frutto positivo di una nuova vita, di una bella speranza in un futuro di rinascita.

Un destino senza violenza: perchè, come sostiene l’autrice “La violenza non è il mio destino” e non deve essere nemmeno il passato, il presente e il futuro per tutte le donne che sono i pilastri della nostra martoriata umanità.

Tiziana dopo vent’anni di soprusi psicologici e violenze fisiche e sessuali prende coraggio e riesce a denunciare e in seguito a testimoniare anche attraverso la scrittura che diventa per lei un atto liberatorio, un’azione di libertà. Tiziana ha scritto questo libro. Il suo libro. Una vera liberazione.

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Libro “E anche questa è la mia vita”

Libro di Rita Trinchieri

Il libro dal titolo “…E anche questa è la mia vita…” di Rita Trinchieri è una profonda autobiografia di una giovane che vive il dopoguerra, il 1968, gli anni di piombo con il ricordo e le narrazioni del padre, un internato militare italiano, sopravvissuto all’orrore nazifascista, con le ferite che portava dentro per la deportazione e l’internamento in un Lager.

Rita è una vera amica e con lei abbiamo organizzato varie presentazioni del libro “Un racconto di vita Partigiana” con il Deportato Partigiano Emilio Bacio Capuzzo nostro grande e comune amico e maestro e padre mitico e storico. Per questo motivo, per questo profondo legame intellettuale e ideale che ci unisce, ho deciso di dedicare una mia recensione a questa profonda e vissuta opera autobiografica di Rita Trinchieri.

A questo ‘parto’ intellettuale e culturale ho deciso convintamente di dedicare questo mio scritto, perchè si tratta di una autobiografia travagliata che narra di una esistenza, di più esistenze, di persone che hanno vissuto i disagi e le sofferenze e le difficoltà di un passato tremendo e difficile da dimenticare: che anzi tutti noi dobbiamo costantemente contemplare e studiare, perchè esso è il nostro passato, la nostra Storia….per non dimenticare.

L’immagine di copertina del bellissimo e importante libro è tratta da sporadiche elucubrazioni pittoriche in cui Rita si è cimentata dopo essere andata in pensione.

È la sua prima tela e lei la considera un prodigioso evento creativo dal momento che prima non aveva mai preso in mano una matita e un colore per disegnare. Ha voluto rappresentare un percorso, un viaggio, il suo procedere affannato nella vita, l’avvicendarsi dell’esistenza attraverso spazi solitari che le permettessero di incontrare se stessa come ha cercato di mettere in evidenza in questa sua opera autobiografica: una storia nella Storia. Questo racconto molto intimo, personale e importante, che si evince anche dal dipinto nella copertina, mantiene fermo il contatto con la natura di cui Rita sente costantemente esigenza. Il libro come il dipinto rappresentano la sua vita colma di vuoti e di pieni, spazi affollati, silenzi solitari e vitali: tante presenze e assenze che riempiono i suoi pensieri, le sue giornate. Vivere oggi con l’insegnamento di ieri e andare avanti verso il domani con la voglia di esserci…

Su una cosa non aveva dubbi Rita quando era giovane: non sarebbe mai stata come lei, sua madre “una normale”, una che rispecchiava i canoni tradizionali che la società imponeva.

Rita voleva cambiare il mondo.

Aveva questa missione e nella sua testa di ventenne negli anni del 1968, gli anni di piombo, delle tensioni e rivendicazioni e lotte sociali, voleva fare grandi cose, lasciare un segno su questa terra.

Voleva fare la rivoluzione.

Lei puntava più in alto di sua madre: voleva diventare giornalista per far sapere in modo veritiero al mondo ciò che accadeva e che l’informazione del sistema teneva nascosto.

Voleva fare l’ambasciatrice. Voleva impegnarsi a portare cibo e acqua in quelle parti del mondo dove per mancanza di questi elementi si moriva soprattutto.

Era il sogno nel cassetto di milioni di giovani: chi più convinto, chi per moda o per noia, alla fine i giovani come Rita si ritrovavano sempre per parlare di ciò che non piaceva, che non funzionava e come fare per cambiare il sistema di potere e parlavano e disquisivano davvero tanto sul mondo che li circondava e su quello che poteva esistere forse solo nei pensieri, nei loro pensieri.

Rita in questa sua lunga autobiografia descrive le nonne Vittoria e Giulia; la vita in famiglia con il ricordo di un bombardamento del palazzo del sole durante la guerra e gli anni del dolore per la sua famiglia e per il padre internato militare in un campo di concentramento e di sterminio nazifascista. Descrive i segni del Lager, la tragica esperienza del padre; si sofferma sulla sua amica ansia, la sua amica curiosità, il suo bisogno di condivisione, la sua libertà e poi sostanzialmente i suoi viaggi e poi…c’è il mondo.

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Radio Popolare – Vittorio Agnoletto da San Vittore

Trasmissione radiofonica sulla nostra esperienza con i detenuti del carcere milanese di San Vittore

Radio Popolare – Vittorio Agnoletto da San Vittore

Radio popolare promuove le nostre esperienze e cause a sostegno degli ultimi, degli emarginati, dei dimenticati dalla società, di cui tutti siamo parte nel contesto sociale e culturale e nel mondo, dove tante voci chiedono verità, libertà, giustizia
Fonte: Radio Popolare – Sidecar, Report dal carcere milanese San Vittore di Vittorio Agnolettohttps://www.radiopopolare.it/podcast/sidecar-di-sab-15-02/

Radio Popolare da San Vittore

Nella trasmissione Sidecar di Radio popolare, Vittorio Agnoletto racconta il nostro incontro con i detenuti di San Vittore per parlare di solidarietà, accoglienza, interazione con musica e dialogo per presentare alla vasta e ricca realtà carceraria il progetto/libro Riace musica per l’umanità.

Esperienza molto forte nel carcere di San Vittore per presentare ai detenuti il libro: “Riace musica per l’umanità” con musica e testimonianze. Tra detenuti italiani e immigrati a parlare di emigrazione, accoglienza, legalità/illegalità, giustizia/diritti. Il racconto di Vittorio Agnoletto a Sidecar – Radio Popolare dal minuto 45,58.

Che esperienza quella al carcere di San Vittore!!!
Abbiamo incontrato tantissima umanità.

Ora possiamo dire di aver compreso a pieno l’insegnamento di Don Andrea Gallo che ci diceva sempre di stare con gli ultimi, i dimenticati dalla società.

Abbiamo incontrato ingegneri, cuochi, studenti universitari, economisti, disoccupati, migranti in attesa di giudizio e per scontare una pena e abbiamo dialogato con loro.
Tutte Persone antirazziste e quando Fabrizio Cracolici ha parlato dell’Anpi – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, hanno molto apprezzato il ruolo di questo ente morale nel dialogo contro ogni razzismo e nella testimonianza di verità contro tutti i revisionismi, rovescismi e negazionismi più subdoli che contrastano nettamente con i dettami delle Costituzioni nate dall’Antifascismo e con la Dichiarazione Onu dei diritti umani del 1948.

I detenuti con tanta volontà di riscatto nel cuore, per una vita dignitosa, nel rispetto dei diritti umani, hanno cantato sulle note della musica e delle canzoni di Renato Franchi con i ritmi di Gianfranco D’Adda.

Ci hanno chiesto di ritornare.

Grazie di cuore a Alessandra Magenes, Milly Moratti, Vittorio Agnoletto, Renato Franchi e Gianfranco D’Adda per averci accompagnato in questo percorso di umanità e riscatto, dove al primo posto abbiamo messo la dignità dell’essere umano e i diritti umani.

Note: Radio Popolare – Sidecar, Report dal carcere milanese San Vittore di Vittorio Agnolettohttps://www.radiopopolare.it/podcast/sidecar-di-sab-15-02/