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Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Contropiano – Eppure soffia. Recensione al libro Memoria e futuro di Alberto Bertoli

Sul Bimestrale del partito della Rifondazione Comunista SU LA TESTA, diretto da Paolo Ferrero – Sinistra Europea.

di Laura Tussi

Eppure soffia

Recensione al libro Memoria e futuro di

Alberto Bertoli figlio di Pierangelo Bertoli

Memoria e futuro Libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra

Memoria e futuro (Mimesis Edizioni), libro a cura di Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Alfonso Navarra, consta di due parole importantissime che riassumono probabilmente in toto la raccolta di interventi sulla “Terrestrità” presenti in questo saggio. Il concetto stesso di appartenere a una “famiglia” in quanto membro e non padrone dovrebbe essere naturale e crescere dentro di noi fin dalla prima infanzia. Se così fosse probabilmente scrivere e parlare di questi argomenti sarebbe pleonastico, invece ci troviamo davanti ad un volume necessario in questo preciso momento storico.

Una sorta di trascrizione di idee esposte “live” da pensatori dinamici e protagonisti di questo nostro tempo che si interrogano sulla possibilità di fare qualcosa di concreto per fare fronte alle minacce globali che ci stanno insidiando: tra cui la minaccia nucleare, la minaccia dell’ingiustizia sociale e infine la minaccia ambientale.

Tra gli interventi, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Antonia Sani un saggio di Luigi Mosca e molti altri.

Tutto il mondo sembra svegliarsi di scatto da un torpore lungo secoli dove abbiamo anteposto il profitto (spesso di pochi) alla nostra vita, al nostro prossimo, al nostro ambiente. Occuparsi dell’ambiente significa avere cura dei nostri figli, dei nostri nipoti, degli altri, insomma del nostro futuro, ma anche rivolgere uno sguardo più umanistico verso chi per un motivo o per un altro oggi non gode delle stesse nostre possibilità. Il nucleare è l’antonomasia di questo concetto che è in sostanza la realizzazione delle sovrastrutture che l’uomo ha costruito per nascondere il fatto che è ancora pienamente dominato dai propri istinti animali seppur molto più sofisticati.

Il nucleare inteso come fornitore energetico non ha ancora i crismi di sicurezza e resilienza che il pianeta e chi lo abita necessitano, ma abbiamo tecnologie per eludere questa risorsa piuttosto agilmente, basterebbe volerlo. Oggi possiamo parlare con persone a migliaia di chilometri di distanza, ma spesso, quando lo facciamo è per promulgare i nostri interessi personali e non quelli di una società evoluta. Il desiderio di avere una vita migliore passa da una spinta personale, ma se questa è realizzata in modo egoistico allora non porta mai ad una felicità concreta. Se il nostro percorso invece viene da una condivisione di intenti, le cose sono destinate a rimanere. Siamo asserragliati dietro concetti più grandi di noi che spesso ci portano a sentirci complicati e profondi, ma quando volgiamo lo sguardo sul mondo in maniera totale ci accorgiamo che la strada su cui siamo è da cambiare.

I conflitti appena scoppiati all’interno dell’evolutissima Europa ne sono una rappresentazione quasi grottesca: siamo un popolo ricco, madre della fratellanza, culla della filosofia, patria della Bellezza e l’unica cosa che riusciamo a fare davanti ad un problema nettamente politico è scatenare una guerra. Sembriamo persone in cerca di un cappello che abbiamo sulla testa. Il titolo e il concetto di quest’opera sono riassunti in due delle più belle canzoni a mio avviso scritte: “Eppure soffia” che parla della speranza che non si è arresa alla voglia di possedere anche l’ambiente ai fini personali, e “A muso duro” che parafrasando il titolo recita “…con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.

CONTROPIANO: https://contropiano.org/news/ambien…

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Odissea: non c’è più tempo. Ripartiamo da madre Terra

Odissea: non c’è più tempo. Ripartiamo da madre Terra

su Blog ODISSEA
https://libertariam.blogspot.com/search?q=ripartiamo+da+madre+terra

Ripartiamo da Madre Terra.

Quanto tempo è disposto il pianeta a concederci prima di arrivare ad un punto irreversibile dell’equilibrio di vita sulla amata e disgraziata terra?

di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici 

L’effetto dell’attività umana sulla terra è oramai ad un livello insostenibile.
Assistiamo ogni anno ad un anticipo dell’overshot day, cioè di quella data dove il pianeta non è più in grado di darci nulla a costo ambientale zero.
Quali azioni necessarie ed urgenti devono essere subito attivate per evitare la totale degenerazione ambientale della vita sulla terra?
Domande pesanti ma che non possono più vedere la nostra indifferenza.

Uno dei motivi che vedono una forte attività di distruzione delle foreste è la necessità di avere nuovi terreni da coltivare per soddisfare il bisogno alimentare dell’uomo.
Produrre cibo vegetale per alimentare cibo animale e successivamente alimentare l’uomo è insostenibile perché se ipotizziamo di far mangiare un chilo di carne al giorno ad ogni essere umano dobbiamo sapere che per generarlo servono 11 chili di vegetali. Contiamo che sulla terra abbiamo raggiunto la quota di 8 miliardi di abitanti, di conseguenza, la produzione giornaliera richiesta sarebbe di 8 miliardi di chili di carne e 88 miliardi di chi di vegetali. Numeri pazzeschi! Una riduzione drastica del consumo di carne sarebbe un passo avanti rispetto all’equilibrio ecocompatibile.
Riflessioni, ragionamenti, azioni per un futuro che prenda urgentemente le mosse da un passato e da un presente consci dell’importanza della tutela dell’ambiente di tutti e di cui tutti noi esseri viventi derivanti dalla cosmogenesi dell’evoluzionismo delle specie umane, vegetali, animali siamo parte integrante.

Deriviamo e siamo figli della terra e di una procreazione femminile e di una cosmogenesi che è femminea e naturale. Questi concetti ricavati dalle radici del pensiero del femminismo del 1900 e dal neofemminismo ci permettono di ribadire la nostra eziogenesi da una madre terra che è appunto inequivocabilmente femmina e che esclude il pensiero di una divinità padre, maschio, onnipotente e onnipresente che è causa di deviazioni autoritarie, maschiliste e sessiste imposte dagli apparati e dalle burocrazie religiose.
Il rapporto con madre terra è in parte rintracciabile negli scritti economico filosofici del 1844 del giovane Marx, che individuava un rapporto e una correlazione stretta tra uomo e natura al contrario dell’evoluzione del suo pensiero in tarda età come ne Il capitale che metteva la produttività in primo piano rispetto alle esigenze dell’ambiente e della natura. Il nostro pensiero che deriva dai miti ancestrali delle popolazioni autoctone, dalle potnie e divinità creatrici, tuttavia non prende e non prevede l’aspetto scaramantico e tradizionalista e mitologico di questi assunti collegati alle divinità ancestrali, ma il ritrovarci tutti figli di madre terra si ricollega al pensiero prettamente positivista dell’evoluzionismo della specie di Darwin.
Noi siamo figli di una cosmogenesi femminile, figli delle stelle come intendeva l’astrofisica Margherita Hack e per questo abbiamo il diritto e dovere di tutelare, difendere e salvaguardare questo impianto generativo femmineo dalla distruzione a opera umana che potrebbe verificarsi anche con un inverno nucleare e con la molto probabile apocalisse atomica che potrebbe accadere anche solo per errore umano o di mezzi artificiali, informatici e macchine.
Queste ultime catastrofi fanno parte delle emergenze e delle minacce che incombono sull’umanità come la gravità dei dissesti e disastri climatici dovuti alle eccessive emissioni di gas serra di origine antropica nell’atmosfera. E ancora la disuguaglianza globale dove la minoranza dei “ricchi” del pianeta detiene la maggioranza dei beni comuni dell’intera umanità, causando soprattutto sperequazioni economiche e migrazioni forzate che si verificano anche a causa di conflitti e guerre in atto nel nostro pianeta. E la violenza strutturale che si declina negli stupri di massa in guerra, nella violenza contro tutte le donne che trova la sua apicalità nel femminicidio, negli atti di bullismo e violenza contro i più fragili, contro gli LGBTQ e i più deboli del pianeta, la violenza contro i lavoratori per cui non si può mai parlare di morti bianche, ma di autentici omicidi dovuti al neofascismo e al fascismo aziendale nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche.

Il nostro pensiero che ci vede vittime di queste minacce che coinvolgono madre terra si ricollega al pensiero della complessità che prende le mosse dai grandi pensatori e partigiani da Stéphane Hessel a Edgar Morin. Il pensiero della complessità dei sistemi viventi di cui anche la donna e l’uomo sono parte nel pluriverso della coscienza planetaria che fa parte del cosmo universale. Partendo da tutti questi assunti la vera sinistra, quella ecologista e pacifista, dovrebbe elaborare un proprio pensiero laico e ateo e indipendente e autonomo dall’istituzione religiosa e prendere le mosse dal rapporto con una madre terra da cui tutti noi donne e uomini deriviamo e che abbiamo il dovere di difendere, salvaguardare e tutelare dall’estinzione.Blog ODISSEA

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DAL CLIMA AL NUCLEARE. PAMPHLET ECOLOGICO

DAL CLIMA AL NUCLEARE. PAMPHLET ECOLOGICO

di Laura Tussi


AgoraVox Italia

Dal clima al nucleare
di Laura Tussi (sito)

 

Il pamphlet ecologico postumo di Virginio Bettini in libreria.

Tutta l’umanità si trova coinvolta in un momento apicale per la transizione ecologica: molte nazioni del ricco occidente sono restie a diminuire e contenere le loro emissioni di gas serra, che foreste e suolo non riescono più ad assorbire. Qualche paese europeo ha preso delle misure molto poco incisive, mentre le sovvenzioni al settore delle energie fossili e fissili come il nucleare sono di molto aumentate negli ultimi anni. Tutti noi ecopacifisti e non solo ci aspettiamo dunque un certo impegno in profonde riforme delle politiche pubbliche e dell’economia ma, si trovano sempre molte difficoltà ulteriori a implementare nuovi progetti con efficacia a livello planetario: mondiale.

I rischi del nucleare civile e Fukushima.
Dobbiamo tenere ben presente il caso dell’ac­qua contaminata della centrale giapponese di Fukushima, la quale rischia di essere riversata nell’Oceano Pacifico: Tepco (gestore della cen­trale di Fukushima) ritiene che non esista altra soluzione che non sia lo sversamento delle ac­que radioattive nell’Oceano Pacifico. In effetti il problema si pone: il migliaio di cisterne – le quali contengono milioni di litri di acqua contaminata, a seguito del loro utilizzo per raffreddare i reattori danneggiati dal sisma e dal successivo Tsunami – costruite nel sito saranno praticamente colme nel 2022. Si pensa di costruirne di nuove, ma si valuta anche la possibilità di sversamento in mare (come era stato consigliato dall’agenzia in­ternazionale dell’energia atomica nel 2014): non si potrà immagazzinare più di una certa quanti­tà di acqua, quest’ultima pari a 1,37 milioni di tonnellate. Ogni giorno ne vengono utilizzati 200 m3, misura fondamentale per evitare che i reattori fondano e si verifichi un nuovo disastro ambien­tale (Pieranni 2019).
Sono temi su cui riflette questo saggio Pamphlet ecologico di Virginio Bettini scomparso nel 2020. Ecologo, ecologista, parlamentare europeo verde arcobaleno, docente universitario a Venezia, giornalista, pacifista, ha anche partecipato nel 1979 alla fondazione di Nuova Ecologia di cui è stato il primo direttore.

Libro a cura di Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi
Introduzione di Maurizio Acerbo
Intervento di Paolo Ferrero
Postfazione di Alfonso Navarra
Contributo di David Boldrin Weffort

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Dalla Memoria a un nuovo futuro possibile

Presentazione libro Memoria e futuro, Mimesis Edizioni

Dalla Memoria a un nuovo futuro possibile

In occasione dell’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, un libro, ispirato alla scienza della complessità, per la cultura della pace nel XXI secolo, a opera dei membri di ICAN, la campagna per il disarmo nucleare, Premio Nobel per la Pace nel 2017

Memoria e futuro, Mimesis Edizioni

Presentazione libro Memoria e futuro, Mimesis Edizioni

In occasione dell’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, un libro, ispirato alla scienza della complessità, per la cultura della pace nel XXI secolo, a opera dei membri di ICAN, la campagna per il disarmo nucleare, Premio Nobel per la Pace nel 2017

 

Dalla Memoria a un nuovo futuro possibile

Evento online con

Autori: Alfonso Navarra, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici

Protagonisti: Maurizio Acerbo, Vittorio Agnoletto, Adelmo Cervi, Giorgio Cremaschi, Paolo Ferrero, Milly Moratti

Musica: Marco Chiavistrelli, Renato Franchi

 

venerdì 19 Novembre 2021 ore 18.00

in diretta Facebook su BookCity e ChiAmaMilano

Link all’evento:

https://www.facebook.com/events/409571730700205/?ref=newsfeed

È un’opera di notevole interesse, quella curata da Alfonso Navarra, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, dal titolo Memoria e futuro, Mimesis Edizioni 2021, recentissima pubblicazione che raccoglie contributi di autori quali Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli e altri. In occasione dell’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, un libro, ispirato alla scienza della complessità, per la cultura della pace nel XXI secolo, a opera dei membri di ICAN, la campagna per il disarmo nucleare, Premio Nobel per la Pace nel 2017. Memoria e futuro è un’ opera collettiva dei Disarmisti esigenti nati dall’appello Esigete! Un disarmo nucleare totale di Stéphane Hessel per la Campagna Internazionale di messa al bando delle Armi Nucleari.

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Il Manifesto: Ecopacifismo e Terrestrità

Il Manifesto presenta

Il Manifesto: Ecopacifismo e Terrestrità

Nostro dovere è tutelare e salvaguardare l’intera storia dell’umanità, i suoi progressi, le sue fasi storiche perché l’essere umano probabilmente è l’unico essere raziocinante che è ospitato dalle infinite galassie del cosmo e di questo trattava anche l’astrofisica Margherita Hack

Rete educazione alla terrestrità

Nostro dovere è tutelare e salvaguardare dalle minacce che incombono sul pianeta, l’intera storia dell’umanità, giusta o sbagliata che sia, i suoi progressi, le sue fasi storiche perché l’essere umano probabilmente è l’unico essere raziocinante che è ospitato dalle infinite galassie del cosmo e di questo trattava anche l’astrofisica Margherita Hack

COMMENTI

Il Manifesto: Ecopacifismo e terrestrità

Rete per l’educazione alla terrestrità promossa dai Disarmisti esigenti

Laura Tussi

EDIZIONE DEL 07.08.2021

La Terra non sarebbe “bene comune” dell’Umanità, al contrario l’Umanità verrebbe concepita come “bene comune della Terra”. La società sarebbe elemento vivo componente della complessità relazionale di cui è costituito l’unico ecosistema globale che ci ha originato e ci sostenta. Il “benicomunismo” sarebbe allora ribaltato nel significato e nel suo senso, se fosse valido l’assunto che il libro “Memoria e Futuro” pone alla base della rivoluzione culturale della “terrestrità”. Il concetto che l’Umanità appartiene alla Terra e non viceversa, nella sua nuova interpretazione, ben oltre il sentimento “antico come le montagne”, è dovuto a una intuizione, riprendente la concezione ancestrale dei popoli indigeni, del portavoce dei Disarmisti esigenti, Alfonso Navarra. In un certo senso, secondo Navarra, si tornerebbe alle tesi giovanili del Marx dei Manoscritti economico-filosofici del 1844: compito della Storia sarebbe un movimento comunista “per la piena umanizzazione della Natura, e per la piena naturalizzazione della società umana”.

Con il libro Memoria e futuro, edito da Mimesis edizioni, curato da Alfonso Navarra, insieme a Fabrizio Cracolici e a chi scrive (Laura Tussi), con i contributi, tra molti altri, di Moni Ovadia, Vittorio Agnoletto, Alex Zanotelli, si sta dando vita a una vasta rete di attivismo ecopacifista con il progetto rivoluzionario di Educazione alla terrestrità che prende le mosse da associazioni affiliate a ICAN -campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari premio Nobel per la pace 2017.

In particolare collabora, con la capofila Disarmisti esigenti, WILPF Italia, insieme ad altre associazioni italiane, affiliate alla Carta della Terra UNESCO, per avviare, appunto, la “Rete di educazione alla terrestrità”. Si tratta di sviluppare il lavoro culturale, argomentando che l’Umanità è una sola e appartiene alla Terra, è un sistema vivente unico e integrato, nel fondamento al lavoro politico che faccia riconoscere pienamente tale verità dal diritto internazionale: ciò che può essere considerato la nonviolenza efficace.

Si parla, titolo del libro, di “Memoria e futuro”, perché dalla memoria del passato e dalla Resistenza partigiana antifascista, partendo dai moniti dei partigiani Hessel e Morin e dal pensiero della complessità, si arriva al “diritto alla pace”.

Il diritto alla pace consiste nei grandi progressi del diritto e nel lungo percorso dell’ordinamento internazionale che, a partire dalla dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e dalle costituzioni nate dalla resistenza antifascista, arriva oggi al TPAN/TPNW – trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, alle Cop per il clima, all’agenda ONU 2030.

Oggi in particolare l’obiettivo è di inserire il disarmo nel percorso delle COP per il clima ed un banco di prova di questo sforzo è quello che si riuscirà ad ottenere in questo senso alla conferenza ONU di Glasgow il prossimo novembre.

Chi scrive ha contribuito a Memoria e futuro con un intervento pedagogico ed uno etico. E’ mia ferma convinzione che siamo figli della cosmicità e delle stelle e questa nostra appartenenza a Madre Terra non deriva da basi mitologiche come nelle narrazioni degli antichi popoli indigeni, ma da presupposti scientifici contenuti nell’evoluzionismo delle specie di matrice darwiniana e da tutto l’impianto delle scienze della Natura. Per questo l’educazione alla terrestrità, a mio parere, è il nuovo ecopacifismo, in quanto come specie di esseri viventi raziocinanti e senzienti abbiamo una precisa responsabilità nell’infinità senza tempo dell’immenso universo cosmo.

Il nostro dovere assoluto è quello di tutelare Madre Terra dalla catastrofe e dall’apocalisse nucleare e dalle minacce ecologico-climatiche e dell’ingiustizia sociale.

Per questo il diritto internazionale deve dotarsi di un diritto alla pace e al disarmo per scongiurare la fine incombente del nostro esistere.

E il nostro dovere è tutelare e salvaguardare l’intera storia dell’umanità, giusta o sbagliata che sia, i suoi progressi, le sue fasi storiche perché l’essere umano probabilmente è l’unico essere raziocinante che è ospitato dalle infinite galassie del cosmo e di questo trattava anche l’astrofisica Margherita Hack di cui recentemente abbiamo ricordato l’anniversario della scomparsa.

Articolo su Il Manifesto:

https://ilmanifesto.it/ecopacifismo-e-terrestrita/

Note: Articolo su Il Manifesto:
https://ilmanifesto.it/ecopacifismo-e-terrestrita/

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Vittorio Agnoletto: il costituzionalismo terrestre

Intervista: Dal profitto a una società della cura e della pace

Vittorio Agnoletto: il costituzionalismo terrestre

La nostra comune umanità e il sentimento e il sentire umano della nostra specie sono chiamate a affrontare e risolvere le gravi sfide globali, l’intreccio tra minaccia nucleare e militare, ecologica e climatica e della disuguaglianza e delle oppressioni sociali

Dal profitto a una società della cura e della pace

Intervista a Vittorio Agnoletto

di Laura Tussi in collaborazione con Fabrizio Cracolici

Introduzione di Alfonso Navarra

Link al filmato

L’esigenza di una convergenza tra i movimenti per costruire un’alternativa al sistema della potenza del profitto e una società della cura e della Pace: va in questo senso il nostro contributo con il libro Memoria e futuro (Mimesis Edizioni, 2021) che può essere molto utile e è opportuno perché questa convergenza ha come sbocco possibile anche un nuovo costituzionalismo globale. Sarebbe necessario che i vari movimenti che lottano per i diritti umani e il diritto internazionale per la pace e il disarmo e l’ambiente, la sanità e la giustizia sociale si mettessero insieme anche per cercare di creare degli avanzamenti del diritto internazionale: la nonviolenza efficace. Da questo punto di vista credo che sia importante avere il concetto di una Costituente per una “costituzione della terra”: è un’iniziativa che in questo momento sta andando avanti promossa da un importante gruppo di giuristi.  Personalmente ritengo che sia meglio avere la capacità tattica di fare convergere le lotte in corso se dobbiamo cambiare nel senso di avere un diritto e un ordinamento internazionale che affermi la pace e la giustizia fra le nazioni. E, secondo quanto dice il nostro articolo 11  riguardo appunto l’ordinamento internazionale, per esempio, sarebbe importantissimo che anche a livello di normativa internazionale gli stati che hanno ratificato il bando per la proibizione delle armi nucleari si facciano soggetto attivo di questo discorso insieme ai vari movimenti sulle altre campagne globali che hanno implicazioni sulle norme internazionali. Per esempio quella sul clima globale, anch’essa costitutiva di accordi giuridici, cercando di coinvolgere non solo i soggetti e la società civile, ma anche, a livello di Stati, questi nuovi avanzamenti importanti del diritto internazionale. Antonio Papisca parlava di un nuovo ordine internazionale democratico da ottenere con l’incuneamento negli spazi già aperti, più che proporre una specie di Stati Generali, una San Francisco 2.

Il problema non è allora scrivere tutti una nuova carta della terra, perché per esempio la nostra letteratura fa già riferimento a una carta della terra che sostanzialmente è stata promossa da Gorbaciov e adottata dall’Unesco. Più che questo sarebbe importante trovare le sinergie e le convergenze tra queste grandi campagne globali per i diritti umani dell’umanità e della natura (il TPAN, Parigi sul clima…) e sui beni comuni. La Terra  va considerato il bene comune non dico per eccellenza perché come beni comuni potremmo fare l’elenco dei quattro elementi fondamentali della cultura antica (anche il fuoco, l’aria e l’acqua). Poi ci sono i beni pubblici che riguardano la capacità della società di costruire delle condizioni collettive e strutturali per il progresso e per i diritti. Quello che poi vogliamo sottolineare in questo libro è una metafora particolare che vorremmo proporre dal punto di vista culturale. Cioè non rifacendoci al pensiero magico, ma al pensiero scientifico vediamo questo concetto della vita della Terra più legato alla metafora non della casa comune per ora abbastanza corrente, ma a quella che propongono gli indios sulla foresta cui apparterremmo come le foglie appartengono agli alberi,  che esprime meglio la realtà che come umani siamo parte integrante della natura. Ecco questa visione organica la poggiamo su basi scientifiche, non su basi mitologiche; ed è importante proporre questo concetto: anche Vittorio Agnoletto nel suo contributo al libro si rifà al concetto di corpo vivente unico del Pianeta;  lo recepisce e lo ripropone perché propone un nuovo ruolo dell’essere umano nel mondo…ovviamente non abbiamo le soluzioni, ma sicuramente lo vediamo come parte integrante.

Questa è l’intervista di lancio del libro Memoria e futuro intervista di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici a Vittorio Agnoletto con introduzione di Alfonso Navarra: il libro Memoria e futuro vuole essere lo strumento e il mezzo per rilanciare la Rete di Educazione alla Terrestrità.

1-La crisi planetaria è alimentata dai dettami di potere del capitalismo neoliberista, nelle sue varie declinazioni, dagli squilibri tra ecosistemi ambientali che ormai arrancano sotto le pressioni e i misfatti della società che ha smarrito ogni senso del limite, e dal mancato controllo popolare sulla sanità dominata da Big Pharma, le multinazionali farmaceutiche. La nostra comune umanità e il sentimento e il sentire umano della nostra specie sono chiamate a affrontare e risolvere le gravi sfide globali, l’intreccio tra minaccia nucleare-militare, ecologica-climatica e della disuguaglianza e delle oppressioni sociali. La pandemia da covid19  come si inserisce in questo quadro?  Possiamo paragonare il virus pandemico globale a una “bomba nucleare prevedibile”?

Grazie per questa domanda perché mi permette proprio di partire da una considerazione fondamentale, cioè che questa pandemia ci lascia dei messaggi importantissimi.

Siamo di fronte a qualcosa che era tutt’altro che imprevedibile. Noi stiamo assistendo a una zoonosi, cioè ad un salto di specie da parte di un agente infettivo che finora era vissuto all’interno di alcuni animali separati da altre specie e in particolare da quella umana. Le conseguenze dell’attuale modello di sviluppo hanno favorito il salto di specie.

Questa è la causa fondamentale della situazione che stiamo vivendo. Sfruttando ogni centimetro quadrato del pianeta, attraverso meccanismi quali la deforestazione, gli allevamenti intensivi, stiamo provocando i cambiamenti climatici e l’abbattimento delle barriere che separano una specie dall’altra. Questi processi hanno provocato la situazione attuale. Se noi vogliamo evitare nel futuro di doverci confrontare con altre pandemie e con le loro conseguenze, è arrivato il momento di prendere coscienza dell’assoluta necessità di cambiare questo modello di sviluppo.

Lo sfruttamento senza limiti della Terra porta alla distruzione del pianeta stesso e di tutti gli esseri viventi. Non si può pensare di uscirne tornando alla situazione precedente perché proprio quel modello è la causa del disastro attuale. Dobbiamo uscirne guardando in avanti e trovando una modalità completamente diversa di coesistenza e convivenza tra gli esseri umani e le varie specie; da questa situazione o ne usciamo insieme o non ne usciamo.

Pensiamo all’aspetto più banale e più semplice; attraverso l’uso della mascherina inviamo un messaggio preciso: salviamo la nostra vita e quella di chi ci sta vicino.

Ma da tutto ciò ne deriva anche una valutazione politica. Noi vent’anni fa dicevamo: voi G8 noi 6 miliardi. Adesso noi possiamo dire: noi 7 miliardi 800 milioni, voi poche centinaia o forse decine di migliaia di persone.

Un ristrettissimo gruppo di individui – gli azionisti delle grandi aziende farmaceutiche che stabiliscono prezzi estremamente alti e rivendicano per vent’anni il monopolio dei brevetti sui farmacie sui vaccini – sta condannando a morte milioni di persone.

Questa pandemia ha esplicitato questo scontro, ma ha reso evidente anche l’esistenza di due logiche fra loro totalmente diverse e alternative.  Da una parte il ‘tutti contro tutti,’ per esempio la concorrenza tra un Paese e l’altro per procurarsi i vaccini e dall’altra parte invece la collaborazione internazionale. Pensiamo solo ai medici cubani, venezuelani, cinesi, rumeni, albanesi che sono venuti volontariamente a lavorare in Italia per darci una mano nella lotta contro la pandemia.

Sono culture inconciliabili che si scontrano in modo estremamente duro e ognuno di noi ha la responsabilità di decidere da che parte stare.

Intervista a Vittorio Agnoletto di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici con introduzione di Alfonso Navarra

2-La possibilità di restare soffocati, di rimanere “senza respiro”, non è solo un sintomo del virus pandemico, ma è una metafora dei nostri tempi affannosi e tribolati, alla ricerca di soluzioni globali, di radicali svolte a livello planetario. Come può, secondo voi, e in particolare secondo te, Vittorio, che sei stato portavoce del Social Forum globale, avvenire tutto questo grandioso processo umano, che aveva mosso i suoi primi passi con il movimento alter-global, arrestato con la brutale repressione degli attivisti ecopacifisti che manifestavano contro il G8 di Genova 2001?

Il movimento altermondialista aveva capito dove stava andando il nostro pianeta; dove ci stava portando questo modello di sviluppo. Allora, negli anni a cavallo tra i due millenni, noi avevamo lanciato un grido d’allarme: “Questo modello di sviluppo rischia di provocare una crisi economica e sociale catastrofica attraverso la finanziarizzazione dell’economia e rischia di creare degli sconvolgimenti nella natura, che potranno condurre anche alla scomparsa di alcune aree del pianeta e di interi popoli.” Abbiamo lanciato questi allarmi indicando quali erano le strade alternative da percorrere. Non ci hanno creduto. Hanno attivato una repressione durissima cercando di screditare quel movimento e le conseguenze le abbiamo davanti agli occhi.

Ma le ragioni di quel movimento non sono scomparse.

Ricordiamoci che 10 anni dopo il 2001, l’anno del primo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre e del Forum di Genova, in Italia una grande coalizione riuscì ad unire le stesse realtà che avevano costruito il Genoa Social Forum vincendo i referendum per la difesa dell’acqua come bene pubblico e quello contro il nucleare. Sono i semi del grande movimento che si è sviluppato a cavallo tra i due secoli e che ritroveremo anche in Fridays For Future, con una spinta proveniente soprattutto dalle giovani generazioni che rivendicano l’unicità del pianeta e affermano a gran voce: non abbiamo una Terra di riserva!

E’ un messaggio molto forte, che ci ammonisce sulla responsabilità delle generazioni attuali rispetto alle generazioni future. Mai come in questo momento le scelte che gli esseri umani possono compiere, avranno una capacità così forte di impattare il destino delle generazioni future.

“Io non respiro, non respiro…Voglio respirare, respirare”. Quando ripensiamo al grido di George Floyd in quel momento di disperazione nella lotta per la sopravvivenza, udiamo il grido che viene da tutta l’umanità, dalla natura, dal pianeta, perché siamo noi esseri umani che rischiamo di non poter più respirare.

Nel dicembre 2020 abbiamo assistito al primo tentativo di trasformare l’acqua in un prodotto da collocare sui mercati finanziari internazionali, come una merce qualunque, aprendo la strada alla possibilità che, in un futuro forse non troppo lontano, un pugno di multinazionali possano diventare proprietarie di una parte significativa delle riserve idriche del pianeta. Di questo passo prima o poi qualcuno penserà di privatizzare anche l’aria!

In questa situazione la risposta non può altro che essere globale. Dobbiamo puntare sullo sviluppo di reti internazionali, costruire la rete delle reti per cambiare il destino del pianeta. Venti anni fa dicevamo ‘un altro mondo è possibile’: oggi dobbiamo dire ‘un altro mondo è urgentemente necessario’. E’ una corsa contro il tempo.

3 – Come considerate l’entrata in vigore del TPAN – Trattato Proibizione Armi Nucleari, se per “nonviolenza efficace”, come fa anche Papa Francesco nella Laudato si’, intendiamo i progressi del diritto internazionale? Ritenete che “l’ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni” (art. 11 della Costituzione italiana, secondo comma) sia componente imprescindibile del movimento internazionale della società civile che scommette sul futuro sostenibile di una unica comunità planetaria di destino?  

Credo che sia stata questa una tappa molto importante nella storia del genere umano. Però purtroppo, come accade molte volte, quello che viene sancito nelle dichiarazioni e nei trattati internazionali non si trasforma automaticamente in una pratica reale e condivisa. Ci siamo battuti per arrivare a questo trattato: il TPAN. Adesso l’impegno più importante è che venga rispettato e che il maggior numero possibile di Paesi lo sottoscriva e lo ratifichi. Mentre noi stiamo discutendo di questi argomenti, la corsa al nucleare prosegue non solo nell’ambito civile, ma anche nell’ambito militare. Assistiamo ad una farsa, secondo la quale esiste la possibilità di un nucleare verde, pulitissimo, non rischioso. Su questo dobbiamo avere una posizione netta e precisa.

Hai fatto bene Laura ad accennare alla necessità di iniziative finalizzate a riscrivere l’architettura istituzionale che dovrebbe regolare la convivenza tra gli esseri umani; questo è un punto fondamentale. Abbiamo bisogno di una Costituzione globale. Oggi, per fare un esempio, una nazione può decidere di costruire una grande diga modificando il percorso di un fiume, provocando conseguenze pesantissime su altri Paesi; in casi simili le legislazioni nazionali sono totalmente impotenti e le dichiarazioni e i trattati internazionali non hanno forza cogente e non vi è nessuna autorità in grado di esigerne il rispetto.

Dobbiamo operare per arrivare ad una Costituzione mondiale; apprezzo molto, ad esempio, le elaborazioni in questo campo di Riccardo Petrella e di Luigi Ferrajoli.

4 – In quale modo pensate che  il concetto di educazione alla cittadinanza planetaria possa trovarsi in rapporto alla cultura della pace che i Disarmisti esigenti hanno declinato come cultura della terrestrità nel libro “Memoria e futuro”? Stimate essenziale che il cittadino del mondo sia anche un soggetto dotato di responsabilità ecologica verso la Terra come “unico corpo vivente” ben oltre la metafora della “casa comune”? 

Credo che non ci siano dubbi che ogni soggetto vivente abbia una sua responsabilità rispetto al presente e al futuro; per poter gestire in modo consapevole tale responsabilità è necessario avere memoria del passato e delle conseguenze che certe scelte hanno prodotto. Senza memoria è impossibile sviluppare una credibile progettualità futura; per questo “Memoria e futuro” (Mimesis Edizioni, 2021) è un titolo “azzeccato”. Non si può parlare di futuro senza mettere al centro il ruolo delle istituzioni pedagogiche e formative; ma questo è un altro tallone d’Achille della nostra società, come abbiamo potuto purtroppo verificare anche durante la pandemia, con il grande disinteresse per il presente e il futuro dei nostri giovani.

Tornando al dibattito sulla necessità di una Costituzione mondiale, è importante sottolineare come tale progetto debba partire, prima di tutto, dalla piena attuazione di quelle dichiarazioni universali, di quei trattati, di quegli accordi internazionali firmati e sottoscritti e che rischiano di rimanere inattuati, di rimanere solo vuoti esercizi lessicali. Sta a noi richiamare gli Stati e le istituzioni alle loro responsabilità.

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La cara amica Antonia Baraldi Sani, già presidente di Wilpf – Women’s International League For Peace and Freedom Italia, in una nostra conversazione telefonica, riflette sul concetto di pace e di pacifismo.

Lei che è stata moglie del celebre regista Rai Massimo Sani, il maggior documentarista sulla storia dell’Antifascismo e sugli eventi della seconda guerra mondiale e in generale e in particolare modo della storiografia contemporanea, racconta la sua militanza nei partiti di estrema sinistra, sempre schierata per l’antifascismo.

Antonia ha attraversato il dramma della guerra ed era profuga da un luogo all’altro dell’Italia.

Da questa esperienza con la guerra si è sempre posta delle domande fortemente esistenziali: cos’è la pace? è semplicemente assenza di conflitti?

La solidarietà è l’anticamera della pace, lei afferma convintamente, ma non deve essere solo assistenzialismo nei confronti dei più poveri, delle frange più fragili della società, ma significa dare e creare opportunità lavorative per tutti.

Lei che nell’infanzia è cresciuta in ambienti cattolici, ha incontrato preti operai e si è resa conto della loro estrema diversità rispetto ai vari sacerdoti parrocchiani più comuni.

I preti operai sviluppano forme di solidarietà legate al concetto di terrestrità, all’attualità del presente a sostegno dei figli di una grande madre che non è sorella, ma è la madre di tutti: la madre terra.

Lei è madre, il che vuol dire che non siamo figli di un Dio maschio e onnipotente, ma di una maternità che prende le sembianze dalle mitologie dei popoli ancestrali. E dalle antiche etnie autoctone del Sudamerica.

Ma con Antonia, andiamo oltre le mitologie, e ci rifacciamo e ricolleghiamo ai presupposti scientifici collegati all’evoluzionismo della specie umana, animale, vivente e terrestre per cui siamo figli di una terra e di un cosmo.

La pace è soprattutto per Antonia una costruzione terrena per il superamento delle disuguaglianze.

Il nostro è un pensiero e una concezione della vita e dell’esistente profondamente laico, nonviolento e femminista.

Perché non prevede una paternità divina e religiosa e mitologica continuamente e cristianamente parlando.

Al contrario contempla, con uno spirito basato sull’evoluzionismo scientifico della specie, un’appartenenza e una genesi da un corpo femminile, da una cosmicità e terrestrità che attraversano il tempo e lo spazio dall’origine della specie umana, animale e vivente, su presupposti scientifici basati sull’evoluzionismo delle varie specie terrestri e sulla preesistente cosmicità e vita cosmica.

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Libro Memoria e futuro in tutte le librerie dal 6 Maggio 2021

Libro Memoria e futuro, Mimesis Edizioni in tutte le librerie dal 6 maggio 2021

 

Il libro Memoria e futuro, Mimesis Edizioni è frutto di un lavoro collettivo portato avanti dai Disarmisti esigenti nati dall’appello Esigete! Un disarmo nucleare totale di Stéphane Hessel e Albert Jacquard e dai loro stretti collaboratori, membri anch’essi di ICAN, la Campagna Internazionale per la messa al bando delle Armi Nucleari, Premio Nobel per la Pace nel 2017. Memoria e futuro è focalizzato sulla cultura della pace del XXI secolo e lancia la proposta di una Rete per l’Educazione alla Terrestrità (RET).

La RET è orientata verso una cittadinanza planetaria organicamente pervasa di coscienza ecologica e strutturata su un ordinamento internazionale, “per assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni” (art. 11 della Costituzione italiana), che riconosca e tuteli i diritti dell’unica umanità e della natura. Collegandosi all’iniziativa della Carta della Terra

dell’UNESCO, la RET include, per l’appunto, l’omonimo progetto “Memoria e futuro”, esposto in queste pagine nelle sue finalità, nei suoi obiettivi e nelle sue scadenze (progetto erede dell’esperienza dell’iniziativa “Per non dimenticare” di Nova Milanese e Bolzano).

Il libro è stato scritto nel periodo di attesa dell’entrata in vigore ufficiale, fissata al 22 gennaio 2021, del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, il TPAN (TPNW in inglese), e si propone come strumento di lotta per una mobilitazione politica di base, considerata decisiva per un futuro di progresso dell’umanità, consapevole della necessità di un lavoro culturale adeguato come retroterra: un lavoro che affondi le sue radici nella memoria valorizzante l’esperienza della Resistenza, caratterizzata dal valore dell’amore per l’umanità. L’identificazione della Resistenza con il punto di vista e il riscatto degli sfruttati e degli oppressi è la continuità da conservare e da integrare con il valore del rispetto verso il sistema complessivo della vita….” continua

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Rivista.eco – Dalla memoria alla terrestrità

Razzismo, ecologia e pace insieme, “L’educazione come arma della pace”

Rivista.eco – Dalla memoria alla terrestrità

Come una ricercatrice sui problemi educativi, lavorando con i Disarmisti esigenti, è pervenuta, partendo dalla “Pedagogia della Resistenza”, ad affrontare i temi intrecciati del razzismo, dell’ecologia e della pace. Educazione alla pace e educazione ecologica sono intrecciate e interdipendenti

Maria Montessori "Educazione come arma della Pace" su Rivista.eco - organo ufficiale della rete mondiale di educazione all'ambiente diretta dal Professor Mario Salomone

In collaborazione con lo storico Fabrizio Cracolici, ANPI (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e Alfonso Navarra, portavoce dell’associazione Disarmisti Esigenti oggi, ciascuno con le sue competenze, siamo pervenuti a trattare di Pedagogia della Resistenza e Educazione alla Terrestrità, di formazione e educazione.

In questo ambito, nei nostri libri e nelle nostre pubblicazioni, proponiamo un nuovo percorso di accompagnamento alla formazione e allo sviluppo della conoscenza dei diritti civili e dei diritti inalienabili della persona. La pace con la natura è condizione della giustizia sociale e educazione alla pace e educazione ecologica sono, nella nostra visione, intrecciate e interdipendenti.

Dobbiamo considerare il mondo umano come parte integrante del mondo naturale e una riconciliazione solo tra esseri umani, che prescinda dal ripristino di un rapporto armonico con gli equilibri ecologici, non ha basi per avanzare.

Una pedagogia del futuro, ripartendo dalla scuola

La nostra è una pedagogia del futuro collegata alla nuova cultura della pace del XXI secolo per la quale ricerchiamo, lavoriamo, sperimentiamo.

Insomma, un percorso di sviluppo della democrazia, della cittadinanza attiva, della partecipazione. Per educare all’antifascismo, all’antirazzismo e alla nonviolenza, secondo il monito di Stéphane Hessel, il partigiano autore di “Indignatevi!”,  (“Indignatevi!” è il libro denuncia scritto da Hessel,  partigiano, novantatreenne, sui mali della nostra epoca)

occorre ripartire proprio dall’istituzione scuola. Noi non troviamo altra soluzione, perché la scuola, ancora prima della famiglia, rispecchia il pluralismo e la diversità impliciti nella società.

Pluralismo e diversità che si vengono a manifestare nel processo educativo: nel percorso didattico si scoprono le caratterialità, le criticità, le implicite diversità, le esigenze del singolo studente che mutua e assimila varie istanze e diverse forme di contenuto dal nucleo familiare di origine.

Le leggi razziali nazifasciste del 1938

La scuola, tra l’altro, in un passato che non dobbiamo dimenticare e archiviare, ha subito la discriminazione e l’intolleranza: basti pensare alle leggi razziali nazifasciste del 1938. E la scuola, pur con diversa entità ed intensità, continua ancora a discriminare e a prendere provvedimenti contro i più deboli. Anche il finanziamento pubblico alle scuole private è una forma di discriminazione. La riduzione degli insegnanti di sostegno ai bambini diversamente abili, la negazione della mensa ai meno abbienti sono forme di discriminazione.

I quesiti sono sempre aperti perché auspichiamo una scuola che si apra sempre più alle differenze, agli altri, e non solo da parte degli studenti, ma anche da parte degli insegnanti. Anche il mondo adulto viene messo in discussione nell’ambito e nell’ambiente scuola. Quindi una scuola più aperta. Una scuola che si apra alle implicite esigenze di ciascuno, ai caratteri di cui ognuno è portatore, alle difficoltà implicite che ciascuno presenta. È necessario costruire una scuola senza discriminazione, dove l’altro sia considerato depositario di un’autentica ricchezza da risocializzare e ripartecipare, una ricchezza da condividere nella convivenza del quotidiano secondo un impegno di responsabilità e di indignazione contro tutte le discriminazioni, contro l’intolleranza, il non rispetto e la violazione dei diritti umani.

Una nuova ricchezza sociale partecipativa che vada a incrementare un discorso di civiltà a misura di persona, per una comunità, per un assetto sociale e civile aperto alle differenze, alle divergenze, anche al conflitto, come sostiene il nostro amico Daniele Novara, direttore del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti. Infatti, il conflitto è implicito nell’educazione. Noi parliamo di nonviolenza, ma con questo concetto non intendiamo un’idea di passività, di remissività, di rassegnazione, di debolezza, di lassismo, di incoerenza, di menefreghismo; intendiamo nonviolenza, in senso stretto, come cooperazione, interdipendenza, interconnessione su quelli che sono i diritti umani.

Le strumentalizzazioni di Mussolini

È quello che già sosteneva la grande pedagogista, Maria Montessori, che fu perseguitata dal fascismo. Mentre in tutt’Italia, in Europa e nel mondo divampava la violenza del secondo conflitto mondiale, la Montessori portava nei suoi convegni messaggi di speranza e di pace per l’intera umanità, a partire dall’infanzia. Inizialmente fu vezzeggiata dal fascismo, perché Mussolini voleva strumentalizzare le sue scuole, ma l’impostazione di pensiero di Maria Montessori contrastava nettamente con l’ideologia fascista e l’indottrinamento del regime; basti pensare ai principi di istruzione su cui si fondavano i dettami fascisti per indottrinare la Gioventù Balilla, basati sull’individualismo, sulla competitività ad oltranza, sul disprezzo, sull’aggressività nei confronti dell’altro.

Disvalori fascisti che, anche secondo Stéphane Hessel, sono attualmente veicolati dai mezzi di comunicazione di massa: come la cultura dell’oblio, il consumismo sempre più esasperato, estetizzante e individualistico, la competizione di tutti contro tutti; in sostanza il pensiero unico, capitalista e neoliberista.

Tornando al concetto di nonviolenza, Maria Montessori ne era promotrice, e il suo celebre motto “L’educazione come arma della pace” è un importante ossimoro per sostenere che tutto si gioca a partire dall’educazione, a partire dalla scuola, per creare contesti di socialità e di solidarietà, per andare oltre le dittature, i totalitarismi, gli sciovinismi, i nazionalismi, proprio per costruire ambienti di pace nel quotidiano.

Il bambino è portatore di pace già nel suo contesto quotidiano, a livello microsociale: e questa è una leva per arrivare, in ultima analisi, a un livello di costruzione della pace universale e globale.

Note: Rivista.eco, organo ufficiale della rete mondiale di educazione all’ambiente, diretta dal Professor Mario Salomone:
https://rivistaeco.it/dalla-memoria-alla-terrestrita-razzismo-ecologia-e-pace-insieme-leducazione-come-arma-della-pace/

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Un progetto per cambiare il mondo

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Un progetto per cambiare il mondo

Il progetto Memoria e Futuro, all’interno della Rete per l’educazione alla “Terrestrità”, è formalmente un “settore” dell’associazione Kronos Pro Natura, la quale fa appunto parte della coalizione dei Disarmisti Esigenti.

Memoria e Futuro

Il libro Memoria e futuro, in prossima uscita con Mimesis Edizioni, è strumento scientifico e culturale della promozione della Rete di educazione alla cultura della “Terrestrità”, progetto promosso dai Disarmisti esigenti.

La coalizione disarmista, nata rispondendo a un appello di Stéphane Hessel, il partigiano tra gli estensori della “Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo”,  è tra i membri italiani di ICAN, la Campagna internazionale per la proibizione delle armi nucleari, organizzazione insignita del premio Nobel per la pace nel 2017.

Il progetto Memoria e Futuro, all’interno della Rete per l’educazione alla “Terrestrità”, è formalmente un “settore” dell’associazione  Kronos Pro Natura, la quale fa appunto parte della coalizione dei Disarmisti Esigenti.

La “Terrestrità” è un neologismo creato da Alfonso Navarra, il portavoce dei Disarmisti esigenti, nonviolento “storico” che ha pagato con varie detenzioni il suo impegno per la pace, lo smantellamento degli euromissili, l’obiezione di coscienza antimilitarista e l’istituzione del servizio civile, la chiusura dei progetti nucleari in Italia.

“Terrestrità” è, in sostanza, un aggiornamento di una concezione ancestrale: la specie umana appartiene alla Terra, e non è il contrario, non può arrogarsi di essere “padrona” della Natura.

L’aggiornamento sta nel mettere insieme internazionalismo sociale (sfruttati e oppressi di tutti i Paesi unitevi!), responsabilità comune verso l’unico ecosistema planetario ed infine ordinamento internazionale come nonviolenza efficace: l’affermazione della forza del diritto e dei diritti a livello mondiale che deve prevalere sul diritto della forza armata.

La missione di Disarmisti Esigenti, con il progetto Memoria e futuro, consiste nella condivisione e nella valorizzazione del grande patrimonio inestimabile della memoria della resistenza al nazifascismo con uno sguardo rivolto a un futuro possibile, a “un altro mondo possibile”: all’insegna della Terrestrità collegata e correlata ai temi della pace, dell’ambiente e della giustizia sociale.

Il presupposto della cultura della Terrestrità è il pensiero ancestrale dei popoli indigeni, ossia quello per cui è l’essere umano che appartiene alla Terra e non è la Terra ad appartenere all’essere umano; questo non in base a una visione religiosa e mitologica, ma con presupposti scientifici correlati all’evoluzione dimostrata della specie umana, animale e vivente.

Le premesse della Terrestità vanno rintracciate anche negli scritti giovanili di Marx che parlava già di umanesimo naturalistico e il tutto è stato elaborato sul paradigma della complessità da Morin a Hessel.

Un punto importante, una delle premesse della cultura della Terrestrità, è l’antifascismo sociale, che è tutt’uno con l’internazionalismo per un’umanità unica che deve e ha l’obbligo di salvaguardare e tutelare la specie vivente e la “Madre Terra” in base a una coscienza ecologica planetaria.

Questi punti devono essere riconosciuti, e in parte già lo sono, dal diritto internazionale che coincide con la nostra prospettiva e visione di nonviolenza efficace: i progressi del diritto internazionale contro il sovranismo assoluto degli Stati.

Un principio già contenuto nell’articolo 11 della Costituzione italiana che afferma: “(l’Italia) consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.

Tutte queste premesse e spunti e argomenti rientrano nel grande lavoro della pace del XXI secolo di cui il Trattato ONU di Proibizioni per le Armi Nucleari e le Cop per il clima – gli accordi di Parigi per la decarbonizzazione entro il 2050 – sono solo un tassello, insieme alle Costituzioni Nazionali nate dalla lotta al nazifascismo e alla dichiarazione universale dei diritti umani, alla Carta della terra e l’Agenda Onu 2030.

Come associazione Disarmisti Esigenti abbiamo una piattaforma web rivolta alle scuole, al mondo complesso dell’attivismo e dei ricercatori indipendenti e universitari con un canale video dal titolo: “Siamo tutti i premi Nobel per la pace con Ican”, creato dai Disarmisti Esigenti come strumento comunicativo che contiene testimonianze sul progetto storico del diritto internazionale ossia l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari.

Il canale video siamo tutti premi Nobel per la pace con Ican è un progetto ambizioso per la didattica della memoria viva e articolata ed è in collaborazione con il bollettino telematico Il Sole di Parigi, organo di Kronos Pro Natura.

Tutto questo diventerà una web TV con canali tematici comprendenti temi riguardanti l’educazione e la cultura della Terrestrità, in cui comprendiamo anche il modello universale e sociale di Riace esportabile in tutto il mondo. Inoltre sono predisposti materiali e archivi storici dalla fondazione Massimo Sani, uno dei più grandi registi di storia contemporanea che ha collaborato moltissimo con la Rai, fino al progetto “Per non dimenticare” sulla deportazione politica con oltre 220 video testimonianze di deportati civili per motivazioni politiche nei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti e un archivio su Genova 2001, che comprende materiali video sul movimento altermondialista in opposizione al summit del G8 svoltosi a Genova nel 2001, in collaborazione con Vittorio Agnoletto.

Abbiamo anche una sezione musica di impegno civile con cantautori per la pace e un archivio di pedagogia della memoria con centinaia di articoli pedagogici, libri, scritti e eventi e locandine di eventi delle innumerevoli presentazioni in pubblico dei libri prodotti.

Sono previsti anche corsi di formazione di didattica della memoria.

Il progetto Memoria e futuro che si ricollega alla rete di educazione alla cultura della Terrestrità propone e promuove anche l’appello No Arsenali, Si ospedali.

E’ un’iniziativa volta alla riduzione delle spese militari e nucleari e alla loro conversione in spese sociali, nell’ambiente, nell’istruzione, nella cultura.

Nel nostro progetto faremo confluire la parte vitale dell’esperienza del progetto “Per non dimenticare”, un importante archivio di materiale di testimonianze e di documentazione sulla memoria della deportazione politica – dovuto anche al lavoro decennale di Fabrizio Cracolici con la collaborazione della sottoscritta – e intendiamo ribadire la collaborazione con gli ambienti ANPI che continueranno a rappresentare un circuito importante per i nostri incontri culturali in pubblico.

Canale video “Siamo tutti Premi Nobel per la Pace con Ican”:

https://www.youtube.com/channel/UCFWikKgRr7k21bXHX3GzE9A

Tutti gli articoli di Laura Tussi sul sito PeaceLink.it in collaborazione con Fabrizio Cracolici.

https://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

https://www.peacelink.it/cerca/index.php?q=laura+tussi

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    TPAN. Un’autentica svolta per l’umanità. Uno dei più grandi traguardi del pacifismo mondiale

    TPAN: una data storica per l’umanità

    Il 22 gennaio 2021 entra in vigore a livello mondiale il TPAN- Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, uno dei tanti tasselli del lavoro e del percorso per la pace del XXI secolo
    12 gennaio 2021 – Laura Tussi
  • Scuola. Il viaggio senza fine

    PACE
    Esperienze di educazione alla pace

    Scuola. Il viaggio senza fine

    A scuola è necessario imparare a riconoscere e gestire anche la parte emotiva dell’apprendimento: stati d’animo, insicurezza, esigenza di supporto da parte dell’adulto, sofferenza psichica, disagio emotivo.
    9 gennaio 2021 – Laura Tussi
  • Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica

    CITTADINANZA
    LEGGE 20 agosto 2019, n. 92

    Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica

    Entrata in vigore del provvedimento: 05/09/2019
    26 agosto 2019