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Gramsci Oggi con articoli di attualità

Gramsci Oggi con articoli di attualità

Gramsci Oggi con articoli di attualità.
Intervista a Giorgio Cremaschi.
Recensione al libro Partigiano Il miracolo della corda.
Recensione al libro Sono morto come un vietcong. Leucemie di guerra.
Buona lettura su Gramsci Oggi !!!

Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Conversazione di Laura Tussi con Giorgio Cremaschi.

Al vertice di Madrid, la Nato approva il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della guerra fredda e porterà le forze militari a oltre 300 mila unità. Così afferma il segretario generale Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid. Può argomentare queste affermazioni?

Penso che la questione sia che questa è addirittura la conclusione cioè l’aumento delle armi, dell’armamento, e l’argomento scottante compreso – è bene sottolinearlo – quello dell’armamentario nucleare. Il punto di partenza, in qualche modo è ancora più grave. Perché da un certo punto di vista salta un’ipocrisia cioè noi che siamo contro la Nato abbiamo detto che non è vero che la Nato e un’alleanza euroatlantica, ma in realtà la Nato è un’alleanza militare mondiale. L’Occidente contro il resto del mondo. E diciamo così: il documento strategico appunto 2022 definisce chiaramente questo, perché ovviamente dice che la Russia è il nemico principale con cui c’è uno scontro, con un’affermazione proprio di rottura totale. Ma a parte questo vi è la gravità di questo documento. Non mi risulta che altri documenti della Nato avessero affrontato questo tema. E hanno individuato come secondo nemico la Cina. La Cina non è in Europa. Eppure viene individuata come secondo nemico. Viene detto che la Cina, con la sua politica, minaccia – testuali parole – gli interessi, la sovranità e i valori della Nato: quindi la Cina è considerata il secondo nemico. Ovviamente vengono elencati poi gli stati nemici classici (Iran, Corea eccetera) e si definisce un impegno militare della Nato in vaste zone del mondo, come il Sahel e il Medio Oriente e l’Indocina. Ritorna in campo l’Indocina. Dall’epoca del Vietnam non sento più parlare dell’Indocina. Quindi il punto più grave, secondo me, è passato probabilmente sotto silenzio perché viviamo travolti da una propaganda guerrafondaia è che la Nato con questo documento non solo ha deciso di rafforzare il conflitto con la Russia, ma ha assunto una dimensione di conflitto mondiale cioè la Nato è in guerra con tre quarti del mondo, il mondo dei Brics, poi vi è un elenco vario, è un manifesto ideologico: i nostri valori e i loro. Noi siamo la democrazia, voi siete le dittature: è un documento di guerra al resto del mondo, dall’Occidente al resto del mondo ed è di una gravità inaudita perché, ripeto, saltano un po’ di attenuazioni, di ipocrisie che si erano tenute nel passato. La Nato non è più euroatlantica anche se i suoi aderenti si chiamano euroatlantici, ma è un’alleanza militare mondiale che sfida il mondo. Questa è la verità ed è questo l’aspetto gravissimo dal punto di vista militare – cioè il riarmo di massa che propone e la convinzione profonda che l’arma nucleare sia uno strumento di pace (…) continua.

 

 

Il miracolo della corda

Recensione al libro

Il miracolo della corda.

Autori: Elvio e Monica Alessandri

Recensione: Laura Tussi

Immagine di copertina: Demetrio Buroni

Progetto grafico: William Buroni

 

Gli Alessandri sono una nota e conosciuta famiglia di Cagli, un paese nelle Marche. La loro è una vita tumultuosa.

La loro è una storia difficile.

Una storia che non si può narrare tanto facilmente. Ma Monica, la figlia di Elvio Alessandri, riesce nel suo intento fino ad arrivare a scrivere un libello narrativo e riflessivo.

Un libricino, un pamphlet che racchiude una grande memoria. La storia nella Storia.

Monica Alessandri, l’autrice del libro, narra minuziosamente e raccoglie la memoria e l’importante testimonianza di suo padre Elvio.

Elvio è un giovane partigiano. Di soli tredici anni. Lui ha fatto la Resistenza con suo padre Imbriano, primo di molti fratelli. Imbriano imbraccia il fucile da caccia con il piccolo Elvio e si dà alla macchia da Partigiano.

Questo libello non ha nessuna ambizione, nessuna pretesa. Ma semplicemente il desiderio di provare a narrare i fatti e le piccole vicende con umili riflessioni.

Eventi istantanei, ma immensi, rimasti nei cassetti della memoria nell’interminabile alfabeto della storia scritta con la S maiuscola e con la consapevolezza di raccontare i tanti piccoli fatti della grande storia.

Gli Alessandri sono una famiglia molto unita. Politicamente tutti seguirono l’idea socialista del loro padre che intorno al 1900 lottò a fianco della classe operaia e contadina contro il potere dei padroni che dominavano e soffocavano con arrogante autorità i diritti dei più deboli. Negli anni ‘20 del Novecento, la famiglia Alessandri fu la più perseguitata proprio perché aveva apertamente dichiarato la sua avversione contro il regime fascista.

Gli atti di violenza fascisti e squadristi che subì Imbriano furono molti.

L’umiliazione e il sopruso.

Erano i tempi in cui gli antifascisti ascoltavano Radio Londra.

E anche la scuola non si sottraeva allo squallido gioco propagandistico dell’organo di regime. L’educazione dei giovani balilla era imperniata di arroganza, di competizione sfrenata, di vanto spudorato del sopruso verso i più fragili, i più umili, gli ultimi. Elvio è costretto da questa subcultura ignobile. Ma con suo padre e con tutta la famiglia avevano già scelto. Avevano scelto da che parte stare. Di parteggiare e non essere indifferenti.

Le leggi razziali nel 1938 imperversavano.

La famiglia Alessandri pur consapevole del pericolo, si adoperò per mettere in salvo una famiglia ebrea e ci riuscì. Nel 2005 alcuni membri della famiglia Alessandri sono stati insigniti del titolo di Giusti tra le nazioni.

Si avvicina l’armistizio.

Badoglio annuncia l’armistizio.

È l’8 settembre del 1943. Così Imbriano e Elvio impugnano le armi e si danno alla vita clandestina come partigiani con altri compagni.

Quello è un periodo intenso.

La vita si è sbizzarrita a mettere in scena il peggio dell’uomo, l’uomo forte, ma anche il meglio dell’impegno e il sacrificio di tutte le persone per un riscatto di dignità contro le nefandezze e la violenza fascista.

Da un lato gli istinti più abietti e spregevoli, dall’altro il valore, gli ideali, l’altruismo, il coraggio.

In mezzo l’indifferenza, zona d’ombra senza dignità.

Il racconto rende solo un’immagine sbiadita della realtà che Elvio, Imbriano e i compagni hanno vissuto in modo così vibrante e intenso come partigiani. Purtroppo nonno Imbriano perde la vita durante gli scontri.

Il titolo del libro. Perché questa frase? Il miracolo della corda?

Il nodo al centro della corda, quello creato dalle esperienze fortemente condivise, non lo scioglie nemmeno la morte. È indistruttibile.

La morte può uccidere gli uomini, ma non le loro idee, i loro ideali. Non i legami in vita che essi hanno creato.

E Elvio, raccontandosi, conferma che ha un nodo in comune con ogni persona che ha amato e ama la libertà e la pace e per cui ha lottato e rischiato la vita.

 

Sono morto come un vietcong. Leucemie di guerra

Giulia Spada, è autrice di un romanzo e soprattutto di un racconto di forte denuncia e coraggiosa presa di consapevolezza e di autentica decisione di assunzione di una grande responsabilità: la testimonianza per la pace.

di Laura Tussi

Una posizione netta, decisa e ferma contro la guerra. Giulia adesso scrive. Non si ferma e scrive “Sono morto come un vietcong”. Giulia si considera giustamente un’orfana di guerra. Suo padre è stato ucciso da una malattia che ha contratto nella zona di Teulada. Un territorio dal 1950 teatro di guerre chiamate “simulate”. E lei è convinta di questo omicidio causato dall’inquinamento bellico. Si spara, si bombarda, dal mare, da terra, dall’aria proprio ‘come in Vietnam’, in una geografia e tipologia della morte che è allucinante, inverosimile, macabra.

Un affronto, una ingiuria atroce alla Sardegna e alla salute di chi è costretto a respirare le polveri cancerogene della guerra, nelle zone militari e non solo, in un nefasto odore di morte. Ma Giulia non si arrende. Giulia scrive e denuncia. Proprio la morte del padre, ucciso nel 2003 da una leucemia, ha ispirato l’ultimo libro dell’ autrice da qualche tempo trasferita a Milano. Come tanti emigrati guarda con altri occhi una terra meravigliosa, la sua Sardegna, con tante potenzialità paesaggistiche, culturali, artistiche, turistiche e un patrimonio ambientale e umano unico che Giulia esprime soprattutto e in modo molto dettagliato e pertinente nel suo romanzo “Sono morto come un vietcong”.

Giulia era una bambina quando suo padre è morto. Nei discorsi nell’ambito della famiglia l’argomento provoca ancora troppo dolore, perché sembra ancora inverosimile morire di guerra, ma risulta sempre più una realtà spietata e più che mai di stringente attualità.

“Sono morto come un vietcong” è un romanzo e soprattutto un autentico e vero racconto di denuncia e testimonianza che vorrebbe aiutare i sardi e tutti gli attivisti per la pace a prendere coscienza di quel che accade. Lo Stato ha deciso di sacrificare una parte del territorio dell’Isola, che da Roma magari è lontano, ma che dalla geopolitica è giudicato scarsamente popolato, e quindi utile per certi scopi. Che per adesso sono solo militari, ma in futuro, molto probabilmente, teatro di guerra, di lutti, carneficine, massacri, stragi.

Il rischio non è solo quello di depositi di scorie nucleari in Sardegna.
I poligoni militari sono stati il primo passo.Le persone devono sapere e soprattutto prendere coscienza che l’Italia affitta a eserciti di tutto il mondo – e soprattutto agli Stati Uniti e al patto atlantico – la terra di Sardegna con lo scopo che essa venga bombardata. E che il ritorno economico per la Sardegna è nullo. Lo ammette lo stesso Stato riconoscendo degli “indennizzi” alle comunità che devono sopportare la presenza delle servitù militari della Nato più estese d’Europa. Pochi stipendi in cambio di un territorio unico da bombardare. Con tutto quel che ne consegue, soprattutto le polveri della guerra che provocano tumori, leucemie e molte altre patologie mortali e tanta sofferenza.
Il caso di Quirra è sconcertante.(…) continua

 

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Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Sul Bimestrale del partito della Rifondazione Comunista SU LA TESTA, diretto da Paolo Ferrero – Sinistra Europea.

di Laura Tussi

Eppure soffia

Recensione al libro Memoria e futuro di

Alberto Bertoli figlio di Pierangelo Bertoli

Memoria e futuro Libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra

Memoria e futuro (Mimesis Edizioni), libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra, consta di due parole importantissime che riassumono probabilmente in toto la raccolta di interventi sulla “Terrestrità” presenti in questo saggio. Il concetto stesso di appartenere a una “famiglia” in quanto membro e non padrone dovrebbe essere naturale e crescere dentro di noi fin dalla prima infanzia. Se così fosse probabilmente scrivere e parlare di questi argomenti sarebbe pleonastico, invece ci troviamo davanti ad un volume necessario in questo preciso momento storico.

Una sorta di trascrizione di idee esposte “live” da pensatori dinamici e protagonisti di questo nostro tempo che si interrogano sulla possibilità di fare qualcosa di concreto per fare fronte alle minacce globali che ci stanno insidiando: tra cui la minaccia nucleare, la minaccia dell’ingiustizia sociale e infine la minaccia ambientale.

Tra gli interventi, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Antonia Sani un saggio di Luigi Mosca e molti altri.

Tutto il mondo sembra svegliarsi di scatto da un torpore lungo secoli dove abbiamo anteposto il profitto (spesso di pochi) alla nostra vita, al nostro prossimo, al nostro ambiente. Occuparsi dell’ambiente significa avere cura dei nostri figli, dei nostri nipoti, degli altri, insomma del nostro futuro, ma anche rivolgere uno sguardo più umanistico verso chi per un motivo o per un altro oggi non gode delle stesse nostre possibilità. Il nucleare è l’antonomasia di questo concetto che è in sostanza la realizzazione delle sovrastrutture che l’uomo ha costruito per nascondere il fatto che è ancora pienamente dominato dai propri istinti animali seppur molto più sofisticati.

Il nucleare inteso come fornitore energetico non ha ancora i crismi di sicurezza e resilienza che il pianeta e chi lo abita necessitano, ma abbiamo tecnologie per eludere questa risorsa piuttosto agilmente, basterebbe volerlo. Oggi possiamo parlare con persone a migliaia di chilometri di distanza, ma spesso, quando lo facciamo è per promulgare i nostri interessi personali e non quelli di una società evoluta. Il desiderio di avere una vita migliore passa da una spinta personale, ma se questa è realizzata in modo egoistico allora non porta mai ad una felicità concreta. Se il nostro percorso invece viene da una condivisione di intenti, le cose sono destinate a rimanere. Siamo asserragliati dietro concetti più grandi di noi che spesso ci portano a sentirci complicati e profondi, ma quando volgiamo lo sguardo sul mondo in maniera totale ci accorgiamo che la strada su cui siamo è da cambiare.

I conflitti appena scoppiati all’interno dell’evolutissima Europa ne sono una rappresentazione quasi grottesca: siamo un popolo ricco, madre della fratellanza, culla della filosofia, patria della Bellezza e l’unica cosa che riusciamo a fare davanti ad un problema nettamente politico è scatenare una guerra. Sembriamo persone in cerca di un cappello che abbiamo sulla testa. Il titolo e il concetto di quest’opera sono riassunti in due delle più belle canzoni a mio avviso scritte: “Eppure soffia” che parla della speranza che non si è arresa alla voglia di possedere anche l’ambiente ai fini personali, e “A muso duro” che parafrasando il titolo recita “…con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.

CONTROPIANO: https://contropiano.org/news/ambien…

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La Nuova Ecologia – Salone del libro di Torino: dalla nonviolenza all’ecologia, l’impegno nella lettura

 

Alla manifestazione, in programma dal 19 al 23 maggio al Lingotto fiere, presente anche Mimesi Edizioni. Con testi che invitano i lettori a riflettere sui grandi temi dei nostri tempi

di LAURA TUSSI

La valenza pedagogica e culturale della scrittura e della lettura rappresentano un antidoto, un modo per fornire strumenti al fine di sviluppare anticorpi contro l’indifferenza, l’odio, l’ignoranza e quindi contro ogni forma di violenza e di razzismo. Proprio per questo motivo, momenti e eventi come il Salone internazionale del libro di Torino, in programma dal 19 al 23 maggio 2022 al Lingotto fiere, sono fondamentali.

Come di consueto anche Mimesis Edizioni parteciperà insieme a centinaia di case editoriali e realtà editrici a questa nuova edizione del Salone. Saranno esposti i libri di autori molto noti e soprattutto saggi di docenti universitari, da Edgar Morin a Stéphane Hessel. Ci saranno tutti i libri inerenti temi che spaziano dalla storia della Resistenza e dell’antifascismo storico e sociale alla nonviolenza in tutte le sue forme e alla didattica e pedagogia della pace e della nonviolenza. Tra questi La violenza non è il mio destino, una forte testimonianza diretta di denuncia di una donna, Tiziana Di Ruscio, vittima di violenza e sopravvissuta al femminicidio.

Altro saggio interessante è Pamphlet ecologico, il libro postumo del docente universitario Virginio Bettini, già eurodeputato dei Verdi arcobaleno, un cardine intellettuale dell’ecologismo politico storico, assieme ad Alex Langer, Giorgio Nebbia, Laura Conti, Barry Commoner e altri. Questo libro vede gli importanti contributi scritti di Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e David Boldrin Weffort e il costante sostegno di Giorgio Cremaschi.

Sarà presente anche il libro Memoria e futuro con cui Mimesis Edizioni si interroga sul perché dei cambiamenti climatici e dei conflitti e delle guerre nel mondo a partire dalla memoria storica dei nostri partigiani e delle carte costituenti per i diritti umani che andrebbero sempre attuate e mai calpestate, come purtroppo accade sempre, per non dimenticare. Questo saggio annovera i contributi scritti di importanti personalità dell’impegno per la pace e il disarmo e dell’attivismo per la giustizia sociale, da Vittorio Agnoletto a Moni Ovadia ad Alex Zanotelli.

Altro importante saggio collettivo è Riace musica per l’umanità, che è stato anche presentato durante un’intervista a Mimmo Lucano condotta da Fabio Fazio nella trasmissione Che tempo che faE ancora altri libri che promuovono il Premio Nobel per la pace per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e per il disarmo universale nucleare con note di Resistenza, tra memoria e futuro per una nuova umanità. Vi aspettiamo tutti al Salone internazionale del libro di Torino.

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Rivista.eco: Raccontarsi è bello

Rivista.eco, diretta dal professor Mario Salomone, presenta:

Rivista.eco: Raccontarsi è bello

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello che apre la mente. È un’azione liberatoria che comporta un’analisi interiore e introspettiva attenta a far emergere dall’interiorità i nostri traumi, i tasti dolenti, le difficoltà, ma soprattutto la scrittura fa emergere il bello dell’esistenza

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto di Resistenza e Amore

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello che apre la mente. «Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda di Sesto San Giovanni agli scioperi del 1943 e 44».

 

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello che apre la mente.

È un’azione liberatoria che comporta un’analisi interiore e introspettiva attenta a far emergere dall’interiorità i nostri traumi, i tasti dolenti, le difficoltà, ma soprattutto la scrittura fa emergere il bello dell’esistenza anche quando si raccontano eventi importanti esterni a noi, ma che pur ci appartengono e ci riguardano.

Dobbiamo essere felici già per il solo fatto di vivere, di esistere e assaporare e raccontare e scrivere l’esistente e dobbiamo gioire di ciò che ci circonda e della vita in qualsiasi condizione essa ci ponga, perché anche questo è un atteggiamento nonviolento di apertura mentale.

L’analisi dell’io interiore e gli scritti di eventi e argomenti che ci stanno a cuore, possono essere condotti anche con l’animo e l’ausilio di un mentore, di un amico, di un maestro, entità maschile e femminile, che ci accompagnano nel percorso dell’esistere.

In quanto esistere non è una malattia dell’anima, un problema viscerale, ma una grande risorsa, un dono della cosmicità materna, il più bel privilegio che madre terra ci abbia concesso.

L’esistenza può essere dedicata a percorsi e ricorsi ideali e valoriali, verso principi positivi che noi vorremmo attuare nella vita come costruzione per il superamento delle disuguaglianze del tessuto sociale.

Abbattere le barriere delle disuguaglianze

Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza partigiana antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda di Sesto San Giovanni agli scioperi del 1943 e 44. In famiglia ho sempre respirato il terrore, la paura e la drammaticità della guerra di cui mi raccontavano i miei zii materni.

La pace è il bene sommo. È l’ideale altissimo per cui ciascuno di noi dovrebbe agire nel cammino del proprio esistere.

La solidarietà è l’anticamera della pace, che non si deve esplicare tramite l’assistenzialismo religioso o laico fine a sé stesso, ma deve abbattere le barriere delle disuguaglianze di ogni tipo nel tessuto sociale e agevolare prospettive per creare lavoro pulito per tutti e attivare mezzi sociali utili per prevenire, risolvere e trascendere i conflitti. Mi piace scrivere di disarmo e pace perché è importante.

Ma cosa è la pace? E l’assenza di conflitto? La pace è soprattutto disarmo. È una dimensione non solo interiore, ma terrena che comporta sia l’assenza di guerra, ma soprattutto l’accordo e l’amore tra persone, genti, popoli e minoranze. Tramite incontri pubblici è possibile creare ambiti e percorsi di pace, ossia comunità sociali in costante dialogo con persone di ogni credo politico e anche religioso che pongono agli interlocutori domande su quanto viene esplicitato, ad esempio durante la presentazione in pubblico di uno scritto e di un libro di spessore.

Nel libro, ideali e speranze

Il libro diventa un incunabolo, ossia un ricettore di ideali e speranze e diventa uno scritto collettivo appartenente a tutti: diviene un bene comune ricco di contenuti, principi, valori, quali il disarmo, la pace e l’amore tra gli esseri umani, gli esseri viventi, gli animali e la natura nella sua complessità. Certi libri contengono il portato valoriale della memoria storica contro il nazifascismo con uno sguardo rivolto a un nuovo futuro possibile, partendo dalla memoria degli eventi. Uno sguardo rivolto a un altro mondo possibile più che mai urgente e necessario.

L’amore per la pace e per la vita non sono istanze e sentimenti passivi, ma sono costantemente proiettati verso un nuovo futuro, verso la prossimità dell’altro. All’interno delle comunità sociali, dove collettivamente si attualizzano valori e ideali, insieme si raccolgono i frutti delle idee più belle, anche solo quando gli ascoltatori, i destinatari di messaggi e tutti coloro che apprezzano i contenuti di pace, ringraziano, questo è un evento importante. Perché dai libri condivisi in comunità emergono prospettive di speranza, di bellezza in quanto si creano proprio visioni di bellezza e bontà dell’esistente e si pone soprattutto il giudizio sulle nefandezze, sulla violenza, sulle ingiustizie sociali che permeano la società e di riflesso le nostre vite.

Appellarci alle “stelle della Resistenza”

Essere figlie e figli di una cosmicità femminile, di una maternità terrena, aiuta a travalicare le violenze del patriarcato, del maschile, del misogino, dell’essere divino, unico Dio creatore, maschio e onnipotente perché siamo donne accompagnate da uomini che vogliono il bene dell’universo e aborriscono ogni forma di violenza.

La guerra di cui spesso sentivo parlare in famiglia è sempre più drammatica e vicina.

Per questo esistono i coordinamenti antinucleari europei che si attivano e si spendono per bloccare gli arsenali di morte della nato, dove sono stoccate le bombe nucleari statunitensi B-61 e quelle ancora più sofisticate per la guerra del domani ossia le B 61-12.

Tutto il nostro essere di attivisti nonviolenti aborrisce la violenza e la guerra e per questo mi piace scriverne intimamente. Scrivere in questo mio diario virtuale. In questo mio diario intimo ma, al contempo plurale e condiviso. E ancora penso alle nostre stelle, le “stelle della Resistenza” da mio nonno al nostro amico partigiano deportato Emilio Bacio Capuzzo, scomparso nella data storica del 2017 per il Premio Nobel per la pace a Ican, fino ad arrivare al papà Partigiano di Alessandro Marescotti e ai grandi padri del pacifismo da Stéphane Hessel a Edgar Morin a Turoldo. Coloro che ci insegnano sempre a amare la vita, gli altri anche nei momenti più bui e oscuri dove i demoni della mente si impadroniscono dei nostri sensi. Ma appellarci alle stelle, alle “stelle della Resistenza” è una salvezza per vincere le tenebre, il nefasto, l’inimicizia, l’ostilità e la cattiveria e per far prevalere la bontà, l’amore, la bellezza.

su Rivista.eco, Direttore Mario Salomone ,Sociologo dell’ambiente, giornalista e scrittore, insegna Sociologia dell’ambiente nei Master MACSIS dell’Università di Milano Bicocca e MASRA
dell’Università di Torino ed è stato professore di Sociologia dell’ambiente all’Università di
Bergamo e di Comunicazione politica alla Università IULM di Milano. È Segretario
Generale della rete mondiale di educazione ambientale, che organizza ogni due anni i
World Environmental Education Congress (WEEC).
È autore di numerose monografie (tra cui Al verde! La sfida dell’economia ecologica,
Carocci), di saggi, capitoli di opere collettive e articoli su riviste scientifiche, quotidiani e
riviste, nonché di romanzi e racconti. È direttore di testate a carattere ambientale (la rivista
scientifica “Culture della sostenibilità” e “.eco”).
È stato presidente della FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) dalla fondazione al
2017 ed è membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Aurelio Peccei,
sezione italiana del Club di Roma.

https://rivistaeco.it/raccontarsi-e-bello

Laura Tussi autrice presso Rivista.eco:

https://rivistaeco.it/author/laura-tussi/

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Moni Ovadia in Rai per la strage di Bologna

Moni Ovadia commemora la strage di Bologna

Moni Ovadia in Rai per la strage di Bologna

La Rai ha realizzato un filmato nel 2011 incentrato sullo straziante monologo di Moni Ovadia in ricordo delle vittime innocenti del terrorismo per la strage alla stazione di Bologna di comprovata matrice fascista

Moni Ovadia

Moni Ovadia commemora la strage di Bologna in Piazza Maggiore durante il Concerto del 2 Agosto

La Rai ha realizzato un filmato nel 2011 incentrato sullo straziante monologo di Moni Ovadia in ricordo delle vittime innocenti del terrorismo per la strage alla stazione di Bologna di comprovata matrice fascista.

 

La commemorazione della strage alla stazione di Bologna di comprovato stampo fascista è un evento a cui abbiamo partecipato in qualità di attivisti Anpi – associazione nazionale partigiani d’Italia e a cui siamo stati presenti di persona, non solo alla manifestazione nazionale, ma anche al concerto serale in Piazza Maggiore a Bologna il 2 Agosto del 2011, in cui Moni Ovadia si è esibito con uno straordinario monologo davvero straziante per ricordare tutte le vittime innocenti del terrorismo.

In quell’occasione era presente la Rai che ha realizzato un filmato in questo link di seguito. Noi come attivisti antifascisti e anche come amici di Moni Ovadia siamo presenti nel servizio televisivo.

La presenza militante degli attuali antifascisti costituisce un grande e importante baluardo di memoria attiva, un significativo monito, affinché non si ripetano mai più queste orrende atrocità e si ottengano finalmente verità e giustizia.

Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, attivisti ANPI

Moni Ovadia – RAI.TV

La Musica di Raitre è presente in Piazza Maggiore a Bologna per riprendere il Concerto di chiusura del Concorso Internazionale di Composizione “2 Agosto”, nel ricordo della strage alla stazione di Bologna e in memoria di tutte le vittime del terrorismo.

Moni Ovadia, voce narrante.

Chiara Monetti e Stefano Cuppi, organizzazione.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-71ace410-16d6-4d5b-868a-dde4c0c1b0c5.html#p=0

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Di terra e di pietra

Libro

Di terra e di pietra

Recensione al volume di Gianmarco Pisa, Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente, Multimage, Firenze 2021

Libro di Gianmarco Pisa

Recensione al volume di Gianmarco Pisa, Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente, Multimage, Firenze 2021

 

Il volume di Gianmarco Pisa, Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente, Multimage, Firenze 2021, tratta di una ricerca di ampio respiro che, dal punto di vista della metodologia adottata, fa suo un approccio di ricerca azione nel senso che parte da una ricognizione dei più significativi luoghi della memoria e dei contesti del patrimonio monumentale del periodo Jugoslavo. Luoghi presenti nei paesi dei territori dell’ex Jugoslavia, tramite la cui osservazione si avvia un’indagine sul campo che l’autore, Gianmarco Pisa, ha portato in diverse località per effettuare un’analisi e uno studio approfondito, cercando di mettere in sinergia, proprio a partire da questo contatto diretto con i luoghi e i loro spazi, osservazioni attente a questi straordinari ambienti sociali e culturali.

I monumenti e le sculture del primo periodo del dopoguerra, in stile realista socialista, caratterizza i memoriali e i mausolei del periodo jugoslavo maturo, che in realtà alternano forme di razionalismo e simbolismo monumentale e caratterizzano quel particolare fenomeno estetico e culturale che è il modernismo jugoslavo, fino alle ultime risultanze e le loro degenerazioni tipiche del periodo che va dagli anni Ottanta fino agli anni Novanta, e accompagnano la dissoluzione della Jugoslavia socialista.

Infine, il ciclo di guerre degli anni Novanta rappresentano infatti nel loro insieme un contenuto estetico e figurativo di potente valenza simbolica e di primaria importanza, ma costituiscono al tempo stesso una filigrana attraverso la quale leggere l’evoluzione di un contesto storico e sociale decisivo e le cui sperimentazioni conservano una rilevante attualità: dall’autonomia e dall’indipendenza senza allineamento, ma con autogestione, pluralismo culturale e antifascismo.

Il percorso della ricerca azione si è sviluppato entro un arco di tempo molto ampio, dal momento che fa tesoro anche delle precedenti elaborazioni e degli sviluppi che hanno riguardato i progetti per i Corpi Civili di pace nei Balcani occidentali in generale.

I progetti hanno rappresentato il tempo della ricerca finalizzata alla realizzazione di questo importante scritto.

Ovviamente data la sua imminente vocazione sociale e culturale, l’autore ha inserito nel volume anche un ampio inserto fotografico, con numerose foto che consentono di visualizzare le forme e le caratteristiche di questi luoghi culturali.

La connessione di forma e contenuto dei memoriali del periodo della Jugoslavia socialista, costituiscono con le loro caratteristiche estetiche, i loro rimandi semantici, un vero e proprio patrimonio culturale, e rappresentano un veicolo formidabile dal quale leggere alcune caratteristiche e i messaggi salienti del periodo jugoslavo, dal portato della resistenza dell’eroica lotta partigiana antifascista fino alla costruzione dell’inedito esperimento Jugoslavo e al socialismo della fratellanza e dell’unità.

Ecco perché in definitiva la ricerca azione attraversando luoghi e città, esplorando monumenti e mausolei, opere d’arte e sculture monumentali si interroga, sul nesso tra pace, giustizia e cultura nel senso della trasformazione costruttiva del conflitto, nel superamento delle lacerazioni del dopoguerra e del ripristino di itinerari di comprensione e di convivenza, approfondendo in particolare la questione cruciale del nesso tra cultura e pace.

Se da un lato i luoghi della memoria sono quelli in cui si esercitano le memorie pubbliche e le memorie collettive e a partire dai quali si forgiano e definiscono identità sociali e narrazioni pubbliche, dall’altro lato la cultura, con le forme che veicola e i valori che trasferisce, può servire la pace, una pace positiva di messaggi che riguardano la giustizia sociale e i diritti umani per tutte e per tutti.

Note: Informazioni per prenotare il Libro:
https://multimage.org/libri/di-terra-e-di-pietra/

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Rivista.eco – Educazione e Antifascismo sociale

Nell’educazione il contributo di un innovativo antifascismo sociale

Rivista.eco – Educazione e Antifascismo sociale

Dal mondo dei movimenti per la pace e il disarmo la proposta di una “educazione alla terrestrità”. Raccogliendo l’eredità di partigiani come Stéphane Hessel ed Edgar Morin, guarda a un futuro possibile, costruito grazie ai temi della pace, dell’ambiente, del disarmo e della giustizia sociale

Educazione e Antifascismo sociale

Nell’educazione il contributo di un innovativo antifascismo sociale

 

di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Nell’ambito dell’incontro online del 13 giugno 2021 promosso da Disarmisti esigenti, Sardegna pulita, WILPF Italia, è stato presentato il Libro Memoria e futuro e la correlata Rete di Educazione alla terrestrità.

Memoria e futuro è lo strumento culturale, politico, scientifico atto a divulgare la rete di educazione alla terrestrità.

Questo libro contiene i contributi di Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto e molti altri attivisti, con un saggio ben articolato e molto competente di Luigi Mosca.

Pace, ambiente, disarmo nucleare e giustizia sociale alla base della nuova Resistenza

 

Memoria e futuro insieme alla rete di educazione alla terrestrità sono collocati nel settore dell’associazione Kronos Pro Natura nella coalizione Disarmisti esigenti, una delle associazioni che fanno parte della rete ICAN che ha vinto il premio Nobel per la pace 2017 e cui sono affiliate una decina di associazioni in Italia e più di 500 realtà associazionistiche e ONG in tutto il mondo.

La nostra missione parte dalla condivisione e dalla valorizzazione del patrimonio inestimabile della memoria storica della Resistenza al nazifascismo con lo sguardo rivolto a un futuro possibile, a un nuovo mondo possibile più che mai urgente e necessario, all’insegna della terrestrità collegata ai temi della pace, dell’ambiente, del disarmo nucleare e della giustizia sociale. Il presupposto della cultura della terrestrità è che l’essere umano appartiene alla terra e non la terra appartiene all’uomo: questo è un costrutto del pensiero ancestrale appartenente ai popoli indigeni. Questa impostazione di pensiero è composta di anatemi divini, narrazioni ancestrali, mitologemi arcaici dei racconti dei nativi d’America e dei popoli autoctoni di diverse etnie e parti del mondo.

Un’unica famiglia umana

Noi andiamo oltre la mitologia e ci rifacciamo ai presupposti scientifici dell’evoluzionismo darwiniano, dell’evoluzionismo della specie umana, animale, vivente e in generale terrestre. Da questo postulato scientifico, deduciamo che non siamo figli di un padre unico e onnipotente e creatore per cui la terra è nostra sorella come le altre creature, ma siamo figli di madre terra e non figli un Dio unico, onnipotente, sovrano. Siamo figli di una maternità terrestre e cosmicità femminile. In questo ereditiamo tutto il portato del pensiero laico e femminista che va contro la logica del patriarcato e del disegno divino.

Disponibile in varie lingue (italiano compreso) il testo di Morin è stato pubblicato dall’UNESCO nel 1999 e può essere scaricato gratuitamente in francese (https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000117740_fre).

Il diritto internazionale deve sancire la responsabilità dell’unica famiglia umana per la salvaguardia dell’ecosistema globale e universale in un nuovo internazionalismo, dove la nonviolenza efficace è legata alla memoria storica del portato valoriale della Resistenza al nazifascismo; il diritto alla pace è un futuro sviluppato in un unico ecopacifismo universale e in un antifascismo sociale che parte dalle nostre bussole e stelle polari intellettuali: i nostri partigiani, stelle della resistenza, da Stéphane Hessel a Edgar Morin.

Una piattaforma web per le scuole

Un innovativo antifascismo sociale, dove la solidarietà sia l’anticamera della giustizia sociale, per una costruzione terrena della pace che veda il superamento delle barriere e delle disuguaglianze sociali con la nazionalizzazione delle banche e delle industrie strategiche per creare lavoro e opportunità e non divisioni e settorialismi, anche ideologici fomentati dalla discriminazione e dalla persecuzione di capri espiatori inventati dal populismo e dal parafascismo.

Come rete di educazione alla terrestrità, abbiamo una piattaforma web per le scuole, rivolta anche al mondo dell’attivismo e ai ricercatori che si esplica in un canale video YouTube dal titolo “Siamo tutti i premi Nobel per la pace con Ican” creato dei Disarmisti esigenti: è uno strumento comunicativo con testimonianze sul progetto storico del diritto internazionale, vale a dire l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari. Il titolo altisonante, ma concreto e coerente deriva dall’attribuzione del Premio Nobel a tutti gli attivisti a livello mondiale per il disarmo nucleare.

Materiali di archivi storici

Il canale video “Siamo tutti premi Nobel per la pace con Ican” è un progetto ambizioso per la didattica della memoria storica viva e articolata. È in collaborazione con il bollettino telematico Il Sole di Parigi.

Questo canale sta diventando una web TV con canali tematici che sviluppano gli argomenti della cultura della terrestrità con varie conversazioni disarmiste portate avanti e condotte da diverse personalità del mondo dell’attivismo antinucleare.

Un’altra sezione si ispira al modello sociale di Riace come modello universale di base per un co-sviluppo tra nord e sud del mondo per risolvere le emergenze che incombono sull’umanità. Poi abbiamo materiali di archivi storici come l’archivio Massimo Sani, come il progetto “Per non dimenticare” delle città di Nova Milanese e Bolzano di cui noi, Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, siamo promotori e referenti e ancora l’archivio Genova 2001 in collaborazione con Vittorio Agnoletto. Poi è compresa una sezione di musica di impegno civile con i vari cantautori per la pace e la nonviolenza. Un altro settore è quello di pedagogia della memoria con centinaia di articoli pubblicati sul sito PeaceLink – Telematica per la pace con decine di libri editi perlopiù da Mimesis edizioni e locandine degli altri 450 eventi pubblici di presentazioni librarie e interventi svolti in questi ultimi dieci anni.

I principi della terrestrità

L’aggettivazione del concetto di terrestrità vede le premesse negli scritti giovanili di Marx che parlava a suo tempo di umanesimo naturalistico fino a spaziare al pensiero della complessità. Sussistono vari punti del concetto di terrestrità: l’internazionalismo, l’antifascismo sociale e la coscienza ecologica planetaria che sono il presupposto dell’unica umanità: unica, presente e futura umanità.

Questi punti vanno riconosciuti nel diritto internazionale e nel diritto alla pace con la nonviolenza efficace che vede le sue premesse e spunti nel grande lavoro per la pace del XXI secolo – e a cavallo tra i due secoli – di cui TPNW/TPAN, COP per il clima, Agenda Onu 2030, la Dichiarazione universale dei diritti umani e le costituzioni nate dall’antifascismo sono un tassello di questo grande lavoro mondiale per la pace. Inoltre, analizziamo tutto questo, con alcuni punti di vista, in cui verifichiamo le minacce che incombono sull’umanità:

economico – della disuguaglianza sociale dove il10% della popolazione detiene il restante 90% dei beni comuni dell’umanità;

ecologico – per i dissesti climatici causati dall’eccessiva emissione di gas serra di origine antropica nell’atmosfera;

pacifista – il disarmo nucleare, dove l’attività militare trova la sua massima espressione nella guerra nucleare;

di genere e ceto sociale – la violenza contro le donne, contro gli LGBT, contro i lavoratori e verso i più fragili del pianeta.

La nonviolenza efficace deve migliorare i trattati sul clima con il progresso del diritto internazionale: questo sul piano politico.

Nei trattati per il clima dobbiamo fare inserire l’istanza e il diritto del disarmo e questo avviene attraverso i voti degli Stati, gli appelli internazionali, le grandi manifestazioni di massa in un enorme lavoro politico di cui il retroterra culturale consiste nella rete di educazione alla terrestrità.

su Rivista.eco, diretta dal Professor Mario Salomone – Sociologo dell’ambiente, giornalista e scrittore, Mario Salomone dirige “.eco” dalla fondazione (1989), è autore di saggi, romanzi e racconti e di numerosi articoli su quotidiani e riviste. Già professore aggregato all’Università di Bergamo, è Segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale WEEC, che realizza ogni due anni i congressi del settore.

https://rivistaeco.it/nelleducazione-il-contributo-di-un-innovativo-antifascismo-sociale/

 

https://rivistaeco.it/author/laura-tussi/

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Raccontarsi è bello

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello

Raccontarsi è bello

Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda agli scioperi del 1943 e 44

La solidarietà è l'anticamera della pace

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello.

È un’azione liberatoria che comporta un’analisi interiore introspettiva attenta a far emergere dall’interiorità i nostri traumi, i tasti dolenti, le difficoltà, ma soprattutto la scrittura fa emergere il bello dell’esistenza anche quando si raccontano eventi importanti esterni a noi, ma che pur ci appartengono e ci riguardano.

Dobbiamo essere felici già per il solo fatto di vivere, di esistere e assaporare e raccontare e scrivere l’esistente e dobbiamo gioire di ciò che ci circonda e della vita in qualsiasi condizione essa ci ponga, perché anche questo è un atteggiamento nonviolento di apertura mentale.

L’analisi dell’io interiore e gli scritti di eventi e argomenti che ci stanno a cuore, possono essere condotti anche con l’animo e l’ausilio di un mentore, di un amico, di un maestro, entità maschile e femminile, che ci accompagnano nel percorso dell’esistere.

In quanto esistere non è una malattia dell’anima, un problema viscerale, ma una grande risorsa, un dono della cosmicità materna, il più bel privilegio che madre terra ci abbia concesso.

L’esistenza può essere dedicata a percorsi e ricorsi ideali e valoriali, verso principi positivi che noi vorremmo attuare nella vita come costruzione per il superamento delle disuguaglianze del tessuto sociale.

Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza partigiana antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda di Sesto San Giovanni agli scioperi del 1943 e 44. In famiglia ho sempre respirato il terrore, la paura e la drammaticità della guerra di cui mi raccontavano i miei zii materni.

La pace è il bene sommo. È l’ideale altissimo per cui ciascuno di noi dovrebbe agire nel cammino del proprio esistere.

La solidarietà è l’anticamera della pace, che non si deve esplicare tramite l’assistenzialismo religioso o laico fine a se stesso, ma deve abbattere le barriere delle disuguaglianze di ogni tipo nel tessuto sociale e agevolare prospettive per creare lavoro pulito per tutti e attivare mezzi sociali utili per prevenire, risolvere e trascendere i conflitti. Mi piace scrivere di disarmo e pace perché è importante.

Ma cosa è la pace? E l’assenza di conflitto? La pace è soprattutto disarmo. È una dimensione non solo interiore, ma terrena che comporta sia l’assenza di guerra, ma soprattutto l’accordo e l’amore tra persone, genti, popoli e minoranze. Tramite incontri pubblici è possibile creare ambiti e percorsi di pace, ossia comunità sociali in costante dialogo con persone di ogni credo politico e anche religioso che pongono agli interlocutori domande su quanto viene esplicitato, ad esempio durante la presentazione in pubblico di uno scritto e di un libro di spessore. Il libro diventa un incunabolo, ossia un ricettore di ideali e speranze e diventa uno scritto collettivo appartenente a tutti: diviene un bene comune ricco di contenuti, principi, valori, quali il disarmo, la pace e l’amore tra gli esseri umani, gli esseri viventi, gli animali e la natura nella sua complessità. Certi libri contengono il portato valoriale della memoria storica contro il nazifascismo con uno sguardo rivolto al futuro possibile, partendo dalla memoria degli eventi. Uno sguardo rivolto a un altro mondo possibile più che mai urgente e necessario.

L’amore per la pace e per la vita non sono istanze e sentimenti passivi, ma sono costantemente proiettati verso un nuovo futuro, verso la prossimità dell’altro. All’interno delle comunità sociali, dove collettivamente si attualizzano valori e ideali, insieme si raccolgono i frutti delle idee più belle, anche solo quando gli ascoltatori, i destinatari di messaggi e tutti coloro che apprezzano i contenuti di pace, ringraziano, questo è un evento importante. Perché dai libri condivisi in comunità emergono prospettive di speranza, di bellezza in quanto si creano proprio visioni di bellezza e bontà dell’esistente e si pone soprattutto il giudizio sulle nefandezze, sulla violenza, sulle ingiustizie sociali che permeano la società e di riflesso le nostre vite.

Essere figlie e figli di una cosmicità femminile, di una maternità terrena, aiuta a travalicare le violenze del patriarcato, del maschile, del misogino, dell’essere divino, unico Dio creatore, maschio e onnipotente perché siamo donne accompagnate da uomini che vogliono il bene dell’universo e aborriscono ogni forma di violenza.

La guerra di cui spesso sentivo parlare in famiglia è sempre più drammatica e vicina.

Per questo esistono i coordinamenti antinucleari europei che si attivano e si spendono per bloccare gli arsenali di morte della nato, dove sono stoccate le bombe nucleari statunitensi B-61 e quelle ancora più sofisticate per la guerra del domani ossia le B 61-12.

Tutto il nostro essere di attivisti nonviolenti aborrisce la violenza e la guerra e per questo mi piace scriverne intimamente.

Scrivere in questo mio diario virtuale.

In questo mio diario intimo ma, al contempo plurale e condiviso. E ancora penso alle nostre stelle, le “stelle della Resistenza” da mio nonno al nostro amico Partigiano Deportato Emilio Bacio Capuzzo, scomparso nella data storica del 2017 per il Premio Nobel per la pace a Ican, fino ad arrivare al papà Partigiano di Alessandro Marescotti e ai grandi padri del pacifismo da Stéphane Hessel a Edgar Morin a Turoldo. Coloro che ci insegnano sempre a amare la vita, gli altri anche nei momenti più bui e oscuri dove i demoni della mente si impadroniscono dei nostri sensi. Ma appellarci alle stelle, alle “stelle della Resistenza” è una salvezza per vincere le tenebre, il nefasto, l’inimicizia, l’ostilità e la cattiveria e per far prevalere la bontà, l’amore, la bellezza.

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La cara amica Antonia Baraldi Sani, già presidente di Wilpf – Women’s International League For Peace and Freedom Italia, in una nostra conversazione telefonica, riflette sul concetto di pace e di pacifismo.

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La cara amica Antonia Baraldi Sani, già presidente di Wilpf – Women’s International League For Peace and Freedom Italia, in una nostra conversazione telefonica, riflette sul concetto di pace e di pacifismo.

Lei che è stata moglie del celebre regista Rai Massimo Sani, il maggior documentarista sulla storia dell’Antifascismo e sugli eventi della seconda guerra mondiale e in generale e in particolare modo della storiografia contemporanea, racconta la sua militanza nei partiti di estrema sinistra, sempre schierata per l’antifascismo.

Antonia ha attraversato il dramma della guerra ed era profuga da un luogo all’altro dell’Italia.

Da questa esperienza con la guerra si è sempre posta delle domande fortemente esistenziali: cos’è la pace? è semplicemente assenza di conflitti?

La solidarietà è l’anticamera della pace, lei afferma convintamente, ma non deve essere solo assistenzialismo nei confronti dei più poveri, delle frange più fragili della società, ma significa dare e creare opportunità lavorative per tutti.

Lei che nell’infanzia è cresciuta in ambienti cattolici, ha incontrato preti operai e si è resa conto della loro estrema diversità rispetto ai vari sacerdoti parrocchiani più comuni.

I preti operai sviluppano forme di solidarietà legate al concetto di terrestrità, all’attualità del presente a sostegno dei figli di una grande madre che non è sorella, ma è la madre di tutti: la madre terra.

Lei è madre, il che vuol dire che non siamo figli di un Dio maschio e onnipotente, ma di una maternità che prende le sembianze dalle mitologie dei popoli ancestrali. E dalle antiche etnie autoctone del Sudamerica.

Ma con Antonia, andiamo oltre le mitologie, e ci rifacciamo e ricolleghiamo ai presupposti scientifici collegati all’evoluzionismo della specie umana, animale, vivente e terrestre per cui siamo figli di una terra e di un cosmo.

La pace è soprattutto per Antonia una costruzione terrena per il superamento delle disuguaglianze.

Il nostro è un pensiero e una concezione della vita e dell’esistente profondamente laico, nonviolento e femminista.

Perché non prevede una paternità divina e religiosa e mitologica continuamente e cristianamente parlando.

Al contrario contempla, con uno spirito basato sull’evoluzionismo scientifico della specie, un’appartenenza e una genesi da un corpo femminile, da una cosmicità e terrestrità che attraversano il tempo e lo spazio dall’origine della specie umana, animale e vivente, su presupposti scientifici basati sull’evoluzionismo delle varie specie terrestri e sulla preesistente cosmicità e vita cosmica.

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Il cortile degli oleandri

Libro

Il cortile degli oleandri

È stata per noi una grande sorpresa e un immenso piacere, poter leggere “Il cortile degli oleandri”, opera della cara amica Rosaria Longoni. Un libro intenso, scritto con il cuore e con la consapevole volontà di tramandare una memoria importante: una memoria capace di trasmettere emozioni e valori

Libro di Rosaria Longoni, insegnante, già sindaco di Nova Milanese (Monza e Brianza)

Il cortile degli oleandri

Libro di Rosaria Longoni

Prefazione di Franca Ciamarone

Postfazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

 

Scheda editoriale del Libro “Il cortile degli oleandri” Mimesis Edizioni

La narrazione, garbatamente minuziosa, rende partecipi della storia tribolata di una famiglia friulana che, a testa alta con la sicurezza delle proprie radici, si integra nella vita di Muggiò, paese della provincia milanese, durante i dolorosi anni della Seconda guerra mondiale. Attraverso l’emozionante racconto di Agar, una ragazzina coraggiosa con tanta voglia di studiare e di riscattarsi, emerge la figura centrale, il vero motore di tutte le situazioni: Gigia, madre esemplare e generosa donna di fede, capace di trovare audaci soluzioni e di superare ogni ostacolo. Il sentimento antifascista che pervade la seconda parte culmina con la scelta ponderata dei protagonisti di partecipare alla guerra di liberazione in modo attivo, fra la presa di coscienza collettiva dei propri diritti in fabbrica, una chiesa vicina alle richieste di uguaglianza e di giustizia del popolo e anche semplici persone, come Gigia, pronte a sacrificare la propria vita per la libertà e la democrazia.

 

Tratto dal Libro “Il cortile degli oleandri”
“Nello, noi siamo dalla parte giusta, quante volte l’abbiamo detto? Stiamo combattendo per difendere la nostra libertà, è un nostro sacrosanto diritto, non è una stupida ostinazione e non possiamo rinunciare ora, dobbiamo continuare a lottare anche per quelli che sono stati uccisi, arrestati, deportati!”

Papà era stanco, ma sempre convinto, infatti concluse: “Hai ragione, Gigia, andiamo avanti, non è questo il momento di essere stanchi, anzi dobbiamo impegnarci ancora di più!”

 

Postfazione al Libro “Il cortile degli oleandri” Mimesis Edizioni di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

 

È stata per noi una grande sorpresa e un immenso piacere, poter leggere “Il cortile degli oleandri”, opera della cara amica Rosaria Longoni.

Un libro intenso, scritto con il cuore e con la consapevole volontà di tramandare una memoria importante: una memoria capace di trasmettere emozioni e valori.

Una testimonianza di quello che fu l’orrore del nazifascismo e allo stesso tempo quale fu la risposta di un popolo che per giustizia e non per odio volle riscattarsi.

Narrare storie di Antifascismo, trattare di Pedagogia della Resistenza oggi risulta essere fondamentale alla luce di un clima di odio, xenofobia e razzismo in continua crescita.

Molti sono gli scritti a nostra disposizione per studiare e comprendere il periodo nefasto del nazifascismo che sprofondò l’Italia, l’Europa e il mondo in un baratro di orrore e sofferenza indicibili. Ma narrare storie di ordinaria resistenza, anche di piccoli nuclei familiari, può rappresentare un importante passo per far comprendere i valori su cui si fonda la nostra Costituzione nata dalla Resistenza Antifascista.

E’ necessario fare memoria e ricordare la nascita dello Stato italiano e degli Italiani come popolo, in un certo senso “rinato” il 25 Aprile 1945, grazie al sacrificio di moltitudini di persone che hanno versato il proprio sangue e dato la propria vita, nel segno dell’eguaglianza sociale ed economica, della libertà di espressione, del rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani, della pace e della fratellanza.

Attualmente, alcune frange della società italiana sembrano senza memoria, prive di attenzione per la propria storia e per il passato che appartiene loro. Proprio per questo è necessario stimolare le nuove generazioni ad un impegno costruttivo e creativo come sostiene il Partigiano, Deportato, padre costituente dell’ONU Stéphane Hessel “Creare è Resistere, Resistere è creare”.

Su Mimesis Edizioni:

http://mimesisedizioni.it/il-cortile-degli-oleandri.html

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    Alex Zanotelli sostiene Giampiero Monaca

    Messaggio di Alex Zanotelli in solidarietà con il Maestro Giampiero Monaca per sostenere il diritto al metodo pedagogico “Bimbisvegli”
    20 luglio 2021 – Laura Tussi
  • Giampiero Monaca in digiuno per il diritto al metodo "Bimbisvegli"

    PACE
    Scuola

    Giampiero Monaca in digiuno per il diritto al metodo “Bimbisvegli”

    Da più di un mese il caro amico Giampiero Monaca è in digiuno, un digiuno di giustizia per affermare prima di tutto il diritto e dovere che ha un maestro di educare i suoi alunni secondo un metodo che pone le basi sull’insegnamento dei grandi maestri della pedagogia nonviolenta
    17 luglio 2021 – Laura Tussi
  • I pacifisti e le missioni militari all’estero

    PACE
    Le proposte delle organizzazioni umanitarie, per la pace e la cooperazione internazionale

    I pacifisti e le missioni militari all’estero

    Oggi, in contemporanea con il dibattito parlamentare riguardante la Deliberazione governativa sull’impegno per il 2021 delle missioni militari all’estero, si terrà un confronto tra società civile, accademici e gli esponenti parlamentari direttamente coinvolti nell’iter in corso.
    12 luglio 2021 – Redazione PeaceLink
  • Anna Frank e la felicità

    PACE
    Oggi un amico mi ha donato una buona parola: felicità

    Anna Frank e la felicità

    Anna si ritrovava reclusa con una fanciullezza spezzata dalla guerra. La seconda guerra mondiale: la più spietata delle atrocità del cosiddetto secolo breve. Dai Lager, ai bombardamenti fino all’altrettanto crudele epilogo di Hiroshima e Nagasaki
    3 luglio 2021 – Laura Tussi