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L’indifferenza del movimento pacifista

Resoconto della relazione di Alessandro Marescotti al webinar del 22 settembre 2021

L’indifferenza del movimento pacifista

La solidarietà per Daniel Hale e la campagna Guantanamo vanno avanti. La reazione della società civile di fronte a queste violazioni dei diritti umani è flebile. Qualche ingranaggio si è rotto nei meccanismi di attivismo e solidarietà

L’associazione PeaceLink ha lanciato due campagne con il medesimo filo conduttore: i diritti umani. La prima è centrata sulla prigione americana di Guantanamo, e viene chiesta la chiusura. La seconda è per la liberazione di Daniel Hale, lo specialista di intelligence che ha rivelato l’uccisione di civili con i droni USA.

La campagna per la liberazione di Daniel Hale si basa su un gruppo di supporto simile a quello di Julian Assange. Come Assange anche Hale ha condiviso informazioni molto delicate di ambito militare e attualmente sta pagando con il carcere l’aver documentato gli omicidi di civili innocenti tramite strike di droni.

La campagna Guantanamo registra attualmente circa 850 adesioni individuali e il sostegno di oltre cinquanta associazioni. Vede inoltre la partecipazione di nomi noti dell’attivismo pacifista e nonviolento a livello nazionale: da Moni Ovadia, a Vittorio Agnoletto, ad Alex Zanotelli e molti altri.

Il filo conduttore di queste tre campagne consiste negli abusi commessi dagli Stati Uniti in violazione della Convenzione di Ginevra e della Dichiarazione Universale dell’ONU sui diritti umani.

Le campagne lanciate da PeaceLink mirano alla liberazione di persone innocenti o a garantire processi equi. Il potere politico-militare vuole oggi zittire i testimoni delle nefandezze militari contro i diritti di innocenti. La voce dei testimoni – come Assange e Hale –  ci consentono di conoscere la verità nel mondo molto poco trasparente della guerra. La loro caparbia e il loro sacrificio sono ammirevoli.

Dopo l’11 settembre 2001 la guerra del terrore al terrorismo ha reso “legale” la violazione dei diritti umani e la persecuzione contro tutti coloro che rivelano la verità, contro le menzogne e le falsità della guerra.

Occorre portare a conoscenza dell’opinione pubblica queste violazioni.

Occorre fare pressione su tutta la politica, affinché prenda posizione netta contro tutte queste gravi ingiustizie e atrocità ai danni delle persone e dei loro diritti inalienabili.

Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, ha preso contatti con il gruppo Italiani per Assange e con Statunitensi per la pace e la giustizia.

La campagna Guantanamo e la campagna Assange riguardano due realtà che si richiamano a vicenda. Infatti Assange ha rivelato con WikiLeaks tutte le schede dei prigionieri di Guantanamo e ha reso note tutte le atrocità che accadono in quel carcere americano. L’obiettivo di questa campagna è il rispetto e la tutela dei diritti umani. Infatti dopo l’11 settembre 2001 è avvenuta la sospensione dei diritti umani in nome della guerra al terrorismo. A Guantanamo i prigionieri non sono salvaguardati dalla Convenzione di Ginevra sulla tutela dei prigionieri di guerra e dei civili e questi sono elementi per cui la Corte Penale Internazionale indaga nei confronti degli Stati Uniti.

Questo importante filo conduttore, i diritti umani, collega Guantanamo e Assange e altre campagne. Riguarda situazioni di denuncia dell’uso dei droni per colpire e assassinare persone innocenti.

Daniel Hale, giovane operatore dell’intelligence USA, ha rivelato l’uso indiscriminato di droni. Ha documentato le uccisioni dei civili con i droni militari. Daniel Hale è un obiettore di coscienza.

Amnesty International interviene su Zaki e Assange, ma non su Daniel Hale.

Ciò che è avvenuto in termini di violazione della vita di innocenti è impressionante ma purtroppo poco conosciuto. E’ gravissimo che paghino col carcere i testimoni che hanno rivelato crimini di guerra. Sono casi di coscienza: hanno violato segreti militari per tutelare i diritti umani di innocenti massacrati dalle armi USA.

Le immagini di un attacco "preventivo" per colpire un presunto terrorista. Lo strike ha colpito in realtà un operatore umanitario e altri 9 civili, fra cui 7 bambini.Per quanto riguarda la vicenda del drone americano che ha colpito un’auto di presunti terroristi dopo la strage di Kabul, Biden ha dichiarato: “Abbiamo dato indicazione di colpire in modo altamente preciso”. Invece, al contrario, sono stati colpiti dei civili e il video dell’accaduto è stato analizzato dal New York Times. È stato colpito un ingegnere afgano che collabora con un gruppo di aiuto umanitario americano.

La campagna Guantanamo parte per raccontare la violazione dei diritti degli esseri umani e non si può tollerare che esseri umani siano tenuti in carcere all’infinito senza capi di imputazione e senza difesa legale.

Allora è lecito domandarsi: perché il movimento pacifista non attiva azioni di mediattivismo e di denuncia? Il movimento pacifista nel suo complesso dovrebbe essere presente in continuazione e svolgere una azione nonviolenta e militante di controinformazione su queste situazioni generate dal potere militare. Tutto questo dovrebbe diventare patrimonio delle persone e dei cittadini. Non ci può essere spazio per l’indifferenza.

Purtroppo poche associazioni riportano quanto è accaduto a Daniel Hale.

Eppure è in carcere per aver compiuto un gesto di coscienza. Negli anni ‘60 del Novecento, eventi del genere diventavano patrimonio di milioni di persone e di tutta l’opinione pubblica.

L’evento dell’ingegnere afgano ucciso da un drone non è mai uscito sui vari siti pacifisti. È stata detta una bugia dagli Stati Uniti ma non è stata controbattuta da chi avrebbe dovuto farlo per la propria storia. La diffusa indifferenza del movimento pacifista è un fatto gravissimo. Scopriamo che noi pacifisti, questo tragico accadimento, non l’abbiamo in realtà condiviso, elaborato e fatto nostro.

Forse non fa più parte del nostro stile di attivismo? O dell’impegno e del nostro lavoro di denuncia?

Gino Strada ripetutamente ha denunciato i misfatti di guerra contro i diritti umani. È necessario fare rete perché l’informazione si moltiplichi e si capillarizzi. Gino Strada ha sempre denunciato il potere politico-militare degli Stati Uniti, e non solo, e anche le nefandezze in Afghanistan.

In realtà, quelli attuali sono momenti difficili per l’assenza di valori e ideali. Ci diamo per sconfitti in partenza e certe campagne non le iniziamo neppure.

La reazione della società civile è flebile e qualche ingranaggio si è rotto nei meccanismi di attivismo e solidarietà, non solo del mondo pacifista e nonviolento, ma nell’intera comunità mondiale.

Per questo PeaceLink si schiera per la verità e la trasparenza dell’informazione e per dare una risposta forte e determinata a questa tragica carenza di responsabilità sociale da parte dell’opinione pubblica e, purtroppo, anche di una parte consistente del mondo pacifista.

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