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La Terza Marcia Mondiale per la pace e la Nonviolenza. Per lanciare messaggi di pace e ponti di dialogo contro le guerre

di Laura Tussi (sito)

La Terza Marcia Mondiale per la pace e la Nonviolenza che parte a ottobre dal Costa Rica. Per lanciare messaggi di pace e ponti di dialogo contro le guerre.

di Laura Tussi su FARO DI ROMA

Con la preziosa collaborazione di Alessandro Capuzzo

La Terza Marcia Mondiale per la pace e la nonviolenza inizierà a San José de Costa Rica, il 2 ottobre 2024, Giornata internazionale della nonviolenza.
Attraverserà i 5 continenti e si concluderà in Costa Rica il 5 gennaio 2025

La Marcia Mondiale è un progetto di sensibilizzazione sulla situazione internazionale riguardo ai conflitti armati, alla violenza e alla discriminazione in atto nel mondo, e di proporre la riduzione progressiva delle spese militari dei vari paesi e lo smantellamento degli arsenali nucleari.

Le idealità e gli obiettivi della Marcia Mondiale per la pace e la nonviolenza. E’ stata la prima marcia mondiale su queste tematiche svoltasi nella storia

A quattordici anni dalla Prima Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, le ragioni che l’avevano motivata, lungi dal ridursi, si sono rafforzate. Oggi, la Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza è ancora più necessaria. Per denunciare la pericolosa situazione mondiale caratterizzata da conflitti crescenti, creare coscienza, valorizzare le azioni positive, dare voce alle nuove generazioni e alla cultura della nonviolenza in tutte le sue forme e aspetti e declinazioni.

Una realtà sempre più disumanizzata e disumanizzante con migranti che richiedono asilo e assistenza e accoglienza e solidarietà nei nostri territori e fuggono da disastri ambientali e guerre e terrorismo e manovre economiche dove le Nazioni Unite perdono di credibilità e forza

Viviamo in un mondo in cui la disumanizzazione sta crescendo, e nemmeno le Nazioni Unite sono più un riferimento nella risoluzione dei conflitti internazionali. Un mondo devastato da numerose guerre, in cui lo scontro tra le potenze dominanti ed emergenti colpisce prima di tutto le popolazioni civili.

L’occidente cosiddetto civilizzato persegue, invece di risolvere le guerre e le migrazioni forzate, in una politica di riarmo e guerrafondaia e le spese militari nel mondo crescono e aumentano esponenzialmente generando pericoli per l’umanità come l’incremento militaresco e bellicista e l’escalation nucleare

Un mondo con milioni di migranti, rifugiati e sfollati ambientali e profughi costretti ad attraversare confini permeati di ingiustizia e morte, e in cui le guerre e i massacri trovano giustificazione in dispute per risorse sempre più limitate.

La disuguaglianza globale per cui un ristretto numero di potenti detiene la stragrande maggioranza dei beni comuni del pianeta indispensabili per il sostentamento e la sopravvivenza dell’intera umanità

Un mondo in cui la concentrazione del potere economico nelle mani di pochi compromette, persino nei paesi sviluppati, ogni speranza di realizzare una società basata sul benessere per tutti.

In sintesi, è un mondo in cui la giustificazione della violenza, in nome della “sicurezza”, porta alla crescita di scontri bellici di proporzioni incontrollabili

Il 22 gennaio 2021, ricorre l’entrata in vigore del Trattato di Proibizione delle armi nucleari. Come festeggiare il suo terzo anniversario mentre continuano ad aumentare gli stati che lo ratificano e siamo già giunti al secondo incontro/confronto tra di loro?

Perché l’Italia e tutte le nazioni sotto il controllo Nato non ratificano il TPNW? E la Marcia Mondiale si fa portavoce del TPNW, nonostante tutti gli ostacoli imposti dal sistema di guerra e dall’establishment belligerante e di militarizzazione dei popoli

Dal lontano 1945, la bomba atomica ha fatto la sua entrata trionfante anche nella nostra immaginazione. Innumerevoli opere, dal fumetto al cinema, hanno descritto cosa potrebbe accadere in caso di un conflitto nucleare, ci hanno immerso in un futuro in cui l’energia atomica avrebbe potuto migliorare la vita di tutti o ci hanno rivelato i retroscena di eventi fondamentali del secolo scorso.

La mostra “La bomba” ci racconta il fenomeno dell’atomica attraverso il mondo contemporaneo del fumetto e dell’immaginario, presentando tavole originali, manifesti cinematografici, riviste e giornali dell’epoca, video e oggetti simbolici

Con il Museo del Fumetto, come Marcia Mondiale per la Pace e per la Nonviolenza, abbiamo allo studio diverse iniziative, tra queste una mostra sui fumetti dedicati alla Nonviolenza.

Verso la terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza con partenza a ottobre dal Costa Rica.

Dopo le due marce mondiali del 2009-2010 e del 2019-2020 che hanno percorso i cinque continenti, la Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza è prevista per il 2024 e il 2025.

La presenza di Rafael de la Rubia, ideatore della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza e coordinatore delle prime due edizioni, ha consentito di organizzare una serie di incontri in Italia per lanciare la terza Marcia Mondiale, in programma dal 2 ottobre 2024 al 5 gennaio 2025, con partenza e arrivo a San José in Costa Rica.

Il primo di questi incontri si è svolto sabato 4 febbraio 2024 a Bologna al Centro di Documentazione delle Donne. Rafael de la Rubia ha approfittato dell’occasione per un breve ricordo delle prime due edizioni della marcia

 La prima, partita dalla Nuova Zelanda il 2 ottobre 2009 e terminata a Punta de Vacas il 2 gennaio 2010 ha aggregato intorno al progetto più di duemila organizzazioni. Data l’importanza dei temi della pace e della nonviolenza e il forte valore simbolico che fin da subito ha acquisito la prima marcia mondiale, si è pensato per la seconda di cambiare paradigma e di tentare di organizzare una nuova marcia a partire dalle attività di base, senza un’organizzazione centralizzata.

La riuscita della Marcia per la Pace e la Nonviolenza in America Latina ha consentito di verificare che questo tipo di approccio funziona, con le attività di base e senza una organizzazione centralizzata

Così è partito il progetto della seconda Marcia Mondiale. Partita da Madrid il 2 ottobre 2019 e conclusa sempre della capitale spagnola l’8 marzo 2020. Ha coinvolto più organizzazioni locali della precedente Marcia ed é durata diversi giorni di più, malgrado i problemi generati, soprattutto in Italia, dall’inizio della pandemia Covid19.

Un nuovo inizio ufficiale in Italia dopo la convulsa conclusione del 2020 quando la pandemia impedì il passaggio della delegazione internazionale

E nonostante questo l’entusiasmo, il desiderio di continuare insieme permea ancora tutte le realtà legate alla marcia, con la grande consapevolezza e concretezza del momento che stiamo vivendo.

Gli incontri del 2023 a supporto della marcia mondiale per la pace e la nonviolenza tenuti a Brescia con istituzioni e associazioni

Il Presidente dell’ANPI ha garantito che investirà la sua associazione di una discussione sul tema nell’ottica di trovare modalità di azione utili a far conoscere l’iniziativa della Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza e a sostenerla.

Una ingente e consistente presenza e partecipazione del mondo pacifista e antimilitarista e dell’attivismo nonviolento in contrasto e opposizione con le basi militari e nucleari della Nato

La delegazione di attivisti pacifisti attribuisce una valutazione positiva degli incontri ed invita tutte le realtà pacifiste ed antimilitariste a svolgere iniziative analoghe a questa, a partire da Pordenone-Aviano, sedi nucleari e basi Nato, consegnando il testo della Denuncia a Prefetture, Province e Comuni capoluogo delle città ove essi operano. Contestualmente i denuncianti faranno circolare un invito a condividere il testo della Denuncia a cittadini ed associazioni sensibili.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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Il Blog dei Lavoratori e Delegati indipendenti di Pisa: agire localmente e pensare internazionalmente per il mondo del lavoro in un’ottica geopolitica di pace

di LAURA TUSSI

Conoscete il Blog di Lavoratori e Delegati Sindacali?

Si tratta di un piccolo grande esperimento di #informazione libera da influenze e da copyright, che raccoglie al suo interno istanze, richieste e problematiche provenienti dal mondo del lavoro…ma non solo!

Un Blog di Lavoratori e Delegati sindacali che nasce a Pisa per raccogliere e diffondere le istanze e le richieste e problematiche provenienti dal mondo del lavoro, anche a livello nazionale e internazionale. Ma non solo. Nello specifico, per fare informazione collegata all’attualità e approfondimenti di un passato più o meno recente, con prospettive orientate verso il futuro prossimo. Ne parliamo con il direttore Federico Giusti.

Abbiamo chiesto a Federico Giusti, tra gli animatori del blog delegati e lavoratori indipendenti, di raccontarci della loro esperienza iniziata anni or sono e ormai consolidata. Nel panorama asfittico della informazione, il blog si presenta come strumento aperto e incline alla libera discussione. Federico Giusti tiene a precisare che oggi sia indispensabile ricostruire una cassetta degli attrezzi aggiornata che unisca la critica al pensiero della sinistra neoliberale a una opposizione contro i dettami di Maastricht, fino a analizzare lo smantellamento del welfare per restituire linfa vitale ai precetti neoliberisti dello stato leggero e della centralità del mercato e delle spese belliche e militari. Gli animatori del blog hanno recentemente criticato la supponenza anche di settori della informazione comunista europea verso le elezioni europee e al contempo la sottovalutazione delle contraddizioni che vanno emergendo rispetto alla cosiddetta svolta green. Abbiamo rivolto a Federico alcune domande che ci auguriamo siano di interesse per i nostri lettori.

Partire dal lavoro, dai lavoratori e dalle lavoratrici per approdare a temi quali il pacifismo, la critica al neoliberismo, l’attualità politica, il sindacalismo. È questo l’obiettivo del blog dei lavoratori e delegati sindacali di Pisa, un piccolo grande esperimento di informazione libera da influenze e da copyright, come ci spiega uno dei curatori Federico Giusti.

PisaToscana – «Oggi è indispensabile ricostruire una cassetta degli attrezzi aggiornata che unisca la critica al pensiero della sinistra neoliberale a una opposizione contro i dettami di Maastricht, fino a analizzare lo smantellamento del welfare per restituire linfa vitale ai precetti neoliberisti dello stato leggero e della centralità del mercato e delle spese belliche e militari». Esordisce così Federico Giusti, fra gli animatori del blog di lavoratori e delegati sindacali di Pisa.

Un progetto prima di tutto d’informazione che nasce per raccogliere e diffondere le istanze e le richieste e problematiche provenienti dal mondo del lavoro, anche a livello nazionale e internazionale. Ma non solo. Nello specifico, per fare informazione collegata all’attualità e approfondimenti di un passato più o meno recente, con prospettive orientate verso il futuro prossimo.

Come nasce il blog delegati e lavoratori indipendenti?

Nasce per due bisogni reali: costruire informazione a partire dai luoghi di lavoro e dopo avere preso atto della inadeguatezza dei siti sindacali che sovente non offrono spazi adeguati agli approfondimenti, la stessa considerazione vale per alcune testate divenute organo di organizzazioni politiche. Il blog si avvicina anche ai grandi temi geostrategici e della politica internazionale

Quali sono i vostri obiettivi e quali risultati vi ponete?

Volevamo un blog autoprodotto, magari anche un po’ rozzo, ma senza spendere un euro dei soldi raccolti con le sottoscrizioni e le deleghe sindacali che devono essere indirizzati a scopi proficui, un blog per offrire spazio alle lotte in corso, anche quelle intraprese da soggetti sindacali diversi dal nostro. Ovviamente con lo sguardo rivolto agli scenari attuali e contro le guerre in atto nel mondo.

Un Blog per aprirsi poi al contributo critico di quanti vogliono cooperare al rovesciamento della narrazione mainstream, in una sorta di libera agorà per animare dibattiti e confronti anche sulle prospettive dei negoziati e delle trattative di pace. Giusto?

Il nome è nato per caso partendo tuttavia da due principi per noi basilari: la indipendenza del sindacato da organizzazioni politiche, più o meno grandi, e dalla necessità di rimettere al centro il lavoro e le soggettività che lo caratterizzano dopo i processi di ristrutturazione avviati sul finire degli anni Settanta, con le lotte per liberare i popoli oppressi dall’imperialismo statunitense.

Quindi questi i vostri obiettivi: dare voce al conflitto e alla discussione, alle lotte sociali per la pace e offrire strumenti contro i processi di militarizzazione della società, del variegato mondo della conoscenza e al contempo guardare ad altri continenti animati da proteste e iniziative delle quali si sa ben poco

Noi siamo lontani dalla narrazione guerresca mainstream e dall’ortodossia bellicista e comunicativa dei media.

Molti articoli non hanno autore anche se a scriverli poi resta un gruppo ristretto, per noi chiunque li condivida è libero di riprenderli anche senza menzionarne la fonte, nel caso di articoli a firma individuale è un altro discorso

Blog e radio e ora anche un centro di studi? Vero?

Da quasi due anni collaboriamo attivamente con  Radio Grad, molti interventi su due rubriche settimanali in particolari: Il Megafono e Cub informa, rubriche frutto del lavoro  di ricerca realizzato dal Blog. Pensiamo che tra scritto e parlato si possa realizzare il giusto mix per costruire informazione e coscienze diffuse, per fornire strumenti utili ad aprire vertenze conflittuali e acquisire un punto di vista critico su innumerevoli questioni anche di geopolitica internazionale.

Volete dare vita a un centro studi con la collaborazione di ricercatori sociali. Per essere sempre più indipendenti da realtà politiche e sigle sindacali e così via

In queste settimane poi dovrebbe prendere corpo l’idea nata con Stefano Macera ed Emiliano Gentili, due ricercatori sociali con i quali si collabora proficuamente da oltre un anno. Abbiamo dato vita a un centro studi aperto per discutere di alcuni argomenti senza dipendere da qualche realtà politica o sigla sindacale, ci mettiamo a disposizione invece delle realtà sindacali e sociali di base per approfondire i temi del lavoro e le più svariate argomentazioni politiche e inerenti le molteplici realtà sociali.

Avete una idea del vostro lettore medio?Quante visualizzazioni avete in media? ma stanno crescendo…

Quotidianamente abbiamo circa 500 visualizzazioni. Sono poche al confronto di altri siti, ma se pensiamo al carattere volontario dei contributi, al fatto che gli animatori del blog hanno altri impegni prioritari, ad un prodotto realizzato a costo zero, il risultato è sicuramente positivo. E ultimamente, con il contributo di altri volontari e giornalisti, ci stiamo ampliando. Ci legge chi naviga su Fb, militanti sindacali e politici, ma anche semplici cittadini, lavoratori e lavoratrici che sui motori di ricerca si imbattono in qualche articolo del blog e iniziano a visualizzare ogni giorno dei pezzi magari diffondendoli via social.

Avete una tipologia di lettori solo militanti o di altro tipo?

Non pensiamo di avere una tipologia di lettori solo militanti, prova ne siano anche gli apprezzamenti per articoli scritti da singoli e che trattano argomenti non spendibili nell’immediato per qualche vertenza sociale. Tenete conto che abbiamo pubblicato anche pezzi già editi su altri siti dopo averli letti e apprezzati. Non siamo mai stati amici del copyright trovandolo ostacolo per la libera discussione e circolazione delle idee sui contesti più caldi di lotte e di idee e ideali per la pace nel mondo.

Voi pensate di essere un sito autosufficiente? o vi aprite a molteplici collaborazioni?

Dovremmo prendere atto che non esiste un sito autosufficiente. Chi pensa di esserlo ha talvolta trasformato la controinformazione in fonte di reddito, noi vorremmo anche aprirci ad altre collaborazioni senza la pretesa di essere la sola fonte rivoluzionaria oggi esistente. Ci fa un po’ ridere l’idea di chi pensa di potere competere con i grandi media, il nostro compito è ben diverso.

Ultimamente alcuni giornalisti free lance e volontari stanno animando le vostre pagine con articoli e scritti e reportage e persino saggi di ampio spessore

E così visioniamo e valutiamo e constatiamo un maggior numero di visite generali sul blog riguardanti ampie argomentazioni scottanti sui temi più caldi della geopolitica internazionale che ripercorrono le fasi politiche più salienti per giungere all’analisi e all’argomentazione di eventuali accordi di pace tra le controparti in conflitto armato che sussistono attualmente nel nostro pianeta.

su Italia che cambia e FARO DI ROMA

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Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza: un giro del mondo per fermare guerre e armi

di Laura Tussi

Tre mesi attraverso 5 continenti per parlare di #Pace e #Nonviolenza!

Con Alessandro Capuzzo abbiamo parlato della World March for Peace and Nonviolence, la marcia mondiale per la pace e la nonviolenza che partirà il 2 ottobre da San Josè, in Costa Rica, per farvi ritorno il 5 gennaio.

Tante anche le tappe in Italia! Per scoprirle leggete l’articolo della nostra Laura Tussi

La marcia mondiale per la pace e la nonviolenza. Un lungo cammino contro le guerre.

In cosa consiste e il perché della terza marcia mondiale per la pace e la nonviolenza e le motivazioni e gli ideali.

Ne parliamo con Alessandro Capuzzo uno dei principali coordinatori e animatori.

Una marcia aperta a tutte le persone che toccherà decine di paesi e attraverserà l’intero pianeta, partendo e tornando in Costa Rica. È la Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza, un grande evento giunto alla sua terza edizione che vuole sensibilizzare i popoli e spingere le istituzioni a bandire le armi, in particolare quelle nucleari.

Denunciare la pericolosa situazione mondiale caratterizzata da conflitti crescenti, creare coscienza, valorizzare le azioni positive, dare voce alle nuove generazioni e alla cultura della nonviolenza. È questo l’obiettivo dichiarato della terza marcia mondiale per la pace e la nonviolenza, promossa dall’associazione internazionale Mondo senza guerre e senza violenza. L’edizione 2024 della marcia durerà un anno intero: partirà infatti il 2 ottobre da San Juan, capitale del Costa Rica, e farà tutto il giro del pianeta per rientrare il 5 gennaio di nuovo in Costa Rica, dove è prevista una grande manifestazione finale. 

Alessandro Capuzzo è uno dei referenti italiani della marcia, un’idea nata e promossa dall’ampio movimento umanista internazionale che ha le sue basi di riferimento specifiche in Sudamerica. Ma sono diverse le istanze che alimentano questa iniziativa: «La marcia – spiega Alessandro Capuzzo – prende le mosse dal movimento umanista in quanto tale, ma con tutte le sue forme sfaccettate che sono diverse, e partecipano anche persone e associazioni esterne al movimento umanista. Io per esempio non ho mai fatto parte di quel movimento,  però sono stato coinvolto nella marcia fin dalla prima edizione e personalmente vivo a Trieste, estremo nord-est della cosiddetta Italia che è meta di tutte e tre le edizioni della marcia». 

La terza marcia mondiale per la pace e la nonviolenza è promossa da un’associazione internazionale che si chiama Mondo senza guerre e senza violenza e è già giunta alla terza edizione. E la prima si è svolta nel 2009. La seconda si è svolta nel 2020 e questa terza edizione durerà tre mesi. Quali sviluppi?

La terza edizione della marcia partirà il 2 ottobre da San Juan Costa Rica e farà tutto il giro del pianeta e tornerà il 5 gennaio di nuovo in Costa Rica dove è prevista ovviamente una grande manifestazione finale.

La marcia è stata una idea promossa cioè nata grosso modo dal movimento umanista internazionale che ha le sue basi di riferimento specifiche in Sudamerica ed è un’idea che ha preso spunto non solo dal movimento umanista. Da quali altre istanze?

Quindi la marcia prende le mosse dal movimento umanista in quanto tale, ma con tutte le sue forme sfaccettate che sono diverse, e partecipano anche persone e associazioni esterne al movimento umanista.

Per esempio non ho mai fatto parte di quel movimento – afferma Alessandro Capuzzo –  però sono stato coinvolto nella marcia fin dalla prima edizione e personalmente vivo a Trieste, estremo nord-est della cosiddetta Italia che è meta di tutte e tre le edizioni della marcia.

La marcia ha come suoi ideali principali, come dice il nome stesso, la nonviolenza e in questo caso la nonviolenza attiva e come primo atto di tutte le tre edizioni è stato posto la contrarietà alle armi nucleari. Atto imprescindibile.

Infatti già nella scorsa edizione, la seconda, è stato fatto un buon lavoro di affiancamento di Ican coalizione internazionale che ha promosso il nuovo trattato di proibizione delle armi nucleari fin dalla presentazione di quella seconda edizione a Madrid. Questo spunto diciamo viene portato avanti anche nella terza edizione dove si sta cominciando a parlare di denuclearizzazione del Golfo di Trieste dove vivo, afferma Alessandro Capuzzo. Ma soprattutto di una nuova edizione con un secondo trattato.

Il trattato per la Nuclear Free Zone del Sudamerica e del centro America è stato ratificato una ventina di anni fa e nel team internazionale della terza marcia mondiale per la pace vorrebbe produrre una seconda edizione del trattato stesso in modo che diventi aderente ai principi del TPAN

Certo il TPAN/TPNW trattato di proibizione delle armi nucleari poiché la Nuclear Free Zone è stata concepita ben prima. Ovviamente. Ecco questo diciamo è un nuovo argomento che è entrato non ora, ma nelle edizioni passate della marcia mondiale e è il bisogno di obiettori di coscienza. Quindi in questa terza edizione si cerca e si cercherà di metterci in collegamento con le organizzazioni e i personaggi e personalità che si occupano attivamente di obiezione di coscienza nelle sue varie forme.

Ecco una forma in particolare viene molto tenuta d’occhio e considerata ed è l’intervento civile di pace cioè quella che Langer chiamava i corpi civili di pace. Queste per sommi capi le principali direttive?

Poi ci sono diverse altre questioni che fanno parte del manifesto della terza marcia mondiale. Ma insomma sarebbe dilungarsi troppo nell’elencarle tutte. Specialmente la marcia è strutturata in un coordinamento internazionale e sussiste e sovrintende ed è quello che esprime anche l’équipe che fa più o meno il giro del mondo e questo organismo diciamo si suddivide poi in team che chiamiamo le segreterie continentali e poi corrispondono a delle chat di attività.

Insomma ogni continente ha le sue persone addette che fanno parte degli International team, ma che si occupano anche nello specifico proprio di quel continente. Giusto?

E poi ci sono le realtà statuali. Cioè ogni paese ha un suo coordinamento. Con una base sufficiente per costruire un percorso credibile all’interno di quel singolo Stato. Non tutti gli Stati possono venir percorsi in tre mesi dalla marcia mondiale: questo è ovvio. Quindi si fa una cernita degli Stati in cui sussiste una base sufficiente per costruire un percorso credibile e attivo. Ecco per quanto adesso non so fare l’elenco preciso degli Stati coinvolti, magari questo lo vedremo in un altro momento. Però funziona così. Un team internazionale dove ci sono dei coordinamenti continentali e poi man mano dei comitati nazionali. Ancora più in basso, se così si può dire, ci sono le realtà cittadine locali. Perché nelle varie città ad esempio Milano, dove voi abitate, vi è un comitato milanese di accoglienza della marcia mondiale che sta organizzando iniziative in preparazione dell’arrivo della marcia e di accoglienza per il momento in cui la marcia arriva.

Da questa edizione che, a differenza delle prime due, si svolge non a dieci, ma a cinque anni di distanza tra la seconda e la terza, è in programma di proseguire a cadenza quinquennale da qui in avanti con le marce mondiali successive. E’ così? Quali saranno i passi che seguiranno questa terza edizione?

Si è così. Per questo si sta pensando anche a costruire eventi e iniziative dopo il passaggio della marcia mondiale. Prima ovviamente della manifestazione finale del Costa Rica, ma anche a seguire per mantenere in un certo senso viva l’attenzione durante il periodo che intercorre fra una marcia e l’altra e ovviamente con iniziative pensate appositamente per questo.

Con chi si svolge l’iniziativa e in partnership con quali istituzioni e con quali persone?

Ti posso rispondere che faccio parte dell’équipe internazionale e mi occupo in specifico dell’area di Alpe Adria e l’area che circonda la mia città Trieste e che comprende grosso modo il Triveneto fino a Bologna in Italia e che comprende l’Austria parte della Germania e la Cechia e la Slovenia e la Croazia. Stiamo tentando di vedere se riusciamo a coinvolgere in qualche modo anche la Bosnia. Ecco questa è l’area di mia competenza diciamo dove cerco di innescare i gangli della marcia mondiale per la pace e la nonviolenza sia nei termini di passaggio sia per il coordinamento delle attività nei singoli paesi e nelle singole località.

Promotrice Mondo senza guerre e senza violenza che sono una realtà internazionale presente anche in Italia. E chi vi partecipa?

Ovviamente, esatto. All’iniziativa partecipa il pubblico. Quindi il pubblico e tutti. Forse anche nessuno qualche volta. Ma insomma di solito è tutto il pubblico: può essere l’attivista come può essere il curioso come può essere qualcuno che magari la pensa diversamente in modo negativo, ma comunque è il pubblico. E’ la marcia mondiale a rendere evidente il discorso della Pace al più alto livello possibile. Ma soprattutto nel creare una coscienza internazionale il più vasta possibile della tematica pacifista.

In che modo si possono creare legami fra territori così eterogenei?

E creare connessioni, cioè far sapere qui quello che succede nelle Filippine piuttosto che in Cile piuttosto che in Messico o altrove ancora e mettere per quanto possibile in contatto realtà che non sono tanto distanti o culturalmente troppo diverse tra loro come per esempio l’interno dell’Europa e la Spagna con l’Italia piuttosto che la Slovenia con l’Austria e così via.

Oggi è fondamentale sensibilizzare rispetto all’importanza della pace. Ci sono speranze?

Insomma certo cercando anche di vedere questa difficoltà incredibile, se si riesce a fare qualcosa con la Palestina, dove la marcia passerà in Europa e arriverà in Europa intorno all’8 novembre mentre in seguito passerà in Italia. Quindi la marcia passerà per una ventina di città italiane. Già molte realtà si sono organizzate tramite questo comitato nazionale che esiste per ospitare il passaggio della marcia mondiale con le loro iniziative.

Personalmente come ti poni nei confronti di questa iniziativa? Quali sono le tue aspettative?

Come organizzatore e come facente parte di queste équipe di motivazioni che dipendono strettamente da noi, ma dipendono anche dalla situazione in cui ci troviamo nel confrontarci. Questo è chiaro.

Credo  che la marcia sia in questo momento una buona opportunità per far emergere quel sentimento contrario alla guerra che esiste nella base di tanti popoli e del nostro in particolare. Vero?

Si è così. Se riusciamo a sfondare formativamente, il riscontro fra la gente può essere senz’altro positivo. Non so se si riesce a raggiungere uno zenit diciamo di influenza diretta su quanto succede sulle istituzioni eccetera, però qualcosa di positivo credo che la marcia lo lascia senz’altro. A meno che non vada a finire, e questo ci tengo a dirlo, lo stavo dimenticando, a meno che non vada a finire come nel 2019/2020 quando a febbraio 2020 due giorni prima dell’ingresso in Italia del team internazionale della marcia è scoppiata la pandemia e una ventina di città che avevano preparato una marea di iniziative sono rimaste completamente bloccate e è stato un vero trauma. Letteralmente.

Per sapere come partecipare clicca qui.

su Italia Che Cambia e FARO DI ROMA

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Francesco Guccini in concerto. Recensione di Laura Tussi

RECENSORE: Laura Tussi su FARO DI ROMA

Titolo: Francesco Guccini in concerto.

Autori: Claudio Sassi , Odoardo Semellini

Editore: Giunti Editore (Firenze)

Ero allora una giovane studentessa, quando, con il liceo classico che frequentavo e l’ITIS di Desio (Monza e Brianza), tramite il Club Tenco e lo storico presentatore del Premio, dedicato appunto a Luigi Tenco – che si svolge annualmente presso il teatro Ariston di Sanremo – il Preside Antonio Silva, abbiamo organizzato un importante evento con il Maestro Francesco Guccini.

In quell’occasione, Guccini ha regalato un’esclusiva e davvero molto preziosa e apprezzata anteprima, riservata a noi ragazzi, del suo allora, ultimo libro, ancora in via di produzione, dal titolo “Vacca d’un Cane” – correva l’anno 1992 – in cui raccontava dei luoghi del dopoguerra che gli sono rimasti nel cuore.

All’interno del libro, edito, successivamente, nel 1993, il musico diviene scrittore e descrive le difficoltà di un itinerario praticato attraverso il disastro postbellico, a cui si aggiunge la ritrosia di Francesco, bambino di soli cinque anni, a seguire i genitori, lasciando il famigliare e sicuro nido di Pàvana per un incerto e imprevedibile inurbamento, come lui ama ricordare nella canzone Piccola Città “cento finestre, un cortile, le voci, le liti e la miseria: io, la montagna nel cuore, scoprivo l’odore del dopoguerra”.
Insomma quando il nostro Guccini canta, con felice sintesi, di questa “piccola città, bastardo posto”, traduce la memoria storica degli eventi ed esplicita un suo malessere personale, un disagio esistenziale, che non si discosta molto dalla realtà sociale di quegli anni.
In un quartiere di Modena situato tra “la Via Emilia e il West”, Guccini comincia a conoscere i suoi compagni di avventura musicale e non solo, con i quali si esibisce in modi e ambiti al limite dell’informalità e della trasgressione, in bar, osterie, circoli culturali, carceri, fabbriche occupate e dismesse, teatri e teatrini, prima di approdare alle dimensioni degli stadi e dei palasport.
Fino alla sua prima maturità, Guccini si è sempre esibito con modalità artigianali, vicine alla tradizione del cantastorie più che del cantautore, affrontando i sentieri delle osterie, dei cabaret, dell’affabulazione fulminante e coinvolgente, dell’esibizione schietta, essenziale e immediata che denuncia la precarietà dell’esistere, caratterizzata dal sottile spleen di baudelairiana memoria, da una velata malinconia e al contempo agguerrita passione di denuncia sociale.

Tutta questa narrazione è raccolta nel nostro libro dal titolo “Francesco Guccini in concerto”, in cui Giunti Editore vuole rendere un altro omaggio al Maestro, avvalendosi dell’impegno di due straordinari ricercatori e collezionisti, Claudio Sassi e Odoardo Semellini, che hanno raccolto e riesumato una notevole e impressionante quantità di materiali inediti, dal profondo degli archivi, da cui hanno estrapolato manifesti, memorabilia, locandine, ritagli di giornale, interviste e biografie. Alle testimonianze, raccolte appositamente per questo volume, si sono aggiunti i racconti e le memorie dei tanti musicisti che hanno accompagnato il Cantautore nel tempo, da Flaco Biondini a Ellade Bandini, fino alle performance con il Club Tenco e ai duetti con Vecchioni, la Nannini, Ligabue, tramite approfondimenti collegati alla sua attività in studio e alla vita quotidiana, negli anni delle leggendarie notti all’Osteria delle Dame a Bologna e nel paesaggio pittoresco dell’Appennino Tosco Emiliano, intriso del clima triste e dimesso del dopoguerra, che, invece, è diventato, col tempo, una dimensione mitologica e poi storica della prima canzone d’Autore nel nostro Paese.

Tutto questo nella straordinaria e sconosciuta trama esistenziale, intrisa di dialoghi, incontri, rapporti, progetti, in seguito a date, eventi occasioni di un Cantautore che negli anni, ha saputo intrattenere il suo pubblico, creando un legame empatico, caldo, coinvolgente, raccontato in questo nostro libro biografico che si è trasformato, man mano che veniva composto e prendeva forma, nel racconto pittoresco e avvincente di uno dei personaggi più impegnati e contestatori della canzone italiana, schierato per i significati ultimi della giustizia sociale, dell’uguaglianza dei diritti tra tutti gli esseri umani, con imprescindibile e costante coerenza, attraverso le doti artistiche più alte della semplicità, dell’immediatezza, dell’umanità, dell’impegno sociale, dell’amore per la musica e per il pubblico in un connubio armonioso, nel crescendo entusiastico dei concerti, senza eccessi maldestri di protagonismo, ma sempre al limite del goliardico, nel gusto della trasgressione sagace, nella ricerca dell’ironia, attraverso il piacere della compagnia, dell’avventura, alla luce della sapiente e vissuta sperimentazione artistica e musicale.

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Altro che tregua. A Gaza è stata imposta l’interruzione degli aiuti e non quella dei bombardamenti che stanno annientando i palestinesi. Israele è ancora il popolo dell’esilio di cui parlava Moni Ovadia nel suo libro?

Moni Ovadia, Il Popolo dell’Esilio, Editori Riuniti. Recensione di Laura Tussi su FARO DI ROMA

“Si stanno rivelando per quello che sono, cioè una tragica farsa, le nuove trattative volute dagli USA in Qatar, con l’obiettivo del tutto teorico, purtroppo, di una sempre più improbabile restituzione degli ostaggi in cambio del cessate il fuoco, uno stop al genocidio in atto che, evidentemente, Israele non vuole proprio accettare. Ed ecco che ieri le operazioni di aiuti umanitari delle Nazioni Unite a Gaza sono state sospese in seguito al nuovo ordine di Israele di evacuare Deir Al-Balah nella zona centrale della Striscia, come ha comunicato un portavoce delle Nazioni Unite. “Non siamo in grado di lavorare oggi nelle condizioni in cui ci troviamo”, ha affermato il funzionario, parlando a condizione di anonimato. “Non ce ne andremo da Gaza perché la gente ha bisogno di noi lì”. “Stiamo cercando di bilanciare le esigenze della popolazione con l’esigenza di sicurezza e protezione del personale delle Nazioni Unite”, ha aggiunto.
Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas a ottobre, l’Onu ha dovuto a volte “ritardare o mettere in pausa” le sue operazioni, “ma mai fino al punto di annunciare concretamente che non può più fare nulla”, come invece sta succedendo ora, ha aggiunto il funzionario. Siamo cioè al punto più basso della crisi, nel quale si è persa da parte di Israele e di chi lo sostiene, ogni remora o riferimento alla coscienza civile.

Eppure – come ci racconta la nostra Laura Tussi nella recensione al libro di Moni Ovadia Il popolo dell’esilio, pubblicato dagli Editori Riuniti – i valori dell’uguaglianza e dell’accoglienza erano alla base dell’idea stessa di Popolo Ebraico, la cui vocazione era quella di vivere nella pace”.

Salvatore Izzo

La Rivista Tempi di Fraternità propone una recensione a “Il Popolo dell’Esilio”, opera di Moni Ovadia, grande interprete e musicista poliedrico e eclettico e attore istrionico e impegnato sui temi politici di stringente attualità. La recensione è inerente la questione mediorientale e il conflitto tra Israele e Palestina.

La Rivista e la Redazione di Tempi di Fraternità sono impegnate sui temi del diritto internazionale alla pace, al dialogo, alla democrazia, alla luce dei processi di riconciliazione tra genti, popoli e minoranze, con le loro culture e tradizioni creative, al fine di esorcizzare, con gli strumenti della creatività e della bellezza di fantasie oniriche e musicali, e superare la strategia della tensione e del terrore di tutti i conflitti armati, delle dittature imperialiste e dei regimi sciovinisti, che impongono guerre e genocidi.

 IL POPOLO DELL’ESILIO

Opera di Moni Ovadia

Recensione di Laura Tussi

Editori Riuniti

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/mediooriente/Notizie_1323270578.htm

In pagine di alta e rara intensità, Moni Ovadia, abile interprete, poliedrico musicista e eclettico attore, esprime la propria posizione sulla questione mediorientale, con la voce ironica e commossa di un ebreo che desidera intensamente la pace fra i due popoli, rompendo il proprio canto con quesiti difficili e oscuri presagi della discordia che separa terre e uomini. Un canto di bellezza creativa che esprime una vocazione libertaria,1’istintiva diffidenza nei confronti del potere cristallizzato, dell’autorità prepotente, contro ogni antisemitismo, indagando la verità, oltre asfittici schematismi ideologici, banali slogan propagandistici e cortocircuiti della memoria.

Moni Ovadia, attraverso l’opera “Il popolo dell’esilio”, manifesta una profonda vocazione per la condizione dell’esule, dello straniero, nel regno della giustizia sociale, dove i ruoli non pretendono alcun significato e le gerarchie sono abolite, nel viaggio in cammino verso l’umanità, sulla Terra che è Santa perché la si abita da stranieri fra gli stranieri, in un alto concetto di economia di giustizia, contro ogni deriva nazionalista, con fantasia e creatività: due concetti chiave.

Una condanna all’Europa intrisa ancora di odio per l’altro e che non diventerà mai un’unica nazione degna, finché non accoglierà le alterità e le minoranze, condannando e contrastando le ideologie xenofobe, tramite l’espulsione dalle istituzioni di capi politici che sfruttano il pregiudizio e fomentano l’odio razziale.

Moni Ovadia si schiera contro la virulenza e la rigidità sionista, delirio del confine e rivendicazione di un’identità sclerotizzata e ottusa, in nome di una “sicurezza”, sul cui altare si immolano ideali di giustizia, di pace e umanità, tramite la mistica della forza del potere. Dall’opera affiora invece pressante l’esigenza di Pace per far  riemergere la memoria dello sterminio nazista dall’ossessione, dalla paranoia, per trasformarsi in un alto momento mnestico creativo, di vivacità fantasiosa e musicale, di un nuovo umanesimo universalista, nella condizione dell’esilio in cui l’essere umano rivela lo splendore che lo conduce alla pace, all’uguaglianza, all’alleanza con gli altri esseri viventi, con l’ambiente e l’ecosistema, in sospensioni sabbatiche di spazio e tempo, in un’auspicabile diasporizzazione universale, contro la peste del nazionalismo che ingenera guerra e stermini. Occorre abitare la terra da stranieri fra gli stranieri, praticando la giustizia sociale e affermando un paradigma di relazione e accoglienza con il popolo antagonista, in un ideale sublime di erranza, nella prospettiva di una diaspora universale, precondizione necessaria per costruire la pace, dove prevalga l’idea dell’esilio come patria che riconosce le potenzialità della fragilità dell’umano, in profonde strutture dell’emozione e del sentimento comuni, in una riconoscibilità identitaria indefinita e in continua ridefinizione, di tradizioni, narrazioni, lingue, letterature, musicalità e creazioni artistiche, di popoli senza confini, bandiere, eserciti, burocrazie, senza retorica patriottarda, in un infinito e osmotico collettivo di diaspore universali. All’insegna della vivacità creativa del popolo dell’esilio. Dunque la questione ebraica rappresenta proprio il quesito dell’alterità.

Il nazifascismo odiava l’ebreo della diaspora, sradicato, fragile, ubiquo, capace di tenere in sé le contraddizioni, l’ossimoro di molteplici identità, senza rinunciare a nessuna di esse; l’ebreo maestro del pensiero critico e della vivacità culturale creativa, padrone della dialettica del dubbio, portatore dell’idea rivoluzionaria di una redenzione universale, fondata sulla precaria, onirica, evanescente bellezza dell’uomo fragile, inventore dell’elezione dal basso, di redenzione dalla condizione di schiavo, di straniero, oltre le logiche spietate di teocrazie nazionaliste votate all’annientamento delle diversità. La Torah è un messaggio universalista. La Torah, oltre la formazione marxista e libertaria, ispira il pensiero dell’Autore nelle lotte per la giustizia sociale, per le rivendicazioni palestinesi, per tutti gli oppressi, per le donne, gli omosessuali e per i diritti del creato, degli animali che lo abitano, dove il tempo diviene lo spazio dell’esistenza nell’abolizione della logica del confine, nella vera visione universalistica ebraica, dell’amore per il divenire creativo e per le culture di musicalità oniriche nel tempo della fantasia del popolo. Lo Shabbat è extraterritoriale ed extratemporale, per pensare alla donna e all’uomo come soggetti di pensiero spirituale, etico, di giustizia e amore, nella relazione con se stessi, con l’altro, con la società, per alimentare i circuiti virtuosi dell’esistenza, nella centralità della vita, della dignità, dell’uguaglianza, oltre lo sfruttamento capitalistico, la mercificazione consumistica, in una buildung straordinaria, dove la società può indagare le questioni del proprio esistere, le aspirazioni e le derive, le grandezze e le miserie, le patologie e il sublime dell’uomo fragile, oltre i falsi idoli del potere, oltre le vocazioni idolatriche. Il passato e il presente si intrecciano nei ricordi per affermare che la terra non è stata donata per alimentare la guerra e il nazionalismo, ma per dimostrare che l’unico modo per costruire la pace è essere “popolo che sa vivere sulla terra da straniero fra gli stranieri” apportando culture universalistiche di amore per l’arte, per ogni tipo di arte e per la vita creatrice di bellezza. 

Sitografia per approfondire:

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Bibliografia essenziale:

  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.
  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altr*
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Moni Ovadia. Diventiamo tutti attivisti di Pace.

di Laura Tussi

Appello di Moni Ovadia perchè l’Italia aderisca al trattato TPNW: “cominciamo ad abolire le armi nucleari per poi abolirle tutte. La questione in campo è assoluta, è la questione della vita”.

“Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi”, suggerisce Moni Ovadia, artista poliedrico ed attivista per la pace, in un video a sostegno di ICAN, la campagna contro le testate nucleari che nel 2017 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace anche se solo poco più di un terzo dei 193 paesi dell’ONU hanno ratificato finora il TPNW, cioè il trattato per il disarmo nucleare, nato in risposta anche all’appello di Papa Francesco nello storico discorso all’ONU del 2015. Purtroppo l’Italia, pur avendo affermato di “condividere con gli Stati parti del Trattato l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari” e di apprezzare “il ruolo svolto dai Parlamenti e dalla società civile per il raggiungimento di questo obiettivo”, ha deciso di non voler aderire alla prima e unica norma internazionale che mette al bando le armi nucleari, preferendo la fedeltà alla NATO al dare ascolto alla volontà del suo popolo. Il Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari TPNW infatti proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari, o anche permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. Inoltre impedisce loro di assistere, incoraggiare o indurre altri Paesi ad essere coinvolti in tali attività proibite, che è esattamente quel che fa la NATO.

Ad oggi 68 Stati lo hanno ratificato, impegnandosi a promuovere un processo graduale e sicuro verso un disarmo nucleare totale, mentre sono 92 i Paesi che lo hanno firmato. Negli ultimi mesi altri 9 Stati sono entrati a far parte dell’elenco dei ratificatori, una crescita che dimostra la dinamica positiva di rafforzamento del Trattato, come reso evidente anche dal dibattito della Conferenza di Vienna dell’anno scorso. Un appuntamento di confronto che, nonostante la grande tensione internazionale, ha condannato in modo inequivocabile “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”, la più forte ed esplicita condanna multilaterale di sempre della minaccia di usare armi nucleari.

“Come molti altri attivisti per la pace, tra i quali la nostra Laura Tussi, scrittrice, giornalista ed esperta di tematiche educative, Moni Ovadia, nato a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita, non si rassegna a un tale stallo, che lasciando proliferare le armi nucleari, rischiando di condannare l’umanità all’estinzione. E in questo video spiega le ragioni dell’ICAN: “Sono Moni Ovadia – esordisce – e sostengo ICAN (International Campaign to abolish nuclear weapons) campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. A ICAN è stato conferito il premio Nobel per l’importanza del suo magistero di pace. Premio Nobel per la pace. Diventiamo tutti insieme a ICAN attivisti di pace, donne e uomini di pace. La questione in campo è assoluta: è la questione della vita. La differenza fra chi combatte per l’abolizione delle armi nucleari e chi invece non fa nulla e è indifferente, è il discrimine per chi vuole stare dalla parte della vita e chi invece accetta l’abbraccio della morte come condizione di esistenza. Dunque sostenete questa campagna: diventate attivisti della vita e non è difficile capire che cosa è in gioco. Siamo in gioco noi, ma sono in gioco i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri pronipoti. Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché è un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi”. Un obiettivo reso sempre più impellente ed evidente da quanto avvenuto negli ultimi mesi, in particolare con la guerra tra la Russia e l’Ucraina o in Medio Oriente, dove l’uso di una bomba atomica su Gaza è stato evocato da parte di un ministro di Israele. Ed un traguardo a cui ci si potrebbe realmente avvicinare implementando le 50 proposte del “Piano di Azione” elaborato a Vienna nel giugno dello scorso anno, durante la prima Conferenza degli Stati Parti del Trattato.

Di seguito il video e il commento di Laura Tussi”.

Salvatore Izzo, direttore di FARO DI ROMA

Appello di Moni Ovadia

La questione in campo è assoluta: è la questione della vita.

“Sono Moni Ovadia e sostengo ICAN (International Campaign to abolish nuclear weapons) campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. A ICAN è stato conferito il premio Nobel per l’importanza del suo magistero di pace. Premio Nobel per la pace. Diventiamo tutti insieme a ICAN attivisti di pace, donne e uomini di pace. La questione in campo è assoluta: è la questione della vita. La differenza fra chi combatte per l’abolizione delle armi nucleari e chi invece non fa nulla e è indifferente, è il discrimine per chi vuole stare dalla parte della vita e chi invece accetta l’abbraccio della morte come condizione di esistenza. Dunque sostenete questa campagna: diventate attivisti della vita e non è difficile capire che cosa è in gioco. Siamo in gioco noi, ma sono in gioco i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri pronipoti. Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché è un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi.” di Moni Ovadia

Video di Moni Ovadia sul Premio Nobel per la Pace a ICAN: https://www.youtube.com/watch?v=03gei4RCRB8

Con molte personalità dell’attivismo nonviolento per la pace, da anni siamo parte costruttiva, creativa e attiva della rete internazionale ICAN per il disarmo nucleare universale, di cui in Italia fanno parte diverse associazioni

Siamo un coordinamento di associazioni basato sui grandi moniti e appelli all’umanità del partigiano francese Stéphane Hessel con il suo libro postumo pubblicato in Italia ESIGETE! un disarmo nucleare totale. 

La rete ICAN è stata insignita premio Nobel per la pace 2017 a Oslo e questo rappresenta un riconoscimento per tutti gli attivisti che si occupano di disarmo nucleare nel mondo, guidati dall’obiettivo di promuovere il progetto storico del diritto internazionale: l’abolizione e l’interdizione degli ordigni nucleari.

Il governo italiano non ha ancora approvato e ratificato il trattato ONU del 7 luglio 2017, che è valso a tutti noi di ICAN – e ripetiamo a tutti gli attivisti antinucleari – il premio Nobel per la pace 

Il trattato ONU è stato varato a New York nel Palazzo di Vetro, la sede delle Nazioni Unite, da 122 nazioni dietro la spinta determinante della società civile internazionale organizzata in ICAN. A questa stesura erano presenti di persona Alfonso Navarra, storico ecopacifista, attivista nonviolento insieme a Peppino impastato e importante protagonista delle lotte per il disarmo nucleare da Comiso ai porti a rischio nucleare; Giovanna Pagani, dirigente di Wilpf-Italia e lo scienziato italo-francese Luigi Mosca.

I nostri libri “La follia del nucleare” e  “Antifascismo e Nonviolenza” tracciano il percorso che ha condotto l’ONU e la società civile internazionale al trattato del 7 luglio 2017

Lo slogan positivo della cultura di pace che sta alla base di questi trattati si riassume nel motto “Prima l’umanità, prima le persone”. Questo adagio, nella nostra interpretazione, applicata specialmente in Italia, ma con un’ottica globale, contrappone la nuova cultura della pace del XXI secolo al rischio di una subcultura fascista, dove i fascisti, a partire dal presidente americano, e a seguire i politici e i capi di stato, impongono uno slogan negativo e contrapposto al nostro: prima gli americani, prima i francesi, prima gli ucraini, prima i russi, prima gli italiani, prima i padani eccetera. Invece nel comune villaggio globale, nel nostro sistema mondo, nell’universale afflato di mondialità che accomuna tutti noi, i popoli e l’umanità comune e solidale, come attivisti ecopacifisti ci rendiamo sempre più conto di appartenere a un’unica razza comune come sosteneva Einstein, a un’unica famiglia umana. Per questo adottiamo il celebre adagio del noto pacifista e attivista Vittorio Arrigoni, barbaramente assassinato a Gaza nel 2011: Restiamo Umani.

Una comune umanità che è minacciata da tre ‘bombe’ che incombono come una spada di Damocle sulla sua incolumità. Le tre bombe di cui tratta anche il comboniano padre Alex Zanotelli: 

-l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra nucleare. 

-La bomba climatica che comporta quotidiani disastri e dissesti climatici per le emissioni eccessive di gas serra. 

-La bomba dell’ingiustizia sociale e della disuguaglianza globale dove l’1% dei ricchi detiene risorse pari a quelle controllate dal restante 99% dell’umanità. 

Per questo facciamo nostri i moniti e gli appelli del Partigiano Stéphane Hessel, deportato a Buchenwald, padre costituente della dichiarazione dei diritti dell’umanità del 1948, presidente del tribunale Russell sulla Palestina

Il suo saggio “Indignatevi!” ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e ha ispirato il movimento degli indignati e di Occupy Wall Street. Un autentico uomo di pace: una speranza di futuro, un ponte intergenerazionale tra il passato antifascista e le alternative per il futuro prossimo, per le nuove generazioni, per una rivoluzione ecologista, pacifista, disarmista e femminista. Per una utopia realizzabile di pace e solidarietà perché per dare risposte di sinistra alla crisi strutturale e al revanchismo delle nuove destre estreme e dei populismi occorrono soluzioni democratiche e civili. 

Stéphane Hessel, nell’appello scritto con i Resistenti francesi nel 1944 e pubblicato nel saggio “Indignatevi!”, suggerisce delle soluzioni alla crisi economica e di valori che attualmente sta stritolando e destrutturando il pianeta

La soluzione prevede la nazionalizzazione delle banche e delle industrie strategiche con un’economia al servizio delle persone, tramite investimenti pubblici per creare lavoro e per livellare la disuguaglianza globale e sociale per evitare la miseria dei ceti più deboli che ingenera risposte razziste e capri espiatori.

La campagna Onu per il disarmo nucleare universale con la rete ICAN e le COP ONU per il clima costituiscono le campagne globali tramite cui costruire una nuova internazionale dei diritti, delle persone, dei popoli, dell’umanità.

Infatti la dipendenza dai combustibili fossili e dal nucleare è alla base di un modello sociale predatorio, accumulatorio e insostenibile che è causa principale di guerre e conflitti nel mondo. Per questo motivo il nostro attivismo, l’impegno di noi ‘AlterGlocalisti’ è volto a salvare il clima e la pace, per costruire una conversione ecologica fondata su un nuovo e alternativo modello energetico, decarbonizzato, denuclearizzato, rinnovabile al 100%, ossia pulito, democratico e socialmente giusto. 

La divisione dell’umanità in tutte le sue forme, dal razzismo al fascismo, dalla xenofobia ai nazionalismi agli etnicismi, contrasta nettamente con il contesto culturale e giuridico di unica famiglia umana proclamato dalla dichiarazione Onu del 1948, che deriva dall’immane tragedia della seconda guerra mondiale con 65 milioni di morti: interi paesi in macerie, bombardamenti a tappeto, Dresda 100.000 morti, Auschwitz e Hiroshima

Da questo immane trauma nasce un sussulto positivo come la dichiarazione Onu e le Costituzioni Antifasciste nate dalla Resistenza partigiana. La banca d’affari mondiali J. P. Morgan tempo fa ha attaccato pesantemente le costituzioni antifasciste e le dichiarazioni volte allo sviluppo dell’umanità e alla tutela dei diritti umani perché considerate troppo democratiche e ostacolo al progresso e alla risoluzione della crisi strutturale in quanto volte alla tutela della dignità umana. Il nostro slogan positivo “Prima l’umanità, prima le persone” vuole contrastare la disuguaglianza globale strutturata con muri, frontiere, ghetti nazionalistici, etnicismi. Con questi presupposti, le nazioni europee sbarrano le porte ai migranti vecchi, giovani, donne, bambini che fuggono da guerre, persecuzioni, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche e che vorrebbero trovare, in modo legale e sicuro, solidarietà, assistenza, accoglienza sulle nostre sponde, nei nostri territori. Invece l’Occidente risponde con una politica di riarmo e guerrafondaia, per cui le spese militari nel mondo sono in continuo incremento e provocano pericoli e miserie per l’umanità come il rischio di un inverno e di un’apocalisse nucleare: così i diritti e la dignità umana vengono sempre negati e calpestati. Nella nostra attuale congiuntura assistiamo al precipitare di ampi settori della popolazione italiana e non solo, sotto l’influenza di ideologie xenofobe, razziste, fasciste, dell’esaltazione del cattivismo dilagante, del qualunquismo antiegualitario che contrastano nettamente con i principi della nostra Costituzione. Per far fronte a questa deriva anche l’ ANPI nazionale potrebbe aderire alla rete ICAN  premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale e alla coalizione per il clima e per la conversione ecologica e rinnovabile della nostra economia e del nostro modo di vivere e di pensare.

E come l’ANPI anche altre grandi organizzazioni sociali e sindacali: è questo il senso della campagna che abbiamo lanciato: “Siamo tutti premi Nobel per la pace con ICAN”, che vede come suo primo testimonial Moni Ovadia

La solidarietà umana, richiamata nell’articolo 2 della Costituzione, va praticata con l’unione popolare oltre le barriere nazionalistiche, per la difesa di un pianeta minacciato dall’attuale dittatura finanziaria dei mercati internazionali. Il diritto a sopravvivere e a vivere senza la paura della guerra nucleare è un diritto alla pace oltre le barriere ideologiche. Il diritto alla pace, insieme alla Carta della Terra, all’Agenda ONU 2030 e alle COP per la tutela del clima, sono parte del programma dell’agenzia culturale e scientifica dell’Onu che è l’Unesco. Il diritto alla pace è appunto attuato e attivato oltre le barriere, i limiti, i confini, i muri, i ghetti nazionalistici partoriti dal cattivismo culturale, ma con la ferma considerazione del valore dell’aiuto e del sostegno umanitario per una svolta umanistica affinché il debole, l’emarginato, l’oppresso siano redenti, salvati e valorizzati. Il disarmo nucleare universale e il diritto alla pace costituiscono una importante rivoluzione nella nostra società mondiale dove attualmente prevalgono l’egoismo, l’individualismo, la sete dissennata di potere, ossia il pensiero unico che secondo Hessel è ancora veicolato dai massmedia. Questi disvalori neofascisti e neoliberisti provocano guerre volute dall’intero complesso, apparato, sistema industriale-militare-energetico, che dopo anni dalla guerra nel Golfo, di nuovo impone la guerra in Libia, finanzia le guerriglie siriane, supporta con armi i Saud contro lo Yemen, in uno dei più gravi e grandi e tragici genocidi della storia contemporanea. I movimenti nonviolenti e pacifisti perdono di creatività e proattività perché si fanno avanti i poteri forti spacciati da progressisti. 

Per far fronte a queste condizioni disumane, a questa deriva di valori strutturale, occorre creare ponti di memoria, ponti di dialogo, reti di relazioni, legami di pace per evitare la supremazia dei potentati dei signori dell’atomo, del petrolio, della guerra, dell’acciaio detentori del rischio dell’apocalisse nucleare

La forza della nonviolenza e della disobbedienza civile consistono nella volontà di far prevalere la verità, il confronto politico, la pace nei contesti plurali e multiculturali. La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo, sulla logica del neoliberismo finanziario, sul potere che impone di mercificare tutto con le lobby e le multinazionali del libero mercato che disprezzano l’ambiente, la persona, i diritti umani e travalicano il significato di bene comune. Occorre riappropriarci dei beni comuni per tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria in favore della vita e dell’appartenenza a molteplici culture. I nostri beni comuni come la pace, l’antifascismo, il disarmo nucleare, per superare i pregiudizi, per prevenire, gestire e trascendere i conflitti, per stemperare paure e ostilità, per una laicità aperta, inclusiva, relazionale, per il diritto alla pace e a vivere senza la paura dello sterminio nucleare. 

Questo il messaggio profondo dei nostri libri che è nella matrice, nel DNA delle culture antifasciste, antitotalitarie, antidogmatiche oggi le culture nonviolente. Questa è anche l’essenza della nostra iniziativa, sulla quale attualmente concentriamo gli sforzi, che punta ad allargare le adesioni alla Rete ICAN.

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Ghedi e Aviano e Sigonella e Taranto e altri presidi militarizzati dalla Nato, come Comiso negli anni ’80, non devono diventare l’Hiroshima di domani !

I nuovi euromissili ipersonici della NATO. Le basi come Comiso non devono diventare l’Hiroshima di domani!

di Laura Tussi

“Abbiamo pubblicato nei giorni scorsi un articolo e un appello firmato da Laura Tussi con altri intellettuali e attivisti, tra i quali i membri del Capitolo italiano REDH cui aderisce anche il nostro giornale Faro di Roma, contro il rischio incombente della guerra nucleare, sempre più prossima in quanto la Nato ha deciso di schierare e installare nuovamente gli euromissili, tanto contrastati in passato, anche con le manifestazioni di Comiso. Oggi la situazione è ancora più grave in quanto gli euromissili che la Nato vuole installare in Germania entro il 2026 sono oltre che nucleari, anche ipersonici, ovvero caratterizzati da: velocità ipersonica (ossia superiore a 5 volte quella del suono, circa 340 m/s [Mach 1]), traiettoria per la maggior parte endo-atmosferica e non balistica, alta manovrabilità e teoricamente non intercettabili. Insomma armi capaci di estinguere ogni forma di vita”. (Salvatore Izzo)

Nel 1979 il governo italiano approva l’adesione al programma missilistico della Nato

In migliaia manifestano davanti alla base di Sigonella: è la risposta dell’arrivo dei primi pezzi di Cruise.

Nel 1984 Spadolini, ministro della difesa, comunica alla camera la piena operatività del primo gruppo di Cruise a Comiso

Nell’immediato, il governo Spadolini comunica la scelta del vecchio aeroporto militare Magliocco di Comiso in provincia di Ragusa quale base per l’installazione di una batteria di 112 missili Cruise a testata atomica.

Comiso non deve diventare l’Hiroshima di domani !

Enorme l’impatto nel paese, si teme un conflitto nucleare tra le due superpotenze USA e Urss con il coinvolgimento del nostro paese.

In breve Comiso diventa anche e soprattutto una delle capitali mondiali di un nuovo pacifismo, un innovativo movimento pacifista che oggi purtroppo è assente

Un movimento di massa senza precedenti. Grande l’impegno delle donne. A Comiso le donne del gruppo La Ragnatela attuano un combattivo campo di opposizione alla base sull’esempio delle donne inglesi.

Comiso diventa un bersaglio principale

Ecologisti e nonviolenti acquistano terreni nei pressi della base chiamandola “Verde vigna” e coltivano con metodi biologici. I cattolici per alcuni anni promuovono una via crucis contro i missili davanti alla base. 

Indagini della commissione parlamentare antimafia sui rapporti tra missili e mafia, un impegno che costò la vita al parlamentare del PCI Pio La Torre e al suo autista Rosario Di Salvo assassinati a Palermo nell’aprile del 1982

E costò la vita anche al giovane seminatore di pace e legalità, con la sua radio, radio Aut, Peppino Impastato. Si sviluppò con vigore la denuncia e l’opposizione contro la militarizzazione di tutta l’isola.

Molteplici le sigle e i movimenti e gli organismi di base più rappresentativi contro la guerra e l’olocausto nucleare, tragici eventi realmente rappresentati dai missili Cruise a testata atomica

Gli organismi più rappresentativi dell’opposizione alla base a Comiso furono il Cudip, il comitato unitario per il disarmo e l’indipendenza dei popoli e Imac, incontro internazionale contro i Cruise con forte componente antimilitarista e nonviolenta e che attuarono numerose iniziative davanti ai cancelli della base e qui le proteste ebbero duro contrasto da parte delle forze di polizia: svariate le cariche violente, tanti arresti, le denunce, i feriti, l’espulsione di militanti pacifisti stranieri.

La base di Comiso vedrà dismessi i missili Cruise. Ma quanti altri presidi militari della Nato potranno diventare le Hiroshima e Nagasaki di un futuro molto prossimo?

La base di Comiso e i suoi missili Cruise saranno dismessi poi nell’87 col trattato di Washington tra USA e Urss.

Le principali iniziative tenute a Comiso in Sicilia sono state in quegli anni la manifestazione a Comiso con 30mila braccianti, contadini, giovani, intellettuali in corteo con lo striscione: Comiso non vuole diventare l’Hiroshima di domani !

Nel 1981 in 100mila provenienti dalle regioni meridionali manifestano a Palermo con lo slogan: dalla Sicilia alla Scandinavia no alla Nato e al patto di Varsavia. Nel 1982 a Comiso, nuova grande manifestazione popolare. Da tutta Italia in 100mila sfilano in un corteo interminabile davanti all’aeroporto Magliocco.

Nei giorni successivi alcuni pacifisti cominceranno lo sciopero della fame e si apre a Vittoria il campo internazionale della pace che attiverà molte iniziative: marce, digiuni, blocchi

Inizia da Palermo una lunga marcia di preghiera contro i missili con il buddista Morishita che arriva a Comiso dopo 50 giorni. Giunge a Comiso la marcia Milano-Comiso promossa da un gruppo di intellettuali. In seguito la marcia Catania-Comiso.

A Comiso molte donne protestano e denunciano e manifestano per contrastare i missili Cruise della Nato. Donne di Pace che ancora oggi lasciano un segno dei tempi nella memoria collettiva

A Comiso si tiene l’incontro internazionale delle donne su Donne e disarmo e in seguito varie donne vengono denunciate per la protesta davanti ai cancelli dell’aeroporto: diverse sono arrestate.

Spianato con le ruspe il campo internazionale per la pace

Alcune donne straniere vengono espulse. Poi ancora una via crucis davanti alla base di Comiso promossa dalle Acli, Fuci e comunità cristiane di base.

La partenza della marcia da Comiso a Ginevra nonostante le cariche e le violenze della polizia contro la pluralità dei manifestanti

In migliaia bloccano i cancelli dell’aeroporto e impediscono i lavori alla base: una mostra fotografica illustra la tragedia di Hiroshima. Parte la marcia Comiso-Ginevra organizzata dalle Acli e vi sono cariche della polizia contro i pacifisti che bloccano i cancelli. Ancora cariche nel settembre dell’83.

I movimenti nonviolenti e pacifisti perdono della loro creatività e proattività perché prendono il sopravvento i poteri forti e le lobby e le multinazionali delle armi che si spacciano da istituzioni progressiste

Molto meno ingenti i movimenti e le manifestazioni pacifiste e nonviolente a Ghedi, a Aviano e a Buchel in Germania contro le famigerate bombe nucleari Usa B61-12 stoccate in queste basi Nato dislocate nei territori europei.

Al contrario un movimento di ampiezza senza precedenti quello contro gli euromissili nei primi anni ‘80

Milioni di donne e uomini nelle piazze per cercare di contrastare i pericoli di guerra tra le due superpotenze USA e Urss e la loro corsa al riarmo simboleggiata dai nuovi missili Ss20, Cruise e Pershing. Oltre che in Europa, il movimento fu molto attivo negli Stati Uniti e presente anche nei paesi dell’Est, quelli del patto di Varsavia.

Un movimento che non riuscì a impedire l’installazione dei missili, ma che ha lasciato segni profondi.

Questo movimento pacifista a partire da Comiso fu formazione per tanti giovani, partecipazione democratica, invenzione di nuove forme di espressione e di lotta

Fucina di nuove idee e crescita della cultura pacifista e crogiolo di nuove sensibilità politiche e ideali e dell’ecopacifismo. Anni di intensa mobilitazione con ondate di manifestazioni di massa nelle città come non si era mai visto prima.

La mobilitazione è ampia e diffusa in tutto il Paese

Anche nei centri più piccoli è un fervore di iniziative, nascono moltissimi comitati per la pace. Molto attive le riviste del tempo Guerra e pace, Segno, Bozze, Testimonianze.

Particolare attenzione si dedica al tema dell’educazione alla Pace da parte di riviste, scuole, docenti. Nel 1983 sarà il momento di massima mobilitazione europea contro gli euromissili, ma l’imponenza delle manifestazioni e la diffusione del movimento non cambiano le decisioni dei governi che confermano la decisione di installare i missili

cresce la tensione in Libano, l’invasione USA di Grenada, l’arrivo dei primi missili rendono ancora più incandescente il clima internazionale. Ma la mobilitazione pacifista ha lasciato il segno, nelle coscienze dei partecipanti e dei cittadini, nel senso di appartenenza europeo e sicuramente anche nelle nuove prospettive che da lì a poco si apriranno alle speranze di pace e disarmo.

Negli anni ’80 il Trattato INF firmato da Reagan e Gorbaciov apre a orizzonti infiniti di speranza per una distensione pacifica e pacifista a livello internazionale. Quindi per lo smantellamento degli euromissili

Alla metà degli anni ’80 il clima si fa più disteso a livello internazionale e le trattative tra le due superpotenze portano agli accordi del 1987 per l’eliminazione dei missili a media gittata.

La mobilitazione pacifista della popolazione dal basso ebbe un ruolo innegabile per lo smantellamento dei Cruise. Ma oggi dove è tutta quella mobilitazione di persone per la pace?

Il contributo di tanta parte di popolazione del mondo in piazza per reclamare la pace ha avuto un ruolo innegabile, anche se subito l’installazione dei missili fu una cocente sconfitta del movimento. All’Est, il movimento pacifista ha svolto un ruolo nella preparazione del crollo dei regimi del cosiddetto socialismo reale.

Dopo il Trattato INF degli anni ’80 il clima si acutizza fino alle attuali disposizioni Nato del vertice di Washington, dopo i summit di Madrid e Vilnius, non solo sugli euromissili, ma verso una rincorsa estrema al riarmo e alla militarizzazione

In una congiuntura storica e politica e sociale come quella attuale si assiste praticamente inermi  e inerti ad un’escalation delle tensioni militari a livello internazionale e mondiale.

Un estremo appello del mondo del pacifismo per gridare e affermare il nostro dissenso contro il riarmo e l’annientamento di tutte le forme di vita sulla Terra

Per questo come pacifisti abbiamo pensato di diffondere e prima ancora di strutturare una raccolta di firme del mondo del disarmo e della nonviolenza provenienti anche dall’attivismo di base e dal basso per contrastare gli euromissili Nato

Gli euromissili ai tempi di Comiso a testata nucleare, mentre gli euromissili che la Nato vuole installare in Germania entro il 2026 sono oltre che nucleari, anche ipersonici

Ai tempi di Comiso gli euromissili erano a testata convenzionale e atomica, invece attualmente sono anche ipersonici e nucleari come scrive Domenico Gallo.

Da Bloch a Hessel a Morin: il richiamo dei grandi moniti per la pace nel mondo da parte di importanti intellettuali e padri costituenti dell’Onu e della giurisprudenza del diritto internazionale

Una raccolta di firme contro questi ordigni militari di distruzione di massa costituisce un richiamo al principio di responsabilità e al ‘principio speranza’ per un appello al ragionamento perché da ‘homo sapiens stiamo diventando homo demens’, come sostiene Alex Zanotelli.

Un appello come grido di allarme dell’intera umanità contro il grave pericolo della deterrenza nucleare nel contesto di una nuova e altamente distruttiva guerra fredda

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Riferimenti: PeaceLink

Approfondimenti: FARO DI ROMA

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Un articolo e un appello del mondo pacifista all’umanità intera contro gli euromissili Nato

Di Laura Tussi 

In collaborazione con: Maurizio Acerbo, Ennio Cabiddu, Sergio Cararo, Fabrizio Cracolici, Giorgio Cremaschi, Paolo Ferrero, Stefano Galieni, Moni Ovadia.

E Capitolo italiano della Rete in Difesa dell’Umanità – REDH (Luciano Vasapollo, Rita Martufi, Salvatore Izzo)

Il terrore degli euromissili contro la Russia che possono innescare un contrattacco nucleare irreversibile per il futuro dell’umanità intera e della sua storia e del suo valore
Attualmente subentra impellente il rischio della guerra nucleare sempre più prossima in quanto la Nato ha deciso di schierare e installare nuovamente gli euromissili, tanto contrastati in passato, anche con le manifestazioni di Comiso con numerose personalità del pacifismo e con semplici attivisti di pace, che hanno pagato anche con il carcere la loro obiezione alle armi.

Questo nostro articolo a supporto e a sostegno dell’appello di PeaceLink sottoscritto da oltre 1000 pacifisti e personalità del mondo della cultura e della politica e dello spettacolo e da attivisti di pace e nonviolenza e dalle realtà e comunità di base

Gli euromissili condannano inesorabilmente l’umanità all’avvento dell’escalation militare e nucleare perché la Russia potrà scatenare un contrattacco contro gli Stati Uniti e la Nato.

Questo articolo equivale a un proclama e a un appello per destabilizzare l’Establishment e smettere di continuare sul crinale del baratro dell’escalation militare e nucleare

Con questo articolo, sottoscritto in collaborazione con alcune importanti personalità del mondo della cultura e della politica, vogliamo rilanciare un proclama e un appello preoccupato e allarmante, perché la scelta di schierare euromissili è un grave atto di disumanità e è un procedimento abbietto e abominevole e un provvedimento assurdo.

Dopo il Trattato INF degli anni ’80 il clima si acutizza fino alle attuali disposizioni Nato del vertice di Washington, dopo i summit di Madrid e Vilnius, non solo sugli euromissili, ma verso una rincorsa estrema al riarmo e alla militarizzazione

In una congiuntura storica e politica e sociale come quella attuale si assiste praticamente inermi  e inerti ad un’escalation delle tensioni militari a livello internazionale e mondiale.

Un estremo appello del mondo del pacifismo per gridare e affermare il nostro dissenso contro il riarmo e l’annientamento di tutte le forme di vita sulla Terra

Per questo come pacifisti abbiamo pensato di diffondere e prima ancora di strutturare una raccolta di firme del mondo del disarmo e della nonviolenza provenienti anche dall’attivismo di base e dal basso per contrastare gli euromissili Nato che, ai tempi di Comiso erano a testata convenzionale e atomica, invece attualmente sono anche ipersonici e nucleari come scrive Domenico Gallo.

Da Bloch a Hessel a Morin: il richiamo dei grandi moniti per la pace nel mondo da parte di importanti intellettuali e padri costituenti dell’Onu e del diritto internazionale

Una raccolta di firme contro questi ordigni militari di distruzione di massa costituisce un richiamo al principio di responsabilità e al ‘principio speranza’ per un appello al ragionamento perché da ‘homo sapiens stiamo diventando homo demens’, come sostiene Alex Zanotelli.

Un appello come grido di allarme dell’intera umanità contro il grave pericolo della deterrenza nucleare nel contesto di una nuova guerra fredda

Un appello accorato dal mondo pacifista affinché la guerra nucleare non torni a minacciare il nostro futuro prossimo. La mobilitazione ecopacifista tuttora in atto rappresenta una lampante denuncia contro il sistema di potere e la catena di controllo del sistema di potere e di guerra e contro la militarizzazione in generale e consiste in una netta dimostrazione di quanto la cittadinanza attiva e la società civile possano denunciare e farsi sentire innalzando dal basso voci differenti e istanze plurime in una comune corale per la creazione di una pace che alimenti la giustizia sociale e i diritti civili e soprattutto umani.

Il mondo ecopacifista e l’attivismo dal basso e soprattutto una consapevole massa critica per contrapporre la ragione della pace all’oscurantismo di una nuova era nucleare

La mobilitazione delle popolazioni e della massa critica può influenzare le decisioni governative e dei vertici come dimostra la storia. E questo appello di contrapposizione agli euromissili è un emblematico esempio.

Gli euromissili costituiscono una vera strategia di annientamento per la contrapposizione di due blocchi di potenza e l’escalation nucleare si estende in Medio Oriente sino all’Indo Pacifico

La petizione contro gli euromissili Nato non costituisce una mera raccolta di firme e consensi, ma vuole diventare un movimento di massa critica e pacifista con opinioni ben nette e impostate che richiamino l’attenzione alle ripercussioni e alle conseguenze catastrofiche delle scelte della politica che si basa sulla deterrenza nucleare. Che non è solo convenzionale, ma appunto rischia tramite un’escalation atomica di trasformarsi a tutti gli effetti in deterrenza nucleare.

Tornano gli euromissili come a Comiso, ma questa volta nucleari e ipersonici: una tragica e oscurantista svolta epocale

Quindi stanno tornando gli euromissili come a Comiso e siamo di fronte al nuovo pericolo epocale. Infatti gli euromissili Nato non sono solo convenzionali in quanto sono destinati a diventare nucleari. Questa panoramica e discussione sull’escalation militare e guerresca e di deterrenza nucleare globale senza confini e limiti giungerà anche nello scacchiere dell’Indo Pacifico.

I troppi vertici della Nato: da Madrid a Vilnius a Washington, dove si decide la corsa al riarmo estremo e la militarizzazione forzata anche dei vertici, dei governi, delle istituzioni e della società civile

Durante l’ultimo vertice Nato di Washington, si è annunciato e predisposto il dispiegamento di nuovi euromissili finalizzati alla deterrenza globale a partire dalla Germania nel 2026. Questo è proprio un segnale negativo, un segno dei tempi atroce e tragico per la pace sul pianeta con un procedere pessimo e pericoloso verso un’escalation nucleare globale.

E il mondo ecopacifista rischia di trovarsi all’improvviso poco pronto e preparato tra la concreta realtà di una nuova guerra fredda e l’incubo dell’Armageddon nucleare

Gli euromissili trasformeranno madre terra in un posto ancora più pericoloso anche in seguito alle gravi emergenze in atto come i cambiamenti climatici e non solo: appunto la deterrenza nucleare. Per questa pazzesca rincorsa al riarmo vengono sottratte risorse e predisposti disinvestimenti destabilizzanti e fondanti e necessari non solo all’istruzione, ma anche e soprattutto alla sanità pubblica e allo Stato sociale.

Dal Trattato INF che portò al progressivo anche se parziale smantellamento dei missili nucleari ci ritroviamo ancora ricattati dall’inferno nucleare a partire dai proclami spregevoli e criminali dei potenti di turno

Il grande momento e movimento ecopacifista per il disarmo e l’accordo INF firmato da Gorbačëv e Reagan portarono al quasi totale smantellamento degli euromissili nucleari a medio raggio. Ma oggi le forze e i poteri forti come gli Stati Uniti e la Nato conducono nuovamente il pianeta terra verso un’ulteriore corsa al riarmo con la deterrenza e gli ordigni di distruzione di massa nucleari.

L’Europa che era l’emblema del continente della pace a partire dal proclama dei partigiani di Ventotene, si ritrova a essere corresponsabile direttamente con la complicità degli stati uniti e della Nato del riarmo e dell’invio di armi ai paesi belligeranti e corresponsabile del genocidio a Gaza e nel Congo e in altre guerre dimenticate dell’Africa e nel mondo

L’Europa ha vissuto momenti storici di stabilità relativa e di precaria sicurezza, spesso al contrario percepiti come momenti di conquiste definitive di un continente che ha visto ben due guerre mondiali e la guerra fredda.

Ma l’incubo della militarizzazione nucleare continua a incombere in Europa con la potenzialità di una nuova guerra fredda tra superpotenze

Con il ritorno degli euromissili, il mondo si trova a dover far fronte a una minaccia e una impellente emergenza che può rendere madre terra non più un luogo accogliente, ma molto pericoloso e purtroppo non più abitabile da tutti gli esseri viventi e non solo dal genere umano.

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Riferimenti per l’appello contro gli euromissili Nato: PeaceLink e FARO DI ROMA

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Un presidio per contrastare la base Nato Solbiate Olona: i perché e i retroscena

di Laura Tussi

Le realtà ecopacifiste si oppongono con il presidio davanti alla base NATO di Solbiate Olona per demolire il mito della forza e della militarizzazione e della deterrenza nucleare, della base dell’Alleanza Atlantica che vuole abbattere i Russi e le forze terroristiche, secondo la perversa logica NATO

Come apprendiamo dall’Agenzia Ansa, l’Italia, con il suo Comando NATO di Rapida Operatività (Nrdc-Ita) e multinazionale con sede operativa a Solbiate Olona (VA), è il quartier generale della nuova forza di reazione della NATO. Il nuovo assetto operativo vedrà crescere il numero di soldati, che arriveranno a 300 mila unità, oltre a mezzi e tecnologie. Come si evince dallo studio dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Varese.

L’Italia accresce ulteriormente il proprio impegno in campo bellico, diventando la sede della nuova forza di reazione rapida dell’Alleanza Atlantica in contrasto con i nostri alti ideali di pace e solidarietà e accoglienza

L’inaugurazione del nuovo strumento NATO si è svolta lunedì primo luglio 2024 nella base di Solbiate Olona, in provincia di Varese, dove hanno sede le forze NATO italiane a dispiegamento rapido. Sarà proprio questa la sede provvisoria della NATO, fino a che non verranno realizzate strutture permanenti specificamente dedicate ad essa.

La Nato si è già riunita nei summit di Madrid, Vilnius e Washington dove ha anche approntato l’installazione degli euromissili ipersonici in Germania entro il 2026. Altro passo verso l’escalation militare e la conflagrazione nucleare e il conseguente annientamento della vita sulla terra

Lo scopo della nuova Forza NATO, la cui creazione è stata annunciata al termine del summit di Vilnius del 2023, è quella di “produrre effetti con un preavviso più breve di quanto sia stato possibile in precedenza”, aumentando così la capacità operativa dell’Alleanza.

Per protestare tutto il nostro dissenso di ecopacifisti in contrasto al sistema di guerra criminogeno della NATO, si è svolta domenica 28 Luglio una manifestazione con presidio davanti alla base NATO Solbiate Olona

Quartier generale Nato: Solbiate Olona dice no. Un presidio innanzi alla base Nato di Solbiate Olona, domenica 28 luglio 2024 dalle 15 alle 17, è la risposta della popolazione locale alla scelta di collocare nella base stessa il quartier generale della nuova forza di reazione della Nato: l’Arf (Allied Reaction Force). Oltre alla questione etica relativa alla militarizzazione del territorio, infatti, emerge la preoccupazione per l’incolumità della popolazione, in vista di un’escalation bellica che negli ultimi anni sembra essere ricercata con sempre maggiore insistenza. “Dal nostro punto di vista la Nato non è un’alleanza di difesa, ma aggressiva.”, specifica il manifestante Elio Pagani, presidente di “Abbasso la Guerra OdV Venegono”: “Noi siamo per il suo scioglimento”. Il numero dei presenti è andato aumentando nelle ore seguenti, stabilizzandosi su un totale di circa cinquanta persone e poi aumentando fino a oltre un centinaio tra i membri di associazioni come “Assemblea Popolare di Busto Arsizio” e “Osservatorio Contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università Varese”. Non manca chi è venuto da più lontano, come Beppe Corioni, arrivato da Brescia in rappresentanza del “Centro Sociale 28 Maggio Rovato” e “Donne e Uomini Contro la Guerra Brescia”. E altre realtà.

Questa è la logica perversa delle nuove forze NATO dispiegate a Solbiate Olona un paese della provincia di Varese in Lombardia

Il fine esplicito della nuova Forza multinazionale è quello di concentrarsi sul contrasto alle ‘principali minacce’ contemporanee, poste “dalla Russia e dai principali gruppi terroristici”, secondo quanto sostengono i generali e i comandanti in capo delle forze NATO, permettendo di “rafforzare la deterrenza in pace o in crisi” e di “creare un dilemma strategico per gli avversari”.

La nuova Alleanza mette diabolicamente in campo un assetto militare multiforze che oltre a essere dannoso, è criminale nei confronti di tutti noi cittadini non solo delle vicinanze, ma dell’intero assetto terrestre e villaggio globale

L’Alleanza permette, in caso di necessità, di coordinare una risposta multiforze da parte di altri componenti dell’Alleanza in tempi estremamente rapidi, mettendole a disposizione del Comandante supremo delle forze NATO, massima autorità dell’Alleanza. Le missioni che questa unità può svolgere sono molteplici e vanno dalla “riserva strategica dispiegabile in caso di crisi” alla “dissuasione dell’escalation verticale o orizzontale”, passando per la “risposta a crisi legate a situazioni emergenti”.

Tutti mezzi e misure di attacco e di offensiva che noi ecopacifisti non possiamo tollerare e ammettere e permettere

Si è svolta lunedì 1 luglio 2024, alla base Nato di Solbiate Olona, sede operativa di Nrdc-Ita, la cerimonia che ha sancito l’assunzione per i prossimi tre anni del ruolo di guida dell’Arf per il Comando Nato di Solbiate Olona, comandato dal generale di corpo d’armata. Il passaggio di consegne è avvenuto alla presenza della massima autorità militare dell’Alleanza in Europa e del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale di corpo d’armata.

Come ecopacifisti non ammettiamo il dispiegamento di forze militari per la costituzione di un nuovo Quartier generale. Sono manovre criminali inammissibili in un paese come l’Italia la cui Costituzione “ripudia la guerra”

Secondo i poteri forti e i comandanti in capo e i generali NATO, questo nuovo ruolo rafforzerà anche le relazioni già stabilite dal Comando NATO di Solbiate Olona, consentendogli di collaborare con nuovi partner e alleati militari per condividere competenze ed esperienze, dimostrando nel contempo i migliori principi di coesione e legittimità. Secondo la logica perversa del potere.

Il nuovo assetto operativo militare vedrà crescere il numero di soldati, che arriveranno a 300 mila unità, oltre a mezzi e tecnologie, ordine che la NATO ha imposto a seguito dell’intervento della Russia in Ucraina

Tra i partecipanti all’inaugurazione gli studenti dell’Istituto Falcone, noto per promuovere attività di PCTO (alternanza scuola lavoro) presso la base NATO, e sempre in prima fila quando si tratta di aprire le porte ai militari o di garantire la presenza degli alunni alla base NATO.

Il mondo della scuola e dell’infanzia viene sempre più coinvolto in queste disposizioni militari e esercitazioni guerresche, quando i bambini soprattutto hanno diritto alla pace e alla felicità nel nostro Paese e in tutto il mondo

In questa occasione sono stati coinvolti anche i bambini delle scuole materne, come la Scuola Materna paritaria di Fagnano Olona, dove “gli scoiattoli” sono stati accompagnati alla Base NATO di Solbiate Olona, e i bambini «hanno potuto esplorare i luoghi in cui i militari si addestrano e lavorano; hanno conosciuto i mezzi militari usati nelle missioni, le fasi di una missione seguendo con curiosità e attenzione», come si leggeva sulla loro pagina fb in un post rimosso dopo le rimostranze ricevute. Inoltre pochi giorni prima, sempre con un post pubblicato sulla loro pagina fb, comunicano che poiché «Il mondo militare affascina da sempre i bambini. Abbiamo trasformato la nostra scuola in una base per l’addestramento militare, la battaglia in trincea e un ospedale da campo con le migliori infermiere». 

Quanto avviene non è casuale ma sostenuto da protocolli d’intesa firmati da rappresentanti dell’Esercito con il Ministero dell’Istruzione, gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali e le singole scuole.

Le scuole si trasformano sempre di più in caserme e le caserme entrano sempre di più nelle nostre scuole

Dobbiamo cercare di fermare questo processo di militarizzazione, iniziato almeno una ventina di anni fa non solo nella provincia di Varese ma in tutta Italia, deriva ignorata da gran parte delle persone e spesso anche dagli stessi docenti.

Approfondimenti su FARO DI ROMA, Quotidiano online

e su TRANSFORM – Organo Sinistra Europea

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Contrastiamo gli euromissili e i guerrafondai di ogni sorta

di Laura Tussi, Alex Zanotelli, Fabrizio Cracolici

Dagli intellettuali di oggi e del passato tra cui Bloch e Hessel e Morin deve partire lo slancio per creare un futuro migliore con dinamiche e azioni e trattative e negoziati di pace e nonviolenza

A partire dai grandi proclami di pace di importanti intellettuali come il “principio speranza” di Ernst Bloch e l’appello di responsabilità e indignazione del grande Partigiano e Deportato Stéphane Hessel e del celebre Edgar Morin, dobbiamo prendere posizione e reagire con consapevolezza, facendo sentire la voce del popolo della pace e anche di tutti coloro che si oppongono all’orrore.

Il terrore degli euromissili contro la Russia che possono innescare un contrattacco nucleare irreversibile per il futuro dell’umanità intera e della sua storia e del suo valore

Attualmente subentra impellente il rischio della guerra nucleare sempre più prossima in quanto la Nato ha deciso di schierare e installare nuovamente gli euromissili tanto contrastati in passato anche con le manifestazioni di Comiso con numerose personalità del pacifismo e con semplici attivisti di pace, che hanno pagato anche con il carcere la loro obiezione alle armi. Gli euromissili condannano inesorabilmente l’umanità all’avvento dell’escalation militare e nucleare perché la Russia potrà scatenare un contrattacco contro gli Stati Uniti e la Nato.

Questo articolo equivale a un proclama e a un appello per destabilizzare l’Establishment e smettere di  continuare sul crinale del baratro dell’escalation militare e nucleare

Con questo articolo, sottoscritto con il videomaker e attivista di pace Fabrizio Cracolici e il padre comboniano Alex Zanotelli, vogliamo rilanciare un proclama e un appello preoccupato e allarmante, perché la scelta di schierare euromissili è un grave atto di disumanità e è un procedimento abbietto e abominevole e un provvedimento assurdo.

L’avvio del Trattato INF per ridurre gli ordigni di distruzione di massa nucleari, ma che è stato abolito recentemente dagli Usa

Negli anni 1980 Reagan e Gorbačëv hanno sottoscritto l’importante trattato cruciale che era volto al controllo delle forze nucleari a medio e ad ampio raggio. Stiamo accennando al trattato INF che è stato annullato inizialmente dagli Stati Uniti nel 2018 e oggi la Nato, dopo i summit di Madrid, Vilnius e Washington, ha preso la decisione di installare di nuovo in Germania euromissili pronti al lancio, questa volta addirittura ipersonici.

Alla base delle nostre indicibili preoccupazioni si pone il fatto che per raggiungere la pace non possiamo armare la guerra

I nuovi equilibri geopolitici internazionali vedono il consolidamento dell’alleanza chiamata Brics e incontrano il timore di perdita del proprio controllo e predominio sulle risorse e sui beni del mondo da parte della Nato e degli Stati Uniti e dell’Europa. Da questa situazione parte la volontà dei poteri forti di bloccare la crescita di una realtà ossia i Brics con il solito metodo: quello della guerra e della deterrenza nucleare.

Il grave rischio di armare ancora l’Europa di euromissili e esporre il mondo, con la deterrenza nucleare, all’annientamento dell’umanità

Armare oggi l’Europa di euromissili a medio a lungo raggio con componenti nucleari espone tutta l’umanità al rischio sempre più concreto e spaventoso e atroce dell’escalation nucleare.

Le recenti elezioni politiche europee ristabiliscono tragicamente lo status quo

Del resto le recenti elezioni in Europa hanno di nuovo stabilito Ursula von Der Lyne, ossia i vecchi equilibri che si ripropongono con le stesse modalità e con qualche piccola variazione certamente non decisiva e incisiva e influente. Questa compagine europea ha platealmente dichiarato che vuole la vittoria sulla Russia, consolidando lo status quo.

Il potere vuole ristabilire la leva militare obbligatoria per arruolare i nostri giovani alla guerra

Ma non sussiste nessuna vittoria per il prezzo della guerra considerando che anche Macron vuole ristabilire la leva obbligatoria per arruolare i nostri giovani e utilizzarli come carne da cannone e da macello con il solo scopo di immolarli contro una superpotenza.

Tutto il mondo pacifista deve sostenere gli obiettori e i renitenti e i disertori contro la guerra in ogni parte del complesso planetario

E’ importante sostenere una spinta dal basso a trecento sessanta gradi che abbia e che abbracci tutte le componenti in gioco, sostenendo tutti gli obiettori e i renitenti e i disertori contro la guerra, mostrando così al mondo la volontà di tutti i pacifisti e delle persone di pace e non di guerra di agire con il proposito di impedire alle forze politiche di inviare ancora armi in Ucraina e in Israele e in tutti i paesi belligeranti.

La necessità di sostenere le forze di pace, come gli intellettuali, i giornalisti, gli scrittori e gli studenti che si oppongono al genocidio a Gaza “per ricomporre l’infranto” e alla tragica guerra tra Ucraina e Russia e Nato e Stati Uniti

Il rischio di una guerra nucleare risulta serio e impellente e si sta sempre più rendendo vicino e prossimo. Per questo è necessario che le voci più illuminate si alzino per fermare e bloccare il crinale del baratro nucleare. I nostri governanti, invece di adoperarsi per risolvere in modo consapevole consensuale e ragionevole i problemi del mondo, stanno gettando così l’umanità nello stesso avventurismo bellicoso che ha condotto in passato alle guerre più criminali e spaventose.

Prendere posizione attualmente contro questa deriva di odio e violenza è un dovere etico e morale nei confronti nostri e delle nuove generazioni.

Riferimenti: PeaceLink