Pubblicato il Lascia un commento

STOP. Il commercio con le colonie illegali

STOP. Il commercio con le colonie illegali

IL COMMERCIO CON LE COLONIE ILLEGALI
di Luisa Morgantini e Laura Tussi

AssopacePalestina invita a firmare per l’Iniziativa Cittadini Europei (ICE) per il blocco del commercio delle merci prodotte degli insediamenti illegali. Per farlo e avere ulteriori informazioni andate qui
http://www.stoptradewithsettlements.org
#StopTradeWithSettlements
L’ICE non è solo una campagna per la raccolta delle firme, una semplice petizione, ma uno strumento di partecipazione e di democrazia diretta, una sorta di legge di iniziativa popolare che chiede all’Unione europea coerenza e la formulazione di una legislazione che ponga fine all’importazione di merci provenienti dalle colonie nei territori occupati come quelli Israeliani in Palestina o quelli del Marocco nel Sahara Occidentale.
La campagna per essere valida e far sì che la Commissione Europea formuli iniziative legislative, richiede la raccolta di un milione di firme a livello europeo (58.000 per l’Italia).
Basta affari con le colonie, è tempo di regolamentare le transazioni commerciali dell’Europa con entità basate su territori illegalmente occupati secondo il diritto internazionale.
La campagna durerà un anno, ed è promossa dal coordinamento europeo per la Palestina con l’adesione di una rete di oltre cento organizzazioni non governative europee e internazionali, movimenti di base cittadini dell’Unione e Sindacati.
«La Ue considera gli insediamenti illegali un ostacolo alla pace e alla stabilità internazionali. Nonostante ciò, la Ue autorizza il commercio con tali entità. Un commercio che genera profitto dall’annessione e che contribuisce all’espansione di insediamenti illegali nel mondo», spiega la campagna.
Per l’Italia, tra i tanti promotori dell’iniziativa oltre ad AssopacePalestina ci sono La Fiom-Cgil, Arci, AssopacePalestina, Cospe, Libera, Medicina democratica, New Weapons Research Group, ECO – Ebrei contro l’occupazione, Fondazione Basso, Un ponte per…, Cultura è Libertà. Potete trovare la lista completa, italiana e internazionale,
#StopTradeWithSettlements
dove ogni cittadino e cittadina italiana può depositare la propria firma. Anche le adesioni sono sempre aperte. Firmate e fate firmare con un gesto di responsabilità e coerenza affinché il rispetto del diritto internazionale non resti sulla carta, ma venga applicato.

per info: lmorgantiniassopace@gmail.com

su Blog ODISSEA:
https://libertariam.blogspot.com/2022/04/il-commercio-con-le-colonie-illegali.html?spref=fb&fbclid=IwAR1dgXyy6h-SjsRJuXggdRJnpKJi7GclGFmd88L0yVA-6DCWVppJA-g7IDI

*******
Stop al commercio con gli insediamenti illegali
di Laura Tussi e Luisa Morgantini

Stop al commercio con gli insediamenti illegali
#StopTradeWithSettlements
di Luisa Morgantini e Laura Tussi

Gli insediamenti illegali sono una violazione del diritto internazionale.
L’Unione Europea e i suoi stati membri hanno l’obbligo di non riconoscere e non favorire queste violazioni e di adeguare la loro legislazione al diritto internazionale.
Contrariamente alle sue dichiarazioni, l’UE continua a favorire l’espansione degli insediamenti illegali, intrattenendo con essi rapporti commerciali.

Stop al commercio Ue con gli insediamenti illegali.
L’UE si oppone all’annessione e considera gli insediamenti illegali nei territori occupati un ostacolo alla pace e alla stabilità internazionali. Ma anche se gli insediamenti illegali costituiscono un crimine di guerra, l’UE acconsente il commercio con essi. Tale commercio consente profitti dall’annessione e contribuisce all’espansione degli insediamenti illegali in tutto il mondo.

Richiesta di Legge.
Chiediamo una legge dell’UE che metta fine al commercio con insediamenti illegali una volta per tutte. Questa legge si applicherà ovunque ai territori occupati, tra cui il Territorio della Palestina Occupata e gli insediamenti illegali di Israele lì.
La legge invierà anche un potente segnale in tutto il mondo che l’UE non ricompenserà più l’aggressione territoriale con scambi e profitti.

L’iniziativa dei cittadini europei.
Firma la petizione qui sotto per una legge storica che interrompe il commercio con gli insediamenti illegali.
Fai sentire la tua voce sulle politiche che riguardano la tua vita. L’iniziativa dei cittadini europei è uno strumento unico per contribuire a plasmare l’UE, chiedendo alla Commissione europea di proporre nuovi atti legislativi. Quando un’iniziativa raccoglie un milione di firme la Commissione decide quale azione intraprendere. Guarda le varie tappe
Se pensi di avviare un’iniziativa, consulta il Forum dell’iniziativa dei cittadini europei per una consulenza giuridica e pratica.
L’iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) può obbligare l’UE a vietare i rapporti commerciali con gli insediamenti illegali ovunque essi si trovino.
L’iniziativa dei Cittadini Europei è uno strumento democratico ufficiale che consente ai cittadini dell’UE di contribuire a plasmare l’Europa.

La petizione con la raccolta di un milione di firme.
Con la raccolta di un milione di firme, la Commissione Europea ed il Parlamento Europeo dovranno esaminare l’atto legislativo richiesto dalla petizione.
Se raccoglieremo un milione di firme la Commissione Europea dovrà prendere in esame un atto legislativo che vieterà i rapporti commerciali con gli insediamenti illegali.
Questo consentirà di inviare un forte segnale che l’UE non riconoscerà più le aggressioni territoriali con profitti derivanti dai commerci.

da Blog ODISSEA:
https://libertariam.blogspot.com/
Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Evento con Padre Alex Zanotelli

“Riace. Musica per l’umanità”. Un nuovo umanesimo integrale contro ogni legge ingiusta.

17 aprile 2021 ore 17:30

Online with Facebook Live ()

La vicenda di Riace ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica alcuni interrogativi che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, non possono più essere ignorati. Le leggi devono essere sempre rispettate, anche quando ingiuste, oppure la disobbedienza civile può ancora incidere sulla nostra società? Riace e il suo sindaco hanno offerto un modello di convivenza pacifica e plurale, oltre che virtuosa per il territorio.
Ne parliamo con i curatori del volume, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, e alcune delle figure che, negli ultimi anni, si sono contraddistinte per il loro impegno civile, padre Alex Zanotelli e Alfonso Navarra. Musica di Resistenza di Renato Franchi.

 

Il ricavato del libro Riace, Musica per l’Umanità sarà devoluto al progetto in aiuto dei bambini farfalla di Gaza

#riace #mimmolucano #integrazione #immigrazione #mimesiseditore #resistenza

Per maggiori informazioni: evento su Facebook

 

Pubblicato il Lascia un commento

Storia di una bambina farfalla di Gaza

Recensione

Storia di una bambina farfalla di Gaza

I bambini ci insegnano a volare! Recensione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici. Libro a cura di Gianna Pasini, con illustrazioni di Fogliazza e postfazione di Wasim Dahmash. Edito da Edizioni Q

Storia di una bambina farfalla di Gaza

Recensione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Storia di una bambina farfalla di Gaza è un libro per bambini e adulti sensibili e impegnati nell’attualità di questo nostro triste presente. Il libello è a cura di Gianna Pasini, con le illustrazioni di Fogliazza e la postfazione di Wasim Dahmash, edito da Edizioni Q.

Un libro che mette a nudo quanto l’umanità sprofondi in un baratro di violenza e odio. Ma allo stesso tempo trasmette l’esistenza di un’altra umanità, vera e alternativa all’inferno di disperazione, che si mette in gioco per aiutare chi vive la malattia a Gaza, in Palestina dove la solidarietà fa parte della cultura di un popolo che lotta e soffre e sopravvive.

L’Epidermolisi Bollosa o EB è una malattia rara della pelle che comporta, una fragilità estrema e ipersensibilità del tessuto epiteliale di chi ne è affetto.

Immaginate un bambino che si ritrova nella condizione di non poter fare quasi nulla, in situazioni estreme e violente, dove imperversano le atrocità della guerra, soffrendo quotidianamente per le limitazioni e gli stati patogeni dovuti a questa terribile e rara malattia.

Questi bambini vengono chiamati “bambini farfalla” perché la loro pelle è fragile come le ali di una farfalla.

In occidente esistono casi di bambini farfalla che fortunatamente vengono assistiti e curati adeguatamente.

Il problema si aggrava quando questi bambini si trovano in luoghi poveri e martoriati da guerre e da violenza e da soprusi.

Loro, vivendo nella disgrazia, non hanno la fortuna di accedere a cure adeguate. Ricevono, quando possibile, cure tramite ONLUS che lavorano sul territorio di Gaza.

Storia di una bambina farfalla di Gaza non è solo un libro è un mezzo per sostenere PCRF – Palestine Children’s Relief Found Italia, una ONLUS che da anni aiuta il Popolo Palestinese e in modo particolare i suoi bambini a sviluppare progetti educativi e sanitari in una terra martoriata dall’odio, dalla guerra e da ogni forma di soprusi e violenze.

Gianna, la curatrice di questo libro è un’infermiera di Brescia che da anni si reca a Gaza per portare aiuto a queste “piccole stelle” e che ha pianificato il suo “post pensione” dedicandosi a questi bambini così speciali e fragili: bellissimi.

Una grande rete di solidarietà in Palestina che mostra “un altro mondo possibile” fatto di donne e uomini di Pace che con dedizione vogliono lenire i mali del mondo.

A queste realtà, nel 2012, si è unita la Fondazione “Vittorio Arrigoni” con mamma Egidia e Alessandra Arrigoni sorella di Vittorio che per la Palestina hanno dedicato e donato la propria vita.

Leggere in questo libro della solidarietà e dell’aiuto concreto al popolo Palestinese riempie il cuore e fa sentire tutti più appartenenti ad una realtà umana migliore, quella auspicata da Vittorio Arrigoni nel suo celebre adagio “Restiamo umani”.

Le parole della piccola Martina, l’esempio di Mahmoud Sarsak e ancora la storia di Fahed, Reema e Hazem piccoli grandi bambini o meglio piccole farfalline con un cuore tanto grande, sono tutto l’amore del mondo.

Le illustrazioni di Fogliazza donano all’opera quella genuinità e quella spontaneità che solo i bambini di tutto il mondo, e in particolare modo quelli di Gaza, sanno trasmettere.

Wasim Dahmash nella postfazione permette di comprendere il bene e il male e esprime con forza ed estrema e sensibile chiarezza che il Popolo Palestinese non merita l’indifferenza del mondo subissato dai poteri forti e dalla malvagità dei prepotenti.

Proprio per questo motivo consigliamo l’acquisto del piccolo e prezioso libro Storia di una bambina farfalla di Gaza: un libello per bambini e soprattutto per adulti impegnati, scritto per una causa nobile che invitiamo tutti a sostenere.

 

Per informazioni sul Libro:

CLICCA QUI

Articoli correlati

Pubblicato il Lascia un commento

Egidia Beretta Arrigoni: in Viaggio con Vittorio

Intervista a Egidia Beretta madre di Vittorio Arrigoni – Vik Utopia

Egidia Beretta Arrigoni: in Viaggio con Vittorio

“Questo figlio perduto, ma vivo come forse non lo è stato mai, che, come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi”

Laura Tussi con Egidia Beretta Arrigoni

Intervista di Laura Tussi a Egidia Beretta madre di Vittorio Arrigoni

 

“Questo figlio perduto, ma vivo come forse non lo è stato mai, che, come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi. Eravamo lontani con Vittorio, ma più che mai vicini. Come ora, con la sua presenza viva che ingigantisce di ora in ora, come un vento che da Gaza, dal suo amato Mediterraneo, soffiando impetuoso ci consegni le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi, passandoci il testimone.”

 

Bellissime riflessioni: quando le hai scritte?

 

Scrissi di getto queste parole all’indomani del funerale di Vittorio e oggi, nove anni dopo, so che questo seme è fiorito e ha fruttificato.

Quel testimone continua ad andare, passando di mano in mano, di cuore in cuore, come un fiume inarrestabile.

Vittorio è la sorgente; io, solo la portatrice d’acqua che la alimenta.

 

La perdita e la memoria del figlio amato hanno inciso profondamente nella tua esistenza.

 

Questo è diventata la mia vita.

Per questo viaggio, instancabilmente, da nove anni e racconto a chi ha orecchie per ascoltare e cuore per accogliere, la sua, di vita, i sogni e le utopie.

 

Tutto questo deve essere un percorso doloroso, ma che comporta gesti d’amore.

 

Non è mai facile. Prima di ogni incontro, ho bisogno di silenzio e di meditazione. E, alla fine, mi sento svuotata, aliena alla realtà che mi circonda.

Il gesto d’amore che mi ha spinto a scrivere “Il Viaggio di Vittorio”, si ripete quando, partendo da quelle pagine, vado a dispiegare il filo della sua esistenza, dall’infanzia, alla giovinezza, all’età adulta, variegato e multiforme, ma sempre teso alla ricerca del senso del proprio vivere, fino alla raggiunta consapevolezza che solo la ricerca e la lotta per la giustizia, per la pace, sempre dalla parte degli oppressi, dei dimenticati, potevano dare significato al suo essere al mondo.

 

Quali argomenti tratti nel tuo libro “Il Viaggio di Vittorio”?

 

Narro del bambino che scrive di San Francesco e Martin Luther King, del ragazzo che stima Falcone e Borsellino, della grande passione per la musica, la lettura e la scrittura, dei primi Viaggi di volontariato a soccorrere e conoscere genti e luoghi al di fuori, finalmente, dai confini “recinti spinati”, consapevole che, attraversandoli, mettendosi alla prova, scorgerà la meta.

Mostro i suoi video e li riguardo anche io con la trepidazione della prima volta e colgo, attraverso gli occhi di chi guarda e ascolta, la mia stessa empatia ed emozione.

 

Vittorio ha sempre denunciato in forma nonviolenta tutte le ingiustizie e atrocità che accadono a Gaza.

 

Oltre le mie parole, voglio si veda e si ascolti Vittorio, l’esuberanza, la passione che lo muove, gli affanni, la gioia, la sofferenza, le denunce, la testimonianza diretta di quel che ha vissuto in Palestina, in Gaza.

E’ qui che il mio racconto si conclude, dove si è concluso il suo Viaggio.

Nella terra che lo ha accolto come figlio e fratello, là dove la tormentata ricerca del perché esistere ha infine trovato ragione.

Leggo i suoi scritti, che ci immergono in realtà altrimenti sconosciute.

E adempio così un preciso dovere che, sento, Vittorio mi ha affidato.

Non dimenticare mai la Palestina, raccontare, attraverso i suoi anni in Cisgiordania e in Gaza. Questo popolo, oppresso, ma coraggioso, resistente, generoso.

 

Un Viaggio quasi “iniziatico”…

 

In questo mio andare, ho percorso innumerevoli strade, città e piccoli paesi, lungo tutta la penisola, in luoghi i più diversi, biblioteche, parrocchie, centri sociali, culturali, feste Anpi, scuole.

E ogni volta, sento Vittorio presente a sostenermi nel trovare le parole giuste per chi mi ascolta, adulti, giovani, studenti, anche bambini.

Gli sono riconoscente perché, attraverso questi incontri, ho contemplato meraviglie di arte e natura mai visti, sono nate amicizie, soprattutto ho conosciuto un’umanità solidale che non immaginavo, persone generose e accoglienti, felici di incontrare “la mamma di Vik” e onorarlo onorando me.

 

Con questo Vostro Viaggio, riuscite, tu e Vik a cambiare le coscienze…

 

E quando, a posteriori, ricevo testimonianze di come la sua vita abbia cambiato la vita di tanti, specie di giovani, che, sulla sua traccia, stanno compiendo scelte ugualmente importanti, il mio cuore è felice e l’anima piena di gioia.

A chi vuole conoscere meglio e di più Vittorio, suggerisco di visitare il sito www.fondazionevikutopia.org, di leggere soprattutto le pagine del suo ”Gaza Restiamo Umani”, scritte a Gaza durante il massacro di Piombo Fuso, la graphic novel “Guerrilla Radio – la possibile Utopia” di Stefano Piccoli e infine, a chi volesse immergersi nei sogni del piccolo Vik, il racconto “Il bambino che non voleva essere un lupo”, scritto e illustrato da Sabina Antonelli, pubblicato a cura della Fondazione Vittorio Arrigoni “Vik Utopia” Onlus.

 

E’ nata questa importante Fondazione Vik Utopia in memoria di Vittorio

Parlo della Fondazione, nata per onorare la sua memoria e continuare la sua azione di impegno civile a servizio del bene comune, dei diritti umani e della giustizia.

I progetti che abbiamo sostenuto, vanno in questa direzione. Collaborando con diverse Associazioni, che operano in paesi nel mondo dove situazioni difficili di povertà o di discriminazione, colpiscono i più deboli, donne e bambini, seguiamo la strada che Vittorio ha tracciato.

E’ verso i bambini, soprattutto, che va il nostro impegno, consapevoli di quanto essi fossero nel suo cuore.

Continuerò ad andare, quindi, fino a quando avrò voce e forze per testimoniare, e, con Vittorio, annuncerò: “Faremo delle nostre vite poesie, fino a quando libertà non sarà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi”.

Pubblicato il Lascia un commento

Intervista a una giovane attivista per la Palestina: Vane Marinello

Un messaggio di pace, solidarietà e uguaglianza tra esseri umani

Intervista a una giovane attivista per la Palestina: Vane Marinello

“Sono arrivata ad un punto in cui non riuscivo più a stare zitta. Continuavo a pensarci e mi sono detta bisogna cogliere l’opportunità di cambiare qualcosa. Così ho cominciato a studiare, a leggere e informarmi, ad usare i social per comunicare, per far capire e informare le persone.
su PeaceLink: https://www.peacelink.it/ospiti/a/47978.html

L'impegno per la PalestinaQuali motivi ti hanno reso un’attivista per la Palestina?

“Perché lo fai? Come hai iniziato?” Sono mesi che mi rivolgono queste domande; sicuramente e purtroppo non è cosa comune interessarsi a certi argomenti come la Palestina.
Non sono cresciuta con queste idee; in proposito la società odierna non ti dirà mai cosa è successo, non ti racconterà mai la storia com’è andata veramente.

Tu collabori con molte associazioni per la Pace nel mondo e ti occupi di divulgazione sui social; qual è la tua esperienza?

Sono nata ad Aosta il 17 marzo del 1994 e mi sono diplomata nel sociale, in scienze sociali. Dopo un’infanzia e un’adolescenza travagliata sono partita per l’estero perché volevo viaggiare. Dall’Egitto alla Turchia dal Vietnam alle Canarie alla Tunisia. Ho conosciuto nazionalità, culture e lingue diverse. Ho iniziato a lavorare come Animatrice e nelle Relazioni pubbliche di vari hotel ma ascoltando lamentele futili per cose inutili 24 ore su 24, ho cominciato a riflettere su cosa è davvero importante nella vita.
Il mio ultimo viaggio nel febbraio del 2020 è stato proprio in Vietnam, con l’associazione “Volunteers for Peace Vietnam”: è un’organizzazione di volontariato senza scopo di lucro fondata nel 2005 con l’obiettivo di promuovere il volontariato come mezzo di scambio culturale ed educativo tra le persone per generare pace e amicizia, e come approccio per affrontare le questioni sociali. La visione di VPV è un mondo di pace, in cui tutte le persone convivono con rispetto reciproco, hanno pari opportunità per svilupparsi al massimo del loro potenziale e hanno rispetto per l’ambiente.
Questo il sito di riferimento: http://www.vpv.vn/
Con un gruppo di ragazz*, per un mese, nella zona di Sapa, abbiamo aiutato a costruire una scuola per le/i bambin delle elementari, vivendo assieme, preparando piatti tipici del posto, giocando con loro.

Perché la Palestina?

La parola Palestina non è mai facile da pronunciare, come non è facile essere donna e parlare di politica. Dicono che una delle cose più importanti per farsi accettare dalla società è di non imporre le tue idee politiche sulla gente. Ce lo inculcano fin da subito. Durante la mia vita, ho sempre sentito gente dire “stanne fuori, non immischiarti in politica e nell’attivismo perché una brava ragazza non impone le sue opinioni sugli altri; una brava ragazza sorride saluta e dice grazie! Una brava ragazza non mette a disagio le/gli altr* con le proprie opinioni”.
Sono arrivata ad un punto in cui non riuscivo più a stare zitta. Continuavo a pensarci e mi sono detta “la prossima volta che hai l’opportunità di cambiare qualcosa devi coglierla, sapendo cosa e chi vuoi rappresentare e che cosa vuoi dire”.
Così ho cominciato a studiare, a leggere e informarmi, ad usare i social per comunicare, un messaggio di pace, solidarietà e uguaglianza tra esseri umani per far capire e informare le persone.
Infatti, non basta dire “sono di destra o di sinistra” per sentito dire, ma occorre farsi una propria opinione politica studiando e leggendo senza farsi influenzare nel pensiero e nelle scelte.

Quali sono stati i tuoi riferimenti più importanti?

Rispetto alla Palestina, sono grata a un amico esperto della materia, che mi ha introdotto nell’argomento perché, come accennavo prima, conoscere la storia moderna della Palestina non è purtroppo una cosa scontata. Mi è bastata una serata di approfondimento e l’ascolto di molte storie per innamorarmi della questione, iniziare a studiare e informarmi.
Il mio primo libro è stato “Gaza. Restiamo Umani” del grande Vittorio Arrigoni (Manifestolibri, 2011) e dopo aver letto un libro così non puoi assolutamente rimanere indifferente. Volevo impegnarmi e dopo qualche ricerca ho contattato la magnifica associazione “Gaza Freestyle Festival” che opera nella Striscia Di Gaza dove ha in costruzione una rampa da skateboard per le/i Gazaw* e d’insegnare varie arti e attività sportive, come fotografia, calcio e altro. Il Covid-19 ha rimandato la mia partenza e nell’attesa di realizzarla mi sto dedicando alla divulgazione, anche nelle piazze, durante le manifestazioni, della questione palestinese.
Sono un’attivista di “Giovani e Palestina” che fa parte dei Giovani Palestinesi d’Italia.
Questo il Link di riferimento: https://www.facebook.com/giovanipalestinesi.italia/
Scrivo ogni tanto degli articoli per la pagina Facebook dei “Giovani palestinesi d’Italia”: un’associazione indipendente di ragazz* palestinesi o di origine palestinese presenti in tutta Italia. Penso che sia importante continuare a parlare della causa palestinese perché in mezzo a tutte le censure noi non molliamo; questa è una cosa che ho imparato dal popolo palestinese, la resilienza nonostante tutto.

Quali sono i tuoi programmi e quelli della tua associazione?

Non sento ancora la necessità di sistemarmi (di lavorare e di avere un lavoro fisso) e di fermarmi in un posto. Mi piace cambiare, conoscere sempre gente nuova e moltiplicare le esperienze.
Sono sicura che, la Palestina un giorno sarà libera, ma nel frattempo dobbiamo continuare a parlarne.
Da quando ho iniziato ad usare i social, per la causa palestinese, ho ricevuto molti messaggi di ringraziamento da chi non la conosceva e che adesso, grazie alle nostre parole, conosce e ne è più cosciente. Non dobbiamo aver paura di parlare e raccontare le cose come stanno. Dobbiamo manifestare e urlare i nostri pensieri. Dobbiamo batterci per la libertà della Palestina perché non c’è cosa più resiliente e meravigliosa del popolo Palestinese. Dobbiamo difendere i giusti livelli di informazione che esistono nella nostra società, dobbiamo parlare di politica. Voglio essere d’aiuto e ringraziare chi mi ha ispirato: voglio essere d’aiuto alla causa palestinese, non stare zitta; battermi, continuare a parlare nonostante mi si chieda di chiudere la bocca ed essere “una brava ragazza”.

Pubblicato il Lascia un commento

L’attivismo per la Palestina

Un popolo distrutto dallo strapotere di un governo occupante e criminale

L’attivismo per la Palestina

Gaza vive ancora grazie a questo Mosaico di Pace attivista e alle tante associazioni filopalestinesi che spendono e dedicano la vita a una causa nobile come è la sopravvivenza ed esistenza del popolo palestinese e di tutti i popoli del mondo, nel filo rosso dell’amore per l’umanità intera
Laura Tussi2 giugno 2020

Palestina libera !

L’impegno civile e l’attivismo sociale dell’associazionismo filopalestinese si pongono il nobile intento di solidarizzare e aiutare e soprattutto di cercare di salvare un popolo da una condizione di brutale e indescrivibile oppressione da parte di una nazione occupante e di una situazione perversa di dominio da parte di uno strapotere prepotente e assassino.

Gaza vive ancora grazie a questo Mosaico di Pace attivista e alle tante associazioni filopalestinesi che spendono e dedicano la vita a una causa nobile e meritevole come è la sopravvivenza ed esistenza del popolo palestinese e di tutti i popoli del mondo, nel filo rosso dell’amore per l’umanità intera. L’impegno filopalestinese è un’attività costruttiva perché si prodiga e volge verso gli altri e lotta per difendere la vita sopra ogni altra cosa e per creare solidarietà e cercare voci, braccia, menti, cuori e persone al plurale evitando il soggettivismo e l’individualismo. Perché “solo tutti insieme ci si salva e non uno per uno”. E un ‘assolo’ riceverebbe più forza e spinta vitale compartecipando in percorsi collettivi e plurali con tutti coloro che sono impegnati nella causa più alta della salvezza dell’umanità.

Le associazioni a favore della Palestina fanno informazione e controinformazione, in quanto vi è necessità di raccontare la Palestina, sfidando censure e compensando ciò che dovrebbero fare i grandi media.

L’attivismo per la Palestina è una realtà umanitaria e anche umanistica, in quanto riguarda l’essere umano, la sua vita, la cultura, le sue radici. È volto a convertire l’io in un noi pluralista e solidale con tutti. Declinando il singolo al plurale per vivere il dono dell’azione non alla maniera individualistica di una sfida personale, ma come progetto compartecipato di trasformazione che accomuna e rende liberi e felici e uguali, in cui anche il singolo nutre gli ideali e l’animo più nobili, in quanto elimina l’egoismo che vive in natura.

Una realtà importante insieme al mosaico di pace di tutti gli attivisti impegnati per le cause della salvezza dei popoli dell’umanità e in particolare di un popolo umiliato e depredato e sottomesso e massacrato come quello palestinese.

Un popolo distrutto dallo strapotere di un governo occupante e criminale.

Ma la Palestina e Gaza hanno le risorse per R-esistere e gli attivisti per la Palestina sono tra queste grandi opportunità.

 

Articoli correlati

  • Il 18 maggio 1944 moriva il partigiano Dante di Nanni

    EDITORIALE
    Contribuì alla rinascita dell’umanità lacerata e persa

    Il 18 maggio 1944 moriva il partigiano Dante di Nanni

    In momenti cupi come quello del periodo nazifascista, molti giovani hanno sacrificato la propria vita per il raggiungimento della Pace e della Libertà, per porre fine a una feroce guerra. Vogliamo mantenere viva la Memoria.
    17 maggio 2020 – Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
  • Il principio speranza

    PACE
    Il sistema concentrazionario e gli orrori del nazifascismo

    Il principio speranza

    Il principio speranza di Ernst Bloch e il principio responsabilità di Hans Jonas sono importanti moniti per la pace. La biblioteca civica popolare di Nova Milanese e l’archivio storico della città di Bolzano hanno raccolto più di 200 videotestimonianze
    12 maggio 2020 – Laura Tussi
  • Come i Palestinesi vedono la guerra siriana

    PALESTINA
    I Palestinesi sono ora convinti che la loro causa non sia una priorità dell’opposizione siriana

    Come i Palestinesi vedono la guerra siriana

    Un sondaggio del settembre 2012 rilevò che quasi l’80% degli intervistati in Cisgiordania e Gaza sostenevano i manifestanti e l’opposizione siriana. Ma nel corso degli anni, quando la rivolta siriana si trasformò in un sanguinoso conflitto settario, le posizioni iniziarono a cambiare.
    Adnan Abu Amer
  • Agenda ONU 2030: la pace vive!

    PACE
    Partendo dai grandi padri partigiani e dalle grandi madri costituenti della democrazia

    Agenda ONU 2030: la pace vive!

    Pedagogia della pace, didattica della storia, narrativa della memoria, ecodidattica sono locuzioni di senso e significato che implicano un interesse nei confronti della storia passata, della tutela dei grandi beni comuni della pace, della memoria e dell’ambiente
    9 maggio 2020 – Laura Tussi
Pubblicato il Lascia un commento

Invicta Palestina – Moni Ovadia: il dialogo per la pace

Il Centro di Documentazione Invicta Palestina propone l’intervista a Moni Ovadia

Invicta Palestina – Moni Ovadia: il dialogo per la pace

Presentazione dell’intervista a Moni Ovadia di Laura Tussi
Laura Tussi19 maggio 2020

Intervista a Moni Ovadia di Laura Tussi su Invicta Palestina

Moni Ovadia si ricollega e riflette sul tema di Agenda Onu 2030 – Obiettivo “Pace, Giustizia e Istituzioni solide” con molteplici spunti di approfondimento nonché analizzando la vignetta dell’acuto vignettista Vauro che ritrae un padre e un figlio palestinesi a Gaza. 

In una vignetta del mio amico Vauro, i missili israeliani piovono da tutte le parti. Il bambino dice a suo padre: “Papà ho paura” il padre risponde: “Perché hai paura? Non siamo mica a New York”. Noi abbiamo tolto a una parte dell’umanità persino il diritto alla paura. Abbiamo visto milioni di volte la ripetizione dell’efferatezza che ha portato alla distruzione delle Torri Gemelle con 2890 morti circa, ma non abbiamo visto con la stessa frequenza le immagini dei morti innocenti iracheni e afghani delle cosiddette “guerre umanitarie”.

Parto da questa considerazione perché ci sono paesi i cui governi, ma anche una parte considerevole dei cittadini, sono gravati – anche se la parola è impropria – dalla logica del privilegio, ossia che noi abbiamo diritto a essere come siamo, non è un privilegio dovuto al luogo di nascita.

Che merito abbiamo per essere nati in un posto invece di un altro? Nessuno. 

Non esiste un merito. Infatti anche Mimmo Lucano e Alex Zanotelli dicono di non chiedere mai a una persona da dove viene: “L’ha portata il vento”…

La legalità internazionale è stata, da parte di ripetuti governi israeliani, calpestata con una indecenza che non ha limiti. Consideriamo che nessun governo israeliano ha fatto quello che doveva essere il dovere sacrale di un governo democratico, ossia stabilire i confini dello Stato di cui quel governo è governo. Lo Stato di Israele non ha una costituzione. Quindi non ha stabilito i suoi confini. Per cui l’arbitrio è la regola in tutte le cose che riguardano il conflitto israelo-palestinese. In particolare, il conflitto con i paesi arabi ha altre modalità ancorché si basa comunque su questa politica dello stato dei fatti compiuti. Politica del totale dispregio per le risoluzioni internazionali e, conseguentemente, per le istituzioni internazionali preposte alla pace. E tutto questo ad opera del governo e dell’autorità militare di un paese in cui il saluto comune è pace, invece di dire “Ciao”, “Buongiorno” si dice “Shalom” cioè Pace. La pace è addirittura iscritta nelle priorità della lingua.

Nei Link l’intervista a Moni Ovadia di Laura Tussi: testi integrali

https://www.peacelink.it/pace/a/47552.html

https://www.peacelink.it/ospiti/a/47600.html

su Invicta Palestina: Centro di Documentazione sulla Storia, Cultura, Tradizioni della Palestina

https://www.invictapalestina.org/archives/38974

Articoli correlati

  • Il 18 maggio 1944 moriva il partigiano Dante di Nanni

    EDITORIALE
    Contribuì alla rinascita dell’umanità lacerata e persa

    Il 18 maggio 1944 moriva il partigiano Dante di Nanni

    In momenti cupi come quello del periodo nazifascista, molti giovani hanno sacrificato la propria vita per il raggiungimento della Pace e della Libertà, per porre fine a una feroce guerra. Vogliamo mantenere viva la Memoria.
    17 maggio 2020 – Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
  • Il principio speranza

    PACE
    Il sistema concentrazionario e gli orrori del nazifascismo

    Il principio speranza

    Il principio speranza di Ernst Bloch e il principio responsabilità di Hans Jonas sono importanti moniti per la pace. La biblioteca civica popolare di Nova Milanese e l’archivio storico della città di Bolzano hanno raccolto più di 200 videotestimonianze
    12 maggio 2020 – Laura Tussi
  • Come i Palestinesi vedono la guerra siriana

    PALESTINA
    I Palestinesi sono ora convinti che la loro causa non sia una priorità dell’opposizione siriana

    Come i Palestinesi vedono la guerra siriana

    Un sondaggio del settembre 2012 rilevò che quasi l’80% degli intervistati in Cisgiordania e Gaza sostenevano i manifestanti e l’opposizione siriana. Ma nel corso degli anni, quando la rivolta siriana si trasformò in un sanguinoso conflitto settario, le posizioni iniziarono a cambiare.
    Adnan Abu Amer
  • Agenda ONU 2030: la pace vive!

    PACE
    Partendo dai grandi padri partigiani e dalle grandi madri costituenti della democrazia

    Agenda ONU 2030: la pace vive!

    Pedagogia della pace, didattica della storia, narrativa della memoria, ecodidattica sono locuzioni di senso e significato che implicano un interesse nei confronti della storia passata, della tutela dei grandi beni comuni della pace, della memoria e dell’ambiente
    9 maggio 2020 – Laura Tussi