Pubblicato il Lascia un commento

Riflessioni interculturali per l’attuale genocidio a Gaza

di LAURA TUSSI

La relazione interculturale e l’Agenda Onu 2030 contro la guerra.

Il genere umano possiede risorse creative inesauribili nella possibilità di una nuova creazione di cittadinanza planetaria e globale, attraverso l’educazione della trasmissione del passato, nel recupero della memoria storica e, al contempo, apertura della mente per accogliere il nuovo, il cambiamento, al centro della innovativa missione di una progressiva progettualità interculturale, secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030 emanata dall’ONU.

Il ripudio dell’Onu da parte dei poteri forti nell’attuale genocidio in atto a Gaza.

L’Onu è l’Organismo le cui risoluzioni di pace sono attualmente respinte dai poteri forti soprattutto nel conflitto in atto in Medio Oriente con il genocidio in corso a Gaza. E ultimamente i rappresentanti Onu sono stati vittime dei bombardamenti e massacrati e il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres è stato addirittura sbeffeggiato e maltrattato su una questione così cruciale come la guerra contro i più fragili del pianeta, come i bambini di Gaza.

Nessun popolo può arrogarsi il diritto di supremazia su altri popoli.

Nessun popolo può arrogarsi il diritto di una priorità cronologica e superiorità qualitativa, perché ogni civiltà si costituisce su un terreno interculturale, ossia come la risultante di interazioni transculturali, in quanto ogni cultura si è sempre formata grazie alla complessiva intermediazione con altri saperi, valori, idee e culture diverse e differenti da sé. Ogni specifica cultura non è univoca ed unica, ma plurale, prodotta da una molteplicità dinamica di differenziazioni, scambi, ibridazioni, commistioni, contaminazioni e innesti. 

Nell’ attuale guerra in Medio Oriente è disprezzata e calpestata la predisposizione al dialogo interculturale.

L’approccio interculturale si propone come dialogo, ossia come semplice confronto tra opinioni definite e consolidate, dove gli interlocutori sono disposti a mettere in discussione tutti i loro presupposti, gli impliciti preconcetti e persino se stessi.

La globalizzazione e il neoliberismo e il pensiero unico veicolano disvalori fascisti che impongono le guerre.

La globalizzazione, realizzando un unico orizzonte per una molteplicità di realtà locali, potrebbe apparire come la migliore occasione per intendere la cultura a livello interculturale. Al contrario, le tendenze che caratterizzano la globalizzazione conducono all’azzeramento ed all’omologazione delle differenze e quindi all’eliminazione della molteplicità che determina lo sviluppo di ogni singola cultura. 

I migranti fuggono da guerre, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche. Ma la fortezza Europa li respinge in nome del riarmo e dell’incremento delle spese militari.

La globalizzazione dei mercati rischia di esasperare l’incidenza del fenomeno migratorio, se non si attua un miglioramento generalizzato della condizione dei lavoratori dei paesi del sud del mondo, costretti comunque ad emigrare alla ricerca di condizioni di vita migliori. L’aumento del divario tra i paesi del nord e del sud del mondo e le nuove condizioni di instabilità e di tensione tra i popoli hanno visto pesantemente compromessa la possibilità di scambio e di dialogo tra versioni culturali differenti, apparse irriducibilmente contrapposte per certi aspetti.

L’educazione alla pace è una visione e una pratica nonviolenta ad ampio raggio e con distanze spazio-temporali.

L’educazione alla pace interculturale rappresenta il riconoscimento del valore della pari dignità e opportunità delle diversità da promuovere, rispettare e valorizzare e per questo costringe a ripensare le molteplici e quotidiane manifestazioni di razzismo, intolleranza, incomprensione intersoggettiva tra individui, contro genti e minoranze, come il genocidio in atto a Gaza, con persistenti azioni di discriminazione e violenza, con squilibri evidenti tra gruppi sociali, tra le culture ricche e articolate e le realtà del silenzio, depresse e dimenticate.

Il pregiudizio e la retorica di regime imposti dal potere nell’attuale genocidio in Medio Oriente.

Oltre il muro del pregiudizio, del limite della discriminazione, del confine intersoggettivo del razzismo occorre costruire un pensiero transculturale che transiti oltre le singole culture, con la sottoscrizione di intenti comuni e valori condivisi per poter pensare e realizzare un progetto di coesistenza pacifica in cui assicurare ai singoli, ai gruppi e ai popoli, i fondamentali diritti alla libertà, alla creatività, alla conoscenza, al rispetto delle proprie differenze di lingua, cultura e religione, per costruire un’autentica inter-trans-cultura, fondata su un grande investimento pedagogico che coinvolga le varie istituzioni educative nell’elaborazione di un progetto formativo finalizzato ad educare nella differenza, al dialogo e al confronto interculturale.

Resistenza e Nonviolenza creativa per la risoluzione dei conflitti.

Un pensiero inter-trans-culturale è capace di contrastare l’uniformità, l’omologazione, il conformismo e la chiusura culturale, cause di massificazione, intolleranza e assenza di progettualità per il futuro, e spesso di odio e violenza.  L’intercultura è un modo di essere del pensiero che si conquista a livello di conoscenza, di comprensione e di interpretazione dell’alterità, nella pratica del pensiero plurale, nella relazione creativa, al fine di apprendere e ragionare in forma esplorativa e transitiva, esaltando la propria componente critica e creativa che attiva la propria natura complessa e multiforme.

I dogmi e gli stereotipi della propaganda guerrafondaia e violenta occidentale, impostata sull’odio della differenza.

L’intercultura è un pensiero problematico capace di pensare la complessità e di muoversi dialetticamente e dialogicamente tra i molteplici piani esistenziali e culturali del reale, per educare metacognitivamente in maniera complessa, trasversale, transcognitiva, sviluppando una conoscenza della conoscenza e sapendo gestire i saperi e le informazioni del piano reale dell’esistenza, in modo da confutare, a livello pratico e dialettico, pregiudizi, dogmi e stereotipi, fonte di vari razzismi e discriminazioni e guerre e conflitti e in genere violenza strutturale tra popoli.

Per approfondire:

Pinto Minerva F., Intercultura, Laterza 2002

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e Nonviolenza creativa, Mimesis 2022

Sitografia:

Canale Facebook https://www.facebook.com/laura.tussi

Canale YouTube https://youtube.com/@LauraTussi?si=vToObZGDLPkXKGAJ

Canale Instagram https://instagram.com/cracolicifabrizio

Canale TikTok https://www.tiktok.com/@fabrizio.cracolici?_t=8imKGq9A35U&_r=1

Canale Mastodon @laura@sociale.network

Pubblicato il Lascia un commento

Gaza: è catastrofe umanitaria. E la responsabilità degli intellettuali?

DI LAURA TUSSI 

 Ripudiamo la supremazia dei poteri forti che impongono il neoliberismo più depravato e il capitalismo a oltranza che ancora dichiara le guerre e si muove esclusivamente per intenti economici e per il “dio” denaro.

Ripudiamo ogni guerra con l’adagio “Restiamo Umani” di Vittorio Arrigoni.

È un momento in cui dobbiamo chiamare a raccolta tutte le nostre risorse emotive e difese psicologiche per continuare a credere nell’umanità, per mantenere la speranza, per praticare la pace e affermare la nonviolenza. Un conflitto che impregna anche l’aria e l’acqua della Palestina è esploso con una violenza senza precedenti e ora più che mai abbiamo il dovere di riflettere, comprendere e agire, senza voltare la testa dall’altra parte, come siamo tristemente abituati a fare. Come diceva Vittorio Arrigoni, che proprio fra le strade di Gaza ha trovato la morte, “Restiamo umani”.

Un genocidio contro i più fragili del pianeta.

Anche gli Stati Uniti hanno votato contro il cessate il fuoco. E’ davvero vergognoso, anzi abominevole.

Nelle manifestazioni a sostegno di Gaza, interviene sempre la polizia in assetto antisommossa per bloccare i manifestanti che protestano solo perché vogliono la pace.

Ormai il potere, tutti i governi occidentali e non solo, sostengono il dominio e la prevaricazione di Israele su un popolo inerme e costituito perlopiù da bambini e adolescenti.

Gli occhi del mondo.

In modalità vigliacche, costantemente vengono attaccati e decimati i più fragili. A partire dai bombardamenti degli ospedali ormai senza più nemmeno carburante per mantenere le macchine che fanno stare in vita i malati terminali. Un mio amico ha adottato una bambina di Gaza di soli 12 anni di cui non si hanno più notizie. E non si hanno più notizie dei bambini-farfalla a Gaza. E così di altre, molte, troppe povere persone.

Ripudiamo ogni guerra con gli scritti per la nonviolenza.

E’ direi di vitale importanza la diffusione di questi nostri libri e articoli contro la guerra, per ripudiare ogni conflitto armato, per la dignità di tutti noi antifascisti e ecopacifisti che vogliamo la pace sopra ogni cosa.

E’ importante scrivere e denunciare fino a quando attivisti di buona volontà gestiscono ancora quei pochi siti online e spazi e ambiti editoriali liberi soprattutto dall’odio e dalla propaganda bellicista e militaresca. Perché la pace è vita. E, ripeto, oggi, adesso, in queste ore è in atto un genocidio perpetrato ai danni di un popolo quasi tutto costituito di bambini e adolescenti e quindi civili tutti innocenti e inermi.

Gli occhi dei bambini di Gaza che Resistono.

Un genocidio perpetrato dai poteri forti compresi soprattutto noi occidentali. E questo genocidio peserà come un crimine, un macigno sulle nostre coscienze. Sempre se si può ancora parlare di coscienza. Sono certa di essere compresa. Noi non siamo né con Hamas né con Israele, ma contro la guerra e la violenza oscurantista che sta ottenebrando le menti di tutti noi, società presunta civile. Sempre che si possa parlare ancora di civiltà nel sonno della ragione che genera mostri. Mai più odio. Mai più guerra. Mai più violenza dettata e imposta dal neoliberismo più becero e bellicista e militaresco.

L’abolizione della violenza strutturale nel conflitto in Medio Oriente.

La violenza deve essere abolita da entrambe le parti di coloro che sono agli antipodi, che si contrappongono, che si odiano, che sono in conflitto nel corso di una guerra, di una controversia armata.

Hamas, attaccando e massacrando gli israeliani nei Kibbutz ha risvegliato l’ira funesta e furibonda dei poteri forti: di Israele.

Hamas non è certo amico della libertà e della pace per il popolo palestinese in quanto si sospetta sia stato infiltrato da agenti e cellule iraniane, da elementi degli Hezbollah. E quindi di certo, il governo di Israele e l’Occidente e l’America non vogliono uno stato di equilibrio, ma impongono costantemente di mietere vittime, utilizzando le armi incrementando così il commercio degli ordigni bellici più mortiferi e sofisticati per fatturare e incrementare le vendite di armi mortali. Una logica militaresca e guerresca, ma soprattutto di potere economico.

Una guerra imposta dai governi di Israele e non dal popolo.

Noi dobbiamo sempre dire che non è il popolo di Israele a volere la guerra, ma i governanti, i vari governi formati e costituiti dal potere militare, dai militari che impongono la controversia armata e letale dal 1948, assediando la striscia di Gaza e delimitando i suoi confini.

Dal 2009 si assiste a una fase più letale della recrudescenza del conflitto armato. Perchè si sono insediati governi sempre più retrivi e reazionari fino a arrivare all’apice di questa crudeltà con l’operazione piombo fuso in cui ha trovato la morte il grande pacifista Vittorio Arrigoni.

Le scuole di pace a Gerusalemme: una speranza per l’umanità intera.

I Parent’s Circle e esperienze come Neve Shalom sono impostati come idealità di costruzione di una pace profonda tra le due popolazioni. Queste esperienze di nonviolenza creativa e attiva vogliono far incontrare le vittime di entrambe le parti in dissidio, in guerra, che si dichiarano nemici. Ma in realtà la maggior parte del popolo sia israeliano e sia palestinese non crede più nei governi militari, né a Hamas, ma vuole per buona parte una risoluzione delle controversie armate che mietono migliaia e decine di migliaia e centinaia di migliaia di vittime tra donne, bambini, vecchi e uomini innocenti. Civili innocenti. Un popolo, anzi due popoli, su cui viene sempre esercitato uno stato di terrore. Due popoli deprivati totalmente e profondamente del diritto alla felicità. Deprivati di tutto. Di ogni diritto.

Vogliamo la Pace.

Perché la pace è innanzitutto bene, gioia e volontà di stare al mondo senza persecuzioni e odi etnici, atavici conflitti e guerre sanguinarie. La maggior parte della popolazione di Gaza è costituita da bambini e ragazzi quasi adolescenti che vivono nel terrore costante, succubi di uno stato di psicosi mentale perenne.

Vivono mutilati nei corpi e nelle menti.

L’Onu viene completamente ignorata. E massacrata…

E questo è un grave crimine contro l’umanità. Dove l’ONU non è stata mai ascoltata nonostante l’emanazione delle sue principali e importanti risoluzioni, sempre ignorate e disattese. Quindi accogliamo e promuoviamo uniti tutte le manifestazioni per la pace, per la nonviolenza, che si svolgono sia nei due stati belligeranti sia nel mondo intero, sia nelle maggiori capitali internazionali, da Milano, Roma, da Parigi a Francoforte a Londra.

Il crimine dell’Europa.

L’Europa dovrebbe lanciare appelli di aiuto per questi due popoli dilaniati e non pensare a fomentare ulteriormente la guerra come tra Ucraina e Russia e Nato. L’Europa sostiene i poteri forti, quindi i vari governi di Israele invece di appellarsi all’ONU e al diritto internazionale, che è stato creato dai padri Partigiani delle Costituzioni antifasciste nate dalla Resistenza in Italia e in tutta Europa. E quindi tutti noi che abbiamo la facoltà e ancora la possibilità di scrivere e denunciare e condannare dobbiamo per forza continuare a dichiarare le nostre posizioni pacifiste e nonviolente e servirci di tutti i mezzi a nostra disposizione.

L’impegno degli intellettuali e dei giornalisti per “Ricomporre l’infranto”.

Noi amici della Pace dobbiamo utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per denunciare le violenze e ripudiare ogni guerra, di entrambe le fazioni belligeranti, a partire dalle testate giornalistiche pacifiste che ancora ci accolgono e ci permettono di svolgere la nostra mission.

La missione e il diritto e il dovere di attuare il pacifismo.

La missione e il diritto e il dovere di appellarci al pacifismo, con le dichiarazioni di pace e del ripudio di ogni violenza e di ogni guerra e poi portare questi nostri scritti, gli articoli di denuncia nelle piazze e nelle manifestazioni internazionali di tutto il mondo a partire dalla realtà locale. Quindi pensare globalmente e internazionalmente e agire localmente sempre interconnessi tra le varie parti del mondo che possono aiutarci nella denuncia e nel ripudio della guerra e della violenza.

Il diritto alla pace. Resistenza: non resilienza.

Perché il fine ultimo dell’umanità è la propria felicità e il bene derivante da questa condizione che scaturisce da contesti pacifici nonviolenti di amore, amicizia, creatività, gioco, interscambio, e ancora amore tra culture e religioni diverse: ripudiamo la supremazia dei poteri forti che impongono il neoliberismo più depravato e il capitalismo a oltranza che ancora dichiara le guerre e si muove esclusivamente per intenti economici e per il “dio” denaro.

Pubblicato il Lascia un commento

Evento con Padre Alex Zanotelli

“Riace. Musica per l’umanità”. Un nuovo umanesimo integrale contro ogni legge ingiusta.

17 aprile 2021 ore 17:30

Online with Facebook Live ()

La vicenda di Riace ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica alcuni interrogativi che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, non possono più essere ignorati. Le leggi devono essere sempre rispettate, anche quando ingiuste, oppure la disobbedienza civile può ancora incidere sulla nostra società? Riace e il suo sindaco hanno offerto un modello di convivenza pacifica e plurale, oltre che virtuosa per il territorio.
Ne parliamo con i curatori del volume, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, e alcune delle figure che, negli ultimi anni, si sono contraddistinte per il loro impegno civile, padre Alex Zanotelli e Alfonso Navarra. Musica di Resistenza di Renato Franchi.

 

Il ricavato del libro Riace, Musica per l’Umanità sarà devoluto al progetto in aiuto dei bambini farfalla di Gaza

#riace #mimmolucano #integrazione #immigrazione #mimesiseditore #resistenza

Per maggiori informazioni: evento su Facebook

 

Pubblicato il Lascia un commento

Storia di una bambina farfalla di Gaza

Recensione

Storia di una bambina farfalla di Gaza

I bambini ci insegnano a volare! Recensione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici. Libro a cura di Gianna Pasini, con illustrazioni di Fogliazza e postfazione di Wasim Dahmash. Edito da Edizioni Q

Storia di una bambina farfalla di Gaza

Recensione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Storia di una bambina farfalla di Gaza è un libro per bambini e adulti sensibili e impegnati nell’attualità di questo nostro triste presente. Il libello è a cura di Gianna Pasini, con le illustrazioni di Fogliazza e la postfazione di Wasim Dahmash, edito da Edizioni Q.

Un libro che mette a nudo quanto l’umanità sprofondi in un baratro di violenza e odio. Ma allo stesso tempo trasmette l’esistenza di un’altra umanità, vera e alternativa all’inferno di disperazione, che si mette in gioco per aiutare chi vive la malattia a Gaza, in Palestina dove la solidarietà fa parte della cultura di un popolo che lotta e soffre e sopravvive.

L’Epidermolisi Bollosa o EB è una malattia rara della pelle che comporta, una fragilità estrema e ipersensibilità del tessuto epiteliale di chi ne è affetto.

Immaginate un bambino che si ritrova nella condizione di non poter fare quasi nulla, in situazioni estreme e violente, dove imperversano le atrocità della guerra, soffrendo quotidianamente per le limitazioni e gli stati patogeni dovuti a questa terribile e rara malattia.

Questi bambini vengono chiamati “bambini farfalla” perché la loro pelle è fragile come le ali di una farfalla.

In occidente esistono casi di bambini farfalla che fortunatamente vengono assistiti e curati adeguatamente.

Il problema si aggrava quando questi bambini si trovano in luoghi poveri e martoriati da guerre e da violenza e da soprusi.

Loro, vivendo nella disgrazia, non hanno la fortuna di accedere a cure adeguate. Ricevono, quando possibile, cure tramite ONLUS che lavorano sul territorio di Gaza.

Storia di una bambina farfalla di Gaza non è solo un libro è un mezzo per sostenere PCRF – Palestine Children’s Relief Found Italia, una ONLUS che da anni aiuta il Popolo Palestinese e in modo particolare i suoi bambini a sviluppare progetti educativi e sanitari in una terra martoriata dall’odio, dalla guerra e da ogni forma di soprusi e violenze.

Gianna, la curatrice di questo libro è un’infermiera di Brescia che da anni si reca a Gaza per portare aiuto a queste “piccole stelle” e che ha pianificato il suo “post pensione” dedicandosi a questi bambini così speciali e fragili: bellissimi.

Una grande rete di solidarietà in Palestina che mostra “un altro mondo possibile” fatto di donne e uomini di Pace che con dedizione vogliono lenire i mali del mondo.

A queste realtà, nel 2012, si è unita la Fondazione “Vittorio Arrigoni” con mamma Egidia e Alessandra Arrigoni sorella di Vittorio che per la Palestina hanno dedicato e donato la propria vita.

Leggere in questo libro della solidarietà e dell’aiuto concreto al popolo Palestinese riempie il cuore e fa sentire tutti più appartenenti ad una realtà umana migliore, quella auspicata da Vittorio Arrigoni nel suo celebre adagio “Restiamo umani”.

Le parole della piccola Martina, l’esempio di Mahmoud Sarsak e ancora la storia di Fahed, Reema e Hazem piccoli grandi bambini o meglio piccole farfalline con un cuore tanto grande, sono tutto l’amore del mondo.

Le illustrazioni di Fogliazza donano all’opera quella genuinità e quella spontaneità che solo i bambini di tutto il mondo, e in particolare modo quelli di Gaza, sanno trasmettere.

Wasim Dahmash nella postfazione permette di comprendere il bene e il male e esprime con forza ed estrema e sensibile chiarezza che il Popolo Palestinese non merita l’indifferenza del mondo subissato dai poteri forti e dalla malvagità dei prepotenti.

Proprio per questo motivo consigliamo l’acquisto del piccolo e prezioso libro Storia di una bambina farfalla di Gaza: un libello per bambini e soprattutto per adulti impegnati, scritto per una causa nobile che invitiamo tutti a sostenere.

 

Per informazioni sul Libro:

CLICCA QUI

Articoli correlati

Pubblicato il Lascia un commento

Egidia Beretta Arrigoni: in Viaggio con Vittorio

Intervista a Egidia Beretta madre di Vittorio Arrigoni – Vik Utopia

Egidia Beretta Arrigoni: in Viaggio con Vittorio

“Questo figlio perduto, ma vivo come forse non lo è stato mai, che, come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi”

Laura Tussi con Egidia Beretta Arrigoni

Intervista di Laura Tussi a Egidia Beretta madre di Vittorio Arrigoni

 

“Questo figlio perduto, ma vivo come forse non lo è stato mai, che, come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi. Eravamo lontani con Vittorio, ma più che mai vicini. Come ora, con la sua presenza viva che ingigantisce di ora in ora, come un vento che da Gaza, dal suo amato Mediterraneo, soffiando impetuoso ci consegni le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi, passandoci il testimone.”

 

Bellissime riflessioni: quando le hai scritte?

 

Scrissi di getto queste parole all’indomani del funerale di Vittorio e oggi, nove anni dopo, so che questo seme è fiorito e ha fruttificato.

Quel testimone continua ad andare, passando di mano in mano, di cuore in cuore, come un fiume inarrestabile.

Vittorio è la sorgente; io, solo la portatrice d’acqua che la alimenta.

 

La perdita e la memoria del figlio amato hanno inciso profondamente nella tua esistenza.

 

Questo è diventata la mia vita.

Per questo viaggio, instancabilmente, da nove anni e racconto a chi ha orecchie per ascoltare e cuore per accogliere, la sua, di vita, i sogni e le utopie.

 

Tutto questo deve essere un percorso doloroso, ma che comporta gesti d’amore.

 

Non è mai facile. Prima di ogni incontro, ho bisogno di silenzio e di meditazione. E, alla fine, mi sento svuotata, aliena alla realtà che mi circonda.

Il gesto d’amore che mi ha spinto a scrivere “Il Viaggio di Vittorio”, si ripete quando, partendo da quelle pagine, vado a dispiegare il filo della sua esistenza, dall’infanzia, alla giovinezza, all’età adulta, variegato e multiforme, ma sempre teso alla ricerca del senso del proprio vivere, fino alla raggiunta consapevolezza che solo la ricerca e la lotta per la giustizia, per la pace, sempre dalla parte degli oppressi, dei dimenticati, potevano dare significato al suo essere al mondo.

 

Quali argomenti tratti nel tuo libro “Il Viaggio di Vittorio”?

 

Narro del bambino che scrive di San Francesco e Martin Luther King, del ragazzo che stima Falcone e Borsellino, della grande passione per la musica, la lettura e la scrittura, dei primi Viaggi di volontariato a soccorrere e conoscere genti e luoghi al di fuori, finalmente, dai confini “recinti spinati”, consapevole che, attraversandoli, mettendosi alla prova, scorgerà la meta.

Mostro i suoi video e li riguardo anche io con la trepidazione della prima volta e colgo, attraverso gli occhi di chi guarda e ascolta, la mia stessa empatia ed emozione.

 

Vittorio ha sempre denunciato in forma nonviolenta tutte le ingiustizie e atrocità che accadono a Gaza.

 

Oltre le mie parole, voglio si veda e si ascolti Vittorio, l’esuberanza, la passione che lo muove, gli affanni, la gioia, la sofferenza, le denunce, la testimonianza diretta di quel che ha vissuto in Palestina, in Gaza.

E’ qui che il mio racconto si conclude, dove si è concluso il suo Viaggio.

Nella terra che lo ha accolto come figlio e fratello, là dove la tormentata ricerca del perché esistere ha infine trovato ragione.

Leggo i suoi scritti, che ci immergono in realtà altrimenti sconosciute.

E adempio così un preciso dovere che, sento, Vittorio mi ha affidato.

Non dimenticare mai la Palestina, raccontare, attraverso i suoi anni in Cisgiordania e in Gaza. Questo popolo, oppresso, ma coraggioso, resistente, generoso.

 

Un Viaggio quasi “iniziatico”…

 

In questo mio andare, ho percorso innumerevoli strade, città e piccoli paesi, lungo tutta la penisola, in luoghi i più diversi, biblioteche, parrocchie, centri sociali, culturali, feste Anpi, scuole.

E ogni volta, sento Vittorio presente a sostenermi nel trovare le parole giuste per chi mi ascolta, adulti, giovani, studenti, anche bambini.

Gli sono riconoscente perché, attraverso questi incontri, ho contemplato meraviglie di arte e natura mai visti, sono nate amicizie, soprattutto ho conosciuto un’umanità solidale che non immaginavo, persone generose e accoglienti, felici di incontrare “la mamma di Vik” e onorarlo onorando me.

 

Con questo Vostro Viaggio, riuscite, tu e Vik a cambiare le coscienze…

 

E quando, a posteriori, ricevo testimonianze di come la sua vita abbia cambiato la vita di tanti, specie di giovani, che, sulla sua traccia, stanno compiendo scelte ugualmente importanti, il mio cuore è felice e l’anima piena di gioia.

A chi vuole conoscere meglio e di più Vittorio, suggerisco di visitare il sito www.fondazionevikutopia.org, di leggere soprattutto le pagine del suo ”Gaza Restiamo Umani”, scritte a Gaza durante il massacro di Piombo Fuso, la graphic novel “Guerrilla Radio – la possibile Utopia” di Stefano Piccoli e infine, a chi volesse immergersi nei sogni del piccolo Vik, il racconto “Il bambino che non voleva essere un lupo”, scritto e illustrato da Sabina Antonelli, pubblicato a cura della Fondazione Vittorio Arrigoni “Vik Utopia” Onlus.

 

E’ nata questa importante Fondazione Vik Utopia in memoria di Vittorio

Parlo della Fondazione, nata per onorare la sua memoria e continuare la sua azione di impegno civile a servizio del bene comune, dei diritti umani e della giustizia.

I progetti che abbiamo sostenuto, vanno in questa direzione. Collaborando con diverse Associazioni, che operano in paesi nel mondo dove situazioni difficili di povertà o di discriminazione, colpiscono i più deboli, donne e bambini, seguiamo la strada che Vittorio ha tracciato.

E’ verso i bambini, soprattutto, che va il nostro impegno, consapevoli di quanto essi fossero nel suo cuore.

Continuerò ad andare, quindi, fino a quando avrò voce e forze per testimoniare, e, con Vittorio, annuncerò: “Faremo delle nostre vite poesie, fino a quando libertà non sarà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi”.

Pubblicato il Lascia un commento

L’attivismo per la Palestina

Un popolo distrutto dallo strapotere di un governo occupante e criminale

L’attivismo per la Palestina

Gaza vive ancora grazie a questo Mosaico di Pace attivista e alle tante associazioni filopalestinesi che spendono e dedicano la vita a una causa nobile come è la sopravvivenza ed esistenza del popolo palestinese e di tutti i popoli del mondo, nel filo rosso dell’amore per l’umanità intera
Laura Tussi2 giugno 2020

Palestina libera !

L’impegno civile e l’attivismo sociale dell’associazionismo filopalestinese si pongono il nobile intento di solidarizzare e aiutare e soprattutto di cercare di salvare un popolo da una condizione di brutale e indescrivibile oppressione da parte di una nazione occupante e di una situazione perversa di dominio da parte di uno strapotere prepotente e assassino.

Gaza vive ancora grazie a questo Mosaico di Pace attivista e alle tante associazioni filopalestinesi che spendono e dedicano la vita a una causa nobile e meritevole come è la sopravvivenza ed esistenza del popolo palestinese e di tutti i popoli del mondo, nel filo rosso dell’amore per l’umanità intera. L’impegno filopalestinese è un’attività costruttiva perché si prodiga e volge verso gli altri e lotta per difendere la vita sopra ogni altra cosa e per creare solidarietà e cercare voci, braccia, menti, cuori e persone al plurale evitando il soggettivismo e l’individualismo. Perché “solo tutti insieme ci si salva e non uno per uno”. E un ‘assolo’ riceverebbe più forza e spinta vitale compartecipando in percorsi collettivi e plurali con tutti coloro che sono impegnati nella causa più alta della salvezza dell’umanità.

Le associazioni a favore della Palestina fanno informazione e controinformazione, in quanto vi è necessità di raccontare la Palestina, sfidando censure e compensando ciò che dovrebbero fare i grandi media.

L’attivismo per la Palestina è una realtà umanitaria e anche umanistica, in quanto riguarda l’essere umano, la sua vita, la cultura, le sue radici. È volto a convertire l’io in un noi pluralista e solidale con tutti. Declinando il singolo al plurale per vivere il dono dell’azione non alla maniera individualistica di una sfida personale, ma come progetto compartecipato di trasformazione che accomuna e rende liberi e felici e uguali, in cui anche il singolo nutre gli ideali e l’animo più nobili, in quanto elimina l’egoismo che vive in natura.

Una realtà importante insieme al mosaico di pace di tutti gli attivisti impegnati per le cause della salvezza dei popoli dell’umanità e in particolare di un popolo umiliato e depredato e sottomesso e massacrato come quello palestinese.

Un popolo distrutto dallo strapotere di un governo occupante e criminale.

Ma la Palestina e Gaza hanno le risorse per R-esistere e gli attivisti per la Palestina sono tra queste grandi opportunità.

 

Articoli correlati

  • Il 18 maggio 1944 moriva il partigiano Dante di Nanni

    EDITORIALE
    Contribuì alla rinascita dell’umanità lacerata e persa

    Il 18 maggio 1944 moriva il partigiano Dante di Nanni

    In momenti cupi come quello del periodo nazifascista, molti giovani hanno sacrificato la propria vita per il raggiungimento della Pace e della Libertà, per porre fine a una feroce guerra. Vogliamo mantenere viva la Memoria.
    17 maggio 2020 – Laura Tussi e Fabrizio Cracolici
  • Il principio speranza

    PACE
    Il sistema concentrazionario e gli orrori del nazifascismo

    Il principio speranza

    Il principio speranza di Ernst Bloch e il principio responsabilità di Hans Jonas sono importanti moniti per la pace. La biblioteca civica popolare di Nova Milanese e l’archivio storico della città di Bolzano hanno raccolto più di 200 videotestimonianze
    12 maggio 2020 – Laura Tussi
  • Come i Palestinesi vedono la guerra siriana

    PALESTINA
    I Palestinesi sono ora convinti che la loro causa non sia una priorità dell’opposizione siriana

    Come i Palestinesi vedono la guerra siriana

    Un sondaggio del settembre 2012 rilevò che quasi l’80% degli intervistati in Cisgiordania e Gaza sostenevano i manifestanti e l’opposizione siriana. Ma nel corso degli anni, quando la rivolta siriana si trasformò in un sanguinoso conflitto settario, le posizioni iniziarono a cambiare.
    Adnan Abu Amer
  • Agenda ONU 2030: la pace vive!

    PACE
    Partendo dai grandi padri partigiani e dalle grandi madri costituenti della democrazia

    Agenda ONU 2030: la pace vive!

    Pedagogia della pace, didattica della storia, narrativa della memoria, ecodidattica sono locuzioni di senso e significato che implicano un interesse nei confronti della storia passata, della tutela dei grandi beni comuni della pace, della memoria e dell’ambiente
    9 maggio 2020 – Laura Tussi