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Einstein e Russell contro la guerra

EINSTEIN E RUSSELL CONTRO LA GUERRA

Appello contro l’atomica: il rischio attuale di guerra nucleare.

B. Russell

Questo, dunque il problema che vi presentiamo, netto, terribile e inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l’umanità dovrà rinunciare alla guerra?” È un passo dell’appello e manifesto contro il pericolo atomico lanciato nel 1955 da Bertrand Russell e Albert Einstein. È uno dei più forti e importanti documenti mai scritti sul pericolo nucleare per il genere umano. Purtroppo poco raccolto dalle cancellerie, ma ha avuto una vasta risonanza non solo nel mondo del pacifismo. Sin dal 1945 i due scienziati avevano denunciato al mondo i rischi incalcolabili dell’atomica. Negli anni ’50, la guerra fredda e la costruzione della bomba all’idrogeno, molte volte più distruttiva della bomba su Hiroshima, in possesso delle due superpotenze USA e Urss, rendevano la situazione internazionale altamente drammatica per l’umanità. Russell scrive ad Einstein proponendo che i più eminenti uomini di scienza avrebbero dovuto fare qualcosa di grande effetto per far comprendere alla gente e ai governi le catastrofi che potevano essere causate e che la guerra nucleare avrebbe potuto significare l’estinzione della vita sul pianeta. Einstein disse di concordare pienamente: era necessario fare qualcosa che lasciasse il segno, sia nella coscienza della gente comune che in quella dei leaders politici.
Russell scrisse allora una prima bozza del documento e lo inviò ad illustri scienziati per invitarli a firmarlo: non fu facile, le risposte positive non furono molte perché la guerra fredda colpiva ovunque.

Il manifesto appello contro il baratro nucleare.

A. Einstein

Einstein prima di morire scrisse una lettera a Russell in cui comunicò la sua firma. Altri grandi scienziati firmarono nei giorni successivi. Russell presentò in una conferenza a Londra il manifesto contro l’atomica. L’impatto delle azioni nel mondo fu positivo, oltre le aspettative del momento. Si attivarono altri scienziati e intellettuali. Ebbero impulsi positivi anche i movimenti pacifisti; si organizzarono in vari paesi movimenti per la messa al bando della bomba atomica. Prenderà il via una notevole campagna antinucleare. Tra l’altro un gruppo di 52 Nobel per la scienza firmerà la dichiarazione di Mainau con cui si chiede a tutti i paesi di rinunciare alla forza come soluzione decisiva per le controversie. Nel 1957, Russell con Rotblat fonda il movimento di Pugwash, dal nome del villaggio canadese sede delle riunioni iniziali degli scienziati pacifisti, che si proponeva di impegnare gli scienziati dei due schieramenti della guerra fredda a discutere e proporre vie per il disarmo.

Attualmente – corre l’anno 2022 – è in atto un appello di pace per tutti i popoli e rivolto a tutti i potenti per commemorare il baratro nucleare a partire da Fukushima e in seguito la guerra in corso in Ucraina. Fermiamo con l’unione dei movimenti ecopacifisti europei russi e ucraini la guerra militare in Ucraina e fermiamo la guerra economica energetica che sta montando a livello globale. Dobbiamo chiudere in tutta Europa i reattori nucleari e gli impianti nucleari, senza tassonomia. Per finanziare il nucleare esigiamo il disarmo a partire dalle armi nucleari già proibite dal trattato ONU – TPAN. Lavoriamo insieme per il modello energetico rinnovabile: la pace con la natura sarà la strada per consolidare la pace tra gli esseri umani.
Il ricordo di Fukushima ci deve spronare a uscire dalla minaccia nucleare evidenziata dalla guerra.

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DAL CLIMA AL NUCLEARE. PAMPHLET ECOLOGICO

DAL CLIMA AL NUCLEARE. PAMPHLET ECOLOGICO

di Laura Tussi


AgoraVox Italia

Dal clima al nucleare
di Laura Tussi (sito)

 

Il pamphlet ecologico postumo di Virginio Bettini in libreria.

Tutta l’umanità si trova coinvolta in un momento apicale per la transizione ecologica: molte nazioni del ricco occidente sono restie a diminuire e contenere le loro emissioni di gas serra, che foreste e suolo non riescono più ad assorbire. Qualche paese europeo ha preso delle misure molto poco incisive, mentre le sovvenzioni al settore delle energie fossili e fissili come il nucleare sono di molto aumentate negli ultimi anni. Tutti noi ecopacifisti e non solo ci aspettiamo dunque un certo impegno in profonde riforme delle politiche pubbliche e dell’economia ma, si trovano sempre molte difficoltà ulteriori a implementare nuovi progetti con efficacia a livello planetario: mondiale.

I rischi del nucleare civile e Fukushima.
Dobbiamo tenere ben presente il caso dell’ac­qua contaminata della centrale giapponese di Fukushima, la quale rischia di essere riversata nell’Oceano Pacifico: Tepco (gestore della cen­trale di Fukushima) ritiene che non esista altra soluzione che non sia lo sversamento delle ac­que radioattive nell’Oceano Pacifico. In effetti il problema si pone: il migliaio di cisterne – le quali contengono milioni di litri di acqua contaminata, a seguito del loro utilizzo per raffreddare i reattori danneggiati dal sisma e dal successivo Tsunami – costruite nel sito saranno praticamente colme nel 2022. Si pensa di costruirne di nuove, ma si valuta anche la possibilità di sversamento in mare (come era stato consigliato dall’agenzia in­ternazionale dell’energia atomica nel 2014): non si potrà immagazzinare più di una certa quanti­tà di acqua, quest’ultima pari a 1,37 milioni di tonnellate. Ogni giorno ne vengono utilizzati 200 m3, misura fondamentale per evitare che i reattori fondano e si verifichi un nuovo disastro ambien­tale (Pieranni 2019).
Sono temi su cui riflette questo saggio Pamphlet ecologico di Virginio Bettini scomparso nel 2020. Ecologo, ecologista, parlamentare europeo verde arcobaleno, docente universitario a Venezia, giornalista, pacifista, ha anche partecipato nel 1979 alla fondazione di Nuova Ecologia di cui è stato il primo direttore.

Libro a cura di Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi
Introduzione di Maurizio Acerbo
Intervento di Paolo Ferrero
Postfazione di Alfonso Navarra
Contributo di David Boldrin Weffort

su Blog ODISSEA
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Accendi la Pace

Brano musicale della cantautrice, Testimonial di Pace, Agnese Ginocchio 

Accendi la Pace 

L’ultimo brano di Pace contro la guerra in Ucraina e nel mondo dedicato alla storia della “Fiaccola della Pace”

 

di Laura Tussi

 

Guerra in Ucraina, e non solo… “Fermiamo la guerra, Accendiamo la Pace”.

E’ uscito, proprio in un momento così drammatico che il mondo sta vivendo, l’ultimo brano della cantautrice per la Pace Agnese Ginocchio, dal titolo “Accendi la Pace”, dedicato alle vittime di guerra.

Nel meraviglioso e emblematico videoclip a corredo, in cui viene descritta la storia della Fiaccola della Pace, alcuni fotogrammi delle infinite tappe che hanno segnato l’incessante attivismo di una delle donne impegnate sul cammino di Pace della nostra terra.

Agnese Ginocchio, musicista, compositrice, attivista, testimonial, Presidente del Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio,  è la seminatrice della nostra terra che sparge la Pace ovunque. E’ icona delle battaglie per la giustizia sociale, esempio incrollabile di educatrice dei popoli al rispetto della natura e dell’umanità. Con in mano una chitarra che traduce in musica la sua arte di pensare, con l’impegno personale speso direttamente sul campo, tra i giovani e tra gli adulti, ha costruito negli anni , un percorso fatto di amore, di solidarietà, di amicizia, di disponibilità ad offrire, dove ogni momento ed ogni iniziativa spinge l’umanità a lottare contro i soprusi, l’arroganza e la prepotenza nella speranza di un mondo dove non ci siano odio, discriminazioni, guerre. Formata alla scuola di padre Raffaele Nogaro Vescovo, di don Tonino Bello, don Lorenzo MIlani, di padre Alex Zanotelli.  Nel linguaggio che usa Agnese per cantare, per parlare, per comunicare, “Pace” non è mai una semplice parola, ma è sentimento, coscienza, necessità, che diventa virtù. Non esiste giorno senza la sua presenza nelle strade, nelle scuole, nelle città, nei borghi, tra la gente. Non vi è giorno in cui non venga impiantato un “albero della Pace” sul lunghissimo sentiero della Pace costruito tra i comuni della nostra massacrata terra. Di Agnese mi inebria il suo modo genuinamente tenace di insistere in un mondo che tende a scoraggiarsi e a deporre le armi, in un’epoca squallidamente vuota di princìpi morali, in un contesto sociale che non tollera le “ripetizioni” e che si scoccia di parlare di ideali. Agnese ripete all’infinito che le ingiustizie sociali dominano questa maltrattata terra. Non vibra corda o non urla parola se non per richiamare l’Umanità a rendersi conto che tutto potrebbe finire da un momento all’altro se non facciamo qualcosa, se non cambiamo, se i capi del mondo non si fanno l’esame di coscienza. Agnese è contro il silenzio che oscura tutti i mali che esistono sul pianeta. Agnese ama un mondo che non vuole amarsi, il mondo che stiamo perdendo, il mondo che sta svanendo tra crimini ambientali, nelle ingiustizie sociali, consumando violenze contro gli indifesi, i poveri e gli onesti. Tutte le gesta di Agnese, in tutti i campi in cui si offre da decenni volontariamente, sono autentici capolavori di umanità, generosi atti di partecipazione, attestazioni di incrollabile impegno.

La sua ultima canzone, “Accendi la PACE” dedicata alle vittime di guerra, (musica e testo di Agnese Ginocchio, arrangiamento del Maestro Niki Saggiomo) corredata di un video, in questo momento drammatico della storia che stiamo vivendo, fondatrice e presidente della sezione provinciale del “Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato Terzo Millennio” vuole essere, in ogni passo delle sue mirabili intenzioni, la voce e l’inno dei tanti giovani protagonisti della grande mobilitazione della Fiaccola della Pace, la grande Marcia itinerante con a capo la Fiaccola, dedicata ai percorsi della memoria storica dei 100 anni della grande guerra.
Una “memoria” che ha attraversato in tanti anni tantissimi comuni, dal più grande al più piccolo, di Terra di Lavoro e anche della Campania, coinvolgendo scuole e alunni, unendoli nel grido della Pace. ”Così esordisce il giornalista Nicola Ciaramella, direttore del Corriere di S. Nicola che alla cantautrice ha dedicato articoli e pagine intere del suo percorso impegnato:”Nel video-documentario che accompagna il brano, sono state riportate alcune delle Marce con la Fiaccola della Pace svolte in questi anni. “Impossibile riportarle tutte, -scrive Agnese Ginocchio in un suo post su facebook- mai basterebbe un solo brano. Durante il lavoro di montaggio mi son accorta che mancavano ancora tante scene, così ho deciso di allungarlo a oltre 15 minuti inserendo un altro mio brano composto anni or sono, ma tuttora attuale: si tratta di “Bandiere di Pace”, eseguito proprio alcuni giorni fa dagli alunni del plesso della primaria don Milani di Brezza dell’IC di Grazzanise, una delle nostre “Scuole di Pace”, durante la manifestazione della Pace “No War” contro la guerra in Ucraina. In realtà, “Bandiere di Pace” completa “Accendi la Pace”, proprio perché dedicato alla storia delle “Marce per la Pace”. I brani sono stati arrangiati dal maestro polistrumentista Niki Saggiomo di Napoli, che ringrazio per la pazienza dimostrata (a causa delle norme anticovid ha lavorato parecchio; infatti abbiamo dovuto inserire le parti del coro e le seconde voci rafforzate “a distanza” comunicando via whatsapp”), come ringrazio il coro Gospel africano della comunità dei missionari comboniani di Castel Volturno (le scene riprese sono presso la Chiesa del Centro Fernandez dove il coro si incontra). Ringrazio, infine, la rappresentanza simbolica degli alunni di scuole aderenti alla mobilitazione della Fiaccola della Pace e Rete Pangea di Scampia dove abbiamo girato un’altra scena presso il Giardino della Nonviolenza e dei Cinque Continenti, con i giovani di “Dignità e Bellezza” e con la famiglia di Stefania Formicola, il cui figlioletto ”Mario” ha partecipato alla parte di una strofa”. Per tutte le didascalie che compongono il video collegarsi alla pagina fb della cantautrice per la Pace ( link: https://fb.watch/bSTHf9Yyuy/ )  da dove si può accedere al video che accompagna il brano: Questo invece il link del brano su youtube:

 

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Un dibattito pacifista: la guerra nucleare è follia

Un dibattito pacifista: Marescotti e Novara

Il Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti

Un dibattito pacifista: Marescotti e Novara

La guerra nucleare è follia

di Laura Tussi

Introduzione: l’impegno pacifista e nonviolento.

Come giornalista, scrittrice e attivista per la pace, per l’antifascismo e la nonviolenza sono molto motivata a relazionare i seminari online proposti da PeaceLink per il loro alto livello di idealità inerente i temi di cui tutti insieme noi pacifisti ci occupiamo e in cui soprattutto crediamo.

Nell’ambito di un webinar di PeaceLink condotto da Alessandro Marescotti, Daniele Novara, noto pacifista e pedagogista, tratta degli argomenti in questione con una posizione netta inerente il problema della guerra in campo pubblico e sull’impatto della guerra nel mondo della scuola.

Quale può essere il ruolo del mondo educativo in questo difficile momento dove stiamo proiettando dentro di noi e introiettando psicologicamente narrazioni di guerra “giusta” che lascia segni nell’immaginario e nell’inconscio personali e segni e cicatrici di inquietudine nell’immaginario collettivo e nella coscienza collettiva? Uno dei primi libri di Daniele Novara, Educazione al disarmo, del 1984 nella collana Scegliere la Pace, apre la strada a molti altri studi sulla pace e sulla gestione dei conflitti.

Alessandro Marescotti, che conduce il dibattito, chiede come è nato il Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti che per noi pacifisti è stato e sarà sempre un punto di riferimento e lo è tuttora.

Daniele Novara ha sempre voluto scegliere fortemente e in modo molto motivato di fare il pedagogista.

Alla sua epoca si doveva decidere per il servizio militare o per l’obiezione di coscienza e lui ovviamente scelse l’obiezione per la sua idealità forte e con una ferma decisione nata e derivante dalla lettura e dall’esperienza formatasi sui libri di Milani, Dolci, e soprattutto Silone per il suo fervente Antifascismo.

 

Le scelte dettate dalle idealità.

Daniele Novara ha avuto la fortuna e l’onore di frequentare e conoscere Danilo Dolci che considera il suo maestro e che attuò tecniche gandhiane in tutta Italia.

Dolci lo coinvolse nella collaborazione per un progetto educativo alla pace e per creare un centro permanente e fu incoraggiato da ambienti pacifisti negli anni ‘80 che erano contro gli euromissili stoccati e stanziati anche a Comiso. Nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, il Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti è cresciuto, tra moltissime esperienze e studi pratici, attivi e teorici, perchè la pace non è una questione di buoni sentimenti, ma significa sapere gestire i conflitti, ossia essere attivi e intelligenti nelle situazioni di contrarietà non solo nei microsistemi, ma anche nei macrosistemi soprattutto tramite la nonviolenza gandhiana.

È necessario attivare la resistenza nonviolenta perché combattere la violenza con la violenza e la guerra con la guerra non è assolutamente la soluzione.

Gandhi, come Mandela, King e tanti promotori di movimenti nonviolenti nel mondo attuarono questo sistema.

Anche con la caduta della guerra fredda, in Europa furono attuate tecniche nonviolente.

L’Ucraina non ha scelto la nonviolenza e rischia di finire in un massacro, in una vera e propria carneficina, portando il mondo verso l’ecatombe.

 

E’ sempre più necessario imparare a gestire i conflitti anche a livello microsociale.

Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink, chiede a Daniele Novara come si è evoluta l’idea del Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti.

Novara risponde che sono stati attivati tanti corsi a tema e oggi questa realtà è diventata un istituto pedagogico che opera nelle situazioni di conflittualità, nella radice dei conflitti da cui si parte sempre per costruire relazioni e comportamenti di comunicazione a partire da una buona gestione dei conflitti.

“Questa è un’area di lavoro ed impegno che nasce dal mio essere obiettore di coscienza. La mia speranza è fare solo il pedagogista e mi ritrovo a fare sempre il pacifista in questo mondo eterno di guerre” sostiene Novara.

Marescotti dice che sulla rivista Vita ha letto che nella guerra in Ucraina non conta chi ha ragione. E questo ovviamente è dettato dall’incubo dell’escalation nucleare che prevede la morte totale, l’ecatombe umana, la fine di tutto. E quindi tutti noi ci chiediamo se la scuola ha consapevolezza dell’ecatombe nucleare? Di cosa significa inverno e guerra nucleare? Ci sono cose che a scuola sono attuate e messe subito in pratica per l’emergenza educativa, cercando di individuare proposte educative e pedagogiche di nonviolenza, basate sulla nonviolenza attiva.

 

La guerra nucleare è follia: la scuola deve aiutare a imparare a pensare.

La scuola deve educare ad essere attivi.

Un’educazione alla pace per fare imparare a pensare, ad aprire il dibattito, a portare il confronto tra ragazzi che devono parlare anche a tavolino, devono trovare la forza per contestare e dire no e basta e ribellarsi a un destino che toglie loro il futuro. Un destino di guerra, di disuguaglianza sociale, di catastrofe climatica, di violenza strutturale.

La guerra è ormai in un immaginario molto pericoloso.

Non vi è più speranza e le armi alimentano la guerra.

Occorrono il confronto e il dialogo e la solidarietà e la cooperazione perché si tratta della nostra vita, dei nostri figli, dei nostri bambini. Alimentare la speranza nella “pedagogia della speranza” come sosteneva e praticava Freire.

 

La dimensione della speranza contro le guerre, per opporci al delirio nucleare.

Come possiamo portare nella scuola la dimensione della speranza? La dimensione della resistenza nonviolenta è basata sulla non collaborazione e il boicottaggio che consistono in parte nella resistenza gandhiana.

Il parlamento italiano decide di mandare armi in Ucraina, alimentando la guerra e questo è letteralmente disgustoso e segnala la mancanza di senso politico. Una classe politica estremamente ignorante e che non conosce la Storia. L’Ucraina non ha nessuna possibilità sulla Russia. L’Ucraina è un paese povero e spera che la Nato intervenga con la terza guerra mondiale, ma convintamente non possiamo permettere che divampi la terza guerra mondiale perché sfocerebbe nella guerra nucleare. Nella conflagrazione finale. Il discorso della speranza: come possiamo portare la speranza progettuale a scuola? Restituire attivismo e restituendo progettualità ai ragazzi. Il covid è stato una situazione tragica e stantia. La guerra incupisce ancora di più questo periodo, questo clima di odio e di nazionalismo esacerbato.

Occorre applicare l’articolo 11 della Costituzione italiana che ripudia la guerra e i temi della nonviolenza, della pace e argomenti pedagogici, di alto pensiero e non gli argomenti dell’epicalità bellica.

 

Il clima di pressione che fomenta la terza guerra mondiale e il baratro nucleare.

Sta subentrando un clima di pressione che fomenta la terza guerra mondiale. Ma gli italiani sono consultati per la volontà di entrare in guerra? L’Italia manda armi in Ucraina e entra in gioco una dinamica in cui il confine di guerra contro la Russia è molto labile. Molta manipolazione dell’opinione pubblica da entrambe le parti. Ci sarà l’inverno nucleare? La scuola ormai è in uno stato letargico. Freire spronava a prendere coscienza e non a subire: subiamo purtroppo l’idea della guerra nucleare. Franco Fornari negli anni ‘60 scrisse un libro con un personaggio che aveva un grave delirio psicotico per cui voleva la guerra nucleare a ogni costo. E così l’informazione, pur di fare audience, strumentalizza.

Al contrario di tutto questo, subentra il bisogno di costruire la ricomposizione e la cooperazione e spingere i belligeranti a parlare tra loro e a fare mediazione e a non aizzare la guerra nucleare. La guerra è una via senza ritorno, una strage efferatissima. Porterà solo all’estinzione del genere umano e alla fine della nostra storia. L’adolescente ha performances cognitive migliori dell’adulto, ma deve avere accesso a informazioni corrette e reali. Come si vince la guerra nucleare? Nella guerra nucleare perdono tutti. Solo con il primo colpo. Non c’è un tempo. La Nato è in grado di difendere l’Europa? E’ una falsità. Non esiste la difesa nucleare. La deterrenza è un concetto di non utilizzo assoluto delle armi nucleari.

La guerra nucleare è follia. Il conflitto ha a che fare con le nostre relazioni, dal verbo latino cum-fligere ed è diverso dalla guerra che è drammatica e significa disperazione e comporta distruzione. Conflitto e guerra non sono sinonimi, secondo la pedagogia di Novara.

 

Alessandro Marescotti presenta il progetto SUPERPACE.

Alessandro Marescotti presenta il grande e ambizioso progetto SUperPace, le scuole e le università per la pace con gli studenti e gli insegnanti per dare vita a un dibattito di coscientizzazione contro la guerra con SUperPace.

Come collaborare e promuovere una scuola a una presa di coscienza sulla pace? SUperPace è una rete di collegamento, è un raccordo tra realtà che praticano educazione alla pace. Un database di docenti, insegnanti, studenti, ricercatori per far emergere la positività della scuola. È un progetto che punta a una ricerca/azione educativa.

Il progetto SUperPace ha come riferimenti normativi l’articolo 11 della Costituzione repubblicana, l’Agenda ONU 2030 nell’obiettivo 16 che riguarda la pace e le istituzioni solide e l’obiettivo quattro sull’educazione alla nonviolenza.

Altri obiettivi sono la dichiarazione ONU sul diritto alla pace, all’educazione e al disarmo promossa dall’ONU nel 2002; nella progettualità didattica e educativa vi è un interscambio tra scuola e territorio di arricchimento reciproco per sviluppare l’educazione alla pace attraverso collegamenti con la piattaforma educativa Indire in una ricerca – condivisione – cooperazione che sono i cardini del progetto SUperPace.

È infatti necessario essere responsabili e aiutare alla consapevolezza per uscire dall’idea dello scontro. È necessario sviluppare un approccio potente con idealità, idee e ideali. Ogni scuola dovrebbe esporre la bandiera della pace. Infatti chi è impegnato nell’educazione è impegnato in politica e nella politica della pace. Il fascismo voleva impartire una diseducazione, un indottrinamento distorto e imporre nei militanti il militarismo. Anche con l’imposizione ai balilla dei disvalori dell’efferatezza violenta, della competizione a oltranza. Poi anche la scuola si è ribellata.

Come proclamava Maria Montessori, perseguitata dal fascismo: “Tutti parlano di pace, ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione, e per offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace “.

Per approfondire:

https://www.peacelink.it/pace/a/49042.html

Dialogo fra Alessandro Marescotti e Daniele Novara

Contro la cultura della guerra educa alla pace

Nel webinar è stato presentato il progetto SUPERPACE (Scuole e Università per la Pace), un database online per collegare le esperienze di educazione alla pace e per favorire la cooperazione educativa.

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Evento – Pamphlet ecologico: il pensiero ecologico di Virginio Bettini

AgoraVox Italia

Evento – Pamphlet ecologico: il pensiero ecologico di Virginio Bettini

​Siamo di fronte a un momento chiave per la transazione ecologica: molti dei paesi occidentali sono lungi dal ridurre le loro emissioni di gas serra, che foreste e suolo non riescono più ad assoribire. Alcuni Stati europei hanno preso delle misure, tutt’altro che incisive, mentre le sovvenzioni al settore delle energie fossili sono più che raddoppiate negli ultimi dieci anni. Ci si aspetterebbe allora un certo impegno in profonde riforme delle politiche pubbliche e dell’economia ma, nonostante le buone idee non manchino, si fatica ancora a implementare nuovi progetti con efficacia su scala globale.

Virginio Bettini (1942-2020) è stato pioniere dell’ecologia “italiana commoneriana”.
La sua è stata una vita di studio, ricerca e attivismo.
Dal 1971 al 2012 ha insegnato all’Università di Architettura di Venezia (IUAV), ecologia, analisi e valutazione ambientale ed ecologia del paesaggio. Autore di libri, ricerche e articoli che hanno dato un contributo essenziale all’ambientalismo critico nel nostro paese ha messo il suo sapere al servizio dei movimenti e delle comunità.
Interverranno:
Paolo Ferrero, Vicepresidente del Partito della Sinistra Europea
Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea
David Boldrin Weffort, Ricercatore
Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, PeaceLink
Renato Franchi, Musica

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Fermiamo la guerra invece che alimentarla!

Fermiamo la guerra invece che alimentarla!

a cura di Laura Tussi – PeaceLink, giornalista

 

pubblicato sul profilo facebook da Giorgio Cremaschi

 

Su contropiano.org un punto della situazione su quanto avviene e sta avvenendo in questi tragici momenti.

Alessio Ramaccioni: Il nuovo gruppo parlamentare Manifesta ha votato contro la risoluzione parlamentare che invia armi all’Ucraina. Vi è il tentativo di portare la vicenda sul tema della diplomazia e della pace, ma le informazioni di guerra e come anche la stampa sono censurate e unilaterali. Le censure vanno ad artisti, musicisti, direttori d’orchestra, intellettuali e così via.

Giorgio Cremaschi: a proposito di censura di guerra, non un solo telegiornale ha chiesto ragione del voto a quelli che hanno votato contro l’invio di armi in Ucraina. Noi siamo di fronte all’informazione più impensabile.

Vi sono circostanze a senso unico e se uno si pone in dubbio viene linciato e assimilato come servo di Putin.

La russofobia che dilaga porta alle logiche di guerra. In un campo così difficile far vivere la voce della ragione contro il delirio bellicista è praticamente impossibile e se ci dicono che siamo servi di Putin non ha importanza: noi siamo contro la guerra e contro tutte le guerre e contro l’escalation militare soprattutto.

Si presenta sempre più la paura della guerra e la decisione di inviare armi all’Ucraina contro la Russia è un atto di guerra per cui siamo e risultiamo essere in guerra contro la Russia. E’ una cosa gravissima è un meccanismo di escalation militare irrefrenabile. La stampa e l’opinione pubblica vogliono punire gli oligarchi, ma in realtà gli oligarchi si salvano sempre come in tutte le guerre.

Le sanzioni colpiranno l’economia della povera gente. L’industria delle armi ha fatto risalire le quotazioni in borsa. L’azienda Leonardo Finmeccanica è cresciuta.

Ieri si è violata la costituzione facendo entrare l’Italia nel conflitto.

Secondo la logica guerrafondaia e bellicista, i bombardieri Nato devono combattere contro i russi. In Europa subentra troppa poca paura della terza guerra mondiale e dell’escalation militare e bellica e si arriva sull’orlo del baratro. Vi sono molte manifestazioni per dire basta, per dire no alla partecipazione dell’Italia alla guerra. La guerra è lo strumento surrettizio sia per quando serve estendere le cosiddette democrazie come in tutte le guerre della Nato sia per la denazificazione di una nazione come l’Ucraina. Se vogliamo fermare la guerra dobbiamo discutere e discutiamo del cessate il fuoco, dell’intervento positivo dell’ONU, dell’apertura di trattative vere e con promesse e accordi di pace. È necessario fermare la guerra come strumento di soluzione di tutto ciò che avviene.

Fermare l’avanzata belligerante significa fermare l’invio degli armamenti e delle armi. Questa è una discriminante non solo in politica, ma nella morale e nell’ambito dell’etica.

L’ideologia della guerra è l’ultimo pezzo del pensiero unico neoliberista di questi ultimi trent’anni. Un pensiero che si è trasferito in un atto di estrema violenza. I guerrafondai sono i più liberali e i fascisti. I guerrafondai ci hanno spiegato che non ci sono alternative al neoliberismo che sfocia sempre nella guerra. Per fermare la guerra ci vuole la politica. Un compromesso di pace su due guerre, l’una prima dentro l’Ucraina che deve essere considerato uno stato multietnico e plurilingue. E l’altra in cui bisogna stabilire un compromesso di disarmo della Nato che deve sciogliersi e ritirarsi dall’est. Quindi tornare all’ONU e non alla Nato. Un accordo che garantisca la ritirata della Nato dai confini della Russia altrimenti si va incontro alla terza guerra mondiale.

 

Alberto Fazolo: Si riaggancia a quello che dice Giorgio Cremaschi ossia la poca paura del conflitto perché un’escalation che porti alla terza guerra mondiale è alta tra la Russia e l’Ucraina. L’avanzata bellicista in Donbass viene sciolta con il nodo del nazismo. La cronaca di questa guerra racconta che le truppe russe hanno occupato i nodi nevralgici, ma evitano le città. La Russia non entrando in città e l’Ucraina con la distribuzione delle armi ai cittadini portano in modo negativo e guerresco regolamenti di conti, attività criminali e si afferma l’inferno in queste città con una elevata lacerazione sociale.

Vi è una destabilizzazione dell’Europa per l’aumento di arsenali nucleari e militari che sono sempre più un grave pericolo. Questa volta la destabilizzazione è con la Nato. Tutti hanno le armi nucleari. Vanno fermate queste due guerre. Bisogna far capire che vanno individuate le criticità di questi conflitti: la guerra in Donbass con la denazificazione del paese e il secondo conflitto la guerra tra Russia e Nato con la ripresa del dialogo internazionale.

 

Eleonora Forenza:

È necessario impegnarsi a fermare la macchina mostruosa dell’informazione militarista. Ieri in parlamento vi è stato un discorso del segretario Letta che giustifica l’invio di armi con l’articolo 11 della Costituzione italiana che, invece, al contrario, ripudia la guerra. Questo è il ritorno al suprematismo eurocentrico e si ascoltano i telecronisti che la guerra è nel cuore dell’Europa. Si dice che noi siamo occidentali e dobbiamo ricordare alla Russia che ha perso la guerra fredda. Il rischio dell’escalation militare non è quello di cui hanno bisogno l’Ucraina e l’Europa. La guerra è iniziata nel 2014 con più di 14.000 morti in Donbass. Se provi a portare avanti le ragioni della pace e la hybris guerrafondaia, se provi a dire che rafforzare la presenza Nato a est non è la soluzione per la pace, vieni tacciato come filo Putin e rossobruno.

Noi in realtà non siamo con Putin che ha una prospettiva di pensiero e ideologica neozarista, una cultura machista e all’opposto della libertà. E allo stesso tempo, non possiamo assumere una prospettiva suprematista e atlantista. Il parlamento europeo diventa un attore silente rispetto ai tanti progrom verificati come a Odessa e dal 2014 inizia una politica che porta l’Unione Europea impegnata a inviare denaro e stipulare accordi con la politica di liberalizzazione. Attualmente subentra l’importanza di raccontare la verità. Eschilo diceva che la verità è la prima a morire in guerra. Abbiamo il dovere di non autocensurarci per le responsabilità gravi dell’Europa e della Nato.

 

Valerio Evangelisti:

La storia Ucraina è lunghissima. Ma è più interessante vedere cosa accade nella seconda guerra mondiale quando i nazisti sono accolti dagli ucraini come liberatori e Bandera era uno stretto complice di Hitler. I gruppi neonazisti sono corpi armati che esibiscono simboli nazisti. Quando si parla di democrazia dove sono gli esponenti dei partiti comunisti in Ucraina: sono tutti in prigione. Putin è un personaggio negativo. Molto negativo, ma ha conquistato il cuore della sua popolazione rispetto agli altri leader passati e ha dimostrato energia. Ma è un vero bugiardo.

Putin è un esponente dello zarismo riscoperto è un insieme di ambiguità, di bugie e di reazioni isteriche di fronte alle obiezioni.

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NO ALLA GUERRA !

Facciamo appello a tutte e tutti coloro che ripudiano e odiano la guerra di partecipare domenica 6 marzo alla manifestazione davanti alla base militare di Ghedi.
Questa base è il simbolo e lo strumento della guerra più estrema e finale, quella nucleare. A Ghedi sono presenti le bombe atomiche e i bombardieri per usarle; e se ne vogliono installare di nuove criminalmente più efficaci.
Siamo a Ghedi per dire no alla guerra, per il cessate al fuoco immediato in Ucraina e per solidarietà a tutte le popolazioni che della guerra sono le vittime. Vogliamo il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione e alla vita in pace del popolo ucraino e di quello del Donbass, di tutti i popoli.
Siamo contro ogni aggressione militare, quella di Putin oggi, quelle della NATO negli ultimi trent’anni.
Ci opponiamo alla decisione del Governo e del Parlamento di inviare armi in Ucraina, in totale violazione della Costituzione, che porta l’Italia in guerra. Vogliamo fermare l’escalation di rappresaglie e armi, alimentata da una isteria bellicista senza precedenti, il cui sbocco può essere la terza guerra mondiale.
Fermare la guerra vuol dire fermare la guerra non alimentarla.
Diciamo no alle armi nucleari che potrebbero essere smantellate con il Trattato per la proibizione cui aderisce la maggioranza dei paesi ONU e che è rifiutato dai governi italiani e della NATO.
Se si vuol la pace si deve costruire la pace, cioè disarmare e sciogliere le alleanze militari a partire dalla NATO.
Un mondo in pace è un mondo senza potenze dominanti , senza imperialismi, senza blocchi contrapposti.
Chiudete gli arsenali aprite i granai disse Sandro Pertini.
Oggi è vero e concreto più che più mai
NO ALLA GUERRA
Referenti:
Beppe Corioni e Giorgio Cremaschi
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "NO ALLA GUERRA! NO ALLE ARMI NUCLEARI NO ALLE ARMI ITALIANE IN GUERRA NO ALL ITALIA IN GUERRA Presidio presso la base NATO di Ghedi Domenica 6 Marzo 2022 dalle ore 14.30 Aeroporto Militare di Ghedi, Via Castenedolo 85, Ghedi COMITATO CONTRO LA GUERRA BRESCIA"
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PAMPHLET ECOLOGICO

 

PAMPHLET ECOLOGICO, Mimesis Edizioni

Libro postumo di Virginio Bettini in prossima edizione Mimesis dal 10 marzo 2022 in tutte le librerie

 

a cura di Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi

Introduzione di Maurizio Acerbo

Intervento di Paolo Ferrero

Postfazione di Alfonso Navarra

Contributo di David Boldrin Weffort

 

Pamphlet ecologico

di Virginio Bettini

 

Prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

“I contenuti del libro di Bettini espongono quanto abbiamo proposto, insieme all’autore, nelle iniziative e nelle presentazioni in pubblico di vari nostri libri.

Con Virginio Bettini, in particolare negli ambienti ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, proponiamo i moniti del grande Partigiano Deportato, Padre Costituente dell’ONU Stéphane Hessel “la nonviolenza come cammino che dobbiamo imparare a percorrere” e “Esigete un disarmo nucleare totale”, a partire da ICAN – Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, che è stata insignita Premio Nobel per la Pace 2017 e di cui tutti noi attivisti per il disarmo nucleare siamo parte attiva. Bettini, insieme a Giorgio Nebbia e Gianni Mattioli, è stato tra i più grandi e principali oppositori al progetto del nucleare in Italia. Un vero riferimento dell’ecologismo politico equiparabile ad altri maestri come Laura Conti e Alexander Langer. Tutti questi grandi ecologisti sottolineano come i temi dell’ecologia urbana, del paesaggio e del nucleare civile devono essere approfonditi così come le problematiche relative alle riemergenti tecnologie nucleari, che cercano sempre di rialzare la testa nonostante le sconfitte.

Abbiamo sempre registrato, durante le presentazioni dei nostri libri in pubblico, una grande attenzione dei giovani agli interventi orali di Virginio Bettini in queste iniziative molto partecipate; e ora invitiamo i nostri lettori in particolare a leggere il Pamphlet di Bettini, perchè, nella dispiegata ed argomentata forma scritta, l’autore inquadra sistematicamente la questione ecologica nei suoi attuali termini scientifici, e nei diversi aspetti in cui si articola.

Basta scorrere l’indice per capire che tutta la complessità dell’ecologia è scomposta e trattata da Bettini in modo semplice (non semplicistico) nei vari elementi, senza perdere le connessioni e gli intrecci delle diverse problematiche che concorrono a rappresentare il terreno di lotta per una unica, letteralmente vitale alternativa al malsviluppo dominante.

Nel cammino nonviolento che  dovremo percorrere  per uscire positivamente dalle emergenze che ci stanno minacciando, tra cui i dissesti climatici, il rischio della guerra nucleare e la disuguaglianza sociale globale, proponiamo il portato valoriale dell’ecologia sociale ed in essa non dimentichiamo il Pamphlet ecologico di Virginio Bettini…”

Intervento di Paolo Ferrero

Vicepresidente del Partito della Sinistra Europea

“…Il volume che avete tra le mani, a cura di Laura Tussi, Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, è quindi un omaggio a Bettini ma un favore a noi: la sua qualità non è facilmente riscontrabile nel panorama editoriale odierno. La proposta scientifica dell’Ecologia del paesaggio, come punto di incontro delle relazioni sociali con quelle naturali, è una pietra miliare imprescindibile per la trasformazione sociale. Questo libro giustamente la ripropone e aprirà nuove prospettive a chi non ne ha mai sentito parlare.

Da ultimo, questo è un libro che fa pensare su noi stessi. E’ un libro postumo di Bettini, che nell’introduzione ricorda Alex Langer e Laura Conti ed è dedicato a Giorgio Nebbia, altro padre fondatore dell’ecologia politica italiana. Questo libro segnala come la schiera degli scienziati rossi ed esperti, capaci di analizzare la realtà e di progettare percorsi di trasformazione, si stia molto assottigliando e sottolinea la difficoltà che abbiamo a riprodurre la cultura critica di alto livello. Per questo è una testimonianza – una rammemorazione come avrebbe detto Walter Benjamin – è un libro sul che fare, ma è anche un invito a studiare, perché la trasformazione chiede lotta e passione ma anche intelligenza e preparazione”.

Introduzione di Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

“…E’ impossibile riassumere il suo enorme contributo di studioso e attivista, come militante politico e di movimento, come rappresentante istituzionale. Il suo ruolo nei Verdi e poi l’avvicinamento e la candidatura con Rifondazione Comunista. Il movimento antinucleare gli deve tantissimo e ogni volta che in una lotta prepariamo le osservazioni per la VIA dovremmo rendergli omaggio. Da Virginio abbiamo sicuramente da tenere ferma la lezione che l’impegno ambientalista non può essere solo enunciazione di principi o trasformarsi in ideologia, ma deve utilizzare in maniera critica i saperi scientifici confrontandosi con la complessità della realtà. Non è mai diventato un politicante e ci ha lasciato una miniera che va custodita e esplorata, un patrimonio di passione e ricerca che chi non rinuncia a un impegno rossoverde non può che considerare essenziale. Questo pamphlet ce lo ricorda come compagno “commoneriano” (sia nel senso di Commoner che di commons, beni comuni) appassionato e ironico che fino all’ultimo ha cercato di cercare di interpretare il mondo e di cambiarlo”.

La lezione di Virginio Bettini

Contributo di David Boldrin Weffort

“…Per troppo tempo la maggioranza degli scienziati ha idealizzato una posizione di osservatori estranei e neutrali ai processi storici, relegando il loro ruolo a semplici consiglieri tecnici al servizio del potere. Nicholas Maxwell, filosofo della scienza, ha recentemente definito l’attuale impresa scientifica un tradimento della ragione e dell’umanità, poiché incapace d’influenzare e migliorare il presente nel suo miope accumulo di conoscenza. Ora, “suonato l’allarme” per la crisi climatica, la scienza può ritirasi nella torre d’avorio o agire coerentemente con azioni di disobbedienza civile come recentemente esortato da Charlie J. Gardner e Claire F. R. Wordley sulla rivista Nature Ecology and Evolution. L’impresa scientifica ha, dunque, l’opportunità di riassumere quel carattere liberatorio che ne ha caratterizzato gli albori, quando la rivoluzione copernicana ha sovvertito l’oscurantismo medioevale. In particolare, l’ecologia, come ha affermato Murray Bookchin, ha un carattere intrinsecamente rivoluzionario perché studiando le relazioni tra organismi e il loro ambiente, non può sottrarsi dalla critica dei sistemi sociali che determinano le relazioni tra la specie umana e l’ambiente. Virginio Bettini lo aveva capito prima di molti altri muovendosi disinvolto dalle cattedre accademiche alle assemblee dei tanti comitati per la difesa del territorio. E oggi, più che mai, dobbiamo seguire il suo esempio”.

Postfazione di Alfonso Navarra

Questo prezioso manualetto di Virginio Bettini va inquadrato in un contesto pre-pandemico: nella cronologia di scrittura, appartiene ad un “prima” della crisi da coronavirus.  Allora non era così chiaro come adesso che il “dopo” la catastrofe sanitaria in corso pone in modo evidente e pressante un “cambiamento di rotta” della barca comune dell’Umanità  che la porti in via definitiva fuori dal mare delle tempeste in cui rischia di naufragare.

Questo porto sicuro del “dopo” si potrebbe chiamare Green New Deal mondiale ed esso può essere raggiunto solo se si segue la bussola culturale della terrestrità, un concetto che in qualità di portavoce dei Disarmisti esigenti ho elaborato partendo dalle intuizioni base di Morin-Hessel (la coscienza planetaria), dalla visione dei popoli indigeni (l’umanità e’ figlia della Madre  Terra) e dalla consapevolezza gandhiana che “la nonviolenza efficace sono i progressi nel diritto internazionale”.

La rete di educazione alla terrestrità promossa dai Disarmisti esigenti, connessa all’iniziativa della Carta della Terra, vuole creare le premesse culturali per l’armonizzazione di campagne e strategie politiche, a partire da ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari) – Premio Nobel per la Pace 2017, che concretizzino i diritti dell’Umanità e della Natura cui deve essere subordinata la legittimità degli Stati: la terrestrità è, a conti fatti, il necessario antagonista culturale del sovranismo militarista, la deriva in cui rischiamo invece di inabissarci.

Il libro di Virginio Bettini, con la prefazione dei giornalisti e attivisti Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, è ricco di informazioni concentrate, attendibili, essenziali, una miniera di idee e di indicazioni per la costruzione del Green New Deal globale e delle sue varie articolazioni continentali, nazionali, locali, persino di comportamenti personali.

Appartiene ad un “prima” la crisi pandemica che prepara un “dopo” di reale svolta, di reale trasformazione: cioè un dopo, in cui l’Umanità fa la pace con la Natura violentata ed in questo percorso fa la pace anche con sé stessa.

Da questo punto di vista, per tutti i movimenti alternativi, mi sento di consigliarlo come strumento imprescindibile di dati e di riflessioni, capace di lasciare un segno di crescita intellettuale, ma anche morale ed emotiva, a disposizione delle persone che stanno maturando ed approfondendo una conversione ecologica.

 

 

 

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Polo Bibliotecario Parlamentare con la Follia del nucleare

Polo Bibliotecario Parlamentare

Biblioteca del Senato

Biblioteca della Camera

 

“Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Luigi Mosca

La follia del nucleare : come uscirne? / Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Luigi Mosca ; contributi di Virginio Bettini … [et al.] ; prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici. – Milano, Udine : Mimesis, 2016. – 198 p. ; 21 cm. –

(Eterotopie ; 340). – Contiene: Appendice, p. 198. – ISBN 978-88-5753-

Camera: 851 01 32

Senato: Geopolitica nucleare 68”

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Alfonso Navarra, Mario Agostinelli, Luigi Mosca

LA FOLLIA DEL NUCLEARE

Come uscirne con la rete ICAN.

Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari: Premio Nobel per la pace 2017

Prefazione di Alex Zanotelli

Introduzione di

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Contributi di

Virginio Bettini, Giuseppe Bruzzone, Luigi Cadelli, Michele Di Paolantonio, Giuseppe Farinella, Giuseppe Marazzi, Alessandro Marescotti, Roberto Meregalli, Giovanna Pagani, Fabio Strazzeri.

Mimesis Edizioni, 2017.

 

Contributo di Virginio Bettini

SMALTIMENTO DELLE SCORIE NUCLEARI: LA NECESSITÀ DI PROPOSTE OPERATIVE SULLA BASE DI UNA CORRETTA VALUTAZIONE AMBIENTALE

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Il Manifesto – Manifestazioni in Italia contro Tassonomia nucleare 

Il Manifesto – Manifestazioni in Italia contro Tassonomia nucleare

Tassonomia Ue, prime proteste

Di Laura Tussi

 

Si rende noto che mercoledì 2 febbraio 2022 la commissione europea dopo vari rinvii licenzierà l’atto delegato sulla tassonomia verde che purtroppo, salvo clamorose sorprese, includerà il nucleare e il gas tra le fonti energetiche meritevoli di investimenti finanziari sostenibili. Per questo, contro questa probabile decisione anche in Italia si terranno due manifestazioni di protesta a Cagliari e a Milano.

A Cagliari sarà il comitato nonucle-noscorie Sardegna a manifestare davanti alla sede della rappresentanza del governo in Sardegna. Anche a Milano manifestano i Disarmisti esigenti davanti alla sede di rappresentanza dell’Unione Europea. In queste due manifestazioni Alfonso Navarra e Ennio Cabiddu e altri attivisti antinuclearisti manifesteranno per i prossimi decisivi passaggi che l’atto delegato dovrà attraversare con particolare riguardo all’esame da parte del parlamento europeo.