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Moni Ovadia. Diventiamo tutti attivisti di Pace.

di Laura Tussi

Appello di Moni Ovadia perchè l’Italia aderisca al trattato TPNW: “cominciamo ad abolire le armi nucleari per poi abolirle tutte. La questione in campo è assoluta, è la questione della vita”.

“Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi”, suggerisce Moni Ovadia, artista poliedrico ed attivista per la pace, in un video a sostegno di ICAN, la campagna contro le testate nucleari che nel 2017 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace anche se solo poco più di un terzo dei 193 paesi dell’ONU hanno ratificato finora il TPNW, cioè il trattato per il disarmo nucleare, nato in risposta anche all’appello di Papa Francesco nello storico discorso all’ONU del 2015. Purtroppo l’Italia, pur avendo affermato di “condividere con gli Stati parti del Trattato l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari” e di apprezzare “il ruolo svolto dai Parlamenti e dalla società civile per il raggiungimento di questo obiettivo”, ha deciso di non voler aderire alla prima e unica norma internazionale che mette al bando le armi nucleari, preferendo la fedeltà alla NATO al dare ascolto alla volontà del suo popolo. Il Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari TPNW infatti proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari, o anche permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio. Inoltre impedisce loro di assistere, incoraggiare o indurre altri Paesi ad essere coinvolti in tali attività proibite, che è esattamente quel che fa la NATO.

Ad oggi 68 Stati lo hanno ratificato, impegnandosi a promuovere un processo graduale e sicuro verso un disarmo nucleare totale, mentre sono 92 i Paesi che lo hanno firmato. Negli ultimi mesi altri 9 Stati sono entrati a far parte dell’elenco dei ratificatori, una crescita che dimostra la dinamica positiva di rafforzamento del Trattato, come reso evidente anche dal dibattito della Conferenza di Vienna dell’anno scorso. Un appuntamento di confronto che, nonostante la grande tensione internazionale, ha condannato in modo inequivocabile “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”, la più forte ed esplicita condanna multilaterale di sempre della minaccia di usare armi nucleari.

“Come molti altri attivisti per la pace, tra i quali la nostra Laura Tussi, scrittrice, giornalista ed esperta di tematiche educative, Moni Ovadia, nato a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita, non si rassegna a un tale stallo, che lasciando proliferare le armi nucleari, rischiando di condannare l’umanità all’estinzione. E in questo video spiega le ragioni dell’ICAN: “Sono Moni Ovadia – esordisce – e sostengo ICAN (International Campaign to abolish nuclear weapons) campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. A ICAN è stato conferito il premio Nobel per l’importanza del suo magistero di pace. Premio Nobel per la pace. Diventiamo tutti insieme a ICAN attivisti di pace, donne e uomini di pace. La questione in campo è assoluta: è la questione della vita. La differenza fra chi combatte per l’abolizione delle armi nucleari e chi invece non fa nulla e è indifferente, è il discrimine per chi vuole stare dalla parte della vita e chi invece accetta l’abbraccio della morte come condizione di esistenza. Dunque sostenete questa campagna: diventate attivisti della vita e non è difficile capire che cosa è in gioco. Siamo in gioco noi, ma sono in gioco i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri pronipoti. Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché è un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi”. Un obiettivo reso sempre più impellente ed evidente da quanto avvenuto negli ultimi mesi, in particolare con la guerra tra la Russia e l’Ucraina o in Medio Oriente, dove l’uso di una bomba atomica su Gaza è stato evocato da parte di un ministro di Israele. Ed un traguardo a cui ci si potrebbe realmente avvicinare implementando le 50 proposte del “Piano di Azione” elaborato a Vienna nel giugno dello scorso anno, durante la prima Conferenza degli Stati Parti del Trattato.

Di seguito il video e il commento di Laura Tussi”.

Salvatore Izzo, direttore di FARO DI ROMA

Appello di Moni Ovadia

La questione in campo è assoluta: è la questione della vita.

“Sono Moni Ovadia e sostengo ICAN (International Campaign to abolish nuclear weapons) campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. A ICAN è stato conferito il premio Nobel per l’importanza del suo magistero di pace. Premio Nobel per la pace. Diventiamo tutti insieme a ICAN attivisti di pace, donne e uomini di pace. La questione in campo è assoluta: è la questione della vita. La differenza fra chi combatte per l’abolizione delle armi nucleari e chi invece non fa nulla e è indifferente, è il discrimine per chi vuole stare dalla parte della vita e chi invece accetta l’abbraccio della morte come condizione di esistenza. Dunque sostenete questa campagna: diventate attivisti della vita e non è difficile capire che cosa è in gioco. Siamo in gioco noi, ma sono in gioco i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri pronipoti. Cominciamo dall’abolizione delle armi nucleari perché è un giorno ci sia l’abolizione totale delle armi.” di Moni Ovadia

Video di Moni Ovadia sul Premio Nobel per la Pace a ICAN: https://www.youtube.com/watch?v=03gei4RCRB8

Con molte personalità dell’attivismo nonviolento per la pace, da anni siamo parte costruttiva, creativa e attiva della rete internazionale ICAN per il disarmo nucleare universale, di cui in Italia fanno parte diverse associazioni

Siamo un coordinamento di associazioni basato sui grandi moniti e appelli all’umanità del partigiano francese Stéphane Hessel con il suo libro postumo pubblicato in Italia ESIGETE! un disarmo nucleare totale. 

La rete ICAN è stata insignita premio Nobel per la pace 2017 a Oslo e questo rappresenta un riconoscimento per tutti gli attivisti che si occupano di disarmo nucleare nel mondo, guidati dall’obiettivo di promuovere il progetto storico del diritto internazionale: l’abolizione e l’interdizione degli ordigni nucleari.

Il governo italiano non ha ancora approvato e ratificato il trattato ONU del 7 luglio 2017, che è valso a tutti noi di ICAN – e ripetiamo a tutti gli attivisti antinucleari – il premio Nobel per la pace 

Il trattato ONU è stato varato a New York nel Palazzo di Vetro, la sede delle Nazioni Unite, da 122 nazioni dietro la spinta determinante della società civile internazionale organizzata in ICAN. A questa stesura erano presenti di persona Alfonso Navarra, storico ecopacifista, attivista nonviolento insieme a Peppino impastato e importante protagonista delle lotte per il disarmo nucleare da Comiso ai porti a rischio nucleare; Giovanna Pagani, dirigente di Wilpf-Italia e lo scienziato italo-francese Luigi Mosca.

I nostri libri “La follia del nucleare” e  “Antifascismo e Nonviolenza” tracciano il percorso che ha condotto l’ONU e la società civile internazionale al trattato del 7 luglio 2017

Lo slogan positivo della cultura di pace che sta alla base di questi trattati si riassume nel motto “Prima l’umanità, prima le persone”. Questo adagio, nella nostra interpretazione, applicata specialmente in Italia, ma con un’ottica globale, contrappone la nuova cultura della pace del XXI secolo al rischio di una subcultura fascista, dove i fascisti, a partire dal presidente americano, e a seguire i politici e i capi di stato, impongono uno slogan negativo e contrapposto al nostro: prima gli americani, prima i francesi, prima gli ucraini, prima i russi, prima gli italiani, prima i padani eccetera. Invece nel comune villaggio globale, nel nostro sistema mondo, nell’universale afflato di mondialità che accomuna tutti noi, i popoli e l’umanità comune e solidale, come attivisti ecopacifisti ci rendiamo sempre più conto di appartenere a un’unica razza comune come sosteneva Einstein, a un’unica famiglia umana. Per questo adottiamo il celebre adagio del noto pacifista e attivista Vittorio Arrigoni, barbaramente assassinato a Gaza nel 2011: Restiamo Umani.

Una comune umanità che è minacciata da tre ‘bombe’ che incombono come una spada di Damocle sulla sua incolumità. Le tre bombe di cui tratta anche il comboniano padre Alex Zanotelli: 

-l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra nucleare. 

-La bomba climatica che comporta quotidiani disastri e dissesti climatici per le emissioni eccessive di gas serra. 

-La bomba dell’ingiustizia sociale e della disuguaglianza globale dove l’1% dei ricchi detiene risorse pari a quelle controllate dal restante 99% dell’umanità. 

Per questo facciamo nostri i moniti e gli appelli del Partigiano Stéphane Hessel, deportato a Buchenwald, padre costituente della dichiarazione dei diritti dell’umanità del 1948, presidente del tribunale Russell sulla Palestina

Il suo saggio “Indignatevi!” ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e ha ispirato il movimento degli indignati e di Occupy Wall Street. Un autentico uomo di pace: una speranza di futuro, un ponte intergenerazionale tra il passato antifascista e le alternative per il futuro prossimo, per le nuove generazioni, per una rivoluzione ecologista, pacifista, disarmista e femminista. Per una utopia realizzabile di pace e solidarietà perché per dare risposte di sinistra alla crisi strutturale e al revanchismo delle nuove destre estreme e dei populismi occorrono soluzioni democratiche e civili. 

Stéphane Hessel, nell’appello scritto con i Resistenti francesi nel 1944 e pubblicato nel saggio “Indignatevi!”, suggerisce delle soluzioni alla crisi economica e di valori che attualmente sta stritolando e destrutturando il pianeta

La soluzione prevede la nazionalizzazione delle banche e delle industrie strategiche con un’economia al servizio delle persone, tramite investimenti pubblici per creare lavoro e per livellare la disuguaglianza globale e sociale per evitare la miseria dei ceti più deboli che ingenera risposte razziste e capri espiatori.

La campagna Onu per il disarmo nucleare universale con la rete ICAN e le COP ONU per il clima costituiscono le campagne globali tramite cui costruire una nuova internazionale dei diritti, delle persone, dei popoli, dell’umanità.

Infatti la dipendenza dai combustibili fossili e dal nucleare è alla base di un modello sociale predatorio, accumulatorio e insostenibile che è causa principale di guerre e conflitti nel mondo. Per questo motivo il nostro attivismo, l’impegno di noi ‘AlterGlocalisti’ è volto a salvare il clima e la pace, per costruire una conversione ecologica fondata su un nuovo e alternativo modello energetico, decarbonizzato, denuclearizzato, rinnovabile al 100%, ossia pulito, democratico e socialmente giusto. 

La divisione dell’umanità in tutte le sue forme, dal razzismo al fascismo, dalla xenofobia ai nazionalismi agli etnicismi, contrasta nettamente con il contesto culturale e giuridico di unica famiglia umana proclamato dalla dichiarazione Onu del 1948, che deriva dall’immane tragedia della seconda guerra mondiale con 65 milioni di morti: interi paesi in macerie, bombardamenti a tappeto, Dresda 100.000 morti, Auschwitz e Hiroshima

Da questo immane trauma nasce un sussulto positivo come la dichiarazione Onu e le Costituzioni Antifasciste nate dalla Resistenza partigiana. La banca d’affari mondiali J. P. Morgan tempo fa ha attaccato pesantemente le costituzioni antifasciste e le dichiarazioni volte allo sviluppo dell’umanità e alla tutela dei diritti umani perché considerate troppo democratiche e ostacolo al progresso e alla risoluzione della crisi strutturale in quanto volte alla tutela della dignità umana. Il nostro slogan positivo “Prima l’umanità, prima le persone” vuole contrastare la disuguaglianza globale strutturata con muri, frontiere, ghetti nazionalistici, etnicismi. Con questi presupposti, le nazioni europee sbarrano le porte ai migranti vecchi, giovani, donne, bambini che fuggono da guerre, persecuzioni, terrorismo, disastri ambientali, manovre economiche e che vorrebbero trovare, in modo legale e sicuro, solidarietà, assistenza, accoglienza sulle nostre sponde, nei nostri territori. Invece l’Occidente risponde con una politica di riarmo e guerrafondaia, per cui le spese militari nel mondo sono in continuo incremento e provocano pericoli e miserie per l’umanità come il rischio di un inverno e di un’apocalisse nucleare: così i diritti e la dignità umana vengono sempre negati e calpestati. Nella nostra attuale congiuntura assistiamo al precipitare di ampi settori della popolazione italiana e non solo, sotto l’influenza di ideologie xenofobe, razziste, fasciste, dell’esaltazione del cattivismo dilagante, del qualunquismo antiegualitario che contrastano nettamente con i principi della nostra Costituzione. Per far fronte a questa deriva anche l’ ANPI nazionale potrebbe aderire alla rete ICAN  premio Nobel per la pace 2017 per il disarmo nucleare universale e alla coalizione per il clima e per la conversione ecologica e rinnovabile della nostra economia e del nostro modo di vivere e di pensare.

E come l’ANPI anche altre grandi organizzazioni sociali e sindacali: è questo il senso della campagna che abbiamo lanciato: “Siamo tutti premi Nobel per la pace con ICAN”, che vede come suo primo testimonial Moni Ovadia

La solidarietà umana, richiamata nell’articolo 2 della Costituzione, va praticata con l’unione popolare oltre le barriere nazionalistiche, per la difesa di un pianeta minacciato dall’attuale dittatura finanziaria dei mercati internazionali. Il diritto a sopravvivere e a vivere senza la paura della guerra nucleare è un diritto alla pace oltre le barriere ideologiche. Il diritto alla pace, insieme alla Carta della Terra, all’Agenda ONU 2030 e alle COP per la tutela del clima, sono parte del programma dell’agenzia culturale e scientifica dell’Onu che è l’Unesco. Il diritto alla pace è appunto attuato e attivato oltre le barriere, i limiti, i confini, i muri, i ghetti nazionalistici partoriti dal cattivismo culturale, ma con la ferma considerazione del valore dell’aiuto e del sostegno umanitario per una svolta umanistica affinché il debole, l’emarginato, l’oppresso siano redenti, salvati e valorizzati. Il disarmo nucleare universale e il diritto alla pace costituiscono una importante rivoluzione nella nostra società mondiale dove attualmente prevalgono l’egoismo, l’individualismo, la sete dissennata di potere, ossia il pensiero unico che secondo Hessel è ancora veicolato dai massmedia. Questi disvalori neofascisti e neoliberisti provocano guerre volute dall’intero complesso, apparato, sistema industriale-militare-energetico, che dopo anni dalla guerra nel Golfo, di nuovo impone la guerra in Libia, finanzia le guerriglie siriane, supporta con armi i Saud contro lo Yemen, in uno dei più gravi e grandi e tragici genocidi della storia contemporanea. I movimenti nonviolenti e pacifisti perdono di creatività e proattività perché si fanno avanti i poteri forti spacciati da progressisti. 

Per far fronte a queste condizioni disumane, a questa deriva di valori strutturale, occorre creare ponti di memoria, ponti di dialogo, reti di relazioni, legami di pace per evitare la supremazia dei potentati dei signori dell’atomo, del petrolio, della guerra, dell’acciaio detentori del rischio dell’apocalisse nucleare

La forza della nonviolenza e della disobbedienza civile consistono nella volontà di far prevalere la verità, il confronto politico, la pace nei contesti plurali e multiculturali. La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo, sulla logica del neoliberismo finanziario, sul potere che impone di mercificare tutto con le lobby e le multinazionali del libero mercato che disprezzano l’ambiente, la persona, i diritti umani e travalicano il significato di bene comune. Occorre riappropriarci dei beni comuni per tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria in favore della vita e dell’appartenenza a molteplici culture. I nostri beni comuni come la pace, l’antifascismo, il disarmo nucleare, per superare i pregiudizi, per prevenire, gestire e trascendere i conflitti, per stemperare paure e ostilità, per una laicità aperta, inclusiva, relazionale, per il diritto alla pace e a vivere senza la paura dello sterminio nucleare. 

Questo il messaggio profondo dei nostri libri che è nella matrice, nel DNA delle culture antifasciste, antitotalitarie, antidogmatiche oggi le culture nonviolente. Questa è anche l’essenza della nostra iniziativa, sulla quale attualmente concentriamo gli sforzi, che punta ad allargare le adesioni alla Rete ICAN.

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Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Conversazione di Laura Tussi con Giorgio Cremaschi.

Al vertice di Madrid, la Nato approva il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della guerra fredda e porterà le forze militari a oltre 300 mila unità. Così afferma il segretario generale Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid. Può argomentare queste affermazioni?

Penso che la questione sia che questa è addirittura la conclusione cioè l’aumento delle armi, dell’armamento, e l’argomento scottante compreso – è bene sottolinearlo – quello dell’armamentario nucleare. Il punto di partenza, in qualche modo è ancora più grave. Perché da un certo punto di vista salta un’ipocrisia cioè noi che siamo contro la Nato abbiamo detto che non è vero che la Nato e un’alleanza euroatlantica, ma in realtà la Nato è un’alleanza militare mondiale. L’Occidente contro il resto del mondo. E diciamo così: il documento strategico appunto 2022 definisce chiaramente questo, perché ovviamente dice che la Russia è il nemico principale con cui c’è uno scontro, con un’affermazione proprio di rottura totale. Ma a parte questo vi è la gravità di questo documento. Non mi risulta che altri documenti della Nato avessero affrontato questo tema. E hanno individuato come secondo nemico la Cina. La Cina non è in Europa. Eppure viene individuata come secondo nemico. Viene detto che la Cina, con la sua politica, minaccia – testuali parole – gli interessi, la sovranità e i valori della Nato: quindi la Cina è considerata il secondo nemico. Ovviamente vengono elencati poi gli stati nemici classici (Iran, Corea eccetera) e si definisce un impegno militare della Nato in vaste zone del mondo, come il Sahel e il Medio Oriente e l’Indocina. Ritorna in campo l’Indocina. Dall’epoca del Vietnam non sento più parlare dell’Indocina. Quindi il punto più grave, secondo me, è passato probabilmente sotto silenzio perché viviamo travolti da una propaganda guerrafondaia è che la Nato con questo documento non solo ha deciso di rafforzare il conflitto con la Russia, ma ha assunto una dimensione di conflitto mondiale cioè la Nato è in guerra con tre quarti del mondo, il mondo dei Brics, poi vi è un elenco vario, è un manifesto ideologico: i nostri valori e i loro. Noi siamo la democrazia, voi siete le dittature: è un documento di guerra al resto del mondo, dall’Occidente al resto del mondo ed è di una gravità inaudita perché, ripeto, saltano un po’ di attenuazioni, di ipocrisie che si erano tenute nel passato. La Nato non è più euroatlantica anche se i suoi aderenti si chiamano euroatlantici, ma è un’alleanza militare mondiale che sfida il mondo. Questa è la verità ed è questo l’aspetto gravissimo dal punto di vista militare – cioè il riarmo di massa che propone e la convinzione profonda che l’arma nucleare sia uno strumento di pace. Tra l’altro vi è una frase che fa venire i brividi. Perché a un certo punto nel documento, la Nato dice che per quanto riguarda l’uso dell’arma nucleare, per le sue previsioni, vi sia un uso remoto, e sottolineo remoto. Remoto e non escluso. Cioè remoto è già un termine che riguarda anche la vicinanza: vuol dire distanza. Non è tanto vicino, ma non è fuori dalle nostre distanze, dalle nostre dimensioni. Il vertice Nato: un vertice gravissimo e pericolosissimo nel quale si è scatenata tutta la belva guerrafondaia. Prendendo, a questo punto, voglio dirlo esplicitamente, a pretesto la guerra in Ucraina, perché io non credo che si costruisca così come è vero e giusto dire che Putin non ha sicuramente deciso negli ultimi giorni di fare la guerra all’Ucraina e quindi sussiste un progetto politico e militare che viene da lontano almeno dal 2014 da quando è scoppiata la guerra nel Donbass. Però è altrettanto vero che un progetto così profondo di riarmo mondiale contro il resto del mondo non si inventa in pochi minuti. Vuol dire che la Nato lo meditava da tempo e vuol dire che siamo appunto di fronte a un progetto di grande guerra e di confronto e dominio mondiale che noi dobbiamo contrastare. Questo è il mondo occidentale, capitalistico, “bianco”, che con un linguaggio da epoca coloniale ottocentesca, “noi siamo la civiltà e portiamo la civiltà nel mondo”, si arma contro il resto dell’umanità. Questo è di una gravità assoluta.

 

Giorgio Cremaschi
con Laura Tussi e Mimmo Laghezza
ad una iniziativa a Nova Milanese

 

A dare la linea di quella che sarà l’Alleanza atlantica del futuro, nel pieno della crisi in corso a causa della guerra in Ucraina, il segretario generale Stoltenberg ha posto l’entità del rafforzamento a est. A contare non sono solo l’aumento delle forze militari, ma la modifica dell’intera postura di difesa e deterrenza, ossia come la Nato intende usare uomini e mezzi per garantire l’espansione del patto Atlantico. Purtroppo per il popolo della pace e per l’intera umanità, alla Nato del futuro servono nuovi investimenti. Il bilancio dovrebbe quasi raddoppiare. Non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo?

Alla Nato del futuro servono nuovi investimenti a bilancio. Dovrebbe quasi raddoppiare la spesa globale militare, dunque non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo. Direi che siamo oltre la guerra fredda perché questo vertice si sta talmente ingrandendo, è una minaccia di guerra a tutto il mondo ed è un impegno di guerra diretta verso la Russia cioè noi siamo in guerra e in questo momento, combattono formalmente solo l’Ucraina contro la Russia, ma con una quantità enorme di armi e anche di consiglieri e di aiuti, non sono solo armi sono guerriglieri e consiglieri. La Nato è in guerra contro la Russia e d’altra parte il ministro della difesa di Stato maggiore delle Forze Armate della Gran Bretagna che si chiama Sanders esattamente come il senatore socialista americano che ha lo stesso nome ma non credo che abbia le stesse intenzioni e posizioni. Sanders ha dichiarato che bisogna prepararsi a mandare i soldati contro la Russia quindi noi siamo ancora dentro un meccanismo di escalation militare che va avanti e che viene alimentato e che si alimenta su sé stesso e di cui la prima vittima attualmente è l’Europa. In tutte le sue forme: Europa come Russia, Ucraina, come Unione Europea, Francia, Germania e così via. L’Europa è uscita dall’Europa come Unione Europea. Francia e Germania paesi dove vi è il dominio totale in questa situazione, sia quello dei paesi con governi di destra e di estrema destra è bene ricordarlo guerrafondai, hanno trascinato con sé tutti gli altri e quindi è una spinta propulsiva. E trovo un po’ ridicolo che si può dire però l’altra Europa più riflessiva di Macron e poi ci mettono sempre Draghi anche se non è vero perché in realtà è un paracarro degli Stati Uniti dentro l’Unione Europea. Ma la verità è che l’Europa che pensava di dialogare con la Russia non conta nulla e di fatto è dentro il campo militare. Già sussiste il vertice del G7 per altro che è una specie di sindacato di controllo della Nato. È bene ricordarsi che la Nato è fatta un po’ a scatole cinesi. È una matrioska fondamentale: ci sono gli Stati Uniti la matrioska al centro di tutto e sono loro che comandano. Poi un’altra matrioska un po’ più grande a turno che è il G7 e dopo la Nato che è diciamo così è il terzo livello e poi dopo ci sono altri paesi di confine, come l’Ucraina che sono aggregati alla Nato e sono un quarto livello anche se non sono formalmente della Nato, ma ormai ne fanno parte. Quindi al centro il nocciolo duro sono i potenti, gli Usa che comandano e che poi riuniscono il G7 che prende e impone decisioni alla Nato: tutto il resto non conta. In seguito, vi sono appunto i governi che vogliono fare di più, i polacchi e la Gran Bretagna. È il modello di governance della Nato e quindi dentro questo modello di governance è evidente che la decisione di fondo, che è stata presa, è quella di mandare avanti la guerra. La parola pace è stata abolita. La parola pace nel vocabolario della Nato e nel vocabolario dell’Unione Europea non esiste. La parola ultima, in questo momento, è vincere la guerra. Questa posizione ci sembrava la posizione di Johnson, del primo ministro polacco, ovviamente di Zelensky: vincere la guerra è diventata la posizione di tutti. Questa è la verità quindi poi ogni tanto Macron per ragioni interne elettorali dice che non bisogna umiliare Putin, ma la verità è che la pratica concreta in corso è quella di spingere ora la guerra, la guerra all’infinito e aumentare l’escalation e negare le trattative. Sottolineo che il G7 prima ci ha detto esplicitamente che non ci sono trattative e negoziati in questo momento da fare, ma solo la guerra, solo la guerra per cercare di sconfiggere la Russia. Quindi io credo che noi dobbiamo dire la cosa più semplice e più brutta: l’Italia è in guerra, siamo in guerra, siamo in guerra assieme alla Nato e chi si oppone alla guerra deve sapere che si oppone al fatto che il suo paese è in guerra.

Lei ritiene, alla luce delle tante manifestazioni e iniziative del popolo pacifista, che si possa finalmente affermare, anche a livello politico, il concetto di pace come presupposto della giustizia sociale?
Sì ma bisogna fare delle scelte nette, perché altrimenti ci giriamo troppo intorno e non si può diventare pacifisti quando si tratta di prendere i voti e poi stare con i governi guerrafondai. Non è questo. Non si può fare. È necessaria una coerenza pacifista. Dico questo perché oggi abbiamo una maggioranza politica guerrafondaia che va da Draghi a Letta fino a Giorgia Meloni passando per Leu, per Salvini e per Berlusconi. Penso che questa sia una grande discriminante: ossia considero ridicolo e dannoso che ci siano persone che si dicevano e dichiaravano pacifisti e che poi magari sul piano politico finiscono per allearsi con il partito della Nato e della Confindustria che oggi è il Partito Democratico o che comunque diano un sostegno diretto e indiretto dal governo Draghi. È una discriminante politica. Il partito della Pace esiste se appunto in politica non si fanno trasformismi perché altrimenti non è il partito della Pace è un partito trasformista che usa la parola pace perché ogni tanto serve perché la maggioranza degli italiani è contro la guerra. Però il partito della Pace oggi ancora non l’ho visto. Non esiste. Questa è la verità. Noi siamo di fronte a una crisi profondissima della nostra democrazia. Perché quando noi abbiamo il 55- 60% degli italiani che dicono di essere contro la guerra, contro il coinvolgimento dell’Italia in guerra, e sono contrari all’invio di armi, e abbiamo invece il 95% del Parlamento che vota per continuare la guerra – perché di questo si tratta – noi siamo di fronte a una crisi enorme di democrazia. O questo 55 per cento trova una sua rappresentanza contro il 95, oppure questo 55 non porterà a niente e sarà imbrogliato.Nonostante la costante propaganda di guerra e la narrativa di paura a favore dell’ingresso nella Nato, domenica 26 giugno 2022, migliaia di attivisti pacifisti e persone di varia estrazione e appartenenza politica hanno manifestato per la pace attraversando la capitale spagnola Madrid. Oltre all’opposizione alla Nato, si protestava con cartelli su cui era scritto “Basta spese militari: soldi a scuole e ospedali”. “Non paghiamo le tasse per le guerre Nato”. Questa è una netta dimostrazione contro ogni tipo di violenza e una ferma risposta della popolazione al vertice Nato che si è tenuto a Madrid dal 28 al 30 giugno 2022?

Sì certo è stata una manifestazione importante e sottolineo che una settimana prima sempre a Madrid vi è stata un’enorme manifestazione contro la strage criminale di Melilla dove sono stati massacrati dalla polizia marocchina e da quella spagnola, decine e decine di migranti e qui siamo a un punto centrale. Cioè non vi è dubbio che la lotta per la pace è una lotta per mettere in discussione proprio quei disvalori e principi su cui invece si sta facendo la guerra. Voglio sottolineare questo aspetto. Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia.

L’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato è una gravissima infamia ai danni del popolo curdo.

 
Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia che non solo fa la guerra verso l’esterno ai nemici come la Russia, ma fa la guerra ai migranti e fa la guerra agli altri popoli perché noi non possiamo dimenticare l’accordo infame tra Turchia, Finlandia, Svezia di cui sono tutti corresponsabili. Tutti. Ho visto la scena vergognosa di Draghi che di fronte a una giornalista che gli faceva la domanda e gli chiedeva “lei cosa penso dell’accordo” è scappato e non ha risposto. Ha fatto una cosa proprio, come si dice, da finanziere che non vuole parlare e qui c’è un accordo infame per cui un popolo, quello Curdo, è stato consegnato al suo aguzzino Erdogan in cambio del fatto che Svezia e Finlandia entrano e si riarmano e fanno la guerra e partecipano alla guerra in Russia. Cosa esiste di più infame di questo? anzi di altrettanto infame c’è l’accordo del socialista Sanchez del governo di sinistra che ha portato alla strage di Melilla. Perché è bene ricordare che Melilla è retaggio del colonialismo europeo in Africa. È bene ricordare che il Marocco con Erdogan, con i tagliagole libici e per conto nostro, fanno il lavoro sporco di assassinare i migranti. Il Marocco aveva un contenzioso aperto con la Spagna, in quanto la Spagna fino adesso aveva dato copertura e aiuto al popolo Sahrawi che è un popolo oppresso dal Marocco, sono i curdi del Marocco. Sono un popolo a cui è stata portata via la terra. Sono un po’ i palestinesi del Marocco, i curdi del Marocco. E allora il Marocco aveva fatto capire alla Spagna che se avesse continuato a sostenere il popolo saharawi non avrebbe più fatto il cane da guardia alle frontiere e quindi il governo spagnolo, l’infame governo spagnolo, ha sottoscritto un accordo come hanno fatto Finlandia e Svezia, in cui sostanzialmente ha abbandonato il popolo saharawi ai marocchini e in cambio i marocchini fanno quello che vediamo in televisione massacrano i migranti per conto degli Spagnoli. Voglio chiedere davvero se questa è una Europa da difendere o è un Europa da cancellare. Questa è una infamia. Questa è un’Europa che non ha stabilito dei valori di democrazia. Ma che ha ormai stabilito e imposto il fascismo alle sue frontiere. Perché sostanzialmente fascismo e razzismo comandano adesso alle frontiere in Polonia; si accolgono gli ucraini, ma tutti i popoli che hanno la pelle scura vengono abbandonati e ricacciati indietro. Vedi, siamo di fronte, ripeto, a un meccanismo generale di corruzione dei valori e della democrazia europea e tutte le manifestazioni che ci sono state come quella del 26 giugno 2022 non a caso sono manifestazioni che mettono assieme tutto: migranti, la difesa dei diritti dello Stato Sociale, no al riarmo, no alla guerra perché siamo senza una posizione di carattere complessivo a questo regime euroatlantico come si definisce. Questo regime euroatlantico è il nostro nemico e noi lo dobbiamo contrastare.

Cremaschi, quali sono i risultati del controvertice Nato a Madrid?
Ci sono stati due controvertice prima a Bruxelles mosso da alcune istanze di sinistra e poi un altro a Madrid: i risultati sono di mobilitazione. Ho già detto prima: bisogna costruire ancora un vero fronte e non bisogna dimenticare che ci sono anche divisioni di quello che una volta era il movimento attivista che nel 2003 e 2004 era in piazza contro le guerre in Iraq e Afghanistan. Attualmente non esiste un movimento di quella dimensione, non è paragonabile. Non bisogna dimenticare che esiste una parte della sinistra, almeno di quella che si chiama sinistra, che fa la guerra, sono governi socialdemocratici quelli che hanno venduto i saharawi. Sono governi di sinistra quelli che hanno venduto i curdi. C’è uno spostamento a destra reazionario dell’asse politico, diciamo così dell’Europa, che arriva a toccare anche parti di quelle che erano le retrovie dei movimenti. Quindi l’impegno oggi a costruire il movimento per la pace significa partire da una posizione che almeno nei palazzi del potere è di netta minoranza e bisogna averne concezione.

Chi rappresenta gli italiani al vertice Nato? 
Il peggio dell’Italia è rappresentato dal peggiore che per me è Draghi. Quindi penso che dobbiamo costruire un autunno contro la guerra e contro Draghi.

Esistono controproposte unitarie a livello europeo?
Sono state fatte. Ci sono stati appelli, soprattutto all’inizio, quando sembrava che ci fosse una fase di trattativa verso marzo-aprile. Sono usciti appelli di Podemos e di una parte, non tutta, delle forze di sinistra Europea per il negoziato e per la pace. Devo dire onestamente che in questo momento, con questa recrudescenza della guerra, con questa intensificazione della guerra, queste proposte sono state travolte.

Il Disarmo nucleare, attraverso la ratifica del trattato TPNW di cui si è discusso ultimamente alla conferenza internazionale di Vienna, può essere un punto fondamentale per accelerare la fine della Nato?
La Nato con il documento di strategia 2022 dice esattamente che il nucleare è uno dei pilastri, uno dei pilastri portanti della Nato. Si dice che ci sono tre tipi di pilastri della guerra Nato che sono il riarmo convenzionale, l’armamento nucleare, e la guerra cibernetica e informatica. La Nato intende investire su tutti e tre i fronti: guerra nucleare, guerra convenzionale, e guerra informatico-cibernetica. Anche su questo però voglio sottolineare una cosa: il voto in Italia del Parlamento. Il Parlamento che, invitato a partecipare alla conferenza per la proibizione delle armi nucleari a Vienna, non si è presentato. Il governo italiano sta installando bombe nucleari, credo che noi dobbiamo sottolineare la gravità e la criminalità del governo Draghi. Un governo di guerra che sta portando l’Italia per la prima volta dal 1945 verso una guerra mondiale.

Ma come facciamo in Italia a raggiungere i risultati delle ultime elezioni francesi dove la sinistra quella vera, quella autentica ha ottenuto ottimi risultati? È prevista qualcosa del genere qui in Italia?
Presto faremo una prima assemblea con varie forze. È necessario investire sempre in forze alternative. Io credo che la guerra definisca un gigantesco spartiacque. Chi è per la guerra sta di là, chi è contro la guerra sta di qua. È necessario compattare le forze contro la guerra. Credo che questo sia un lavoro essenziale. La Francia ci lavora da circa una decina di anni e noi è chiaro che non possiamo certo pensare di recuperare i nostri disastrosi ritardi. Però bisogna mettere in moto un percorso. Credo che lo dobbiamo fare adesso. Se non ora quando? Come si dice.

Tussi – Cremaschi (Odissea, luglio 2022)

https://libertariam.blogspot.com/2022/07/nato-e-guerra-giorgio-cremaschi.html

PRESSENZA – International Press Agency

Intervista a Giorgio Cremaschi. Dalla Nato nasce la guerra, ma la pace è più forte

https://www.pressenza.com/it/2022/07/intervista-a-giorgio-cremaschi-dalla-nato-nasce-la-guerra-ma-la-pace-e-piu-forte/

Unimondo: la pace è più forte:

https://www.unimondo.org/Notizie/La-pace-e-piu-forte-229844

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E’ il momento che il pacifismo sia una forza innovativa in Parlamento

Non è il momento che il pacifismo sia una forza innovativa in Parlamento?

È sempre più necessario muoverci e mobilitarci come popolo pacifista e comunista contro la guerra. In questo momento è necessaria l’unione di queste istituzioni: i partiti comunisti e i movimenti pacifisti.

Ma dove sono i pacifisti? Cosa significa pace?

La pace è un concetto chiave che per estensione concreta e attuativa racchiude tutti i problemi della società civile e dell’umanità in senso lato. Se la pace mondiale dominasse il nostro pianeta si risolverebbero davvero tutti i problemi che affliggono le specie viventi sulla terra.

Le problematiche inerenti la pace.

La pace contro l’attività militare che trova la sua massima espressione nella guerra  nucleare. La pace per la risoluzione dei cambiamenti e dei dissesti climatici causati dalle eccessive emissioni di gas serra di origine antropica nell’atmosfera e derivanti per il 20 per cento dall’inquinamento prodotto dalle attività di guerra e dalle esercitazioni militari e dagli svariati conflitti in corso. Pace e disuguaglianza sociale globale con lo sfruttamento dei lavoratori tramite il neoliberismo imperante e il capitalismo feroce e nello specifico il neofascismo e il fascismo nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni. La pace comporta l’assenza di violenza strutturale, la parità di genere, la prevenzione della violenza sulle donne che trova il suo culmine e il suo massima risvolto e tragico epilogo nel femminicidio, una autentica piaga della società, trasversale a ogni contesto e a ogni luogo del pianeta.

La prevenzione della violenza contro gli LGBTQ, contro tutti i più fragili della terra. La pace risolverebbe i flussi migratori, le migrazioni forzate. Dal concetto di pace e affermando i contesti della pace si declina un mondo migliore.

La pace non è solo assenza di guerra

La pace non è solo assenza di guerra, ma è risoluzione di tutte queste emergenze e minacce che affliggono i popoli del pianeta, come la corsa agli armamenti e l’incremento esponenziale delle spese militari, la rincorsa alle armi e la subcultura del nemico. La guerra in atto in Ucraina e le tante e molteplici guerre in corso nel nostro mondo, stanno toccando le corde degli italiani e degli europei.

Pacifismo come forza politica strutturata e organizzata in Parlamento.

Dunque non è il momento che il pacifismo entri e sia rappresentato come innovativa forza politica in parlamento? Come pacifisti non ci sentiamo rappresentati nel parlamento europeo e italiano.

Una forza politica pacifista per avere una speranza di successo elettorale non deve solo lanciare slogan e comparire solo quando scoppia una guerra vera e propria. Ma il popolo pacifista se è capace di mobilitare persone deve trattare di tutti i problemi e di tutte le questioni sociali. Al centro deve essere sempre il significato di pace e la proposta pacifista su tutte le questioni attuali irrisolte.

Evitare le formule pleonastiche.

Ad esempio affermare sempre che noi siamo i pacifisti perché siamo contro la guerra è solo un sillogismo, una formula pleonastica, che non porta a risultati. Vi è la possibilità che il pacifismo diventi una forza politica organizzata per entrare e contare nel parlamento italiano e europeo? Un esperimento politico pacifista se viene proposto nelle politiche del 2023 e se in Italia funziona e riscuote credibilità, sarà possibile ripeterlo con le elezioni politiche del 2024 in Europa.

Il pacifismo può contrastare il capitalismo e il neoliberismo ed è un valore talmente vasto che dovrebbe accomunare tutti i paesi, soprattutto quelli sotto il controllo della Nato.

* saggista e attivista pacifista

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Un dibattito pacifista: la guerra nucleare è follia

Un dibattito pacifista: Marescotti e Novara

Il Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti

Un dibattito pacifista: Marescotti e Novara

La guerra nucleare è follia

di Laura Tussi

Introduzione: l’impegno pacifista e nonviolento.

Come giornalista, scrittrice e attivista per la pace, per l’antifascismo e la nonviolenza sono molto motivata a relazionare i seminari online proposti da PeaceLink per il loro alto livello di idealità inerente i temi di cui tutti insieme noi pacifisti ci occupiamo e in cui soprattutto crediamo.

Nell’ambito di un webinar di PeaceLink condotto da Alessandro Marescotti, Daniele Novara, noto pacifista e pedagogista, tratta degli argomenti in questione con una posizione netta inerente il problema della guerra in campo pubblico e sull’impatto della guerra nel mondo della scuola.

Quale può essere il ruolo del mondo educativo in questo difficile momento dove stiamo proiettando dentro di noi e introiettando psicologicamente narrazioni di guerra “giusta” che lascia segni nell’immaginario e nell’inconscio personali e segni e cicatrici di inquietudine nell’immaginario collettivo e nella coscienza collettiva? Uno dei primi libri di Daniele Novara, Educazione al disarmo, del 1984 nella collana Scegliere la Pace, apre la strada a molti altri studi sulla pace e sulla gestione dei conflitti.

Alessandro Marescotti, che conduce il dibattito, chiede come è nato il Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti che per noi pacifisti è stato e sarà sempre un punto di riferimento e lo è tuttora.

Daniele Novara ha sempre voluto scegliere fortemente e in modo molto motivato di fare il pedagogista.

Alla sua epoca si doveva decidere per il servizio militare o per l’obiezione di coscienza e lui ovviamente scelse l’obiezione per la sua idealità forte e con una ferma decisione nata e derivante dalla lettura e dall’esperienza formatasi sui libri di Milani, Dolci, e soprattutto Silone per il suo fervente Antifascismo.

 

Le scelte dettate dalle idealità.

Daniele Novara ha avuto la fortuna e l’onore di frequentare e conoscere Danilo Dolci che considera il suo maestro e che attuò tecniche gandhiane in tutta Italia.

Dolci lo coinvolse nella collaborazione per un progetto educativo alla pace e per creare un centro permanente e fu incoraggiato da ambienti pacifisti negli anni ‘80 che erano contro gli euromissili stoccati e stanziati anche a Comiso. Nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, il Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti è cresciuto, tra moltissime esperienze e studi pratici, attivi e teorici, perchè la pace non è una questione di buoni sentimenti, ma significa sapere gestire i conflitti, ossia essere attivi e intelligenti nelle situazioni di contrarietà non solo nei microsistemi, ma anche nei macrosistemi soprattutto tramite la nonviolenza gandhiana.

È necessario attivare la resistenza nonviolenta perché combattere la violenza con la violenza e la guerra con la guerra non è assolutamente la soluzione.

Gandhi, come Mandela, King e tanti promotori di movimenti nonviolenti nel mondo attuarono questo sistema.

Anche con la caduta della guerra fredda, in Europa furono attuate tecniche nonviolente.

L’Ucraina non ha scelto la nonviolenza e rischia di finire in un massacro, in una vera e propria carneficina, portando il mondo verso l’ecatombe.

 

E’ sempre più necessario imparare a gestire i conflitti anche a livello microsociale.

Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink, chiede a Daniele Novara come si è evoluta l’idea del Centro psicopedagogico per la pace, l’educazione e la gestione dei conflitti.

Novara risponde che sono stati attivati tanti corsi a tema e oggi questa realtà è diventata un istituto pedagogico che opera nelle situazioni di conflittualità, nella radice dei conflitti da cui si parte sempre per costruire relazioni e comportamenti di comunicazione a partire da una buona gestione dei conflitti.

“Questa è un’area di lavoro ed impegno che nasce dal mio essere obiettore di coscienza. La mia speranza è fare solo il pedagogista e mi ritrovo a fare sempre il pacifista in questo mondo eterno di guerre” sostiene Novara.

Marescotti dice che sulla rivista Vita ha letto che nella guerra in Ucraina non conta chi ha ragione. E questo ovviamente è dettato dall’incubo dell’escalation nucleare che prevede la morte totale, l’ecatombe umana, la fine di tutto. E quindi tutti noi ci chiediamo se la scuola ha consapevolezza dell’ecatombe nucleare? Di cosa significa inverno e guerra nucleare? Ci sono cose che a scuola sono attuate e messe subito in pratica per l’emergenza educativa, cercando di individuare proposte educative e pedagogiche di nonviolenza, basate sulla nonviolenza attiva.

 

La guerra nucleare è follia: la scuola deve aiutare a imparare a pensare.

La scuola deve educare ad essere attivi.

Un’educazione alla pace per fare imparare a pensare, ad aprire il dibattito, a portare il confronto tra ragazzi che devono parlare anche a tavolino, devono trovare la forza per contestare e dire no e basta e ribellarsi a un destino che toglie loro il futuro. Un destino di guerra, di disuguaglianza sociale, di catastrofe climatica, di violenza strutturale.

La guerra è ormai in un immaginario molto pericoloso.

Non vi è più speranza e le armi alimentano la guerra.

Occorrono il confronto e il dialogo e la solidarietà e la cooperazione perché si tratta della nostra vita, dei nostri figli, dei nostri bambini. Alimentare la speranza nella “pedagogia della speranza” come sosteneva e praticava Freire.

 

La dimensione della speranza contro le guerre, per opporci al delirio nucleare.

Come possiamo portare nella scuola la dimensione della speranza? La dimensione della resistenza nonviolenta è basata sulla non collaborazione e il boicottaggio che consistono in parte nella resistenza gandhiana.

Il parlamento italiano decide di mandare armi in Ucraina, alimentando la guerra e questo è letteralmente disgustoso e segnala la mancanza di senso politico. Una classe politica estremamente ignorante e che non conosce la Storia. L’Ucraina non ha nessuna possibilità sulla Russia. L’Ucraina è un paese povero e spera che la Nato intervenga con la terza guerra mondiale, ma convintamente non possiamo permettere che divampi la terza guerra mondiale perché sfocerebbe nella guerra nucleare. Nella conflagrazione finale. Il discorso della speranza: come possiamo portare la speranza progettuale a scuola? Restituire attivismo e restituendo progettualità ai ragazzi. Il covid è stato una situazione tragica e stantia. La guerra incupisce ancora di più questo periodo, questo clima di odio e di nazionalismo esacerbato.

Occorre applicare l’articolo 11 della Costituzione italiana che ripudia la guerra e i temi della nonviolenza, della pace e argomenti pedagogici, di alto pensiero e non gli argomenti dell’epicalità bellica.

 

Il clima di pressione che fomenta la terza guerra mondiale e il baratro nucleare.

Sta subentrando un clima di pressione che fomenta la terza guerra mondiale. Ma gli italiani sono consultati per la volontà di entrare in guerra? L’Italia manda armi in Ucraina e entra in gioco una dinamica in cui il confine di guerra contro la Russia è molto labile. Molta manipolazione dell’opinione pubblica da entrambe le parti. Ci sarà l’inverno nucleare? La scuola ormai è in uno stato letargico. Freire spronava a prendere coscienza e non a subire: subiamo purtroppo l’idea della guerra nucleare. Franco Fornari negli anni ‘60 scrisse un libro con un personaggio che aveva un grave delirio psicotico per cui voleva la guerra nucleare a ogni costo. E così l’informazione, pur di fare audience, strumentalizza.

Al contrario di tutto questo, subentra il bisogno di costruire la ricomposizione e la cooperazione e spingere i belligeranti a parlare tra loro e a fare mediazione e a non aizzare la guerra nucleare. La guerra è una via senza ritorno, una strage efferatissima. Porterà solo all’estinzione del genere umano e alla fine della nostra storia. L’adolescente ha performances cognitive migliori dell’adulto, ma deve avere accesso a informazioni corrette e reali. Come si vince la guerra nucleare? Nella guerra nucleare perdono tutti. Solo con il primo colpo. Non c’è un tempo. La Nato è in grado di difendere l’Europa? E’ una falsità. Non esiste la difesa nucleare. La deterrenza è un concetto di non utilizzo assoluto delle armi nucleari.

La guerra nucleare è follia. Il conflitto ha a che fare con le nostre relazioni, dal verbo latino cum-fligere ed è diverso dalla guerra che è drammatica e significa disperazione e comporta distruzione. Conflitto e guerra non sono sinonimi, secondo la pedagogia di Novara.

 

Alessandro Marescotti presenta il progetto SUPERPACE.

Alessandro Marescotti presenta il grande e ambizioso progetto SUperPace, le scuole e le università per la pace con gli studenti e gli insegnanti per dare vita a un dibattito di coscientizzazione contro la guerra con SUperPace.

Come collaborare e promuovere una scuola a una presa di coscienza sulla pace? SUperPace è una rete di collegamento, è un raccordo tra realtà che praticano educazione alla pace. Un database di docenti, insegnanti, studenti, ricercatori per far emergere la positività della scuola. È un progetto che punta a una ricerca/azione educativa.

Il progetto SUperPace ha come riferimenti normativi l’articolo 11 della Costituzione repubblicana, l’Agenda ONU 2030 nell’obiettivo 16 che riguarda la pace e le istituzioni solide e l’obiettivo quattro sull’educazione alla nonviolenza.

Altri obiettivi sono la dichiarazione ONU sul diritto alla pace, all’educazione e al disarmo promossa dall’ONU nel 2002; nella progettualità didattica e educativa vi è un interscambio tra scuola e territorio di arricchimento reciproco per sviluppare l’educazione alla pace attraverso collegamenti con la piattaforma educativa Indire in una ricerca – condivisione – cooperazione che sono i cardini del progetto SUperPace.

È infatti necessario essere responsabili e aiutare alla consapevolezza per uscire dall’idea dello scontro. È necessario sviluppare un approccio potente con idealità, idee e ideali. Ogni scuola dovrebbe esporre la bandiera della pace. Infatti chi è impegnato nell’educazione è impegnato in politica e nella politica della pace. Il fascismo voleva impartire una diseducazione, un indottrinamento distorto e imporre nei militanti il militarismo. Anche con l’imposizione ai balilla dei disvalori dell’efferatezza violenta, della competizione a oltranza. Poi anche la scuola si è ribellata.

Come proclamava Maria Montessori, perseguitata dal fascismo: “Tutti parlano di pace, ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione, e per offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace “.

Per approfondire:

https://www.peacelink.it/pace/a/49042.html

Dialogo fra Alessandro Marescotti e Daniele Novara

Contro la cultura della guerra educa alla pace

Nel webinar è stato presentato il progetto SUPERPACE (Scuole e Università per la Pace), un database online per collegare le esperienze di educazione alla pace e per favorire la cooperazione educativa.

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La bandiera della pace

AgoraVox Italia

La bandiera della pace

In Italia, è diventata popolare durante la marcia Perugia-Assisi con Aldo Capitini

 

La bandiera della pace 

 

La bandiera arcobaleno ha raggiunto la massima popolarità e notorietà dal 2002 grazie alla campagna italiana ‘Pace da tutti i balconi’, che fu organizzata da Padre Alex Zanotelli come manifestazione di protesta contro la guerra in Iraq

 

di Laura Tussi

 

In questo momento, con una grave crisi in atto come quella Ucraina, raccontare la storia delle bandiere della pace vuole essere un grande monito per tutte le donne e gli uomini di buona volontà a praticare l’atto di esporre le bandiere arcobaleno, ovunque, nelle case, nelle scuole, nelle piazze, su tutti i balconi come è avvenuto in passato contro la guerra in Afghanistan e in Iraq.

 

Incerte ancora sono le origini della bandiera iridata quale vessillo della pace.

Nelle religioni, l’arcobaleno è segno del legame tra divinità e uomo, tra cielo e terra. Nelle antiche civiltà è spesso annuncio di tempi migliori. Pare siano stati gli Inca il primo popolo a dipingere l’arcobaleno su una bandiera e così fecero pure i nativi americani.

Nel 1900, la bandiera arcobaleno diventa vessillo dei movimenti per la pace. In Italia si diffonde dappertutto e la incontriamo nelle cronache delle manifestazioni per la pace già nel 1947. Erano costruite con pezzi di stoffa colorata e avevano un forte valore simbolico. Molte le iniziative che in quegli anni si fecero intorno alla bandiera iridata e con essa, come inaugurazioni, manifestazioni e altro ancora. In questo modo riferivano soprattutto le cronache del quotidiano l’Unità.

A Parma, in occasione dell’assemblea per l’elezione dei delegati al congresso della pace di Parigi, viene consegnata ad una staffetta la bandiera della pace che la polizia aveva fatto togliere dalla torretta della fabbrica Bormioli occupata. Dopo alcuni giorni la bandiera della pace è stata portata da un corteo di 500 ciclisti, tra cui donne e uomini, nel paese di Sala Braganza. La ‘bandiera pellegrina della pace’, come viene ormai chiamata da tutta la popolazione, verrà portata in corteo in altri centri della provincia e tornerà a Parma nell’anniversario della fine della guerra per partecipare ad una grande fiaccolata della pace.

Durante una manifestazione a Roma, un giovane si è arrampicato alle inferriate che proteggono le finestre del piano rialzato di palazzo Chigi e fra i commossi applausi dei presenti ha innalzato la bandiera iridata della pace. Durante le proteste contro l’arrivo delle armi americane in Italia, nella primavera del 1950, a Genova gli studenti dell’istituto Galilei abbandonavano le aule e si congiungevano nelle strade con i giovani operai. Sul monumento ai balilla, i giovani hanno issato la bandiera della pace.

A Roma in occasione della visita di Eisenhower, una grossa bandiera iridata è stata issata e ne sono state innalzate altre sui due più alti pali e pennoni dello stadio nel corso della partita Lazio-Bologna.

Altre bandiere sono state innalzate al mercato di Campo dei Fiori. Durante la visita in Italia del generale Ridgway, detto il generale peste, sulla spiaggia di Viareggio, provenienti da mare, sono apparse alcune bottiglie recanti, legate al tappo, bandiere della pace e scritte di protesta contro il generale della peste. A Carbonia, una grande bandiera della pace è stata issata a Monte San Milano.

A Firenze, sventolava sui capannoni la bandiera iridata della pace.

A Crotone, folti gruppi di ragazzi hanno percorso le strade all’imbrunire, recando bandiere multicolori con scritte di pace.

A Pisa, la polizia pretendeva anche che i vogatori rinunziassero a far sventolare sulle imbarcazioni tricolori le bandiere arcobaleno che erano state issate fra gli applausi della folla.

A Torino, una significativa manifestazione si è avuta dai giovani della “Grande motori” dislocata in via Cigna. Sono usciti dalla fabbrica con in testa la bandiera arcobaleno della pace.

A Siena nel 1951, sulla cima della Torre del Mangia è comparsa l’iridata bandiera della pace. A Pisa, la bandiera della pace veniva issata sulla torre pendente. A Roma, a San Lorenzo centinaia di bandierine arcobaleno sono state esposte dalle finestre sulle macerie dei bombardamenti.

A Torino, alla Fiat Ferriere, veniva innalzata la bandiera della pace sulla più alta ciminiera e, tolta da alcuni sorveglianti, veniva nuovamente issata dagli operai.

In Italia, è stata usata anche durante la prima edizione della marcia per la Pace Perugia-Assisi del 1961, da Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento.

“La bandiera arcobaleno ha raggiunto la massima popolarità a partire dal 2002 grazie alla campagna italiana Pace da tutti i balconi, che fu organizzata da Padre Alex Zanotelli come manifestazione di protesta contro l’imminente guerra in Iraq. Grazie anche ad un certo riscontro mediatico, si calcola che furono esposte più di un milione di bandiere contro la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan e in Iraq” – da Wikipedia

 

Bibliografia:

L’incubo atomico:

  • Petrangeli Giulio, I partigiani della pace in Italia 1948-1953, in Italia contemporanea, 1999
  • Sereni Emilio, Per la libertà e la pace, contro la preparazione della guerra atomica. Discorso al Teatro Nuovo di Milano 1955, a cura del Comitato Milanese dei Partigiani della pace
  • Sorrenti Deborah, L’Italia nella guerra fredda. La storia dei missili Jupiter 1957-1963, Edizioni Associate, Roma 2003

Partigiani della pace:

  • Bobbio Norberto, la mia ‘coscienza atomica’ cominciò con Russell e Anders, in Giano, 1990
  • Parri Ferruccio, I missili e la pace, in Il Ponte, 1957
  • Movimento italiano della pace, Conferenza nazionale per la pace, 1958

 

Donne contro la guerra:

  • Luxemburg Rosa, Lettere contro la guerra, Berlino 1914-1918, Prospettiva, Civitavecchia 2004
  • Menapace Lidia, Chi ha paura delle donne in nero?, In L’Unità, 7 novembre 1990
  • Menapace Lidia, Ingrao Chiara (a cura di), Né in difesa, né in divisa. Pacifismo, sicurezza, ambiente, nonviolenza, forze armate. Una discussione fra donne, Felina, Roma
  • Morgantini Luisa, Donne soldato? No grazie, in Giano n. 28/1998

 

Approfondimenti su guerra e pace:

  • Bravo Anna, Donne contadine e Prima Guerra Mondiale, in Ricerche storiche, n.2, 1980
  • Lussu Emilio, Un anno sull’Altipiano, Einaudi, Torino 2000
  • Del Boca Angelo, La guerra d’Etiopia. L’ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano 2010
  • Tranfaglia Nicola, Il fascismo e le guerre mondiali (1914-1945) Utet, Torino 2012

 

Riflessioni sulla contemporaneità:

  • Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
  • Pugliese F., I giorni dell’arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
  • Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
  • Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l’ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
  • Manifesti raccontano…Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
  • Strada G., Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006

 

Contributi femminili:

  • Franca Pieroni Bortolotti, La donna, la pace, l’Europa, Franco Angeli, Milano
  • Maria Montessori, La paix et l’éducation, Genève, Bureau International d’éducation, 1932
  • Anna Maria Mozzoni, La liberazione della donna, a cura di F. Pieroni Bortolotti, Mazzotta, Milano
  • Mirella Scriboni, in Guerre e pace, Marzo 2011

 

Approfondimenti sul pacifismo:

  • Pallotti V., Cinquant’anni di pace in Europa: eventi e immagini, a cura del centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale, Bologna
  • Pallotti V., Perché? Guerra, corsa agli armamenti. Catalogo della mostra del manifesto contro… per una cultura di pace e nonviolenza, Bologna
  • Pallotti V., Camminare per la pace. Marce e cammini per la pace e la nonviolenza, Comune di Casalecchio di Reno – Casa per la pace “la filanda”, Bologna 2009

 

Approfondimenti:

  • Elorza, Documenti e discorsi del militare ingenuo, San Sebastian
  • Erasmo da Rotterdam, Contro la guerra, a cura di F.Gaeta, L’Aquila
  • Trattato sulla tolleranza, a cura di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti Roma

 

Bibliografia ragionata:

  • Autori Vari, Bandiere di pace, Chimienti, Taranto
  • Aron, Pace e guerra tra le nazioni, tr.it. Comunità, Milano
  • Balducci E., Vinceremo noi pacifisti. Fosse anche tra mille anni, in L’Unità, 6 Marzo 1991
  • Bartels, L’Europa dei movimenti per la pace, in Giano n. 4/1990
  • Battistelli, Sociologia e guerra. Il problema della guerra nelle origini del pensiero sociologico, Archivio Disarmo, Roma
  • Bello Don Tonino, Alfabeto della vita, Paoline, Milano 2009
  • Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna
  • Collotti, G. Di Febo, (a cura di), Contro la guerra. La cultura della pace in Europa (1789-1939), Dossier Storia, Giunti, Firenze
  • Rochat G., L’Antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Taylor, English History 1914-45. Oxford University Press

 

Analisi storiche:

  • Rochat G., L’antimilitarismo oggi in Italia, Claudiana, Torino
  • Rochat G., La tradizione antimilitarista del movimento operaio italiano, in La critica sociologica, 1976
  • Rochat G., Breve storia dell’esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Torino

 

Analisi:

  • Branson, M. Haienemann, L’Inghilterra degli anni Trenta, Laterza Bari
  • Ceadel, Pacifismi in Britain, Oxford University Press

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Un’immagine al futuro per la solidarietà e la pace

Evento online in occasione del 20 Dicembre, Giornata Internazionale della Solidarietà

Un’immagine al futuro per la solidarietà e la pace

Solidarietà e inclusione, diritti e benessere sono condizioni necessarie per un’idea positiva della pace, pace con diritti e con giustizia sociale

Solidarietà

Evento online in occasione del 20 Dicembre, Giornata Internazionale della Solidarietà

Un’immagine al futuro per la solidarietà e la pace

Solidarietà e inclusione, diritti e benessere sono condizioni necessarie per un’idea positiva della pace, pace con diritti e con giustizia sociale

 

Il 20 Dicembre è la Giornata Internazionale della Solidarietà. Si tratta di una ricorrenza, spesso dimenticata, eppure importantissima, con la quale le Nazioni Unite invitano a costruire una prospettiva di inclusione e di amicizia tra i popoli, celebrare l’unità nella diversità, promuovere una più ampia consapevolezza, presso l’opinione pubblica internazionale, circa l’importanza e il valore della solidarietà nel nostro tempo, e per incoraggiare nuove iniziative per sradicare la povertà, promuovere i diritti umani e sviluppare l’agenda verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Per questo, solidarietà e inclusione, diritti e benessere sono condizioni necessarie per un’idea positiva della pace, pace con diritti e con giustizia sociale.

 

Intendiamo partire da tre recenti pubblicazioni, i cui contenuti faranno da spunto per una riflessione che desideriamo condividere con tutti e con tutte:

Riace. Musica per l’umanità – con intervista a Mimmo Lucano,

a cura di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici (Mimesis, Milano, 2019)

Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente,

di Gianmarco Pisa (Multimage, Firenze, 2021)

Memoria e futuro,

a cura di Alfonso Navarra, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici (Mimesis, Milano, 2021).

 

Ne discuteremo insieme, in un dialogo a più voci, con:

Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro

Gianmarco Pisa, saggista, operatore di pace

Laura Tussi, giornalista, attivista nonviolenta

Antonia Sani, già presidente WILPF (Women’s International League for Peace and Freedom) Italia

Con gli interventi musicali degli artisti

Marco Chiavistrelli

Renato Franchi

 

L’evento si terrà Lunedì 20 Dicembre 2021 alle ore 18.00

In diretta streaming online sulla piattaforma di ChiAmaMilano al link:

www.facebook.com/chiamamilano

 

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/193046679686711?ref=newsfeed

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    23 novembre 2021 – Laura Tussi
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Alife, un monumento a Gino Strada e a Teresa Sarti

L’impegno della cantautrice Agnese Ginocchio, testimonial di pace e nonviolenza

Alife, un monumento a Gino Strada e a Teresa Sarti

Alife, a Gino Strada e a Teresa Sarti fondatori di Emergency, dedicato il primo monumento in ferro battuto in Campania, realizzato dal Maestro Angelo Ciarlo di Letino. Presente il Referente regionale di Emergency Peppino Fiordelisi

Monumento a Emergency - Alife, Caserta

L’impegno della cantautrice Agnese Ginocchio – Testimonial di pace e nonviolenza

Alife, a Gino Strada e a Teresa Sarti fondatori di Emergency, dedicato il primo monumento in ferro battuto in Campania, realizzato dal Maestro Angelo Ciarlo di Letino. Presente il Referente regionale di Emergency Peppino Fiordelisi.

Promosso dal “Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio della Provincia e Regione Campania”, con il Patrocinio del Comune di Alife, del Parco Regionale del Matese, della Comunità Montana del Matese, con l’adesione dell’ Istituto Comprensivo “N. Alunno” di Alife, dell’IPIA “M. Bosco” di Alife, dell’Associazione nazionale Combattenti e Reduci (sez. di Piedimonte Matese), del Circolo ricreativo della terza età, è stato inaugurato il 6 Ottobre (e installato il 4, festa di S. Francesco d’Assisi) presso il “Giardino della Pace, del Creato e della Memoria storica, Presidio di Pace e di Legalità” in Alife, il bellissimo monumento in ferro battuto dal titolo “La Pace”, raffigurante una grossa foglia di olivo (simbolo di Pace) dalla quale si ergono due rami a forma di braccia che custodiscono tra le mani la colomba con un ramoscello di ulivo
(sempre simbolo della Pace). La scultura è stata realizzata dal Maestro Angelo Ciarlo originario di Letino (Caserta), noto per le sue opere d’arte in ferro battuto per le quali ha ricevuto diversi riconoscimenti. La sua particolarità è quella di usare arnesi reperiti dai contadini e pastori, dai quali riesce a ricavarne bellissime sculture, lavorandoli abilmente con le sue mani e trasformandoli in opere d’arte. Il Maestro Ciarlo dopo aver visitato l’Albero della Pace ha voluto così omaggiare la Pace dedicandogli un’opera scultorea che in accordo con la Presidente del Movimento per la Pace Agnese Ginocchio, è stata dedicata a due grandi testimoni di Pace “Gino Strada, recentemente scomparso e alla moglie Teresa Sarti, fondatori di Emergency”.
Sono intervenute le seguenti autorità portando il loro saluto: Il Consigliere Comunale del Comune di Alife e Assessore alla Comunità Montana del Matese Luigi Zazzarino, che ha portato i saluti del Sindaco di Alife Maria Luisa Di Tommaso (impedita a partecipare per una riunione fuori programma con i tecnici del PUC) e del Presidente della Comunità Montana del Matese Francesco Imperadore, la Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Alife Angela Faraone, presente con una delegazione delle docenti: Maria Pia Biondi, Raffaelina Pascale, Tiziana Castiello, Delia Oro, Alfonsina Sasso, Patrizia De Angelis, Francesca Cerbo e Monica Pacelli, insieme a una rappresentanza degli alunni della classe II, sezioni A e B, della scuola primaria plesso Via Volturno ( rispettando le norme anticovid) intervenuti con alcuni messaggi attraverso i quali hanno voluto ricordare i bambini vittime di guerre. La Dirigente Faraone nel salutare ha ricordato “l’importanza di infondere il valore dell’amore e della Pace nel cuore dei giovani partendo sin da bambini, per ottenere una società più giusta e umana”.
A seguire i delegati dell’ IPIA di Alife (IITCG “V. DE FRANCHIS ) Domenica Pelosi, con il collega Luigi Di Rienzo, la quale ha portato i saluti del Preside Marcellino Falcone e della responsabile di plesso IPIA di Alife, Angelina Palmiero, presenti insieme a una rappresentanza di alunni dell’IPIA della classe V, sezioni A e G, di cui l’alunno Valerio Fiocco che ha declamato uno stralcio tratto dal libro “Pappagalli verdi” di Gino Strada e la dedica riportata sulla targa di titolazione della scultura, il neo Presidente dell’Associazione nazionale Reduci e Combattenti (sez. P. Matese) Lino Diana che succede al caro Raffaele Civitillo, con una delegazione costituita dall’Alfiere Luigi Melillo, il vice Presidente Vincenzo Masucci ed il socio Mimmo Civitillo, che ha ricordato “l’importanza di coltivare sempre l’esercizio della memoria, un ricordo anche per l’impegno a sostegno della causa di Pace del presidente uscente Civitillo presente tante volte in quest’area, ultima fra tutte la cerimonia per l’ultimo reduce di guerra sopravvissuto originario di Alife, al quale fu dedicata la scultura lignea di “E. Iannelli”. Presente la ricercatrice di storia Daniela Mastrolorenzo di Piedimonte Matese, il Circolo Ricreativo della terza età di Alife presieduto da Francesco Montalbano (delegati il vice Tommaso Offreda, i soci Francesco Farina, Gaetani Giuseppe e altri), il Preside dell’ISIS “U. Foscolo” di Sparanise -Teano Paolo Mesolella (nonché socio del Mov. Per la Pace), che ha ricordato l’esempio di Gino Strada e l’importanza di farlo conoscere ai giovani; l’Assessore alle politiche sociali, ecologia e pari opportunità del Comune di Falciano Del Massico, Antonietta Rucco, “amica della Pace, “la quale nel ricordare il grande Strada, ha voluto dedicare un pensiero anche al dramma delle donne afghane vittime di ingiustizia, il referente del coordinamento provinciale “Libera contro le mafie” Fabio De Gemmis, che ha ricordato “l’importanza di agire e di cercare sempre la Giustizia, senza la quale non può affermarsi la Pace”, il referente provinciale del “Movimento Agende Rosse P. Borsellino” Mimmo Marzaioli che ha ricordato l’impegno di agire “sempre con trasparenza e coscienza per una società di Pace”, i soci del Movimento per la Pace Gino Ponsillo, Monica Pacelli, Rosa Arbolino e Lucia Villano, quest’ultima ha portato i saluti del Vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro. Presente anche Carlo Pastore delle “guide Escursioniste per la Pace”, con il suo libro di poesie e Caterina Civitillo, volontaria della “Pace sul Miletto”. Ospite il referente Regionale di Emergency Peppino Fiordelisi, che ha ricordato il messaggio di Gino Strada e l’impegno con Emergency dall’inizio:
“Nel 1994, l’esperienza accumulata negli anni con la Croce Rossa spinge Gino Strada, insieme alla moglie Teresa Sarti e alcuni colleghi e amici, a fondare EMERGENCY, Associazione indipendente e neutrale nata per portare cure medico-chirurgiche di elevata qualità e gratuite alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. Il primo progetto di EMERGENCY, partendo con un ambulatorio, che vede Gino Strada in prima linea, è in Ruanda durante il genocidio. Poi la Cambogia, Paese in cui resta per alcuni anni. Nel 1998 parte per l’Afghanistan: raggiunge via terra il nord del Paese dove, l’anno dopo, EMERGENCY apre il primo progetto nel Paese, un Centro chirurgico per vittime di guerra ad Anabah, nella Valle del Panshir. Gino Strada rimane in Afghanistan per circa 7 anni, operando migliaia di vittime di guerra e di mine antiuomo e contribuendo all’apertura di altri progetti nel Paese. Oggi EMERGENCY è presente in Afghanistan con 3 ospedali, un Centro di maternità e una rete di 44 Posti di primo soccorso. Dal 2005 inizia a lavorare per l’apertura del Centro Salam di cardiochirurgia, in Sudan, il primo Centro di cardiochirurgia totalmente gratuito in Africa. Nel 2014 si reca in Sierra Leone, dove EMERGENCY è presente dal 2001, per l’emergenza Ebola. Dal 1994 a oggi Emergency ha lavorato in 19 Paesi curando 11 milioni di persone. Senza discriminazioni. Gino Strada sosteneva che “I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi”. Fiordelisi ha ricordato anche il dramma in Congo dove è in corso una guerra per l’accaparramento del “Coltan”, e dove tanti “bambini e uomini schiavi” vengono sfruttati per la raccolta di questo minerale nelle miniere con il cui contatto si contraggono diverse malattie: compromissione di cuore, vasi sanguigni, cervello e cute; riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell’apparato digerente; aumento dei rischi del cancro; difetti genetici nella prole; malattie dell’apparato linfatico. Anche qui Emergency cura queste vittime che non possono permettere medicine e cure mediche.
Con il Coltan vengono prodotti i telefonini che usiamo, i computer, telecamere e molti componenti elettronici.
Fiordelisi ha concluso ricordando la realtà di ambulatorio presente da anni presso Castel Volturno in soccorso alle donne, ai migranti e alle persone in difficoltà. Infine, uno degli ultimi progetti di Emergency, nato a seguito dell’emergenza Covid Italia che ha generato nuove povertà, è: “ NESSUNO ESCLUSO: DISTRIBUZIONE GRATUITA DI PACCHI DI ALIMENTI E BENI DI PRIMA NECESSITÀ” destinati a persone e nuclei familiari messi in difficoltà dalle conseguenze sociali ed economiche dell’epidemia di Covid-19. Il progetto è al momento attivo a Milano, a Roma, a Piacenza, a Napoli, a Catanzaro, a Catania e a Varese. Da metà maggio 2020; a oggi, sono più di 97.000 i pacchi alimentari già consegnati. A ogni persona viene consegnato un Pacco alimentare e un Pacco igiene (casa e personale)”.

La giornata è terminata con una maggiore consapevolezza da parte di tutti i partecipanti, l’impegno nel far conoscere l’azione di Pace attraverso il ricordo di Uomini Giusti, che, partendo da Gino Strada hanno fatto della loro vita un dono a servizio dell’umanità. In un tempo di dispersione come quello che ci investe, questi “luminari” diventano, in particolare per i giovani, dei veri e propri punti di riferimento a cui ispirarsi. “Il ricordo di Gino Strada infatti, invita a ringraziare per tutto quello che ha fatto nella sua vita, accanto alle vittime di ogni tragedia e sofferenza, con l’impegno, da tutti riconosciuto, contro ogni guerra. La sua testardaggine sia di stimolo per essere architetti e artigiani di Pace”, ha ricordato Agnese Ginocchio Presidente del Movimento per la Pace, sottolineando il lavoro portato avanti nel corso degli anni presso il “Giardino della Pace, Presidio di Pace e di Legalità (nel ricordo di Gino Strada, dei giudici Falcone e Borsellino e di tutti i martiri di Pace e di Giustizia) e ha ricordato l’importanza di custodire questi simboli. L’area, recentemente oggetto di gravi azioni vandaliche, è stata ripristinata. Proprio per questa Giornata sono state ricollocate al loro posto la Panchina, l’opera lignea dedicata all’ultimo reduce di guerra e le targhe delle vittime di mafia. Ancora una volta ( che poi sono state le parole dell’Assessore Luigi Zazzarino e della stessa Sindaca Di Tommaso espresse recentemente) ha esortato alla cura e al rispetto di quest’area, dotata di recente anche di un faretto a carica solare (donato dalla famiglia “Cornelio Pietro e Roberta” e dedicato a Gino Strada essendo stato installato proprio all’indomani della sua dipartita), dove sono presenti: l’Albero della Pace dedicato ai percorsi della memoria storica dei 100 anni della grande guerra messo a dimora nella prima tappa della “Fiaccola della Pace”, l’Albero dedicato ai giudici eroi Falcone e Borsellino, la Panchina della Pace e della Nonviolenza contro tutte le violenze di genere e i femminicidi dedicata alla memoria di Stefania Formicola, la scultura lignea dedicata all’ultimo reduce sopravvissuto agli orrori della guerra, Cav. Giovanni Di Franco, l’albero dedicato ai martiri di mafia caduti sul lavoro Antonio Sottile finanziere e Giuseppe Macchiarelli (strage della Conservatoria), l’albero dedicato ai diritti dell’infanzia violata e a “Malala” Premio Nobel per la Pace, gli alberi dedicati ad altri testimoni e contro tutti i crimini ambientali. Con l’occasione ha lanciato un messaggio rivolto ai Dirigenti Scolastici e ai docenti delle scuole, in particolare delle scuole impegnate in progetti sui temi della cittadinanza, della Pace, della storia, della difesa dell’ambiente, della legalità, della solidarietà, a organizzare uscite didattiche con gli alunni per visitare e organizzare incontri formativi nell’area.
Si ringrazia l’inviato Antonio Del Riccio di Media Tv per la ripresa dell’evento, la Dirigente Scolastica Angela Faraone e le docenti delle classi seconde che hanno preparato e accompagnato gli alunni, si ringrazia il Dirigente scolastico Marcellino Falcone con i docenti che hanno accompagnato gli alunni, per l’adesione e la partecipazione all’evento. Si ringrazia il Comune di Alife, con la Sindaca Maria Luisa Di Tommaso, il Parco Regionale del Matese e la Comunità Montana del Matese per il patrocinio morale, l’Associazione Combattenti e Reduci ed il Circolo ricreativo della 3° età di Alife, per l’adesione, l’artista Angelo Ciarlo per aver realizzato e donato di propria iniziativa la scultura per l’ Albero della Pace di Alife. Si ringraziano i Sign. ri Pasquale Altieri e Salvatore Bucci  per aver aiutato il M° Ciarlo nella messa in posa della scultura durante la fase di installazione avvenuta il 4 Ottobre, festa di S. Francesco d’Assisi.

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La Pace sventola dal monte Miletto

Le bandiere della pace dedicate a Gino Strada e a Mimmo Lucano sul monte Miletto

La memoria di Gino Strada e l’attivismo di Mimmo Lucano, due pacifisti, il cui nome si legge su entrambe le Bandiere issate sul tetto del mondo.

 

Roccamandolfi(Is) – Sulla vetta del Miletto (2050 mt), il “Monte della Pace”, sabato 2 Ottobre 2021, Giornata mondiale della Nonviolenza e della Pace, accompagnati dalla fiamma della “Fiaccola della Pace”, sono state issate le due Bandiere della Pace, di cui quella portata il 14 agosto scorso da Antonio Alfano e Carlo Pastore, dedicata a Gino Strada. “La Solidarietà non è reato. Mimmo resisti!”. Si leggeva questa frase sulla nuova Bandiera issata nella salita del 2 Ottobre.

Non è un caso che per la prima volta sia stata trovata ancora quella della “Pace sul Miletto” portata lo scorso 14 agosto da Antonio Alfano e Carlo Pastore. Di solito dopo qualche settimana a causa del vento che a questa quota tira forte, la bandiera si sgretola e vola via. Questa volta invece era lì, sembrava che stesse aspettando la sua gemella. Anche se consumata dalle intemperie, si leggeva ancora in chiaro il nome di “Gino Strada” con il simbolo di Emergency, a cui era stata dedicata la salita di agosto.

Ebbene, le due Bandiere sono state unite.

“Crediamo che oggi se Gino Strada fosse stato vivo avrebbe manifestato a favore di Lucano”. Cosi ha esordito Agnese Ginocchio, Presidente del “Movimento per la Pace” Caserta – Campania promotrice dell’iniziativa denominata “Pace sul Miletto”.

Due pacifisti, il cui nome si leggeva su entrambe le Bandiere, issate sul tetto del mondo.

Sabato 2 Ottobre 2021 quindi, anniversario della nascita di Gandhi, nell’ambito delle iniziative correlate alla Giornata del Creato, culminanti con la Giornata della Pace e dell’ecologia in cui si celebra la festa di S. Francesco d’Assisi, il “Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio”(Matese-Caserta-Campania- Italy), in collaborazione con le “Guide escursioniste per la Pace” e gli “amici volontari simpatizzanti della Pace”, con il Patrocinio del Parco Regionale del Matese, dei Comuni di Roccamandolfi (Is) e di San Massimo (Cb), ha organizzato la 2a tappa della “Fiaccola della Pace” su Monte Miletto, nominato lo scorso anno il “Monte della Pace – Mons Pacis” in relazione alle tappe avvenute nel corso degli anni denominate “PACE sul MILETTO”, per portare un messaggio di Pace, di fratellanza e di nonviolenza, in solidarietà con Afghanistan, Medio Oriente, Yemen, Africa, Ucraina e tutti i popoli della terra afflitti dalle guerre, per la difesa dell’ecosistema, delle nostre terre e della foresta amazzonica, in solidarietà con la lotta delle donne afghane che manifestano per la difesa dei diritti umani, il diritto all’istruzione e le pari opportunità, in solidarietà con tutti gli attivisti nel mondo che manifestano per la difesa della Pace e dei Diritti umani, in solidarietà con l’ iniziativa “Digiuno di giustizia” portata avanti da un gruppo di laici e missionari capeggiati da padre Alex Zanotelli.

In comunione con tutte le nostre comunità è stata invocata la Pace per le famiglie e per ogni persona. “Solidarietà e vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro cari, purtroppo la Terra dei fuochi colpisce ovunque. Sono segnali allarmanti che non possono essere ignorati perché ci colpiscono tutti indistintamente. Bisogna prendersi cura del pianeta, curare le ferite di Madre Terra, le ferite dell’umanità…”, ha ricordato Agnese Ginocchio.

Durante la salita si è fatta una sosta sul punto dove lo scorso anno fu piantato “l’Albero della Pace”, per la re-intitolazione dell’Albero secolare di faggio già presente nell’area, denominata “Capo d’Acqua” (d’inverno pista azzurra), dove è stata installata da Antonio Alfano, Carlo Pastore Gianni D’Amato e Andrea Pioltini, una nuova targa di dedica che ha sostituito la precedente (compromessa dalle temperature rigide che insistono su questa quota). Sono state presenti le “Guide Escursioniste per la Pace”:Carlo Pastore ( gia fondatore del CAI P. Matese), Gianni D’Amato (già socio del CAI P. Matese) e l’onnipresente Antonio Alfano ( atleta – biker- naturalista ), quest’ ultimo ha installato anche la Bandiera della Pace su Monte Miletto sistemando anche la precedente (hanno dato una mano le Guide Carlo Pastore e Gianni D’Amato insieme ad Andrea Pioltini), i soci del Movimento per la Pace: Andrea Pioltini, Daniela Truocchio e la Presidente Agnese Ginocchio.

Hanno partecipato gli amici simpatizzanti e volontari della Pace:Caterina Civitillo di San Potito Sannitico, Maria Antonietta De Pasquale di Piedimonte Matese, Vincenzo Viola proveniente da Viterbo, infine due giovani amanti della montagna provenienti da Campobasso: Marco De Vivo e Francesca Rivellini, per loro la prima impresa sul Miletto, inaugurata nel segno della Pace in un giorno particolare. I due giovani sono andati via felici, pieni di entusiasmo per la singolare esperienza vissuta ed il messaggio ascoltato.“In un mondo martoriato dalle guerre, un pensiero va alle intere popolazioni, ai bambini, alle donne e ai più fragili del pianeta. Vogliamo la Pace. Impegniamoci insieme per costruirla”.

 

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