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Conflitto in Ucraina: intervista di Laura Tussi a Luigi Mosca

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Conflitto in Ucraina: intervista di Laura Tussi a Luigi Mosca

Intervista di Laura Tussi a Luigi Mosca, fisico delle particelle elementari, ex Direttore del ‘Laboratoire Souterrain de Modane’. Membro delle associazioni: ‘Abolition des Armes Nucléaires’ e ‘Disarmisti Esigenti’.

La situazione attuale in Ucraina potrebbe avere una svolta diversa tenendo conto del TPAN, il Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari, ottenuto grazie al contributo importante dell’ICAN, la Campagna Internazionale per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari, di cui molte associazioni pacifiste a livello nazionale e mondiale sono parte, ed insignita del Premio Nobel per la Pace nel 2017?

Il TPAN, dal 22 gennaio 2021, data della sua entrata in vigore, fa parte del Diritto Internazionale, quindi, se il Diritto Internazionale verrà rispettato per quanto riguarda le armi nucleari, il TPAN dovrebbe allora impedire che il conflitto degeneri in una guerra nucleare regionale o addirittura mondiale. Purtroppo la Storia ci insegna che le violazioni del Diritto Internazionale non sono rare, ma si puo’ sperare che, anche indipendentemente dal TPAN, una simile follia estrema non si verifichi.

E’ veramente fondata l’ipotesi per cui l’escalation militare in Ucraina potrebbe avere esiti davvero irreversibili e sfociare nel baratro di una apocalisse nucleare?

L’Ucraina, dalla fine della Guerra fredda, normalmente non possiede più armi nucleari, quindi se queste venissero usate lo sarebbe da parte della Russia, qualora questa si trovasse in difficoltà con le sole armi convenzionali, cosa che potrebbe succedere in funzione dell’importanza dell‘appoggio strategico’ all’Ucraina da parte del complesso USA/NATO. Naturalmente è veramente sperabile che, qualunque sarà l’evoluzione di questo conflitto, una simile follia (come ho già detto) non si produrrà.

Questo Premio Nobel per la pace può apportare speranze a livello locale e mondiale?

Ritengo proprio di si’. Fino ad ora 134 Stati hanno aderito al TPAN (122 che hanno votato la sua adozione il 7/7/2017, e 12 che l’hanno firmato ulteriormente): tra questi, 59 l’hanno anche ratificato.

D’altra parte, il Premio Nobel ad ICAN ha ancora aumentato l’effetto di stigmatizzazione delle armi nucleari da parte del TPAN. Un effetto concreto è quello di oltre 100 agenzie di finanziamento (banche, fondi di pensione, etc) che hanno, in conseguenza, già deciso di cessare di finanziare le industrie che producono varie componenti degli armamenti nucleari!

Ora si tratta di convincere gli Stati che posseggono (od ‘ospitano’) delle armi nucleari a disarmare aderendo al TPAN. Qui la strategia è in buona parte ancora da inventare : per questo rimando, in particolare, ad un mio articolo sull’Agenzia di Stampa Internazionale ‘Pressenza’ dal titolo : « Entrata in vigore del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari: quali prospettive ? »

Come possono legarsi i temi della Tassonomia Ue nucleare con il conflitto in Ucraina?

Qui rispondo con una domanda : “Riuscireste ad immaginare che cosa succederebbe se la Russia bombardasse anche uno solo dei 15 reattori nucleari installati in Ucraina?

La carenza di disponibilità del gas fornito dalla Russia potrà essere motivo di inserimento del nucleare nella Tassonomia Ue?

Certamente no! Sarebbe invece un forte motivo per accelerare al massimo la produzione di energie rinnovabili!

Non trovandomi io stesso in Ucraina non mi è possibile rispondere direttamente a questa domanda. Come ognuno di voi, sento o leggo, ora per ora, le informazioni : da come capisco vi è un insieme di paura e di determinazione (dai 18 ai 60 anni) a ‘difendere la Patria’…

Vi è pero’ un gruppo di pacifisti che ha lanciato un appello pressante e molto pertinente per una ‘descalation’ in vista di giungere a degli accordi di pace.

Il popolo ucraino si rende conto che la Nato ha interesse esclusivo a militarizzare i confini con la Russia e che la Russia ovviamente non è d’accordo?

Da come mi risulta, la popolazione ucraina appare molto ‘frammentata’ nelle sue convinzioni e orientamenti : vi è la componente russofona a l’Est e a Sud-Est, evidentemente su posizioni anti-NATO, vi è probabilmente una componente moderata, e poi una componente su posizioni di estrema destra, come il ‘Pravyj Sector’, e presenti anche nell’esercito (battaglione Azov) e che includono anche elementi neo-nazisti/neo-fascisti. Naturalmente vi è poi il Presidente Volodymyr Zelensky, che ha introdotto nella Costituzione il progetto di adesione dell’Ucraina nella NATO.

Intervista pubblicata il 23 febbraio, segue aggiornamento del 24 febbraio

Ecco un breve aggiornamento, tenuto conto degli eventi in queste ultime ore, a seguito della decisione di Vladimir Putin, questa mattina, di entrare in guerra con l’Ucraina, ufficialmente con lo scopo di ‘disarmarla’ per proteggere la popolazione russofona da un ‘genocidio’:

direi così, in modo molto sintetico : vi sono due provocazioni, in atto da diversi anni:

– quella della NATO che si è estesa praticamente fino ai confini con la Russia, in flagrante violazione della promessa (purtroppo solo verbale) di Reagan a Gorbatchev di NON estendere la NATO al di là della Germania riunificata,

– e quella del governo dell’Ucraina che non ha rispettato gli accordi di MinskII del 2015 che prevedevano la concessione di una relativa autonomia amministrativa al Donbass. Al contrario alla popolazione russofona è stato persino negato l’uso della lingua russa nello spazio pubblico (scuole, etc.) !

In conclusione : mentre è da condannare fermamente la decisione di Putin di invadere militarmente l’Ucraina (in particolare la sua delirante accusa di ‘genocidio’ della popolazione russofona), è necessaria anche una presa di coscienza delle responsabilità dell’occidente (il complesso USA/NATO) nel processo che ha condotto alla situazione attuale.

Personalmente, da diversi anni, propongo un’apertura di dialogo con la Russia, prima di tutto sullo statuto delle popolazioni russofone nei Paesi dell’Est, altrettante ‘bombe a ritardo’, di cui la prima sta già esplodendo in Ucraina e la prossima potrebbe essere nei paesi baltici dove, in Estonia ed in Lettonia, circa un terzo della popolazione è russofona e, per più della metà, si ritrova senza più alcuna nazionalità!

Inoltre questi due Paesi, che si trovano al confine diretto con la Russia, sono attualmente integrate nella NATO!

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DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE

Circolo Arci Xanadù – Teatro Gloria, Como

DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE

16° Tributo a Fabrizio De André – Sabato 5 marzo dalle 21:00

 Suoneranno:Those – Varese
Sandro Tinti – Legnano (Mi)
Six Pix – Legnano (Mi)
Bruno Carioti – Rho (Mi)
Acordiro’ – Cassano Magnago (Va)
404 Not Found – Como Lucernari – Oggiono (Lc)
Renato Franchi & Orchestrina del Suonatore Jones – Legnano.

Faber, nell’immagine, la scrittura e il racconto: Laura Tussi e Fabrizio Cracolici dal Premio Nobel per la pace, Note di Resistenza tra Memoria e Futuro per una nuova umanità.Walter Pistarini & Claudio Sassi presentano“Collezione De Andrè” il libro più completo sul cantautore genoveseL’Isola che non c’era – StandConduce Alessio Brunialti.

Ingresso € 12. Riservato ai soci ARCI – Sarà possibile tesserarsi la sera stessa presso la biglietteria del Gloria. Prevendita on-line consigliataIngresso consentito con Green Pass rafforzato

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La bandiera della pace

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La bandiera della pace

In Italia, è diventata popolare durante la marcia Perugia-Assisi con Aldo Capitini

 

La bandiera della pace 

 

La bandiera arcobaleno ha raggiunto la massima popolarità e notorietà dal 2002 grazie alla campagna italiana ‘Pace da tutti i balconi’, che fu organizzata da Padre Alex Zanotelli come manifestazione di protesta contro la guerra in Iraq

 

di Laura Tussi

 

In questo momento, con una grave crisi in atto come quella Ucraina, raccontare la storia delle bandiere della pace vuole essere un grande monito per tutte le donne e gli uomini di buona volontà a praticare l’atto di esporre le bandiere arcobaleno, ovunque, nelle case, nelle scuole, nelle piazze, su tutti i balconi come è avvenuto in passato contro la guerra in Afghanistan e in Iraq.

 

Incerte ancora sono le origini della bandiera iridata quale vessillo della pace.

Nelle religioni, l’arcobaleno è segno del legame tra divinità e uomo, tra cielo e terra. Nelle antiche civiltà è spesso annuncio di tempi migliori. Pare siano stati gli Inca il primo popolo a dipingere l’arcobaleno su una bandiera e così fecero pure i nativi americani.

Nel 1900, la bandiera arcobaleno diventa vessillo dei movimenti per la pace. In Italia si diffonde dappertutto e la incontriamo nelle cronache delle manifestazioni per la pace già nel 1947. Erano costruite con pezzi di stoffa colorata e avevano un forte valore simbolico. Molte le iniziative che in quegli anni si fecero intorno alla bandiera iridata e con essa, come inaugurazioni, manifestazioni e altro ancora. In questo modo riferivano soprattutto le cronache del quotidiano l’Unità.

A Parma, in occasione dell’assemblea per l’elezione dei delegati al congresso della pace di Parigi, viene consegnata ad una staffetta la bandiera della pace che la polizia aveva fatto togliere dalla torretta della fabbrica Bormioli occupata. Dopo alcuni giorni la bandiera della pace è stata portata da un corteo di 500 ciclisti, tra cui donne e uomini, nel paese di Sala Braganza. La ‘bandiera pellegrina della pace’, come viene ormai chiamata da tutta la popolazione, verrà portata in corteo in altri centri della provincia e tornerà a Parma nell’anniversario della fine della guerra per partecipare ad una grande fiaccolata della pace.

Durante una manifestazione a Roma, un giovane si è arrampicato alle inferriate che proteggono le finestre del piano rialzato di palazzo Chigi e fra i commossi applausi dei presenti ha innalzato la bandiera iridata della pace. Durante le proteste contro l’arrivo delle armi americane in Italia, nella primavera del 1950, a Genova gli studenti dell’istituto Galilei abbandonavano le aule e si congiungevano nelle strade con i giovani operai. Sul monumento ai balilla, i giovani hanno issato la bandiera della pace.

A Roma in occasione della visita di Eisenhower, una grossa bandiera iridata è stata issata e ne sono state innalzate altre sui due più alti pali e pennoni dello stadio nel corso della partita Lazio-Bologna.

Altre bandiere sono state innalzate al mercato di Campo dei Fiori. Durante la visita in Italia del generale Ridgway, detto il generale peste, sulla spiaggia di Viareggio, provenienti da mare, sono apparse alcune bottiglie recanti, legate al tappo, bandiere della pace e scritte di protesta contro il generale della peste. A Carbonia, una grande bandiera della pace è stata issata a Monte San Milano.

A Firenze, sventolava sui capannoni la bandiera iridata della pace.

A Crotone, folti gruppi di ragazzi hanno percorso le strade all’imbrunire, recando bandiere multicolori con scritte di pace.

A Pisa, la polizia pretendeva anche che i vogatori rinunziassero a far sventolare sulle imbarcazioni tricolori le bandiere arcobaleno che erano state issate fra gli applausi della folla.

A Torino, una significativa manifestazione si è avuta dai giovani della “Grande motori” dislocata in via Cigna. Sono usciti dalla fabbrica con in testa la bandiera arcobaleno della pace.

A Siena nel 1951, sulla cima della Torre del Mangia è comparsa l’iridata bandiera della pace. A Pisa, la bandiera della pace veniva issata sulla torre pendente. A Roma, a San Lorenzo centinaia di bandierine arcobaleno sono state esposte dalle finestre sulle macerie dei bombardamenti.

A Torino, alla Fiat Ferriere, veniva innalzata la bandiera della pace sulla più alta ciminiera e, tolta da alcuni sorveglianti, veniva nuovamente issata dagli operai.

In Italia, è stata usata anche durante la prima edizione della marcia per la Pace Perugia-Assisi del 1961, da Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento.

“La bandiera arcobaleno ha raggiunto la massima popolarità a partire dal 2002 grazie alla campagna italiana Pace da tutti i balconi, che fu organizzata da Padre Alex Zanotelli come manifestazione di protesta contro l’imminente guerra in Iraq. Grazie anche ad un certo riscontro mediatico, si calcola che furono esposte più di un milione di bandiere contro la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan e in Iraq” – da Wikipedia

 

Bibliografia:

L’incubo atomico:

  • Petrangeli Giulio, I partigiani della pace in Italia 1948-1953, in Italia contemporanea, 1999
  • Sereni Emilio, Per la libertà e la pace, contro la preparazione della guerra atomica. Discorso al Teatro Nuovo di Milano 1955, a cura del Comitato Milanese dei Partigiani della pace
  • Sorrenti Deborah, L’Italia nella guerra fredda. La storia dei missili Jupiter 1957-1963, Edizioni Associate, Roma 2003

Partigiani della pace:

  • Bobbio Norberto, la mia ‘coscienza atomica’ cominciò con Russell e Anders, in Giano, 1990
  • Parri Ferruccio, I missili e la pace, in Il Ponte, 1957
  • Movimento italiano della pace, Conferenza nazionale per la pace, 1958

 

Donne contro la guerra:

  • Luxemburg Rosa, Lettere contro la guerra, Berlino 1914-1918, Prospettiva, Civitavecchia 2004
  • Menapace Lidia, Chi ha paura delle donne in nero?, In L’Unità, 7 novembre 1990
  • Menapace Lidia, Ingrao Chiara (a cura di), Né in difesa, né in divisa. Pacifismo, sicurezza, ambiente, nonviolenza, forze armate. Una discussione fra donne, Felina, Roma
  • Morgantini Luisa, Donne soldato? No grazie, in Giano n. 28/1998

 

Approfondimenti su guerra e pace:

  • Bravo Anna, Donne contadine e Prima Guerra Mondiale, in Ricerche storiche, n.2, 1980
  • Lussu Emilio, Un anno sull’Altipiano, Einaudi, Torino 2000
  • Del Boca Angelo, La guerra d’Etiopia. L’ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano 2010
  • Tranfaglia Nicola, Il fascismo e le guerre mondiali (1914-1945) Utet, Torino 2012

 

Riflessioni sulla contemporaneità:

  • Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
  • Pugliese F., I giorni dell’arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
  • Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
  • Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l’ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
  • Manifesti raccontano…Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
  • Strada G., Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006

 

Contributi femminili:

  • Franca Pieroni Bortolotti, La donna, la pace, l’Europa, Franco Angeli, Milano
  • Maria Montessori, La paix et l’éducation, Genève, Bureau International d’éducation, 1932
  • Anna Maria Mozzoni, La liberazione della donna, a cura di F. Pieroni Bortolotti, Mazzotta, Milano
  • Mirella Scriboni, in Guerre e pace, Marzo 2011

 

Approfondimenti sul pacifismo:

  • Pallotti V., Cinquant’anni di pace in Europa: eventi e immagini, a cura del centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale, Bologna
  • Pallotti V., Perché? Guerra, corsa agli armamenti. Catalogo della mostra del manifesto contro… per una cultura di pace e nonviolenza, Bologna
  • Pallotti V., Camminare per la pace. Marce e cammini per la pace e la nonviolenza, Comune di Casalecchio di Reno – Casa per la pace “la filanda”, Bologna 2009

 

Approfondimenti:

  • Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
  • Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila
  • Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma

 

Bibliografia ragionata:

  • Autori Vari, Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
  • Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
  • Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L’Unità, 6 Marzo 1991
  • Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
  • Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
  • Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009
  • Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
  • Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
  • Rochat G., L’Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press

 

Analisi storiche:

  • Rochat G., L’antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Rochat G., La tradizione antimilitarista del movimento operaio italiano, in La critica sociologica, 1976
  • Rochat G., Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Torino

 

Analisi:

  • Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
  • Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

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Polo Bibliotecario Parlamentare con la Follia del nucleare

Polo Bibliotecario Parlamentare

Biblioteca del Senato

Biblioteca della Camera

 

“Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Luigi Mosca

La follia del nucleare : come uscirne? / Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Luigi Mosca ; contributi di Virginio Bettini … [et al.] ; prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici. – Milano, Udine : Mimesis, 2016. – 198 p. ; 21 cm. –

(Eterotopie ; 340). – Contiene: Appendice, p. 198. – ISBN 978-88-5753-

Camera: 851 01 32

Senato: Geopolitica nucleare 68”

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Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Luigi Mosca

LA FOLLIA DEL NUCLEARE

Come uscirne con la rete ICAN.

Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari: Premio Nobel per la pace 2017

Prefazione di Alex Zanotelli

Introduzione di

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Contributi di

Virginio Bettini, Giuseppe Bruzzone, Luigi Cadelli, Michele Di Paolantonio, Giuseppe Farinella, Giuseppe Marazzi, Alessandro Marescotti, Roberto Meregalli, Giovanna Pagani, Fabio Strazzeri.

Mimesis Edizioni, 2017.

 

Contributo di Virginio Bettini

SMALTIMENTO DELLE SCORIE NUCLEARI: LA NECESSITÀ DI PROPOSTE OPERATIVE SULLA BASE DI UNA CORRETTA VALUTAZIONE AMBIENTALE

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PeaceLink – Campagna Ucraina

Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=14yFyXDOPXY
Promossa da: PeaceLink
Campagna di mobilitazione contro le minacce di guerra in Ucraina e per la costituzione di comitati per la pace a livello locale.

La crisi in Ucraina e le tensioni fra Russia e Nato rischiano di sfociare in una guerra dagli esiti imprevedibili, che potrebbe degenerare in un confronto nucleare.

Contro l’escalation militare è importante mobilitarsi perché l’Italia e l’ONU svolgano un ruolo di distensione in questo difficile momento.

Voglio sostenere le iniziative di pace che facciano sentire la voce di chi ripudia la guerra, così come recita l’articolo 11 della Costituzione Italiana.

Con questa adesione esprimo la volontà di collaborare alle attività contro la guerra e di partecipare alla costituzione di un comitato per la pace a livello locale.

Hanno già aderito: Arci Lecce , Associazione “Humanfirst Italia” , Associazione Progetto Bici , Slow Food Lazio , Rete Antirazzista , Punto Pace PaxChristi Pistoia0 , Comitato provinciale Anpi Catania , Presidio Libera Don Peppe Diana , Movimento per la Decrescita Felice – Circolo di Ca , WarFree – Liberu dae sa gherra , Coordinamento LIBERA a Siena , Circolo Legambiente Pistoia , Presidio di Libera Lucca , Coordinamento LIBERA Pistoia , Comitato per la Pace di Bari , Anpi Zavattarello , A.S.C.E. Associazione Sarda Contro l’Emarginazione , PPPT PARTIRE CON I PIEDI PER TERRA , Circolo ACLI S. Polo , Chiesa di S. Andrea Gruppo Brasile ONLUS , Donne in Nero Reggio Emilia , CasaDelleDonne Viareggio , Associazione Reggiana per la Costituzione , CREIS Centro Ricerca Europea per l’Innovazione Sos , Ecologia e diritti , Rete Radiè Resch Associazione di solidarietà inter , Legambiente Versilia , Rete Donne in Nero – Italia , COMITATO RICONVERSIONE RWM , Punto Pace Napoli Pax Christi , Pax Christi Salerno , Il femminile è politico: potere alle donne , Rifondazione Comunista – Sinistra Europea , Anpi 7 martiri di Venezia , Sezione Anpi Erminio Ferretto di Mestre , Esodo associazione , Il richiamo del Jobél odv , Comitato Pace e Cooprezione Internazionale Comune , Arcisolidarieta’ Siracusa , Stonewall , Pax Christi Venezia Mestre , Gruppo Educhiamoci alla Pace – ODV , Centro di Pastorale Sociale e del Lavoro diocesi M , Casa degli Italiani , Sindacato Europeo dei Lavoratori , Mir Palermo , Donne per la Solidarietà , Gruppo di Democrazia Partecipata , Stella Maris Apostolato del mare , Associazione Genitori tarantini , Costruttori di Pace odv , Mani Rosse antirazziste. , Amici Silvestro Montanaro , Comitato Fermiamo la Guerra firenze , Rete Radie’Resch gruppo di Salerno , Associazione kyrios , Ennio Cabiddu, Circolo Legambiente Amerino , Comitato Ass. per la Pace Diritti Umani Rovereto , Associazione per la Pace , ASSOCIAZIONE CULTURA DELLA PACE , Francesco Lo Cascio, Centro Gandhi , Libera Taranto , Agenzia per la pace , Casa per la pace Grottaglie , Associazione Umanista Culture in Movimento onlus , PeaceLink , Comitato Intercomunale per la Pace del magentino , Adriana De Mitri, Alberto Cacopardo, Alessandra Mecozzi, alessandro capuzzo, Alessandro Marescotti, Angelo Baracca, Angelo Cifatte, Anna Ferruzzo , Annamaria Bonifazi, Annamaria Moschetti, Antonello Rustico, antonio bruno, Antonio Ghibellini, Antonio Mazzeo, Cinzia Zaninelli, Dale Zaccaria, Domenico Gallo, Domenico Palermo, don Antonio Panico, don Marco Tenderini, Elio Pagani, Emanuele De Gasperis, Enrico Peyretti, Francesco Iannuzzelli, Fulvia Gravame, Gaia Pedrolli, Gianni Alioti, Giovanni Matichecchia, Giovanni Pugliese, giovanni scotto, Giuliana Dettori, Giustino Melchionne, gregorio piccin, Jason Nardi, Laura Tussi, loredana Flore, Luisa Morgantini, Marco Dalbosco, Marco D’Auria, Marco Trotta, Mariaclaudia Salvaggio , Massimo Wertmuller , Massimo Castellana, Mauro Biani, Michele Boato, nanè giuseppina, paolo candelari, Paolo Crosignani , Paolo Moro, paxchristi_paronetto@yahoo.com , Pierangelo Monti, Raffaello Zordan, Riccardo Iacona, rossana de simone, Suor patrizia Pasini, tiziano cardosi, turi palidda, Vittorio Agnoletto

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Adesioni dal 4 febbraio 2022: 1405 persone , 122 associazioni

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USA, Russia, Ucraina: cosa sta accadendo? 

Prossimamente sul Sito del Partito della Rifondazione Comunista

USA, Russia, Ucraina: cosa sta accadendo? 

di Laura Tussi

In collaborazione con Maurizio Acerbo, segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista/ Sinistra Europea

Siamo in diretta sulla pagina del partito della rifondazione comunista  e dei giovani comunisti per trattare dell’evoluzione dell’escalation della crisi in Ucraina, USA, Unione Europea, Russia e Nato, afferma Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale PRC/SE. Questa situazione di aspro conflitto è una tensione sempre più pressante: è una guerra nel cuore dell’Europa.
Una seconda guerra fredda che coinvolge, oltre alla Russia, la Cina.
L’informazione massmediatica è orientata in maniera acritica rispetto alla versione statunitense.
La situazione ai confini della Russia è definita la più pericolosa nel mondo. In questo webinar e seminario online intervengono varie personalità: Alberto Negri, giornalista e inviato di guerra. In un paese dove l’informazione porta ‘l’elmetto’ è bene che gli spazi indipendenti siano riconosciuti.
Barbara Spinelli europarlamentare e grande giornalista. Eleonora Forenza ex europarlamentare. Silvio Marconi che ha scritto il libro “Donbas, i neri fili della memoria rimossa”. Giovanni Savino che vive in Russia e insegna storia contemporanea in una università a Mosca. Gregorio Piccin il responsabile Pace di rifondazione comunista.
Alberto Negri ha scritto sul quotidiano Il manifesto un articolo molto interessante sulla crisi come simulazione di guerra di carattere economico per l’approvvigionamento di gas tra la Russia e l’Europa.
Alberto Negri sul quotidiano Il Manifesto scrive che pare evidente che per il gas vi è una battaglia in corso con entrambe le amministrazioni americane di Trump e Biden.
La Russia fornisce il 40% del gas in Europa.
L’Italia ha una forte dipendenza dalla Russia di un terzo dell’approvvigionamento del gas. Gli Stati Uniti cercano di colpire la Russia sulle forniture del gas e ha aumentato le forniture del gas alla Cina.
Gli USA vogliono staccare l’Europa dalla dipendenza della Russia. Gli Stati Uniti hanno come alternativa il metano. I russi hanno il gas meno costoso: è un problema economico ed ecologico.
Gli Stati Uniti non sono un’alternativa e hanno stroncato le altre forniture. In Libia hanno creato profughi e instabilità nel Mediterraneo per le forniture di gas e per l’instabilità in Libia si interviene nel 2011 contro Gheddafi.
Nel 2018 gli Stati Uniti vedono l’uscita dal trattato nucleare con l’Iran, il secondo paese al mondo per riserve di gas. In tutti questi paesi vi sono embargo e sanzioni statunitensi e il gas scarseggia in Europa. Gli USA ostacolano le situazioni geopolitiche in medio oriente.
Nel 2011 Assad fa un accordo con l’Iran per il gasdotto che doveva arrivare fino alle sponde del Mediterraneo. Perché non si voleva costruire questo gasdotto? poi si è innescata una dipendenza forte dalla Russia. Gli USA vogliono trarre vantaggi economici. La Merkel ha acettato il gas e le forniture USA. Non ci può essere guerra per motivi energetici e strategici perché il conflitto in Ucraina non è ben visto dalla Cina.
I cinesi sono più interessati alla stabilità perché le merci passano attraverso la Russia e per questo la guerra è improbabile. Purtroppo gli europei sono risucchiati dai populismi dell’Est e la questione Ucraina non si può gestire solo con l’entrata nella Nato e nell’Unione Europea.
L’Ucraina e Kiev si sono già confermate come dentro la Nato e l’Europa, perché si sono concessi i finanziamenti ai partners militari, alla Nato.
La questione statunitense è la situazione che adorano perché riporta a avere il nemico russo non tanto per la Russia e la Cina, ma per lo spauracchio per noi europei clienti degli USA.
Questa crisi è una tensione e un clima di propaganda che fa perdere di vista gli interessi dell’unione europea. La Russia in realtà è un pezzo di Europa. Noi Europa cadiamo nella trappola degli USA. La Nato la paghiamo noi e decidiamo cosa fare.
Nel libro “Fuga da Kabul. Il ritorno dei talebani in Afghanistan” si sostiene che il discredito del ritiro dall’Afghanistan ricade sull’Europa, e su tutto l’occidente.
I profitti creati vanno agli USA e le perdite le paghiamo noi con l’aumento del costo del gas e della luce.

Barbara Spinelli:La questione è parallela allo sfondo che delinea Negri. Il quadro disegnato da Alberto Negri è giusto. Il paradosso in Europa consiste nel fatto che sono tutti atlantisti, tutti sostenitori della costituzione e della resistenza partigiana antifascista, a parole, ma poi è subentrato l’europeismo e con il PD il vero titolo per loro, per un ruolo istituzionale è essere atlantista.
L’ideologia atlantista. I Verdi tedeschi che dovrebbero essere ecopacifisti cambiano le loro posizioni in atlantiste in tratti di identificazione con la Nato in una visione caratteristica con ‘l’elmetto’. L’atlantismo è una ideologia basata su una non realtà, uno strumento propagandistico in un momento in cui la ragione per cui la Nato fu costruita nel dopoguerra non ha più senso e adesso serve come modello di dominio USA in Europa e su altri scacchieri militari e geopolitici e strategici.
Gli Stati Uniti sono interessati all’Europa e all’estremo oriente. Questa russofobia che regna nell’informazione è un atteggiamento molto bellicoso verso la Cina e Taiwan. Questa è disinformazione: il governo russo si dà per scontato che ha invaso l’Ucraina. Si parla di presenza di soldati russi nei confini con l’Ucraina sul territorio russo. Subentra un silenzio totale sulle manovre nato in Ucraina iniziata nel settembre del 2021. Manovre con USA in testa. E tra cui anche l’Italia. L’esercitazione militare Rapid trident sul territorio ucraino. Questo allarmismo sulla progressiva invasione russa è un modello di interventismo. Se ne sono visti molti altri. Gli Stati Uniti e l’Ucraina vogliono ristabilire l’interventismo militare con la Nato e con l’Australia e il Giappone e la Corea del sud.
L’aspetto insopportabile è che la guerra per il gas è presentata come una battaglia per i diritti umani, per la pace del mondo libero. Per un atteggiamento che contrasti e riveli queste politiche non sussiste nessuna sinistra forte. Ma la sinistra classica storica del PD è di un atlantismo disinformatore e acritico. I Verdi hanno posizioni atlantiste in Germania, ma anche in Francia.
La sinistra non può allearsi con i Verdi che in Francia vogliono l’interventismo in Ucraina, in modo ipocrito, per i diritti dell’uomo e in nome dei diritti umani. Noi continuiamo a lavorare per costruire una sinistra europea. In Italia sono recisi i legami con la storia della sinistra dal movimento popolare socialista italiano. Il socialismo con il comunismo in passato in Italia erano sempre in autonomia dagli USA. Attualmente abbiamo le piaghe dell’atlantismo e del neoliberismo. In passato la sinistra italiana e l’Europa erano vicine alla sinistra latinoamericana. Invece negli ultimi anni sono contro i governi di sinistra dell’America latina. Il vecchio comunismo era in grado di criticare l’unione sovietica. Oggi persiste al contrario una politica di complicità dei nostri governi rispetto alla Nato e alla guerra di Erdogan contro i curdi.

Eleonora Forenza: il dramma ai confini dell’Europa con la complicità dell’Europa e dei politici italiani. È la questione del ruolo europeo nella vicenda dell’Ucraina dal 2014 a oggi e l’esperienza della carovana antifascista in Donbass nel 2017 organizzata dalla Banda Bassotti. La partita del gas e la questione Ucraina e l’atlantismo sono come una nuova religione con l’allargamento a Est della Nato. La questione Ucraina non si svincola dal movimento paramilitare neonazista e in Ucraina il negazionismo è forte. Vi è una connessione con il rafforzamento dei movimenti neonazisti.
Nel 2014 il presidente del parlamento europeo convoca la sessione parlamentare europea alla presenza e all’approvazione dell’assemblea dell’Unione europea e dell’Ucraina che contempla il flusso di denaro con il trattato di libero scambio tra Europa e Ucraina, implementato per correggere lo slancio e rafforzare l’esportazione dall’Ucraina all’Europa. Si chiudono i commerci con la Russia. Qui il rapporto tra Europa e Ucraina e la politica di liberalizzazione.
Nel 2017 il ministro degli esteri ucraino si reca a Bruxelles per suggellare una politica di liberalizzazione. Il ministro degli esteri Ucraino ha fatto pervenire alla Farnesina l’ordine di bloccare la carovana antifascista in Donbass.
A questo punto richiedono l’arresto e l’estradizione della carovana antifascista al fine di essere processata dal tribunale ucraino per azioni terroristiche. Noi della carovana antifascista avevamo le valigie cariche di generi di prima necessità perché dal 2014 nel fronte e come esito della politica Ucraina fascista ci fu la messa al bando del partito comunista ucraino. Sollevazione nell’aprile del 2014. La narrazione è riunificata nei media come incipiente invasione della Russia e con connivenze con i neonazisti e la Nato. Con la disinformazione, gravi violazioni nella stampa in Ucraina. I collaborazionisti con i nazisti, ma non vi è nessuna traccia nell’informazione italiana. Gli accordi di Minsk prevedono che l’Ucraina è uno Stato multinazionale con le repubbliche che hanno diritto di veto sull’Europa e la Nato.

Silvio Marconi:Ricostruisce il profilo e i caratteri delle forze neonaziste che dopo il 2014 hanno un peso enorme in Ucraina.
Si è parlato degli accordi di Minsk e sono di compromesso sull’ istituzione della Nato in Occidente. L’Ucraina voleva liquidare le repubbliche del Donbass. Compromesso sul territorio fallito dell’Ucraina di liquidare le repubbliche del Donbass. Ricordiamo che i nazisti in forze armate in Ucraina e la politica di collaborazione con i collaborazionisti ha radici profonde. Qualunque vero antifascista europeo prova ribrezzo per quanto avvenuto. Il neonazismo e il neofascismo in Europa sono accomunati con quelli dell’Ucraina. In Ucraina ci sono situazioni che provocano i focolai del fascismo e a livello europeo che è un laboratorio politico militare in cui i paesi europei lavorano in maniera scoperta. Le verità storiche e politiche dell’Ucraina: è un paese di laboratorio del neofascismo a livello europeo e intercontinentale. Le cronache non rivelano mai il comando della Nato nella strategia della tensione in Italia. Oggi vi è dimenticanza, oblio e abitudine ad abituarsi a identificarsi con l’atlantismo come fosse una nuova faccia dell’antifascismo.
Nel 2016, il periodo successivo a Maidan, vengono messi fuori legge i partiti comunisti e una commissione ha eliminato dalla televisione la produzione russa come lo scrittore Bulgakov ad esempio la sua opera principale “Il maestro e Margherita”.

Giovanni Savino: nel ricostruire queste vicende vi è quella di chi cerca valori nell’internazionalismo e nella pace tra i popoli guardando ai processi e agli eventi che accadono anche in Russia.
la Russia cosa vuole? Ha un atteggiamento infantile: la guerra probabilmente non ci sarà anche se la tensione esiste. Gli avvenimenti presenti nei confini della Russia e dell’Ucraina vedono dai 100 ai 150mila uomini dislocati al confine con armamenti non modernissimi. Se avvenisse una guerra questa sarebbe ingestibile da parte della Russia. La Russia vuole il riconoscimento di grande potenza che è molto importante per Putin. La Russia ritiene di poter giocare un ruolo importante nell’equilibrio mondiale. La Russia era la più grande potenza e poteva radunare milioni di lavoratori nel mondo ed è crollata anche per l’estensione delle tante lotte sostenute a livello mondiale. Putin ha una tattica che è quella di voler ottenere il riconoscimento di grande potenza. Ma l’impero russo fino al 1917 era un dato di fatto che fosse una grande potenza.
La Germania e la Francia hanno un atteggiamento differente rispetto all’Italia atlantista. Il nostro paese durante la prima guerra fredda apre fabbriche in Russia e nella guerra fredda aveva una forte autonomia dagli USA e dalla potenza Nato. L’Italia è il partner commerciale importante per la Russia, ma soprattutto rispetto alla produzione di macchinari e nella costruzione di elettrodomestici e quindi questo atlantismo si percepisce poco. L’establishment russo intesse affari e ha interessi con la borghesia italiana, come Eni e Ansaldo molto presenti in Russia. Tanto atlantismo, ma denaro, gas, petrolio arrivano dalla Russia. La borghesia italiana fa affari con la Russia. Banca intesa e Unicredit in Russia hanno capitali, banche, filiali ed interessi e questo circuito di affari continua.

Gregorio Piccin: responsabile Pace partito della rifondazione comunista sostiene che il ruolo in Italia della Nato ha un impatto sulle spese militari ed è connesso in una rete complessa di guerra. Questa crisi non è risolta. Le guerre vedono sempre complice l’Italia soprattutto nella frizione con la Russia. In gioco è la pace nelle relazioni economiche, commerciali, energetiche provocatrici di esibizione di forza folle. L’imbarazzante sottomissione del governo italiano alla Nato e agli USA è normale.
L’Italia è presente nelle missioni Nato in Iraq dal Sael alla Siria ed è un avamposto USA nel mondo.
Ghedi e Aviano custodiscono le atomiche Nato. Ghedi sta ampliando la base per ospitare le B 61-12 bombe nucleari statunitensi. I nostri porti al centro della logistica militare nucleare. Sigonella con droni e lavori di ampliamento. Il Muos a Niscemi in Sicilia per il controllo degli USA in tutto il mondo. Le spese militari aumentano con un delirio guerrafondaio tramite transazioni di miliardi di dollari al giorno. L’industria bellica è un pilastro economico. Questa nostra normalità belligerante è un modello di difesa e offesa organico e coerente con la Nato. La produzione e proiezione di forza come legittimo strumento di politica estera è contro il dettato costituzionale. Emergenza democratica e costituzionale. Sono presenti responsabilità nelle guerre e anche in Etiopia, Libia, Spagna, Grecia durante il periodo fascista e responsabilità oggi perché ancora si parla di riarmo negli interessi sul Mediterraneo.
È sensata la richiesta di riduzione delle spese militari che purtroppo non aggredisce la normalità belligerante e l’adesione alla Nato e tutto ciò che comporta. Per il Sipri di Stoccolma l’80,4% del mercato mondiale di sistemi d’arma è controllato dall’Europa e dagli USA, nucleare compreso. Il blocco Euroatlantico è responsabile della guerra mondiale a frammenti. L’unione europea è in fase di riarmo aperto. È necessario il recupero e il rilancio delle sovranità democratiche popolari. È tempo di tornare alla pace e agganciare la questione alla nostra quotidianità e alla nostra vita. Bisogna rendere consapevoli i cittadini e l’intera umanità che gli investimenti nella sanità, nella scuola, nel territorio, nella cultura e nella vera transizione ecologica sono un dato di fatto e la Nato e la guerra e i sistemi inventati non c’entrano nulla in tutto questo. Questi sono temi molto importanti e vi è sproporzione di forze tra ciò che riusciamo a dire e la comunicazione dei media. Ma non dobbiamo perdere la volontà di un’altra visione di guerra prevalente: noi purtroppo siamo immersi in una estrema propaganda di guerra.
La grande stampa è schierata nettamente a sfavore della pace. Per la questione di Assange, fino agli anni ‘70 ci sarebbe stato un coro nella stampa in difesa di questo giornalista di inchiesta. Ora la stampa tratta Assange come una spia. Questo clima è molto pesante e riguarda tutto l’occidente. La Brexit è festeggiata come una vittoria antiimperialista. Lo schieramento vicino agli Stati Uniti adesso e sempre più atlantista è schierato con strategie aggressive: è necessario un nuovo movimento per la pace sempre più rinnovato. L’antifascismo è un nuovo internazionalismo nel dopo guerra con le lotte per la pace e le manifestazioni dei partigiani della pace, ad esempio con La Pira il sindaco di Firenze che lottava per la distensione durante la guerra fredda.

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Il miracolo della corda

Recensione

Il miracolo della corda

Una storia che non si può narrare tanto facilmente. Ma Monica, la figlia di Elvio Alessandri, riesce nel suo intento fino ad arrivare a scrivere un libello narrativo e riflessivo sulla Resistenza partigiana dei suoi cari.

Elvio Alessandri, Partigiano di soli 13 anni nella Resistenza Antifascista

Recensione al libro

Il miracolo della corda

Autori: Elvio e Monica Alessandri

Recensione: Laura Tussi

Immagine di copertina: Demetrio Buroni

Progetto grafico: William Buroni

 

Gli Alessandri sono una nota e conosciuta famiglia di Cagli, un paese nelle Marche. La loro è una vita tumultuosa.

La loro è una storia difficile.

Una storia che non si può narrare tanto facilmente. Ma Monica, la figlia di Elvio Alessandri, riesce nel suo intento fino ad arrivare a scrivere un libello narrativo e riflessivo.

Un libricino, un pamphlet che racchiude una grande memoria. La storia nella Storia.

Monica Alessandri, l’autrice del libro, narra minuziosamente e raccoglie la memoria e l’importante testimonianza di suo padre Elvio.

Elvio è un giovane partigiano. Di soli tredici anni. Lui ha fatto la Resistenza con suo padre Imbriano primo di molti fratelli. Imbriano imbraccia il fucile da caccia con il piccolo Elvio e si dà alla macchi da Partigiano.

Questo libello non ha nessuna ambizione, nessuna pretesa. Ma semplicemente il desiderio di provare a narrare i fatti e le piccole vicende con umili riflessioni.

Eventi istantanei, ma immensi, rimasti nei cassetti della memoria nell’interminabile alfabeto della storia scritta con la S maiuscola e con la consapevolezza di raccontare i tanti piccoli fatti della grande storia.

Gli Alessandri sono una famiglia molto unita. Politicamente tutti seguirono l’idea socialista del loro padre che intorno al 1900 lottò a fianco della classe operaia e contadina contro il potere dei padroni che dominavano e soffocavano con arrogante autorità i diritti dei più deboli. Negli anni ‘20 del Novecento, la famiglia Alessandri fu la più perseguitata proprio perché aveva apertamente dichiarato la sua avversione contro il regime fascista.

Gli atti di violenza fascisti e squadristi che subì Imbriano furono molti.

L’umiliazione e il sopruso.

Erano i tempi in cui gli antifascisti ascoltavano Radio Londra.

E anche la scuola non si sottraeva allo squallido gioco propagandistico dell’organo di regime. L’educazione dei giovani balilla era imperniata di arroganza, di competizione sfrenata, di vanto spudorato del sopruso verso i più fragili, i più umili, gli ultimi. Elvio è costretto da questa subcultura ignobile. Ma con suo padre e con tutta la famiglia avevano già scelto. Avevano scelto da che parte stare. Di parteggiare e non essere indifferenti.

Le leggi razziali nel 1938 imperversavano.

La famiglia Alessandri pur consapevole del pericolo, si adoperò per mettere in salvo una famiglia ebrea e ci riuscì. Nel 2005 alcuni membri della famiglia Alessandri sono stati insigniti del titolo di Giusti tra le nazioni.

Si avvicina l’armistizio.

Badoglio annuncia l’armistizio.

È l’8 settembre del 1943. Così Imbriano e Elvio impugnano le armi e si danno alla vita clandestina come partigiani con altri compagni.

Quello è un periodo intenso.

La vita si è sbizzarrita a mettere in scena il peggio dell’uomo, l’uomo forte, ma anche il meglio dell’impegno e il sacrificio di tutte le persone per un riscatto di dignità contro le nefandezze e la violenza fascista.

Da un lato gli istinti più abietti e spregevoli, dall’altro il valore, gli ideali, l’altruismo, il coraggio.

In mezzo l’indifferenza, zona d’ombra senza dignità.

Il racconto rende solo un’immagine sbiadita della realtà che Elvio, Imbriano e i compagni hanno vissuto in modo così vibrante e intenso come partigiani. Purtroppo nonno Imbriano perde la vita durante gli scontri.

Il titolo del libro. Perché questa frase? Il miracolo della corda?

Il nodo al centro della corda, quello creato dalle esperienze fortemente condivise, non lo scioglie nemmeno la morte. È indistruttibile.

La morte può uccidere gli uomini, ma non le loro idee, i loro ideali. Non i legami in vita che essi hanno creato.

E Elvio, raccontandosi, conferma che ha un nodo in comune con ogni persona che ha amato e ama la libertà e la pace e per cui ha lottato e rischiato la vita.

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Ucraina – Una piattaforma condivisa per la Pace

di Laura Tussi

Mercoledì 26 gennaio 2022 si è svolto un seminario online molto partecipato che ha posto le basi per un approfondimento sulla crisi in Ucraina e le tensioni fra Russia e Nato. Ne è scaturita l’esigenza di proseguire il confronto a più voci per elaborare una piattaforma pacifista contro l’escalation militare e la guerra.

Questo seminario online nasce da esigenze di approfondimento sulle questioni della pace e della guerra con riferimento alla situazione esplosiva dell’Ucraina.

Con gli interventi autorevoli di Gallo, Marescotti, Mosca, Pagani, Baracca, Zanotelli e molti altri.

Vi è un grande interesse intorno all’Ucraina che giustifica le molte persone collegate a questo webinar oltre 180 collegamenti nel webinar di PeaceLink.

In queste slides vi sono le ragioni per cui siamo qui. In questa visione di scontro tra le milizie e gli strumenti bellici ravvicinati, i due contendenti a distanza sono alle strette. Queste sono conseguenze negative nei rapporti di fiducia tra le superpotenze che determinano una estrema angoscia a livello globale e planetario.

La società civile Ucraina, con il movimento pacifista, ha una posizione critica verso le due superpotenze. Molto critica. I pacifisti ucraini hanno messo online un appello per l’escalation verso la grande guerra in Ucraina, a Kiev, in Crimea e nel Donbass con una risposta di USA, Nato contro Russia tramite interventi aggressivi e con posizioni pericolose e deliranti. La carta delle Nazioni Unite ha lanciato un appello alle superpotenze per mettere da parte l’influenza di esse sull’Ucraina. Le due superpotenze hanno stanziato le truppe in atto in Ucraina e ai confini e i pacifisti sostengono vivamente e muovono appelli per non fornire armi alle parti contendenti. La posizione dei pacifisti ucraini è radicale. I loro obiettivi sono incentrati sull’assenza di militarizzazione, nessuna corsa agli armamenti, i conflitti vanno risolti pacificamente, ripudiare l’escalation della violenza delle due superpotenze, ridurre le spese militari, smilitarizzare il sistema con una condivisione dal basso della pace. Noi di PeaceLink lanciamo un appello perché tutte le persone interessate per la pace diano disponibilità. Il rischio della guerra ha esiti imprevedibili. Lanciamo idee per come fare riferimento a tutti i soggetti che si battono per gli stessi nostri obiettivi. Domenico Gallo, che è una persona di pace, un giurista e un magistrato, sostiene che è stata diffusa una conferenza stampa di Blinken, il segretario di Stato degli Stati Uniti di America. Gli Stati Uniti hanno dato una risposta scritta alle richieste della Russia condivisa con gli alleati Nato. Anche noi abbiamo partecipato alle risposte di Blinken. Chiedeva una neutralità attiva. Ma non avviene nessuna neutralità attiva nelle scelte di incrementare la pressione e la minaccia militare per contrastare la Russia.

Noi come Italia non possiamo essere neutrali, perché siamo una parte in conflitto. L’oggetto è la questione dell’estensione della Nato in Ucraina perché questa è la controversia. L’estensione a est è una minaccia in senso tecnico. L’estensione è un dispositivo militare ostile ai confini della Russia ed è una minaccia come la Russia con l’esercitazione militare intorno ai confini dell’Ucraina: evidente ostilità tra i due paesi. La Russia minaccia e dall’altra parte un’imponenza della presenza militare Nato a est. Trent’anni fa, durante la prima guerra del Golfo del 1991, ci fu una forte mobilitazione della società italiana con tanta gente in manifestazione nelle piazze. Il governo italiano sosteneva l’iniziativa bellica di Bush. Anche se l’Italia non avesse appoggiato questa missione militare degli Stati Uniti, avrebbero continuato nei loro intenti.

2003: la seconda guerra nel Golfo vide manifestazioni in tutto il mondo contro la guerra. L’opinione pubblica era una potenza mondiale: ma non poteva incidere direttamente nelle scelte compiute dal potere alto. Dalle potenze e superpotenze. La scelta di estendersi a est della Nato, che ingloba paesi sovietici, crea contrapposizione militare minacciosa per la Russia. Tutti i paesi europei hanno accettato l’adesione di nuovi paesi Nato con protocolli di adesione che sono emendamenti estesi a altri paesi, approvati secondo le loro procedure governative costituzionali. Ma dove erano i pacifisti? Quando venivano approvate queste leggi di estensione Nato a est. Dove erano i pacifisti?

Nel Consiglio Atlantico tutti i membri devono essere d’accordo per far entrare un paese nella Nato.

Noi in Italia, in quanto appartenenti alla Nato, partecipiamo alla dislocazione della minaccia militare. Chiediamo al governo italiano di fare gesti distensivi. La risposta scritta di Blinken e nel sollecitare altre misure è una politica assurda che prevede le porte aperte alla Nato. Vogliono far entrare la Finlandia nel conflitto per accerchiare la Russia e acuire il forte contrasto. Noi pacifisti e ecopacifisti possiamo ritirare gli assetti militari e fare gesti distensivi.

La neutralità attiva è un contributo per disinnescare la crisi e evitare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Secondo la ferma posizione di Alex Zanotelli dobbiamo capire e leggere la realtà con gli occhi dell’altro. Siamo una parte del problema perché siamo parte della Nato: l’Unione Europea è alleata con gli Stati Uniti e i nostri apparati televisivi non ci aiutano a leggere la realtà. La crisi di Cuba è interessante.

Come a Cuba oggi si verifica la stessa situazione.

La Nato invia missili in Ucraina per sparare su Mosca come durante la crisi a Cuba.

Questo è un invito a non leggere la realtà da noi stessi, ma cercare di capire l’altro. Tra i documenti Usa è chiaro che la politica statunitense vuole portare l’est europeo all’interno della Nato. All’Italia chiediamo alcune cose come la neutralità attiva. L’Italia è già coinvolta nel conflitto perché la sesta flotta americana a Napoli è partita con l’esercitazione Usa con un esercizio navale tramite i cacciabombardieri F-35 dotati e armati di missili nucleari e queste cose il governo italiano non può accettarle e permetterle.

È necessario appoggiare la resistenza in Ucraina con giochi di diplomazia. Il nostro appello è quello di scendere in piazza come pacifisti.

Secondo Elio Pagani si raccomanda la neutralità del nostro paese. Vi è una grave disparità tra i contendenti. Il Pil della Nato e quello russo. Il rapporto tra il Pil Usa e Russia: il Pil statunitense è 11 volte maggiore di quello russo.

La Russia è minacciata con un pesante squilibrio economico e militare dall’Europa e dalla Nato e non può accettare esercitazioni militari della Nato. È un conflitto tra un blocco capitalistico ossia gli Usa e la Russia capitalistica e questo è molto differente dalla prima guerra fredda. La prima guerra era basata su ideologie contrapposte, ma oggi vi sono di mezzo interessi economici e nazionalistici.

L’obiettivo Nato è sostituirsi all’ONU.

Come liberarci dal vincolo nato a rimettere l’ONU al centro? Secondo Nicola Cufaro Petroni non occorre creare un allarmismo negativo e armare e arrivare a contrapposizione senza via d’uscita. Al contrario vi sono segnali che non sono negativi.

I russi per il momento non hanno posto nessun ultimatum. Per cui in realtà la situazione non è così come i massmedia la dipingono. Per il momento vi è una trattativa e sarebbe possibile che nella trattativa rientrino il ritiro delle bombe nucleari da Ghedi e Aviano e liberarci da questo retaggio. Una trattativa che abbassa la tensione. Il fronte europeo non è monolitico per esempio per il gasdotto nord Stream; i tedeschi hanno un atteggiamento meno guerrafondaio degli Usa.

I paesi dell’Europa, in particolare la Germania, possono fare a meno degli Stati Uniti e non sono propensi a una soluzione drastica in Ucraina.

Dalle notizie del New York Times, il governo ucraino ha abbassato i toni e questo dipende dal fatto che l’Ucraina ha paura di provocare la reazione della Russia.

Il governo ucraino ha una posizione meno oltranzista degli Stati Uniti. Questi sono segnali che dobbiamo rivalutare per far capire che questa guerra non è inevitabile: ma si può davvero evitare la guerra. Questi sono motivi per cui è opportuno confrontarsi sul non allarmismo.

Angelo Baracca sostiene che nel riferimento storico dei missili a Cuba, non fu la Russia a installare missili a Cuba perché gli Usa li installarono a Gioia del Colle e in Turchia.

La nostra mobilizzazione è importante perchè deve andare oltre la guerra in Ucraina per lanciare il movimento della pace. Il movimento della pace in Italia è in crisi dopo il 2003 contro la guerra in Iraq. Per cui è frammentato e senza una voce unica. Ma vi sono messaggi diversi.

L’occasione di PeaceLink per lanciare una unità del movimento della pace. Se la guerra in Ucraina non ci sarà, non staremo fermi, ma è il momento di mobilitarsi e evitare altri pericoli come le atomiche in Italia e la mancata adesione del nostro governo al trattato di proibizione delle armi nucleari.

Dopo il 1991 quando la Nato ha cambiato fisionomia perché è diventata un’alleanza aggressiva con un allargamento decisamente aggressivo, l’Europa non attua più una politica estera vera perché tutti i paesi sono frammentati con interessi distinti. La Germania ha interessi importanti sull’Ucraina per questioni energetiche ed economiche. L’Unione Europea non ha una politica estera e questo è un fattore deleterio per la situazione attuale. Giorgio Ferraris dice che il suo contributo evidenzia come si evolve il contesto e la crisi Ucraina. La guerra ha motivazioni economiche in cui la transizione energetica gioca una importante interrelazione…

Segue su Agoravox.it

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l’impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti.  Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: “Scuola e didattica” – Editrice La Scuola, “Mosaico di Pace”, “GAIA” – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, “Rivista Anarchica”. Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

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Il Manifesto – Appello per la ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari

TPAN – Le ratifiche espresse dai vari paesi sono al momento nel numero di 59

 

Il Manifesto – Appello per la ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari

 

Il 22 gennaio 2022 ricorre il primo anniversario della entrata in vigore del TPAN – Trattato per la proibizione delle armi nucleari adottato nel 2017 in una Conferenza ONU a New York anche grazie alla pressione dal basso di una rete internazionale comprendente oltre 500 organizzazioni pacifiste, insignite per questo loro contributo di un Premio Nobel per la pace.

di Laura Tussi, Antonia Sani, Alfonso Navarra

Fonte: Il Manifesto – https://ilmanifesto.it/lettere/appello-per-la-ratifica-del-trattato-di-proibizione-delle-armi-nucleari/

Il 22 gennaio 2022 ricorre il primo anniversario della entrata in vigore del TPAN – Trattato per la proibizione delle armi nucleari adottato nel 2017 in una Conferenza ONU a New York anche grazie alla pressione dal basso di una rete internazionale comprendente oltre 500 organizzazioni pacifiste, insignite per questo loro contributo di un Premio Nobel per la pace.

Le ratifiche espresse dai vari paesi sono al momento nel numero di 59, e continuano ad aggiungersi. Questo processo di allargamento avvicina sempre di più l’abolizione giuridica effettiva delle armi nucleari nel mondo, che accompagna e favorisce la loro eliminazione materiale.

Da subito il Trattato, valido solo per chi lo sottoscrive, produce un effetto culturale e politico globale di “stigmatizzazione” della deterrenza minandone la legittimità.

Come associazioni Wilpf Italia e Disarmisti esigenti, membri ICAN, impegnate da almeno 10 anni insieme nella campagna per la denuclearizzazione e per la ratifica del TPAN da parte del nostro paese, siamo oggi qui a prospettare la realtà imbarazzante e amara della nostra società politica. Sono centinaia i parlamentari che, nel corso degli anni, hanno sottoscritto il “Parliamentary Pledge” della Campagna ICAN in favore del trattato, ma continuiamo a registrare il rifiuto del Parlamento – nonostante le 10.000 firme raccolte e la mozione della senatrice De Petris – di presentare la richiesta di ratifica.

Alla vigilia della prima conferenza di revisione del TPAN, che si terrà dal 22 al 24 marzo di quest’anno a Vienna, sarebbe comunque importante che lo Stato italiano partecipasse almeno in veste di osservatore.

L’ombra della NATO imperversa e impedisce che l’Italia assuma una posizione autonoma, come una sorta di muro a fronte dei parlamentari firmatari che dichiararono le preoccupazioni espresse nel Preambolo del Trattato circa le catastrofiche conseguenze umanitarie che risulterebbero da un qualsiasi uso di armi nucleari.

Armi “totalmente disumane e ripugnanti”, che potrebbero portare all’estinzione della vita per un conflitto che potrebbe essere scatenato persino per errore.

Ci rivolgiamo in questo primo anniversario a tutto il popolo italiano affinché si renda conto del danno rappresentato dalla presenza di bombe nucleari in varie località del nostro paese (ufficialmente segrete).

Denunciamo l’indifferenza parlamentare in presenza della non ratifica, da parte del nostro Parlamento, che ci espone all’insaputa della maggior parte dei cittadini ai danni del ritorno dello stesso nucleare civile (da essi bocciato in due referendum, nel 1987 e nel 2011): si veda la vicenda in atto della proposta di inserire nella tassonomia UE delle fonti sostenibili anche il nucleare cosiddetto civile.

Con la presente ci rivolgiamo a deputati e senatori affinché la proposta di ratifica dello Stato italiano al Trattato di proibizione delle armi nucleari venga al più presto presentata e votata.

Questa adesione vorremmo fosse concepita anche come un impulso ad adottare, da parte dello Stato italiano, una efficace strategia complessiva che coinvolga gli stessi Stati dotati di armi nucleari in serie trattative per il disarmo in attuazione dell’articolo VI del Trattato di non proliferazione.

Disarmisti esigenti – Laura Tussi e Alfonso Navarra cell. 340-0736871  – WILPF Italia – Antonia Sani cell. 349-7865685

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Il conflitto in Ucraina e il ruolo del movimento per la pace

Un forum per promuovere un appello contro la guerra

Il conflitto in Ucraina e il ruolo del movimento per la pace

In questa pagina web riportiamo le voci di tutti coloro che stanno partecipando ai webinar di PeaceLink con lo scopo di definire una piattaforma comune di obiettivi finalizzati a evitare una degenerazione dell’aspro confronto in atto fra la Russia e la Nato
22 gennaio 2022

Redazione PeaceLink

Il 19 gennaio 2022 si è svolto il primo seminario online finalizzato a comprendere il conflitto in Ucraina.No alla guerra in Ucraina

Qui raccogliamo i materiali prodotti fino a ora. Tutti coloro che vorranno inviare o segnalare qualcosa di utile troveranno in questa pagina web un punto di raccolta e prima organizzazione dell’informazione relativa a questo complesso conflitto.

La relazione introduttiva di Alessandro Marescotti si è basata su alcune slides (cliccare qui) mentre la relazione di Domenico Gallo ha portato all’attenzione questioni di grande rilievo che sono state poi sistematizzate in un intervento scritto (cliccare qui).

Di particolare interesse è stata la relazione di padre Alex Zanotelli (dal minuto 22 del video incluso in questa pagina web) che ha messo in evidenza come il nodo di fondo della tensione in atto risieda nella richiesta dell’Ucraina di entrare nella Nato.

I materiali sull’Ucraina sono stati raccolti in un apposito dossier (cliccare qui).

Mercoledì 26 gennaio alle ore 21 vi sarà un nuovo appuntamento del forum con un webinar a più voci. Chi vuole prenotarsi può scrivere a questa email: a.marescotti@peacelink.org

Il link per connettersi online mercoledì prossimo è www.peacelink.it/riunione

Note: Per seguire le informazioni sull’Ucraina consigliamo di iscriversi alla mailing list pace cliccando qui https://lists.peacelink.it/pace/2022/01/maillist.html (seguire le istruzioni sulla sinistra)
E anche si cliccare sul tag #Ucraina di Sociale.network https://sociale.network/tags/Ucraina

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