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Il Partigiano Emilio Bacio Capuzzo, il destino in quel nome (Laura Tussi)

di LAURA TUSSI

FARO DI ROMA: https://www.farodiroma.it/il-partigiano-emilio-bacio-capuzzo-il-destino-in-quel-nome-laura-tussi/

Il Partigiano Emilio Bacio Capuzzo ci ha lasciato nel 2017, anno del Premio Nobel per la pace a Ican per il disarmo nucleare universale.

Con Laura Tussi e Fabrizio Cracolici il partigiano deportato Emilio Bacio Capuzzo ha testimoniato in più di 200 presentazioni del libro “Un racconto di vita partigiana”.
Si recò in numerose scuole, non solo di Bovisio Masciago e Nova Milanese, ma anche in moltissimi istituti scolastici della Lombardia e di altre regioni: ovunque venisse richiesto il suo intervento e la sua testimonianza di alti ideali antifascisti.

Il partigiano Bacio ha lasciato la sua Nova Milanese quasi sette anni fa; a lui i compagni hanno intitolato la sezione ANPI che ha “comandato” per anni. La memoria della sua figura, contraddistinta da una grande coerenza, li guida sul sentiero tracciato dal suo esempio. 

In collaborazione con la sottoscritta e con Fabrizio Cracolici, già presidente Anpi Nova Milanese – Monza e Brianza e membro attuale del direttivo provinciale Anpi, e da sempre attivista di pace e videomaker, il partigiano deportato Emilio Bacio Capuzzo ha testimoniato in più di 200 presentazioni in pubblico del libro Un racconto di vita partigiana. Si recò in numerose scuole, ma anche in moltissimi istituti scolastici della Lombardia e di altre regioni.

Bacio non era un nome di battaglia, ma di battesimo

Si chiamava Bacio, ma perché potesse ricevere il battesimo, i genitori gli diedero come primo nome Emilio. Perché Bacio non è il nome di nessun santo del calendario ecclesiastico. Emilio Bacio Capuzzo, partigiano e deportato. Alla sua memoria è intitolata la sezione ANPI di Nova Milanese, diretta da Fabrizio Cracolici, per dieci anni, che, assieme alla sottoscritta (giornalista e scrittrice), condivise l’amicizia con il partigiano: entrambi, infatti, eravamo presenti al suo capezzale nel giorno della morte.

In punto di morte la rivelazione a Bacio del Premio Nobel per la Pace al movimento pacifista

E quando rammentiamo la sua figura, proprio a quei tristi e toccanti attimi corre il nostro ricordo, a quella giornata di ottobre del 2017, che raccolse gli ultimi pensieri di Bacio rivolti proprio alla pace. La campagna per il disarmo nucleare ICAN, infatti, era appena stata insignita del Premio Nobel per la Pace e il partigiano esortava ad impegnarsi perché questo grande ed importante risultato si potesse finalmente concretizzare.

Abbiamo salutato Bacio ancora in vita con una notizia da Nobel…

Noi siamo riusciti a comunicargli, in punto di morte, il conseguimento del Premio Nobel per la Pace per il disarmo nucleare universale. Premio nobel la cui testimonianza è ricaduta come un grande impegno per il disarmo e la nonviolenza sul movimento pacifista mondiale e i suoi vari esponenti che testimoniano questo premio nelle varie iniziative e presentazioni in pubblico, a livello locale, nazionale, internazionale. Una “compresenza tra viventi e non viventi” come direbbe Aldo Capitini. Anche se Bacio vive sempre in mezzo a noi e illumina il nostro cammino di attivismo per la nonviolenza e il disarmo.

Un saggio di narrazione dedicato al Partigiano Emilio Bacio Capuzzo. Un racconto di vita partigiana

Ad Emilio Bacio Capuzzo e alla sua esperienza resistenziale è dedicato il libro Un racconto di vita partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del partigiano Emilio Bacio Capuzzo, edito da Mimesis nel 2012 e recentemente in seconda edizione.

La figura di Bacio ricordata nell’opera multimediale del giornalista d’inchiesta Daniele Biacchessi

La sua figura continua ad affascinare ed è presentata anche nell’opera multimediale curata da Daniele Biacchessi, L’Italia liberata. Storie partigiane. Il testo, accanto ad altre personalità che scrissero la storia della lotta di Liberazione, tratta anche l’esperienza del partigiano Bacio.

Il partigiano Bacio da sempre antifascista fin nel grembo della madre

Antifascista lo era ancora prima della nascita, già nel grembo di sua madre. Suo padre, operaio socialista, per aver rifiutato la famigerata tessera del fascio venne licenziato e ricevette anche lo sfratto dal proprietario di casa, che era sostenitore del regime. Con una moglie, tre figli e un quarto in arrivo, si vide costretto a sperare nella benevolenza di parenti, prima che la miseria lo conducesse, assieme alla famiglia, da Anguillara Veneta a Nova Milanese. 

L’interruzione degli studi per la scelta antifascista di tutta la famiglia

Il fascismo precluse a Bacio, che non poteva permettersi nemmeno la dotazione del materiale didattico, un regolare percorso di scolarizzazione. «Ho dovuto smettere di andare a scuola perché i miei genitori non avevano una lira per comperarmi i libri ed i quaderni. C’era solo la fame».

Operaio alla Breda Campovolo di Sesto San Giovanni: sempre fame e povertà

Fame e miseria lo accompagneranno anche alla Breda Campovolo, dove lavorerà come apprendista aggiustatore, in seguito al diploma di apprendistato conseguito all’Ercole Marelli di Sesto San Giovanni, un tempo soprannominata la Stalingrado d’Italia.

La partecipazioni agli scioperi del 1944 nel triangolo industriale milanese

La vicenda partigiana di Bacio ha inizio con la preparazione degli scioperi del marzo 1944, che, caratterizzati da una forte connotazione politica, interessarono il triangolo industriale, specialmente il milanese. Ricercato dai fascisti, si unì ai primi gruppi partigiani. «Loro mi cercavano, e allora io poi andai in diversi cascinotti perché ormai il fidanzato di mia sorella non è che potesse rischiare a tenermi lì per diversi giorni ancora».

Bacio si aggregò sia ai SAP che ai GAP, formazioni partigiane di azioni dirette e sabotaggi

Quando la fabbrica in cui lavorava venne rasa al suolo dalle “super fortezze volanti”, ricevette l’ordine di presentarsi al comando tedesco per essere destinato alla Junker in Germania. Fu allora che scelse di aggregarsi ai GAP, nei quali operò con sabotaggi, volantinaggio, recupero di armi. 

Incarcerato a San Vittore e deportato nel Lager di Bolzano

Quando un compagno, sotto tortura, pronunciò il suo nome, assieme a quello di altri partigiani, venne incarcerato dapprima a Monza, poi a San Vittore e infine deportato nel lager di Bolzano. Fuggì, lanciandosi dal treno giunto quasi al confine, al Brennero. Riuscì con altri compagni a gettarsi dal “treno della morte” in corsa. Il cosidetto Transport dei deportati. E si unì alle formazioni partigiane della Valsesia.

Dalla Valsesia alla Brigata Osella fino alla Liberazione

Inserito nella 82° Brigata Osella, partecipò attivamente nella squadra guastatori fino alla Liberazione, quando entrò a Nova Milanese liberata e partecipò il 29 aprile 1945 alla grande manifestazione di Milano. Un’esperienza breve la sua, eppure intensa ed estremamente viva, che ebbe sempre cura di condividere, in seguito, con le nuove generazioni. In diverse occasioni incontrò i fanciulli delle scuole elementari di Bovisio Masciago, narrando la sua battaglia di civiltà e le orribili pagine del fascismo. Memorabile e toccante il ricordo del suo 25 aprile, vissuto come un giorno di festa, perché la guerra era ormai terminata.

Laura Tussi

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Bibliografia essenziale:

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altri

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I Giardini di Pace e Memoria per le comunità educanti, con la musica educante. Sulle orme di Mircea Eliade

di LAURA TUSSI

FARO DI ROMA: https://www.farodiroma.it/i-giardini-di-pace-e-memoria-per-le-comunita-educanti-con-la-musica-educante-sulle-orme-di-mircea-eliade-laura-tussi/

Le comunità educanti con la musica educante che adesso vi presentiamo non si stancano mai di celebrare i simboli della pace ad esempio costruendo giardini e piantando alberi. Come il grande storico e filosofo della mitologia dei simboli sacrali Mircea Eliade che nel suo trattato “L’eterno ritorno” considera i mitologemi della sacralità e della pace dei popoli e delle etnie e delle minoranze da un punto di vista filosofico riguardante la fenomenologia degli eventi. Esattamente come nel caso di queste comunità educanti che addirittura costituiscono gemellaggi tra giardini sacrali di pace e memoria.

Nella Giornata internazionale dei Diritti Infanzia e Adolescenza e Giornata nazionale dell’Albero è avvenuto il Gemellaggio tra il “Giardino dei cinque Continenti e della Nonviolenza di Scampia” ed il “Giardino della Pace, della Memoria e del Creato, presidio di Pace, di Nonviolenza e di legalità”

Un ponte tra Alife e Scampia con il Gemellaggio dei Giardini dei Diritti Umani e della Nonviolenza 

Data storica il 20 Novembre, una delle tante date dedicate alla pace e alla nonviolenza, nella Giornata internazionale dei Diritti Infanzia e Adolescenza e della Giornata nazionale dell’Albero, è avvenuto il Gemellaggio tra il “Giardino dei cinque Continenti e della Nonviolenza di Scampia” ed il “Giardino della Pace, della Memoria e del Creato, presidio di Pace, di Nonviolenza e di legalità” di Alife, in provincia di Caserta

Il simbolo della “panchina rossa” per opporci e trovare soluzioni alla violenza di genere

Protagonisti gli alunni dell’IIS De Franchis (Sede ex IPIA Alife) e gli alunni dell’ISISS Foscolo di Teano. Gli alunni della sede ex IPIA Alife fanno dono al Giardino della Pace di Alife di una mini panchina rossa da loro realizzata, per ricordare la ricorrente giornata mondiale contro la violenza sulle donne e di genere.

La Rete Pangea per commemorare la pace tra tutti i continenti del globo terrestre

Alife(CE) – IIS “De Franchis” P.Matese (sede ex Ipia Alife) e ISISS “Foscolo” di Teano, le due migliori Scuole casertane della regione Campania, protagoniste della “Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” e della “Giornata nazionale dell’Albero”, che ha visto il “Gemellaggio” tra il “Giardino dei Cinque Continenti e della Nonviolenza” di Scampia (Napoli) ed il “Giardino della Pace, della Memoria e del Creato, Presidio di Pace, Nonviolenza e di Legalità G.Strada-T.Sarti, G. Falcone-P.Borsellino” di Alife (Caserta) in via Volturno, dove si è svolta la manifestazione e che ha visto come Ospiti i referenti della Rete Pangea di Scampia.

Un momento di memoria dedicato alla Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, alla legalità, alla difesa e alla cura della propria terra

Le studentesse e gli studenti dell’indirizzo Turismo del “Foscolo” di Sparanise e gli alunni dell’IIS “De Franchis” di Piedimonte Matese (sede ex IPIA di Alife)  hanno partecipato ad un importante convegno, una vera e propria “Scuola di Pace in piazza” sulla legalità e sui diritti dei bambini e degli adolescenti. Grazie infatti all’associazione Onlus “Movimento Ambasciatori per la Pace e la Salvaguardia del Creato del III Millennio”, della preziosa Presidente Agnese Ginocchio, presso il Giardino della Pace, della Memoria e del Creato di Alife si è tenuto una intensa “Giornata per i Diritti”, in occasione dell’anniversario della Convenzione firmata nel 1991 anche dall’Italia.

Un parallelismo tra madre terra e i giovani, bambini e adolescenti, che hanno il dovere e diritto di tutelare l’ambiente e l’assetto ecosistemico

Il Foscolo ha partecipato all’incontro con quaranta alunni dell’indirizzo Turismo, con il Preside Paolo Mesolella e con le docenti Stefania Merola e Giovannina Bovenzi. Dell’IIS “De Franchis” P. Matese (sede dell’ ex IPIA Alife) hanno partecipato i rappresentanti delle classi prima, seconda, terza e quarta indirizzo Manutenzione e le classi quinte dell’ indirizzo Manutenzione e Moda, accompagnati dai docenti Domenico D’Agostino, Filomena Farina e dalla Vice Preside Angelina Palmiero.

La memoria storica sorvola gli eventi anche più terrificanti come la morte di giovani migranti nelle acque del Mediterraneo

In ricordo di questa giornata è stato intitolato un albero di leccio dedicato ai piccoli naufraghi: Aylan Curdi e all’adolescente di anni 14 trovato con la pagella cucita nella tasca e per ricordare il Gemellaggio con il Giardino dei cinque Continenti di Scampia  ed inoltre per ricordare anche la  “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne” per la quale gli alunni dell’IIS (sede ex Ipia Alife) hanno fatto dono di una mini “panchina rossa” da loro realizzata insieme ai docenti, collocata proprio ai piedi dell’Albero.

Forte la testimonianza dei prof. Fedele Salvatore (ISISS “A. Romanò “vittima innocente della camorra di Miano e refer. Scuola di Pace di Napoli) e Mirella La Magna (fondatrice con Felice Pignataro dell’Ass. culturale “Gridas” di Scampia), referenti della Rete del “Progetto Pangea di Scampia che con il prof. Aldo Bifulco di Legambiente ed altre associazioni della Rete hanno dato vita al progetto Pangea del “Giardino dei Cinque Continenti e della Nonviolenza”.

In un luogo degradato, un tempo discarica della camorra, oggi sorge, grazie all’impegno di Associazioni del territorio che fanno parte della Rete Pangea, un meraviglioso Giardino curato dai referenti della Rete e dagli studenti delle scuole con le quali è stato siglato un protocollo per la cura e la manutenzione della vasta area suddivisa in cinque aiuole, simboleggianti i cinque Continenti, tra queste proprio l’aiuola del Mediterraneo dedicata alla Pace.

Il nome “Pangea” si rifà al primordiale unico continente terrestre dal quale sarebbero derivati per frammentazione i continenti attuali. Alle spalle dell’area si affaccia lo stadio comunale, sulla parete sono stati realizzati maestosi murales raffiguranti grandi leader che hanno segnarto la storia con il loro esempio: Gandhi, Martin Luther King, Malala, Nelson Mandela, alcune vittime innocenti della camorra e tanti altri personaggi simbolo della difesa della Pace e dei Diritti umani.

L’impegno contro la camorra e ogni forma di organizzazione criminale e mafiosa per realizzare un ambiente vivibile tramite la bellezza della giustizia sociale e della pace

L’obiettivo è restituire dignità e bellezza attraverso il lavoro costante a contatto con la propria terra. Scampia è conosciuta per fatti di camorra, ma non è solo questo, in realtà grazie all’impegno di queste associazioni si sta trasformando in un luogo di bellezza e di riscatto della propria dignità, in un luogo di Pace. Siamo ben felici di siglare il “Gemellaggio con il Giardino della Pace e della Nonviolenza di Alife”. Hanno così riferito i referenti della rete Pangea presenti.

A seguire  il saluto del Sindaco di Alife, Maria Luisa Di Tommaso costantemente presente e sensibile alla cura del Giardino della Pace di Alife, presente con l’Assessore alla Pubblica Istruzione Caterina Ginocchio, quindi è seguito il saluto dei delegati del Sindaco del Comune di San Nicola La Strada Vito Marotta: l’Assessore alla Pubblica Istruzione Maria Natale e l’Assessore Alessia Tiscione.

Queste personalità lanciano un appello per il diritto all’istruzione e la difesa del patrimonio ambientale quale condizione necessaria per il Diritto alla salute ed al futuro delle nostre terre.

A seguire gli altri ospiti partecipanti:  il Preside Paolo Mesolella, fortemente impegnato da anni sui temi della difesa della vita e dei diritti dei bambini, ha portato un messaggio sul significato della Giornata dedicata ai Diritti dell’infanzia; quindi il Presidente dell’Associazione nazionale Combattenti e Reduci (sez. di Piedimonte Matese) prof. Marcellino Diana, il presidente del Circolo della 3a età di Alife Francesco Montalbano con il vice Offreda; il referente di Libera contro le mafie coordinamento provinciale Fabio De Gemmis che ha ricordato la difesa dei diritti dei bambini, in particolare dei paesi poveri, “il diritto all’istruzione per loro é fondamentale  per combattere l’illegalità che in queste aree prolifera;  il referente del Movimento Agende Rosse “P. Borsellino” coordinamento Caserta – Napoli nord, Mimmo Marzaioli, la Presidente del Comitato civico di Raviscanina Maria Gioia Tomassetti, il referente di Plastic Free Raviscanina Giancarlo De Simone, che hanno ricordato l’importanza di educare le giovani generazioni sin da piccoli al rispetto e alla cura verso la propria terra,  il saluto di Italia Nostra Caserta con il prof. Sergio Vellante  (già ordinario Ingegneria ambientale  della SUN) presente con Maria Rosaria Iacono. Presente anche la Dirigente scolastica dell’ IPSEOA “E.V. Cappello” di Piedimonte Matese Clotilde Riccitelli.

Una celebrazione e un momento di ringraziamento per tutte le personalità e i Premi Nobel per la Pace impegnati sia per i diritti delle donne, dell’infanzia e dei più fragili del pianeta terrestre

A seguire. con gli alunni presenti è stato realizzato  sulla siepe verde il “Muro vivo” dei testimoni sul quale figuravano tantissimi volti di giovani e di Maestri luminari, di questi molti Nobel per la Pace, impegnati per la difesa della terra, della Pace dei diritti dei bambini dei diritti umani: Malala, Greta e le giovani attiviste per la difesa del pianeta terra, Martin Luther King, Gandhi, Nelson Mandela, Al Gore, Aldo Capitini, Le Donne africane, Don Lorenzo Milani, Madre Teresa, Yunus e tanti altri.

Un momento memorabile per la pace replicando il motto di Don Milani “I Care” per ricordare il valore e gli ideali della cura dell’ambiente, ma soprattutto dell’altro da sé e dei più fragili

“Una Giornata memorabile, è stata scritta, un’altra pagina di storia di impegno per la Pace nella nostra terra. Il nostro dovere , il nostro impegno è per i giovani, verso i quali abbiamo il dovere di mostrare esempi ed indicare la strada da seguire, se siamo veri educatori. E se siano veri educatori dovremmo applicare quel motto di don Milani, “I Care”, il cui volto spiccava tra i testimoni del “Muro vivo” che durante la manifestazione abbiamo realizzato stamane con gli alunni presenti.  “I care” significa “ho cura di te”, e se sono educatore ho il dovere di pensare al futuro di questi giovani educandoli alla  coscienza critica, alla responsabilità, alla difesa dei Beni Comuni e di questi spazi verdi, di collaborare anche al decoro e alla cura del “Giardino della Pace” su esempio della Rete Pangea a Scampia. Un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti”. Ha concluso la Presidente Agnese Ginocchio.

Un gemellaggio di alti e insigni ideali di pace e nonviolenza dalla cura dell’infanzia alla tutela dell’ambiente e dei più fragili nella differenza di genere

Al termine quindi la scopertura della Targa di dedica dell’Albero ed il Gemellaggio siglato con la firma dei referenti di Progetto Pangea, della Presidente del Movimento per la Pace ed il Sindaco di Alife. Ha moderato i lavori della giornata il prof. Gino Ponsillo del Movimento per la Pace presente con i soci prof.ssa Monica Pacelli, prof.ssa Daniela Truocchio e Andrea Pioltini (autore del reportage foto).

Alti fra tutti i nomi di Gino Strada e della moglie Teresa Sarti Strada entrambi fondatori e benefattori dell’Associazione mondiale Emergency che offre cure mediche alle vittime di tutte le guerre e ai più umili e diseredati che non possono permettersi cure

“Il giardino della Pace, della memoria e del creato di Alife è un presidio di Pace, di nonviolenza e di legalità. In esso è presente l’albero della Pace, un monumento vivo sempreverde, simbolo della vita che non muore mai, dedicato ai percorsi della memoria storica dei 100 anni della grande guerra, messo a dimora durante la prima edizione del passaggio per Alife della Fiaccola della Pace. L’albero è dedicato alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino e alle vittime della mafia”. Vicino all’albero ci sono “La panchina della Pace e della nonviolenza” dedicata alla memoria della giovane mamma Stefania Formicola, vittima di femminicidio, la scultura lignea dedicata all’ultimo reduce di guerra del territorio Cav. Vincenzo Di Franco,  la scultura in ferro dedicata a Gino Strada e a Teresa Sarti da poco inaugurata.

Laura Tussi

Nella foto: Mircea Eliade, uno degli storici delle religioni fra i più interessanti del nostro secolo, ha promosso un’analisi dei fatti religiosi di ogni epoca per instaurare un confronto con l’uomo contemporaneo.

Eliade nacque a Bucarest nel 1907. si laureò nella sua città natale con una tesi sulla filosofia italiana del Rinascimento: per questo motivo si era recato in Italia, a Roma. Scopo di questo suo lavoro era quello di interpretare l’Ermetismo del rinascimento come reazione al razionalismo medioevale e di evidenziare che il pensiero di questo periodo è proteso alla ricerca di una rivelazione primordiale, superiore al pensiero greco ed ebraico

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Bibliografia essenziale:

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altri

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Dalla Scala di Milano al Teatro Lirico di Parma all’unisono il motto “Cessate il fuoco” e l’esposizione della bandiera palestinese

di LAURA TUSSI

Nei giorni scorsi al Teatro Regio di Parma, al Teatro Lirico di Cagliari, al Teatro alla Scala di Milano e in altri teatri d’Italia sono stati esposti striscioni con la scritta disperata e dissacrante “cessate il fuoco“ e si è apertamente urlato all’unisono da parte degli artisti e attivisti organizzatori il motto “Palestina libera” e le parole “non in nostro nome”.

Persone assassinate: buy ⁴dati in continuo incremento a livello esponenziale da oltre 75 anni di occupazione

In quanto il genocidio in atto a Gaza ormai conta oltre 30.000 persone di cui quasi 9000 donne e quasi la totalità bambini e adolescenti sotto i vent’anni. Ma ogni giorno le vittime aumentano. Sono in costante incremento. E non numeri. Ma persone. Donne, uomini, vecchi e bambini esattamente come tutti noi. Uno sterminio, uno stillicidio, un vero e proprio massacro che ormai si protrae da oltre 75 anni. E perché non poterlo chiamare genocidio? Anche in Congo 25 milioni di morti. Un altro genocidio gravissimo della storia come quello degli armeni.

L’etimologia del termine genocidio deve farci riflettere

Quindi l’”uccisione di una genia” che è l’etimologia del termine genocidio non è un’accezione errata e scorretta. Perché il genocidio potrebbe estendersi e diventare globale.
Con l’escalation nucleare e il rischio di una conflagrazione globale irreversibile. 

Non permettetevi di distruggerci. Di annientare la nostra umanità

I potenti non devono osare e permettersi di distruggere la vita dell’umanità intera per i loro più biechi interessi. 
La nostra umanità è irripetibile. 
Noi siamo esseri senzienti capaci di ragionare e amare e di sognare. 

Il ministro israeliano definisce i Palestinesi “animali umani” da uccidere

Il 9 ottobre 2023 il ministro della difesa israeliano Gallant affermò che Israele stava combattendo contro ‘animali umani’ e dichiarò l’assedio totale alla striscia di Gaza. In altre parole decise di privare la striscia di Gaza di tutti i beni essenziali come cibo, acqua, corrente, benzina.

Madre Terra è in una conflagrazione a frammenti quasi totale alle porte della terza guerra mondiale

Il pianeta terra è in fiamme per molteplici conflitti armati dove a discapito e in dispregio dell’ottemperanza delle dichiarazioni della convenzione di Ginevra le prime vittime sono tutti civili e donne e bambini. Il cuore di noi intellettuali è in lacrime perché non abbiamo più parole per convincere i potentati di turno a finire di combattere con armi che sono ormai anche nelle grinfie dell’intelligenza artificiale usata a scopi malefici.

Il ruolo degli intellettuali e degli attivisti è quello di descrivere e fare sentire al mondo le ragioni dell’amore e del bene

Noi intellettuali dobbiamo prendere coraggio e continuare con gli attivisti a denunciare e a resistere, resistere, resistere. Dobbiamo scrivere e parlare e trattare di una de-escalation a livello mondiale e della volontà che deve provenire dagli scranni del potere di mettere sul tavolo dei governi del male non più armi e armamentari nucleari, ma la forza del diritto, del diritto internazionale, della diplomazia per intessere delle tregue, per attuare trattative per implementare negoziati e scambi commerciali tra i paesi belligeranti.

Per un “cessate il fuoco” consapevole e universale

Vogliamo il cessate il fuoco a Gaza e nello Yemen e in tutte le guerre dimenticate dell’Africa. Non vogliamo più inviare armi ai potentati di turno. Dobbiamo denunciare all’unisono che non vogliamo inviare colossi di armamenti per decine di centinaia di migliaia e milioni di dollari nei paesi belligeranti. Basta armi in Ucraina. E smettiamo di inviare ordigni militari in tutte le nazioni in guerra. E non dobbiamo mai stancarci di denunciare e scrivere nei nostri libri e articoli e trattati che “vogliamo la pace”.

Le nefandezze delle modifiche alla legge 185/90 e dell’investimento in ordigni di distruzione di massa da parte delle banche armate

Non dobbiamo accettare il trasporto e il commercio di armi e dobbiamo fermare gli investimenti bellici delle banche armate. La legge 185/90 recentemente ha subito delle modifiche per cui non si può più risalire alle banche che maggiormente investono in armamenti bellici. Dobbiamo tutti temere per il bene del genere umano intero tramite la guerra e il suo tragico epilogo: l’apocalisse nucleare. Non dobbiamo assolutamente spaventarci, ma continuare a scrivere di fatto questa inesorabile realtà e la verità degli eventi. 

I moniti e gli insegnamenti dei grandi intellettuali del libero pensiero

I grandi del libero pensiero da Giordano Bruno a Margherita Hack ci ricordano che siamo figli delle immense costellazioni e innumerevoli galassie e deriviamo dalla stessa materia astrale. Questo non esclude che potrebbero esserci nell’universo altri esseri viventi simili a noi.

L’umanità terrestre possiede grandi valori e ideali intrinseci

Ma la nostra umanità deve attivarsi per rendere perenne e tramandare ai posteri l’eredità della sua storia positiva e negativa che sia, con il bene e il male contrapposti, ma pur sempre la grande storia del sapere del genere umano in grado di razionalizzare la verità circostante e di ricavarne un pensiero e con la facoltà di sognare.

Noi abbiamo un sogno. E questo sogno è la pace

Certo. Sognare. Sognare la pace. Sognare un mondo finalmente privo di conflittualità armate e di odio e di violenza tra noi sorelle e fratelli. L’unione e l’unità fraterna internazionale e mondiale sono indispensabili per generare l’amore e un sentire di pace, uno stato di riconciliazione tra popoli, genti, etnie, minoranze. Una pace che disarma i potenti che detengono la supremazia su madre terra.
Su una entità cosmica come le stelle delle infinite galassie che noi in quanto figli del pianeta dobbiamo tutelare dalle minacce e dalle emergenze più incombenti.

Una testimonianza dal valico di Rafah

Triestino Mariniello è Professore Associato alla Liverpool John Moores University (Regno Unito). Attualmente lavora presso la Humboldt University di Berlino, dove sta conducendo un progetto di ricerca sull’ammissibilità dei casi dinnanzi alla Corte penale internazionale (CPI).
Ha pubblicato una serie di libri, articoli ed altri contributi, fra l ́altro, su temi di diritto penale internazionale, diritto internazionale umanitario e diritti umani.
Triestino Mariniello è membro del team di rappresentanza delle vittime di Gaza davanti alla Corte Penale Internazionale. In passato, ha ricoperto diversi ruoli alla CPI, dove ha assistito i giudici della Camera preliminare in merito alle situazioni in Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Kenya.

È stato consultato come esperto in giustizia penale internazionale e diritti umani da organizzazioni governative e non governative.
Triestino Mariniello è stato inviato a Rafah per conto del tribunale dell’Aja e vuole raccontarci questa terribile esperienza.

Testimonianza di Mariniello inviato dal tribunale dell’Aja a Rafah
“Siamo appena stati al valico di Rafah e abbiamo visto gli effetti concreti dell’assedio totale. Abbiamo visto centinaia di camion con aiuti umanitari fermi da mesi, alcuni da gennaio anche con cibo e acqua. Per miglia abbiamo visto camion con aiuti umanitari in attesa di ricevere l’autorizzazione per entrare nella striscia di Gaza e abbiamo visto capannoni gestiti dalla Mezzaluna Rossa in cui si trovano i beni respinti da Israele. Parliamo di incubatrici, generatori di correnti, parliamo di bagni sedie per i disabili anche i cornetti al cioccolato, etichettati come beni di lusso e respinti da Israele. Tra i beni respinti dalle autorità ci sono medicine come chemioterapici, insulina per bambini ritenuta pericolosa da Israele, e anche anestetici in un contesto in cui ai bambini sono amputati arti senza anestesia. La Mezzaluna Rossa ci ha detto che se si respinge una sola scatola con aiuti umanitari l’intero carico presente sul camion viene respinto. Questa privazione di beni essenziali avviene mentre i residenti di Gaza stanno morendo. Non solo a causa dei bombardamenti, ma anche per la fame. E la diffusione di malattie. Il giorno prima che arrivassimo a Rafah era stato consentito da Israele soltanto l’accesso nella striscia di Gaza mentre la popolazione civile avrebbe voluto che entrassero tra i settecento e i novecento camion al giorno e la decisione di Israele di impedire e ritardare e respingere i beni essenziali è una violazione dell’ordinanza della corte internazionale di giustizia che ha imposto a Israele di consentire l’accesso ai beni umanitari nella striscia di Gaza e può configurare anche un crimine di guerra. Il crimine di guerra di affamare intenzionalmente come metodo di guerra i civili. Al momento l’unica soluzione per consentire l’accesso a tutti questi è il cessate il fuoco permanente della striscia di Gaza”.

Laura Tussi

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Bibliografia essenziale:

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altri

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“David Maria Turoldo, il Resistente”, un frate eclettico che fu baluardo della Lotta Partigiana Antifascista (Laura Tussi)

di LAURA TUSSI

Padre David Maria Turoldo fu poeta, filosofo, sacerdote, autore, traduttore, fondatore di riviste e giornali. Su di lui sono stati pubblicati centinaia di libri e documenti, ma senza dare ampia notizia della sua partecipazione alla Resistenza del 1943-45 contro il nazifascismo. Fa eccezione il libro “David Maria Turoldo, il Resistente” a cura di Guerino Dalola e ANPI Franciacorta, con prefazione di Laura Tussi – Campagna “Siamo tutti Premi Nobel per la Pace con ICAN” e Fabrizio Cracolici – ANPI direttivo provinciale Monza e Brianza, Mimesis Edizioni.

Turoldo era amico del card. Martini che lo ha sostenuto e appoggiato negli ultimi anni di isolamento

La nascita del trattato su Turoldo e la Resistenza Partigiana Antifascista

Il trattato dal titolo “David Maria Turoldo, il Resistente”, a cura di Guerino Dalola, in collaborazione con Donatella Rocco, Antonio Santini, Mino Facchetti, Pierino Massetti, Gian Franco Campodonico e di ANPI Franciacorta, Mimesis Edizioni, consiste in un importante saggio autoprodotto con il patrocinio di vari enti e associazioni, tra cui la Città di Chiari, il Comune di Coccaglio, il Comune di Cologne, i Servi di Maria – provincia di Lombardia e Veneto e l’associazione Gervasio Pagani.
Due le linee generali – ed altrettante le preoccupazioni principali – che hanno ispirato la ricerca, oltre al desiderio di rendere omaggio a un grande personaggio che ha ancora uno stuolo di amici ed estimatori.

La Resistenza pluralista che nasce da varie realtà politiche

Innanzitutto, l’ennesima riconferma che la Resistenza al nazifascismo non è, non è stata e non sarà mai monopolio di una forza politica piuttosto che un’altra o di un gruppo piuttosto che un altro; è invece stata – ed è – il risultato della collaborazione di varie forze politiche e sociali, di diverse espressioni culturali e professionali, di persone e gruppi che si sono messi insieme per realizzare un grande obiettivo condiviso. “Tra i morti della Resistenza – scriverà Turoldo – vi erano seguaci di tutte le fedi. Ognuno aveva il suo Dio… e parlavano lingue diverse e avevano pelle di colore diverso”.

L’unico Trattato su David Maria Turoldo protagonista della Resistenza

In secondo luogo, anche l’inquinamento della memoria e delle coscienze (non solo quello atmosferico!) sta soffocando il mondo. Per avere la certezza che quanto accaduto non possa mai più ripetersi, non basta essere “anti”; diventa infatti sempre più urgente impegnarsi nella progettazione e nella realizzazione di un mondo fondato sulla collaborazione e sulla solidarietà, sul confronto e sul rispetto reciproco, sulla fratellanza e sull’attenzioni agli ultimi. Campi in cui primeggia la figura di padre Turoldo, uno dei grandi sognatori, dei grandi progettisti e degli operai più attenti ed impegnati nella costruzione di quel mondo.

I contatti con la Resistenza bresciana soprattutto nella Franciacorta

Padre David Maria Turoldo è stato un grande Resistente a Milano, ma era in contatto anche con la Resistenza bresciana, soprattutto nella zona della Franciacorta.
Secondo Turoldo la figura del Partigiano riveste certamente una eccezionale e fondamentale importanza, ma in uno specifico momento e in una determinata situazione.

La Resistenza come scelta e anche stile di vita da realizzarsi nell’impegno quotidiano

Invece, sempre secondo Turoldo, essere Resistente è una scelta di vita che non può verificarsi solo in un determinato tempo e in uno spazio contingente. La Resistenza, i Resistenti attuano un impegno quotidiano, da realizzarsi nel percorso di ogni giorno, senza distrazioni, nel corso di una intera esistenza.

Resistenza come liberazione autentica dell’umanità perché la libertà deve sempre essere riconquistata e la pace messa in atto

La liberazione autentica dell’umanità, oltre che dal nazifascismo e dalle dittature, richiede una militanza, una acribia nel tempo, un impegno molto più profondo sul piano culturale, relazionale, politico, sociale, familiare. L’impegno del Resistente non ha fine e scadenze, perché la libertà non si rinnova da sola, ma deve essere sempre riconquistata con l’impegno di ognuno di noi.
Infatti la Resistenza non è mai finita.

La libertà oltre gli schieramenti partitici per la costruzione di un mondo libero e di pace

Turoldo non ha mai voluto schierarsi con nessun partito politico, perché, lui stesso spiegherà, la libertà, la costruzione di un mondo migliore, i diritti delle persone, la solidarietà, il progresso alternativo che non è tale se non è per tutti, il soccorso a chi vive nell’indigenza, a chi vive nelle difficoltà, a chi vive nel bisogno, il rispetto di tutte le fedi politiche e religiose, non sono istanze appartenenti all’uno o all’altro schieramento partitico, ma sono valori appartenenti alla nostra comune umanità.

La Resistenza come testimonianza di pace soprattutto con esempi concreti

Per il Resistente il vero campo di lotta è la normalità, la testimonianza, non solo con le parole, ma con esempi di vita. Il Resistente non è solo antifascista.
La vera scelta del Resistente è un’alternativa totale, a favore di una società, di un contesto sociale, completamente diversi, per una nuova presente e futura umanità, perché la pace non è solo mancanza di guerra, ma è nonviolenza, è costruzione di convivenza solidale e fraterna.

Le fonti storiche non danno la ricostruzione storiografica di Turoldo come Partigiano

Le esperienze di Turoldo furono molteplici come Partigiano in una delle vicende più importanti della sua vita: la Resistenza. Ma le fonti storiche non danno ricostruzione storiografica editata di ampio respiro di padre Turoldo per la sua attività nella lotta di Liberazione nazionale e per il contributo notevole che ha offerto nella ricostruzione morale e materiale del nostro Paese.

La testimonianza del Comandante Partigiano Aldo Aniasi, poi sindaco di Milano

“Una lacuna nella storia del pensiero democratico e antifascista di impronta cattolica alla quale bisognerebbe pensare di porre rimedio”, così scrive Aldo Aniasi, comandante partigiano, assessore e sindaco di Milano, deputato e ministro socialista e presidente della FIAP federazione italiana associazioni partigiane. Scrive sempre Aldo Aniasi, che come uomo della Resistenza padre Turoldo privilegiò sempre una scelta unitaria, lo spirito unitario della Resistenza, lo spirito dell’unità antifascista.

Turoldo e i suoi molteplici rapporti con gli intellettuali antifascisti

Intrattenne rapporti con comunisti, socialisti, azionisti e incontrava personaggi come Eugenio Curiel, Rossana Rossanda e altri importanti dirigenti della sinistra.
Uno dei risultati più significativi dell’intero lavoro di confronto e dialogo realizzato nel convento di San Carlo a Milano per iniziativa di padre Turoldo e padre De Piaz è la nascita e la diffusione – soprattutto da parte di Teresio Olivelli, Claudio Sartori ed altri collaboratori bresciani – del giornale clandestino antifascista “Il ribelle”.

Il giornale clandestino “il ribelle” e la predicazione in Duomo a Milano

Anche la predicazione in Duomo su incarico del Cardinale Schuster diventa espressione della Resistenza di padre Turoldo. Appena dopo la Liberazione del 25 Aprile 1945, saranno ventinove i Lager visitati da padre Turoldo alla ricerca di sopravvissuti e riuscirà a riportare in salvo a casa circa duecento prigionieri.

Turoldo visita i Lager dopo il 1945. Per non dimenticare

Scrive Turoldo “Una sola possibilità affinché non si ripeta quanto è avvenuto: ricordare e capire, far ricordare e far capire. Così ho visto la sola Europa possibile, quella della solidarietà dei sopravvissuti”.
Scrive Ernesto Balducci “Il grande dono di David è di essere nato povero, in mezzo ai poveri, agli ultimi… David è rimasto un povero. I poveri sono fuori del perimetro della storia”.

Turoldo contro l’abrogazione del divorzio e dell’aborto per non imporre i dettami religiosi a chi non crede

In occasione degli appositi referendum, padre Turoldo vota contro l’abrogazione del divorzio e dell’aborto, perché i principi religiosi non possono essere imposti a chi non crede: la religione va spiegata e proposta, mai imposta con una legge.

Turoldo, De Piaz e Bettazzi per la liberazione di Aldo Moro

Nella primavera del 1978, padre Turoldo, insieme al confratello De Piaz, avvia una trattativa con le Brigate Rosse, per la liberazione di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. L’iniziativa a cui partecipa anche il vescovo di Ivrea monsignor Luigi Bettazzi, presidente di Pax Christi, viene bloccata dall’opposizione delle autorità ecclesiastiche.

Iniziative come Nomadelfia per una rigenerazione della cultura

La Corsia dei Servi e Nomadelfia furono le iniziative più care sia a Turoldo sia a padre De Piaz, basate su concetti di primaria importanza: tanto la fede che le scelte politiche diventano operative e efficaci solo nell’ambito di una cultura che permetta di uscire dall’inerzia di una fede accolta solo per tradizione e pregiudizio, per tentare invece una rigenerazione dalla vera cultura con maggior impulso possibile.

L’incontro con Cassola e Balducci per la fondazione della LDU – Lega per il Disarmo Unilaterale

Invitato a un congresso sul disarmo nucleare nel febbraio 1978, Turoldo ebbe l’occasione di incontrare Carlo Cassola, che lo invitò al convegno nazionale della LDU – Lega per il Disarmo Unilaterale.

La prosecuzione della LDU con le Associazioni pacifiste affiliate alla rete internazionale Ican Premio Nobel per la pace per il disarmo nucleare universale

Gli aderenti attuali della Lega per il Disarmo Unilaterale sotto la sigla “Disarmisti Esigenti” stanno lavorando all’interno della campagna ICAN – International Campaign to Abolish Nuclear Weapons e con molte altre associazioni del panorama italiano affiliate a ICAN, tra cui anche PeaceLink- Telematica per la Pace, alla ratifica del trattato ONU, il TPAN, per la proibizione delle armi nucleari, varato a New York a palazzo di vetro nel luglio 2017 da 122 nazioni e dalla società civile organizzata in ICAN.
ICAN grazie alla costituzione del trattato Onu per l’abolizione delle armi nucleari è stata insignita Premio Nobel per la Pace 2017.

La Salmodia della speranza che illustra gli orrori del cosiddetto secolo breve: il Novecento

E poi ricordiamo la Salmodia della Speranza che attraversa la drammatica esperienza dell’Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale: il trionfo dei dittatori, il nazismo, il fascismo, il razzismo, i grandi massacri, i Lager, Hiroshima e Nagasaki, la Resistenza.

Per una Chiesa pluralista e cosmopolita che accolga tutti quegli innocenti che ancora nascono solo per morire

Per una Chiesa che accoglie i diversi, gli emarginati, gli oppressi, gli ultimi, le vittime di cui tutti siamo parte nel contesto sociale, comunitario, culturale e nel mondo, nel terribile deserto della sopraffazione e della violenza dove tante voci chiedono libertà, giustizia e verità per tutti quegli innocenti che ancora nascono solo per morire come a Gaza e in tutte le guerre imposte dalla Nato e dai poteri forti che detengono gli ordigni di distruzione di massa nucleari e che pretendono il monopolio sulle materie prime nel mondo.

Laura Tussi

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Vittorio Agnoletto. Quattro anni dal primo lockdown: dimenticarsi della pandemia mette a rischio il nostro futuro

su Il Fatto Quotidiano:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/09/quattro-anni-dal-primo-lockdown-dimenticarsi-della-pandemia-mette-a-rischio-il-nostro-futuro/7471861/

9 marzo 2020, scattava il lockdown nazionale. Il 21 febbraio 2020 era stato individuato il primo caso italiano di infezione da Covid-19. Erano giorni tremendi, di paura e sgomento. Ma anche di confusione, errori e di inconfessabili pressioni. Non è casuale che fino ad ora il triste anniversario sia passato nel silenzio di quasi tutti i media mainstream. Proprio per questo è bene ricordare cosa accadde.

Non dimentichiamoci che…

28 febbraio 2020: i positivi in Lombardia erano già 531 dei quali 103 nella zona bergamasca. L’allora assessore al Welfare, Giulio Gallera, dichiarava, riferendosi ad Alzano: “Nuove zone rosse non sono all’ordine del giorno nell’ordinanza che abbiamo preso”.

2 marzo: i contagi a Bergamo in 24 ore sono quasi raddoppiati da 100 a 209, Gallera annuncia: “Stiamo lavorando intensamente… per rafforzare il personale negli ospedali e coinvolgere anche i soggetti privati che da oggi entreranno nella cabina di regia per ampliare la rete dei posti in terapia intensiva, compresa al gestione dei casi ordinari”. Ci sono voluti undici giorni dal primo caso a Codogno, prima che regione Lombardia decidesse di coinvolgere, nel contrasto alla pandemia, le strutture private convenzionate con Il Servizio Sanitario Nazionale, SSN.

Il 2 marzo, secondo un’inchiesta della giornalista Francesca Nava pubblicata in The Post Internazionale, l’Istituto Superiore di Sanità aveva richiesto la creazione della zona rossa a Nembro e Alzano. Non se ne fece nulla, il contagio continuò a diffondersi e il numero dei morti ad aumentare. Pochi giorni prima, il 27 febbraio, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, pubblicava sui suoi profili social, il video “Milano non si ferma”. Il giorno prima Giorgio Gori, sindaco di Bergamo postava sulla sua pagina Facebook l’appello: “Bergamo non ti fermare!”.

Rimuovere quello che è accaduto è pericoloso

Il desiderio di rimuovere quanto avvenuto è un fenomeno comprensibile per una collettività che tanto ha sofferto, ma non possiamo né dobbiamo dimenticare cosa è accaduto e le responsabilità di chi ha compiuto determinate scelte con le loro tragiche conseguenze. Non possiamo rischiare che la storia si ripeta. Abbiamo pagato un prezzo altissimo, siamo tra le prime dieci nazioni per decessi Covid. Non dimentichiamoci i medici nei dipartimenti d’emergenza costretti a scegliere, chi curare e chi abbandonare al proprio destino. Abbiamo giurato a noi stessi che simili situazioni non avrebbero dovuto ripetersi. Un’occasione persa.

I soldi in arrivo con il Pnrr avrebbero dovuto costituire il volano per rilanciare il Servizio sanitario nazionale. Ma quei fondi sono stati indirizzati altrove, utilizzati perfino per grandi opere destinate a peggiorare ulteriormente la già precaria situazione ambientale; alla sanità restano solo le briciole. Dei 191 miliardi del Pnrr circa 15, pari all’8% del totale, erano destinati alla sanità, poi il governo Meloni ha cancellato 414 case e 96 ospedali di comunità e i fondi sono stati tagliati ulteriormente. I soldi del Pnrr sono destinati quasi solo a costruire edifici e ad acquistare strumenti diagnostici, non ad assumere personale; molte delle strutture costruite verranno quindi affidate in gestione al privato. Non sono stati aumentati in modo generalizzato gli stipendi di medici e infermieri ed è quindi proseguita la fuga all’estero che in vent’anni ha coinvolto 180.000 operatori sanitari. Le liste d’attesa sono infinite, i pronti soccorsi sono sempre più simili ai gironi danteschi nonostante lo sforzo di chi ci lavora, i medici di Medicina generale soffocano nella burocrazia.

Nel frattempo, aumentano i farmaci diventati introvabili, che lasciano nella solitudine e nella disperazione i malati. I servizi territoriali vengono tagliati, i consultori ridotti, decine di migliaia di adolescenti e di bambini, che dopo quanto sofferto durante la pandemia avrebbero necessità di un sostegno psicologico, sono abbandonati a sé stessi con CPS e UONPIA, Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, prive di personale e di risorse economiche.

Non c’è dubbio che siamo messi peggio che nel 2019, in epoca prepandemica. Se dovesse arrivare una nuova pandemia, oggi avremmo meno strumenti.

Una grande missione

Chi ci governa procede coniugando la furia devastatrice verso il Ssn, le cui spoglie vengono consegnate al privato, con un’irresponsabilità autodistruttiva ormai fuori da ogni controllo. Scrive Lula, presidente del Brasile: “Il futuro post pandemia non è garantito per nessuno. È oggetto di conflitto… Coloro che, come noi, cercano da tempo di costruire un mondo di opportunità uguali per tutti, in cui la vita, i diritti umani e l’ambiente siano valori reali e impossibili da spezzare, hanno di fronte una grande missione” (“Senza respiro Un’inchiesta indipendente sulla pandemia Coronavirus in Lombardia, Italia, Europa. Come ripensare un modello di sanità pubblica” Vittorio Agnoletto, ed. Altreconomia 2020 pag. 9-10).

La lotta per il diritto universale alla salute è un obiettivo prioritario per tutti coloro che si oppongono allo stato delle cose presenti e che vogliono ancora immaginare un futuro possibile.