Pubblicato il Lascia un commento

Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Nato e guerra. Intervista a Giorgio Cremaschi di Laura Tussi

Conversazione di Laura Tussi con Giorgio Cremaschi.

Al vertice di Madrid, la Nato approva il più importante rafforzamento delle proprie capacità dalla fine della guerra fredda e porterà le forze militari a oltre 300 mila unità. Così afferma il segretario generale Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa di presentazione del vertice di Madrid. Può argomentare queste affermazioni?

Penso che la questione sia che questa è addirittura la conclusione cioè l’aumento delle armi, dell’armamento, e l’argomento scottante compreso – è bene sottolinearlo – quello dell’armamentario nucleare. Il punto di partenza, in qualche modo è ancora più grave. Perché da un certo punto di vista salta un’ipocrisia cioè noi che siamo contro la Nato abbiamo detto che non è vero che la Nato e un’alleanza euroatlantica, ma in realtà la Nato è un’alleanza militare mondiale. L’Occidente contro il resto del mondo. E diciamo così: il documento strategico appunto 2022 definisce chiaramente questo, perché ovviamente dice che la Russia è il nemico principale con cui c’è uno scontro, con un’affermazione proprio di rottura totale. Ma a parte questo vi è la gravità di questo documento. Non mi risulta che altri documenti della Nato avessero affrontato questo tema. E hanno individuato come secondo nemico la Cina. La Cina non è in Europa. Eppure viene individuata come secondo nemico. Viene detto che la Cina, con la sua politica, minaccia – testuali parole – gli interessi, la sovranità e i valori della Nato: quindi la Cina è considerata il secondo nemico. Ovviamente vengono elencati poi gli stati nemici classici (Iran, Corea eccetera) e si definisce un impegno militare della Nato in vaste zone del mondo, come il Sahel e il Medio Oriente e l’Indocina. Ritorna in campo l’Indocina. Dall’epoca del Vietnam non sento più parlare dell’Indocina. Quindi il punto più grave, secondo me, è passato probabilmente sotto silenzio perché viviamo travolti da una propaganda guerrafondaia è che la Nato con questo documento non solo ha deciso di rafforzare il conflitto con la Russia, ma ha assunto una dimensione di conflitto mondiale cioè la Nato è in guerra con tre quarti del mondo, il mondo dei Brics, poi vi è un elenco vario, è un manifesto ideologico: i nostri valori e i loro. Noi siamo la democrazia, voi siete le dittature: è un documento di guerra al resto del mondo, dall’Occidente al resto del mondo ed è di una gravità inaudita perché, ripeto, saltano un po’ di attenuazioni, di ipocrisie che si erano tenute nel passato. La Nato non è più euroatlantica anche se i suoi aderenti si chiamano euroatlantici, ma è un’alleanza militare mondiale che sfida il mondo. Questa è la verità ed è questo l’aspetto gravissimo dal punto di vista militare – cioè il riarmo di massa che propone e la convinzione profonda che l’arma nucleare sia uno strumento di pace. Tra l’altro vi è una frase che fa venire i brividi. Perché a un certo punto nel documento, la Nato dice che per quanto riguarda l’uso dell’arma nucleare, per le sue previsioni, vi sia un uso remoto, e sottolineo remoto. Remoto e non escluso. Cioè remoto è già un termine che riguarda anche la vicinanza: vuol dire distanza. Non è tanto vicino, ma non è fuori dalle nostre distanze, dalle nostre dimensioni. Il vertice Nato: un vertice gravissimo e pericolosissimo nel quale si è scatenata tutta la belva guerrafondaia. Prendendo, a questo punto, voglio dirlo esplicitamente, a pretesto la guerra in Ucraina, perché io non credo che si costruisca così come è vero e giusto dire che Putin non ha sicuramente deciso negli ultimi giorni di fare la guerra all’Ucraina e quindi sussiste un progetto politico e militare che viene da lontano almeno dal 2014 da quando è scoppiata la guerra nel Donbass. Però è altrettanto vero che un progetto così profondo di riarmo mondiale contro il resto del mondo non si inventa in pochi minuti. Vuol dire che la Nato lo meditava da tempo e vuol dire che siamo appunto di fronte a un progetto di grande guerra e di confronto e dominio mondiale che noi dobbiamo contrastare. Questo è il mondo occidentale, capitalistico, “bianco”, che con un linguaggio da epoca coloniale ottocentesca, “noi siamo la civiltà e portiamo la civiltà nel mondo”, si arma contro il resto dell’umanità. Questo è di una gravità assoluta.

 

Giorgio Cremaschi
con Laura Tussi e Mimmo Laghezza
ad una iniziativa a Nova Milanese

 

A dare la linea di quella che sarà l’Alleanza atlantica del futuro, nel pieno della crisi in corso a causa della guerra in Ucraina, il segretario generale Stoltenberg ha posto l’entità del rafforzamento a est. A contare non sono solo l’aumento delle forze militari, ma la modifica dell’intera postura di difesa e deterrenza, ossia come la Nato intende usare uomini e mezzi per garantire l’espansione del patto Atlantico. Purtroppo per il popolo della pace e per l’intera umanità, alla Nato del futuro servono nuovi investimenti. Il bilancio dovrebbe quasi raddoppiare. Non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo?

Alla Nato del futuro servono nuovi investimenti a bilancio. Dovrebbe quasi raddoppiare la spesa globale militare, dunque non cambia la mentalità della guerra fredda di creare nemici e impegnarsi in conflitti sul campo. Direi che siamo oltre la guerra fredda perché questo vertice si sta talmente ingrandendo, è una minaccia di guerra a tutto il mondo ed è un impegno di guerra diretta verso la Russia cioè noi siamo in guerra e in questo momento, combattono formalmente solo l’Ucraina contro la Russia, ma con una quantità enorme di armi e anche di consiglieri e di aiuti, non sono solo armi sono guerriglieri e consiglieri. La Nato è in guerra contro la Russia e d’altra parte il ministro della difesa di Stato maggiore delle Forze Armate della Gran Bretagna che si chiama Sanders esattamente come il senatore socialista americano che ha lo stesso nome ma non credo che abbia le stesse intenzioni e posizioni. Sanders ha dichiarato che bisogna prepararsi a mandare i soldati contro la Russia quindi noi siamo ancora dentro un meccanismo di escalation militare che va avanti e che viene alimentato e che si alimenta su sé stesso e di cui la prima vittima attualmente è l’Europa. In tutte le sue forme: Europa come Russia, Ucraina, come Unione Europea, Francia, Germania e così via. L’Europa è uscita dall’Europa come Unione Europea. Francia e Germania paesi dove vi è il dominio totale in questa situazione, sia quello dei paesi con governi di destra e di estrema destra è bene ricordarlo guerrafondai, hanno trascinato con sé tutti gli altri e quindi è una spinta propulsiva. E trovo un po’ ridicolo che si può dire però l’altra Europa più riflessiva di Macron e poi ci mettono sempre Draghi anche se non è vero perché in realtà è un paracarro degli Stati Uniti dentro l’Unione Europea. Ma la verità è che l’Europa che pensava di dialogare con la Russia non conta nulla e di fatto è dentro il campo militare. Già sussiste il vertice del G7 per altro che è una specie di sindacato di controllo della Nato. È bene ricordarsi che la Nato è fatta un po’ a scatole cinesi. È una matrioska fondamentale: ci sono gli Stati Uniti la matrioska al centro di tutto e sono loro che comandano. Poi un’altra matrioska un po’ più grande a turno che è il G7 e dopo la Nato che è diciamo così è il terzo livello e poi dopo ci sono altri paesi di confine, come l’Ucraina che sono aggregati alla Nato e sono un quarto livello anche se non sono formalmente della Nato, ma ormai ne fanno parte. Quindi al centro il nocciolo duro sono i potenti, gli Usa che comandano e che poi riuniscono il G7 che prende e impone decisioni alla Nato: tutto il resto non conta. In seguito, vi sono appunto i governi che vogliono fare di più, i polacchi e la Gran Bretagna. È il modello di governance della Nato e quindi dentro questo modello di governance è evidente che la decisione di fondo, che è stata presa, è quella di mandare avanti la guerra. La parola pace è stata abolita. La parola pace nel vocabolario della Nato e nel vocabolario dell’Unione Europea non esiste. La parola ultima, in questo momento, è vincere la guerra. Questa posizione ci sembrava la posizione di Johnson, del primo ministro polacco, ovviamente di Zelensky: vincere la guerra è diventata la posizione di tutti. Questa è la verità quindi poi ogni tanto Macron per ragioni interne elettorali dice che non bisogna umiliare Putin, ma la verità è che la pratica concreta in corso è quella di spingere ora la guerra, la guerra all’infinito e aumentare l’escalation e negare le trattative. Sottolineo che il G7 prima ci ha detto esplicitamente che non ci sono trattative e negoziati in questo momento da fare, ma solo la guerra, solo la guerra per cercare di sconfiggere la Russia. Quindi io credo che noi dobbiamo dire la cosa più semplice e più brutta: l’Italia è in guerra, siamo in guerra, siamo in guerra assieme alla Nato e chi si oppone alla guerra deve sapere che si oppone al fatto che il suo paese è in guerra.

Lei ritiene, alla luce delle tante manifestazioni e iniziative del popolo pacifista, che si possa finalmente affermare, anche a livello politico, il concetto di pace come presupposto della giustizia sociale?
Sì ma bisogna fare delle scelte nette, perché altrimenti ci giriamo troppo intorno e non si può diventare pacifisti quando si tratta di prendere i voti e poi stare con i governi guerrafondai. Non è questo. Non si può fare. È necessaria una coerenza pacifista. Dico questo perché oggi abbiamo una maggioranza politica guerrafondaia che va da Draghi a Letta fino a Giorgia Meloni passando per Leu, per Salvini e per Berlusconi. Penso che questa sia una grande discriminante: ossia considero ridicolo e dannoso che ci siano persone che si dicevano e dichiaravano pacifisti e che poi magari sul piano politico finiscono per allearsi con il partito della Nato e della Confindustria che oggi è il Partito Democratico o che comunque diano un sostegno diretto e indiretto dal governo Draghi. È una discriminante politica. Il partito della Pace esiste se appunto in politica non si fanno trasformismi perché altrimenti non è il partito della Pace è un partito trasformista che usa la parola pace perché ogni tanto serve perché la maggioranza degli italiani è contro la guerra. Però il partito della Pace oggi ancora non l’ho visto. Non esiste. Questa è la verità. Noi siamo di fronte a una crisi profondissima della nostra democrazia. Perché quando noi abbiamo il 55- 60% degli italiani che dicono di essere contro la guerra, contro il coinvolgimento dell’Italia in guerra, e sono contrari all’invio di armi, e abbiamo invece il 95% del Parlamento che vota per continuare la guerra – perché di questo si tratta – noi siamo di fronte a una crisi enorme di democrazia. O questo 55 per cento trova una sua rappresentanza contro il 95, oppure questo 55 non porterà a niente e sarà imbrogliato.Nonostante la costante propaganda di guerra e la narrativa di paura a favore dell’ingresso nella Nato, domenica 26 giugno 2022, migliaia di attivisti pacifisti e persone di varia estrazione e appartenenza politica hanno manifestato per la pace attraversando la capitale spagnola Madrid. Oltre all’opposizione alla Nato, si protestava con cartelli su cui era scritto “Basta spese militari: soldi a scuole e ospedali”. “Non paghiamo le tasse per le guerre Nato”. Questa è una netta dimostrazione contro ogni tipo di violenza e una ferma risposta della popolazione al vertice Nato che si è tenuto a Madrid dal 28 al 30 giugno 2022?

Sì certo è stata una manifestazione importante e sottolineo che una settimana prima sempre a Madrid vi è stata un’enorme manifestazione contro la strage criminale di Melilla dove sono stati massacrati dalla polizia marocchina e da quella spagnola, decine e decine di migranti e qui siamo a un punto centrale. Cioè non vi è dubbio che la lotta per la pace è una lotta per mettere in discussione proprio quei disvalori e principi su cui invece si sta facendo la guerra. Voglio sottolineare questo aspetto. Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia.

L’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato è una gravissima infamia ai danni del popolo curdo.

 
Noi siamo in guerra e stiamo trasformando l’Europa in una fortezza guerrafondaia che non solo fa la guerra verso l’esterno ai nemici come la Russia, ma fa la guerra ai migranti e fa la guerra agli altri popoli perché noi non possiamo dimenticare l’accordo infame tra Turchia, Finlandia, Svezia di cui sono tutti corresponsabili. Tutti. Ho visto la scena vergognosa di Draghi che di fronte a una giornalista che gli faceva la domanda e gli chiedeva “lei cosa penso dell’accordo” è scappato e non ha risposto. Ha fatto una cosa proprio, come si dice, da finanziere che non vuole parlare e qui c’è un accordo infame per cui un popolo, quello Curdo, è stato consegnato al suo aguzzino Erdogan in cambio del fatto che Svezia e Finlandia entrano e si riarmano e fanno la guerra e partecipano alla guerra in Russia. Cosa esiste di più infame di questo? anzi di altrettanto infame c’è l’accordo del socialista Sanchez del governo di sinistra che ha portato alla strage di Melilla. Perché è bene ricordare che Melilla è retaggio del colonialismo europeo in Africa. È bene ricordare che il Marocco con Erdogan, con i tagliagole libici e per conto nostro, fanno il lavoro sporco di assassinare i migranti. Il Marocco aveva un contenzioso aperto con la Spagna, in quanto la Spagna fino adesso aveva dato copertura e aiuto al popolo Sahrawi che è un popolo oppresso dal Marocco, sono i curdi del Marocco. Sono un popolo a cui è stata portata via la terra. Sono un po’ i palestinesi del Marocco, i curdi del Marocco. E allora il Marocco aveva fatto capire alla Spagna che se avesse continuato a sostenere il popolo saharawi non avrebbe più fatto il cane da guardia alle frontiere e quindi il governo spagnolo, l’infame governo spagnolo, ha sottoscritto un accordo come hanno fatto Finlandia e Svezia, in cui sostanzialmente ha abbandonato il popolo saharawi ai marocchini e in cambio i marocchini fanno quello che vediamo in televisione massacrano i migranti per conto degli Spagnoli. Voglio chiedere davvero se questa è una Europa da difendere o è un Europa da cancellare. Questa è una infamia. Questa è un’Europa che non ha stabilito dei valori di democrazia. Ma che ha ormai stabilito e imposto il fascismo alle sue frontiere. Perché sostanzialmente fascismo e razzismo comandano adesso alle frontiere in Polonia; si accolgono gli ucraini, ma tutti i popoli che hanno la pelle scura vengono abbandonati e ricacciati indietro. Vedi, siamo di fronte, ripeto, a un meccanismo generale di corruzione dei valori e della democrazia europea e tutte le manifestazioni che ci sono state come quella del 26 giugno 2022 non a caso sono manifestazioni che mettono assieme tutto: migranti, la difesa dei diritti dello Stato Sociale, no al riarmo, no alla guerra perché siamo senza una posizione di carattere complessivo a questo regime euroatlantico come si definisce. Questo regime euroatlantico è il nostro nemico e noi lo dobbiamo contrastare.

Cremaschi, quali sono i risultati del controvertice Nato a Madrid?
Ci sono stati due controvertice prima a Bruxelles mosso da alcune istanze di sinistra e poi un altro a Madrid: i risultati sono di mobilitazione. Ho già detto prima: bisogna costruire ancora un vero fronte e non bisogna dimenticare che ci sono anche divisioni di quello che una volta era il movimento attivista che nel 2003 e 2004 era in piazza contro le guerre in Iraq e Afghanistan. Attualmente non esiste un movimento di quella dimensione, non è paragonabile. Non bisogna dimenticare che esiste una parte della sinistra, almeno di quella che si chiama sinistra, che fa la guerra, sono governi socialdemocratici quelli che hanno venduto i saharawi. Sono governi di sinistra quelli che hanno venduto i curdi. C’è uno spostamento a destra reazionario dell’asse politico, diciamo così dell’Europa, che arriva a toccare anche parti di quelle che erano le retrovie dei movimenti. Quindi l’impegno oggi a costruire il movimento per la pace significa partire da una posizione che almeno nei palazzi del potere è di netta minoranza e bisogna averne concezione.

Chi rappresenta gli italiani al vertice Nato? 
Il peggio dell’Italia è rappresentato dal peggiore che per me è Draghi. Quindi penso che dobbiamo costruire un autunno contro la guerra e contro Draghi.

Esistono controproposte unitarie a livello europeo?
Sono state fatte. Ci sono stati appelli, soprattutto all’inizio, quando sembrava che ci fosse una fase di trattativa verso marzo-aprile. Sono usciti appelli di Podemos e di una parte, non tutta, delle forze di sinistra Europea per il negoziato e per la pace. Devo dire onestamente che in questo momento, con questa recrudescenza della guerra, con questa intensificazione della guerra, queste proposte sono state travolte.

Il Disarmo nucleare, attraverso la ratifica del trattato TPNW di cui si è discusso ultimamente alla conferenza internazionale di Vienna, può essere un punto fondamentale per accelerare la fine della Nato?
La Nato con il documento di strategia 2022 dice esattamente che il nucleare è uno dei pilastri, uno dei pilastri portanti della Nato. Si dice che ci sono tre tipi di pilastri della guerra Nato che sono il riarmo convenzionale, l’armamento nucleare, e la guerra cibernetica e informatica. La Nato intende investire su tutti e tre i fronti: guerra nucleare, guerra convenzionale, e guerra informatico-cibernetica. Anche su questo però voglio sottolineare una cosa: il voto in Italia del Parlamento. Il Parlamento che, invitato a partecipare alla conferenza per la proibizione delle armi nucleari a Vienna, non si è presentato. Il governo italiano sta installando bombe nucleari, credo che noi dobbiamo sottolineare la gravità e la criminalità del governo Draghi. Un governo di guerra che sta portando l’Italia per la prima volta dal 1945 verso una guerra mondiale.

Ma come facciamo in Italia a raggiungere i risultati delle ultime elezioni francesi dove la sinistra quella vera, quella autentica ha ottenuto ottimi risultati? È prevista qualcosa del genere qui in Italia?
Presto faremo una prima assemblea con varie forze. È necessario investire sempre in forze alternative. Io credo che la guerra definisca un gigantesco spartiacque. Chi è per la guerra sta di là, chi è contro la guerra sta di qua. È necessario compattare le forze contro la guerra. Credo che questo sia un lavoro essenziale. La Francia ci lavora da circa una decina di anni e noi è chiaro che non possiamo certo pensare di recuperare i nostri disastrosi ritardi. Però bisogna mettere in moto un percorso. Credo che lo dobbiamo fare adesso. Se non ora quando? Come si dice.

Tussi – Cremaschi (Odissea, luglio 2022)

https://libertariam.blogspot.com/2022/07/nato-e-guerra-giorgio-cremaschi.html

PRESSENZA – International Press Agency

Intervista a Giorgio Cremaschi. Dalla Nato nasce la guerra, ma la pace è più forte

https://www.pressenza.com/it/2022/07/intervista-a-giorgio-cremaschi-dalla-nato-nasce-la-guerra-ma-la-pace-e-piu-forte/

Unimondo: la pace è più forte:

https://www.unimondo.org/Notizie/La-pace-e-piu-forte-229844

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste. Da Trieste un forte NO ai porti nucleari

La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste. Da Trieste un forte NO ai porti nucleari

Alessandro Capuzzo durante il Nuclear Ban Week (Foto di Patrizia Sterpetti)

La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste, sulla base del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari e del Trattato di Pace del 1947 con l’Italia, è sempre un argomento attuale?

Il 20 giugno 2017 a New York le ONG WILPF Italia e Disarmisti Esigenti hanno depositato agli atti del Convegno ONU di fondazione del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) il Documento di lavoro A/CONF.229/2017/ONG/WP.44 dal titolo DA TRIESTE (ITALIA) PROPOSTA DI CASI DI STUDIO SUI PORTI DA DENUCLEARIZZARE, firmato dal sottoscritto e dall’ex sindaco di Koper-Capodistria (Slovenia) Aurelio Juri.

Che ruolo svolge nella denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste il TPAN?

Il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che la maggior parte dei paesi membri delle Nazioni Unite ha istituito in base alla pressione della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) di cui tutti gli eco-pacifisti si sentono parte, può cambiare gli equilibri di potere tra stati nucleari e non, grazie all’introduzione di una sostanziale trasparenza a vantaggio della società civile, e dell’insieme dell’Umanità. In quanto cittadini del territorio che il Trattato di Pace con l’Italia del 1947 definì demilitarizzato e neutrale ne siamo particolarmente coinvolti.

Qual è il ruolo della Nato?

Attualmente Italia e Slovenia condividono il Golfo di Trieste con la Croazia, fanno parte dell’Alleanza Atlantica e si oppongono a questo Trattato, poiché coinvolte nei programmi nucleari militari dell’Alleanza.

Quali sono i pericoli che comporta il nucleare nel Golfo Internazionale di Trieste?

Il Golfo di Trieste ospita, in contrasto con il Trattato di Pace, due porti nucleari militari di transito, Trieste in Italia e Koper-Capodistria in Slovenia. La presenza stessa dei due centri urbani rende impossibile prevenire seriamente i possibili incidenti, rispetto alla propulsione nucleare delle navi, alla presenza a bordo di armi di distruzione di massa, e alla possibilità di diventare bersaglio di guerra.

Quali istanze avete proposto alle Nazioni Unite?

Col working paper presentato nel 2017 abbiamo proposto alla Conferenza ONU per un Trattato che metta al bando le armi nucleari, l’avvio di casi di studio sul rischio e la mancanza di trasparenza in materia da affidare, riguardo a Trieste alla Scuola di Prevenzione Nucleare dell’Agenzia Atomica (AIEA), presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare.

Quali sono gli altri siti nucleari? E quali soluzioni proponete per la loro denuclearizzazione?

I casi di studio proposti possono interessare i dodici porti nucleari militari italiani (oltre a Trieste, Venezia, Brindisi, Taranto, Augusta, Castellammare di Stabia, Napoli, Gaeta, Livorno, La Spezia, La Maddalena e Cagliari) e le basi aeree nucleari di Aviano e Ghedi. Chiediamo anche una ripresa dei colloqui per la denuclearizzazione del Mar Mediterraneo, ispirati al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che coinvolge il nostro Golfo in quanto legalmente vincolato alla Demilitarizzazione e Neutralità, dal Trattato di Pace con l’Italia.​

Qual è la situazione di oggi, dopo la tua partecipazione alla Conferenza di revisione del TPAN a Vienna in delegazione coi Disarmisti esigenti?

Oggi, a cinque anni dalla sua approvazione, il Trattato è finalmente entrato in vigore, e siamo stati a Vienna ad esaminarne contenuti e attuazione. Lì abbiamo invitato le delegazioni presenti a considerare la proposta avanzata, e la sua fattibilità, resa possibile dai due Trattati citati nel Working Paper 2017: il TPAN e il Trattato di Pace del 1947.

Benché le implicazioni del Nuclear Ban Treaty siano note, pochi sono a conoscenza delle disposizioni del Trattato di Pace, recepito dal Consiglio di Sicurezza con Risoluzione S/RES/16, che ha avocato alle Nazioni Unite la giurisdizione sul Territorio Libero di Trieste; esistito come stato indipendente dal 1947 al 1954 all’estremità meridionale della “cortina di ferro”.

Competenze giurisdizionali mantenute nel tempo, come confermato nel 2015 dall’ex segretario generale Ban Ki-Moon in una lettera al presidente palestinese Abbas, ove si elencano i territori sotto diretta competenza ONU.
Lo Statuto dell’ex Territorio Libero di Trieste, contenuto nel Trattato di Pace con l’Italia, è un unicum giuridico nel Diritto Internazionale, paragonabile alla scelta costituzionale di abolizione dell’Esercito operata dal Costa Rica; vi sono iscritti il Disarmo e la Neutralità della fascia costiera sul Golfo Adriatico, dove si uniscono Italia Slovenia e Croazia.
Queste norme, “dimenticate” per esigenze politiche degli Stati coinvolti, se associate al Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari consentono la denuclearizzazione del Golfo di Trieste. Invitiamo quindi ONG e Stati parte del TPAN a verificare insieme la fattibilità di questa proposta di implementazione del Nuclear Ban Treaty.
Un invito particolare è rivolto agli Stati iscritti nel Trattato di Pace con l’Italia, per il diritto di utilizzare il Porto Franco Internazionale di Trieste: Austria, Cechia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Slovacchia, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria, e tutti gli Stati emersi da Jugoslavia ed Unione Sovietica.

Inoltre, Australia, Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, Grecia, India, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Ucraina e Sud Africa, sono pure coinvolti nel Trattato di Pace con l’Italia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Disarmare il mondo dal nucleare? A Vienna si cercano soluzioni e la strategia giusta

Mentre Putin e Biden agitano la minaccia nucleare, a Vienna si è discusso il TPNW, Trattato per l’abolizione delle armi di distruzione di massa nucleari.

La prima conferenza delle parti sul TPNW a Vienna, è stato un evento di interesse mondiale per l’abolizione delle armi nucleari che riguarda l’intera umanità.

A Vienna si sono trovate soluzioni per il disarmo con il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari e il Premio Nobel per la Pace ICAN.

Le centinaia di partecipanti al Forum di Vienna sono stati accolti dal saluto di Beatrice Fihn, direttrice dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN).

Beatrice Fihn ha lanciato un proclama: “lanceremo un piano per la fine delle armi nucleari”.

Gli ecopacifisti partecipanti al Forum di Vienna

Anche i rappresentanti di diverse associazioni ecopacifiste italiane collegate a ICAN hanno partecipato alla  “Settimana di iniziative antinucleari”, che ha previsto un convegno scientifico (il 20 giugno), oltre alla vera e propria Conferenza degli Stati firmatari del TPNW, dal 21 al 23 giugno 2022 a Vienna.

Il governo italiano, a causa del controllo e della subalternità Nato, non ha partecipato ai lavori, neanche in veste di osservatore, alla Conferenza degli Stati parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Le delegazioni delle associazioni ecopacifiste hanno fatto propri in questo percorso vari aspetti.

La consapevolezza strategica: l’intreccio tra minaccia nucleare e minaccia ecologico-climatica.

L’obiettivo generale che può essere rafforzato da iniziative locali di denuclearizzazione.

Il TPNW deve condizionare il percorso TNP (Trattato di Non Proliferazione), quindi finalmente la guerra deve diventare un tabù e la nonviolenza è il cammino che dobbiamo imparare a percorrere.

L’inclusività multiculturale del Forum

Nel suo discorso introduttivo Beatrice Fihn ha sottolineato come l’organizzazione abbia lavorato duramente  per rendere il Forum e gli eventi della settimana il più inclusivi possibile. Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN, ha concluso i lavori del Forum il 19 giugno scorso ospitando sul palco il numeroso staff di volontari (circa 40 persone) che con le attività di servizio hanno supportato organizzativamente l’incontro.

Il suo commiato è stato una decisa esortazione, tra gli applausi e le grida di giubilo dei partecipanti, a rimboccarsi le maniche sostanzialmente sulle modalità di lavoro fin qui percorse. Lo slogan è semplice e rischia anche una declinazione semplicistica: “The ban is the plan”. Si pensa cioé che il disarmo nucleare sarà la conseguenza della adesione progressiva degli Stati al TPNW.

Un meritato Premio Nobel per la pace a ICAN

Nel suo intervento Beatrice Fihn ha sottolineato che: “L’adozione di questo TNPW è frutto del ruolo chiave della società civile. Lavoreremo con i governi per implementare e universalizzare il Trattato” è stato concordato in una assemblea mattutina di ICAN.

Durante il grande festival, i nostri attivisti che sono collegati a ICAN con le varie associazioni ecopacifiste, hanno potuto ascoltare in video il primo ministro della Nuova Zelanda e il ministro degli Esteri austriaco. Hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan, nelle Isole Marshall e in Nevada, così come i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.

Per la partecipazione dell’Italia alla revisione del TPNW, invece, nessuna speranza si profila all’orizzonte.

L’intervento di Alessandro Capuzzo, movimento antinucleare di Trieste

Con la considerazione “strategica” di spazi aperti dai trattati internazionali, ha concluso la serata Alessandro Capuzzo, del movimento antinucleare di Trieste, in delegazione a Vienna.

Abbiamo confermato il nostro intento di puntare sull’evento collegato: “GIVE PEACE A CHANCE”, che si è tenuto il 19 giugno e di cui Alessandro Capuzzo è stato tra i relatori rilasciando agli atti un documento.

La conferenza ha riunito rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.

Il nucleare è la minaccia assoluta

La Conferenza scientifica di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari ha denunciato che la deterrenza è una minaccia per tutta la vita terrestere.

Lunedì 20 giugno, si è svolta, come da programma, all’Austria Center, la Conferenza scientifica sull’impatto umanitario delle armi nucleari organizzata dal governo austriaco.

Basandosi sulle precedenti conferenze di Oslo (marzo 2013), Nayarit (febbraio 2014) e Vienna (dicembre 2014) , Vienna ha fatto il punto sui risultati chiave di queste conferenze, e ha presentato nuove ricerche nelle sue tre sessioni di lavoro:

  • Fatti chiave su conseguenze e rischi umanitari  delle armi nucleari;
  • impatto delle armi nucleari sulla gente e sul pianeta
  • i rischi della deterrenza nucleare.

Il TPNW trattato Onu che proibisce le armi nucleari

Martedì 21 giugno 2022 ha avuto luogo a Vienna la Conferenza di revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari.

Erano presenti all’Austria Center, parlamentari, sostenitori, esperti di politica, attivisti, creativi, funzionari delle Nazioni Unite e molti altri partecipanti della società civile e dei governi. Decisivo il ruolo di ICAN che con Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Rete, ha preso la parola subito dopo il segretario generale dell’ONU Guterres ed il presidente della Croce Rossa, Peter Mauer.

L’ambasciatore Rüdiger Bohn è intervenuto a Vienna per la Germania ribadendo che l’obiettivo di Berlino rimane “un mondo libero dalle armi nucleari”. E fino a qui siamo nella normale retorica Nato, cui si conformano tutti gli Stati membri dell’Alleanza.

L’incontro ha colto il problema di una maggiore flessibilità in entrata del TPNW e riuscirà a fissare una scadenza per l’eliminazione delle armi nucleari per gli Stati dotati di armi atomiche che decidessero di aderire al Trattato.

Alla conferenza di Vienna, denominata “Segmento di Alto Livello”, si susseguono le dichiarazioni degli Stati e gli interventi della società civile.

Il percorso della proibizione delle armi nucleari a Vienna conclude una tappa importante  

La conferenza di Vienna è terminata con una dichiarazione di impegno per un mondo libero dalle armi nucleari. La sintesi del presidente austriaco ha previsto un piano d’azione per implementare il TPNW. Appuntamento in Messico tra cinque anni per la seconda revisione del Trattato.

L’incontro a Vienna degli Stati parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari, sostanzialmente, si è concluso con l’approvazione di una DICHIARAZIONE e con la sintesi del presidente austriaco della Conferenza ONU Kmennt, che includerà il PIANO DI AZIONE per l’implementazione del Trattato.

*saggista e attivista pacifista

Pubblicato il Lascia un commento

A Vienna con il TPAN. Per la ratifica del trattato da tutti i paesi Nato

A Vienna con il TPAN. Per la ratifica del trattato da tutti i paesi Nato

Immagine: Vienna.icanw.org

A margine di un evento con Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto, Chiara Castellani e altri si vuole indagare sulle analogie e differenze tra l’Ucraina e la Repubblica democratica del Congo e le situazioni e condizioni in atto rispettivamente interagenti. Il mio intervento vuole individuare che un fattore di analogia tra i due paesi è proprio il nucleare. Infatti in Congo dalle miniere viene estratto l’uranio che è servito anche per costruire le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Mentre in Ucraina esistono centrali nucleari attive che, come accaduto vicino a Kiev, all’inizio dell’attuale conflitto, possono diventare bersaglio per atti terroristici e azioni militari in tempo di guerra come quello attuale.

Il summit di Vienna e il controvertice Nato a Madrid

Il 20 giugno 2022 è la data in cui a Vienna si tiene la conferenza delle parti per la revisione del trattato di proibizione delle armi nucleari – TPAN dove si farà il punto della situazione con gli Stati firmatari del TPAN e dove Ican, la rete internazionale per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari partecipa come osservatore.

A Vienna, avranno luogo tre eventi a formare una unica NUCLEAR BAN WEEK.

La prima sessione di revisione del Trattato di proibizione delle armi nucleari si svolgerà presso l’Austria Center di Vienna, in Austria, dal 21 al 23 giugno 2022.

Il 20 giugno 2022 l’Austria ospiterà una conferenza internazionale sull’impatto umanitario delle armi nucleari. Il 18 e il 19 giugno la rete Ican riunisce il suo Forum.

Vi saranno una serie di iniziative per convincere tutti gli Stati a ratificare il TPAN. Anche le nazioni più forti sotto l’egida della Nato, che non hanno certamente interesse ad abolire le armi nucleari.

Nello stesso tempo si terrà il controvertice Nato a Madrid, dove, in opposizione, il vertice Nato ratificherà l’adesione della Svezia e della Finlandia alla Nato. All’alleanza atlantica. Anche se buona parte dell’opinione pubblica svedese è contraria a entrare nella Nato.

Il Premio Nobel per la pace contro le armi nucleari.

Ricordiamo che il premio Nobel per la pace è stato assegnato nel 2017 a Ican per il disarmo nucleare universale e per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e questo premio è stato attribuito al trattato TPAN, il trattato ONU votato nel luglio 2017 a New York a palazzo di Vetro, la sede delle Nazioni Unite, con 122 nazioni organizzate in Ican e la società civile che ha votato. Ma il TPAN non è stato ancora ratificato in tutti quei paesi sotto l’ombrello dell’alleanza atlantica. Fino adesso sono 61 gli Stati con la Costa d’Avorio che hanno firmato il TPAN.

Il TPAN è in vigore dal gennaio del 2021, ma prima, per il processo di ratifica, deve passare dalle norme legislative dei parlamenti e dei governi per la ratifica e per essere posto in atto. Questo Premio Nobel per la pace è un riconoscimento collettivo di cui facciamo parte tutte noi associazioni ecopacifiste affiliate a Ican: circa 500 realtà associative, Ong, Onlus in tutto il mondo e una decina Italia.

Il coordinamento antinucleare europeo

Gli Stati Uniti vogliono stoccare le B 61-12 armi e bombe potentissime e sofisticatissime di carattere nucleare nelle basi Nato di Ghedi e Aviano e di Buchel in Germania come sono stati stoccati gli euromissili negli anni ’80 a Comiso in piena guerra fredda.

Noi Ecopacifisti alterglocalisti siamo dalla parte della terra contro il flagello della guerra e è per questo che come rete stiamo cercando di organizzare un coordinamento antinucleare europeo con diversi esponenti di vari paesi europei.

L’Europa di Pace

Ci stiamo mobilitando per un’Europa di pace, come l’Europa di Ventotene in base al diritto internazionale, all’ONU, alla dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, con Agenda ONU 2030, con le varie Cop per il clima, con lo stesso TPAN.

Un’Europa di questo tipo è un disturbo per la narrativa di guerra e per la propaganda di paura dove tutti minacciano la guerra nucleare.

Il gioco sporco della Nato

La Nato impone all’Unione Europea l’innalzamento delle spese militari. Sono tutti fondi tolti alla transizione ecologica e alla conversione energetica. La Germania  per questo motivo rallenta la rivoluzione Green e di questo passo si adeguano tutte le nazioni Nato. Ogni paese deve per forza contribuire al settore militare. Questi fondi sono tolti alle spese di bilancio come la spesa sanitaria, l’istruzione e l’università e la ricerca, lo Stato sociale. La corsa agli armamenti e l’incremento delle spese militari sottraggono risorse alla cooperazione internazionale e sempre maggiore è l’impoverimento e sempre più sono le vittime dei paesi più poveri del mondo come l’Africa e l’America latina.

In nuce un dialogo tra est e ovest sui trattati antinucleari

È in nuce un coordinamento antinucleare europeo. Podemos si è già incontrato con ManifestA, il nuovo progetto e soggetto politico di ispirazione pacifista per costituire una rete ecopacifista che porti a un dialogo tra est e ovest del mondo dove vengano risolti i problemi dei trattati non solo il TPAN, ma anche il Trattato INF per il disarmo nucleare che è saltato sotto l’amministrazione Trump. L’obiettivo è quello di far esprimere la cittadinanza europea sulla presenza delle armi nucleari sul territorio e sulla denuclearizzazione anche civile. È un’espressione per dire basta alla tassonomia nucleare e del gas.

La società civile va sensibilizzata su un orizzonte più vasto di quello della guerra in Ucraina.

Ad esempio deve essere sensibilizzata sul fatto che mancano i trattati antinucleari per cui vi è un ritorno degli euromissili ipersonici a medio raggio in una guerra limitata al teatro europeo.

La narrativa di guerra e la propaganda di paura

Stiamo vivendo un momento pericoloso perché aumenta la narrativa di guerra e di paura. Biden e Putin minacciano la guerra nucleare costantemente e quindi è necessario, in opposizione alternativa, diffondere e creare tutti insieme pensieri di pace e trovare soluzioni e costruire azioni contro la guerra in atto. E’ necessario dire no alla tassonomia che prevede il nucleare nelle fonti energetiche sostenibili e dire no e dire basta all’atto delegato in Europa che vuole inserire nelle fonti sostenibili il gas oltre che al nucleare.

Costruiamo ponti di memoria e reti di dialogo

Dobbiamo lavorare per un terreno di collaborazione in comune con la pace e con la natura e con la conversione ecologica e la transizione energetica e per questo è necessario costruire in collaborazione ponti di memoria, ponti di dialogo, reti di relazioni, legami di pace per contrastare la supremazia dei potentati dei signori dell’atomo, della guerra, del petrolio, dell’acciaio che detengono ancora il rischio della guerra e della terza guerra mondiale e di conseguenza della guerra nucleare.

Non dobbiamo mai separare la questione e l’aspetto ambientalista, antimilitarista, energetico e pacifista.

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l’impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti.  Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: “Scuola e didattica” – Editrice La Scuola, “Mosaico di Pace”, “GAIA” – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, “Rivista Anarchica”. Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

Pubblicato il Lascia un commento

Intervista a Raffaele Crocco, il direttore della Pace

Raffaele Crocco, lei è giornalista Rai, documentarista e inviato televisivo e molto altro ancora. Ha ideato e dirige l’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo. Quale aspetto l’ha coinvolta di più in tutte queste attività e esperienze?

 

(Foto di www.atlanteguerre.it)

E’ davvero difficile scegliere, dare una priorità. In realtà, tutte le attività sono un insieme coerente, almeno coerente per me. Io amo viaggiare, raccontare storie ed ascoltarle, creare situazioni, mostre, oggetti. Mi piace fotografare. A questo aggiungo la militanza, cioè il tentativo di vivere nel modo più vicino possibile a come vedo e intendo il Mondo. Credo di aver sempre vissuto mettendo insieme tutto questo, senza fare grandi distinzioni.

Lei conduce un’intensa produzione giornalistica e un attivismo molto sentito e vero. Quali sono gli ideali che la ispirano maggiormente in questi ambiti di azione nonviolenta?

Il mio avvicinarmi al mondo della non violenza è stato graduale ed è un cammino ancora in corso. Io vengo da tempi ed esperienze politiche differenti, momenti e fasi della storia di questo paese in cui la violenza in politica – direi la militarizzazione della politica – era concepibile in chiave rivoluzionaria, di necessità di cambiamento. E’ stato l’incontro e il lavoro assieme a personaggi come Ernesto Balducci e Gino Strada e la lunga frequentazione della guerra a convincermi che la strada da seguire è un’altra. Il mio, comunque, resta un approccio molto “pratico” alla Pace, non ho la struttura, le conoscenze e la forza di chi pratica la nonviolenza da sempre. La mia scelta di campo, da questo punto di vista, è nell’affermazione dei diritti umani. E’ necessario farli diventare quotidiano e individuale strumento di misura, solo così – credo – riusciremo a far diventare la Pace il normale sistema di valori in cui vivere.

Gino Strada è stato un grande uomo di pace. Lei lo ha conosciuto e ha fondato nel 2003 con lui il quotidiano Peacereporter. Quali sono i contenuti e i valori più importanti che Gino Strada le ha trasmesso?

Gino era davvero un grande uomo di pace e anche lui – questa era una cosa che condividevamo – era arrivato ad affermare il no alla guerra per le esperienze avute sul campo. Era il nostro terreno comune, che si traduceva nel tentativo di dare concretezza, solidità, alle idee sulla Pace. Come Atlante delle Guerre – condiviso dal gruppo di Unimondo – da qualche tempo lavoriamo su uno slogan: costruire la Pace non significa essere più buoni, significa diventare più intelligenti. Ecco: con Gino avevamo in comunque la convinzione dell’intelligenza della Pace.

Ora Raffaele Crocco è anche il nostro direttore, il direttore di Unimondo. Può descrivere le sensazioni di questa, tra le tante, importante esperienza?

L’esperienza con Unimondo è davvero gratificante. Quando lo scorso anno mi è stata proposta la direzione – alcuni mesi dopo la morte di Piergiorgio Cattani – ho chiesto del tempo. Sapevo e so che si tratta di un impegno serio, che richiede tempo e passione e mi chiedevo se sarebbe stato possibile reggere la cosa mantenendo la direzione dell’Atlante, che dirigo e governo. Ora, a distanza di un anno, devo dire che la scelta di assumere il timone della testata è stata felicissima. Innanzitutto, perché il gruppo di lavoro è formidabile. Davvero, senza retorica. A partire da Alessandro Graziadei, un grande professionista, per arrivare a tutti coloro che collaborano, mi sono trovato a contatto con persone umanamente disponibili e professionalmente preparate. A questo, aggiungo il bel rapporto che ho con l’editore, che ha idee innovative. Insomma, una esperienza bella e importante, umanamente e professionalmente.

Una sua presa di posizione consapevole sul Premio Nobel per la pace a Ican, rete internazionale per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e per il disarmo nucleare universale, di cui tutti noi ecopacifisti e disarmisti siamo diretti testimoni e chiamati a rammentare il valore implicito di questo Premio Nobel per la pace collettivo all’intera umanità ormai in pericolo e al tracollo, in balia dei venti di guerra mondiali.

Più del Nobel per la pace a Ican, credo sarebbe il caso di fare una forte riflessione sull’atteggiamento che il nostro Paese e la parte di Mondo che consideriamo alleata ha rispetto alle armi nucleari. Dobbiamo ricordare che l’Italia non è tra i firmatari del trattato TPNW, votato nel 2017 dall’Onu e entrato in vigore lo scorso anno. Il trattato sancisce l’illegalità delle armi nucleari e ne vieta l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso. Insomma, dice basta agli ordigni. Lo hanno firmato 59 Paesi, ad oggi, e non siamo fra questi. Credo che ora più che mai, con la crisi Ucraina che infuria, dovremmo chiederci cosa significa avere nel Mondo migliaia di ordigni nucleari pronti all’uso e cosa voglia dire averne sul proprio territorio nazionale una ottantina.

Ucraina: guerra e vanità. Il conflitto letto dall’Atlante. Può narrare di questo suo nuovo libro e rilasciare una testimonianza di pace per tutti i giovani del mondo e un pensiero a questa nostra martoriato umanità ‘sull’orlo del baratro’?

Come per ogni guerra, quello che accade in Ucraina è complesso e semplice. E’ facile, ad esempio, la lettura del momento: c’è un aggressore, che è Putin e ci sono degli aggrediti, che sono i cittadini ucraini. Nulla al mondo giustifica un’aggressione militare e la comunità internazionale ha il dovere di proteggere chi è stato aggredito. Ha il dovere si salvargli la pelle e questo significa agire con le armi della politica, del diritto e dell’economia per fermare l’aggressore. E’ semplicemente stupido e pericolosamente ipocrita pensare di risolvere la guerra armando una delle parti. E’ come pensare di spegnere un incendio usando la benzina. Più complesso è ragionare su come si potrà costruire una pace vera, conoscendo gli antefatti, il ruolo avuto dagli attori e, soprattutto, il, drammatico immobilismo che c’è stato per otto anni da parte di tutti, anche da parte di chi oggi alza la voce e fa rullare i tamburi di guerra. Parlo dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, che potevano e dovevano agire prima. Questa è la guerra delle vanità, perché tutti stanno usando l’Ucraina come tavola da gioco, pensando che a vincere sarà chi si dimostra più forte e potente. Intanto, i missili e le bombe uccidono migliaia di civili e la guerra toglie il futuro ad un’intera generazione. Non è accettabile. Dovevamo agire prima. Ora, che è tardi, dobbiamo agire sapendo che le scelte non saranno indolore, che in questa lotta siamo coinvolti tutti. In modo nonviolento, ma ci siamo dentro. Perché il pacifismo non è, come qualcuno in malafede racconta, il mondo delle anime belle e un po’ frichettone. No: è il mondo dell’azione, della costruzione dell’alternativa e del confronto anche duro con la realtà. Essere pacifisti significa essere moderni, contemporanei, assolutamente dentro il proprio tempo, con consapevolezza, forza ed energia. Per queste ragioni il pacifismo fa paura.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Sciogliere la Nato, firmare il TPAN sulle armi nucleari

Sciogliere la Nato, firmare il TPAN sulle armi nucleari

Dal Premio Nobel per la pace per il disarmo nucleare allo scioglimento della Nato.

Noi Ecopacifisti e Disarmisti siamo parte della Rete internazionale Ican insignita del premio Nobel per la pace 2017 per l’abolizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari e per il disarmo nucleare universale e a cui molte associazioni a livello nazionale e internazionale sono affiliate e sono membri attivi. Alcuni di noi attivisti Disarmisti sono stati a New York a palazzo di vetro nel 2017 con 122 nazioni e la società civile organizzata in Ican per varare il trattato di proibizione delle armi nucleari, il TPAN, un trattato Onu che in Italia e in tutti i paesi sotto l’egida Nato non è stato ancora ratificato, ossia non è passato al vaglio della legislazione parlamentare e non è stata discussa e approvata in parlamento l’adesione dell’Italia.
Nel gennaio del 2021, il trattato di proibizione delle armi nucleari è diventato attuativo, ma non per la Nato. Il TPAN è un trattato ONU che è valso alla rete internazionale Ican il Premio Nobel per la pace e ricordiamo, purtroppo, le risoluzioni Onu come in Palestina sono sempre state disattese. L’ONU andrebbe potenziata nel suo ruolo di pace internazionale.
Gli Stati Uniti vogliono stoccare le nuove bombe nucleari di ultima generazione molto più sofisticate, elaborate e mortifere le B 61-12 ad Aviano, a Ghedi e a Buchel in Germania come a Comiso negli anni ’80 in piena guerra fredda furono stoccati gli euromissili.
Noi siamo dalla parte della terra contro il flagello della guerra e stiamo attivando un coordinamento antinucleare europeo, quindi la mobilitazione dell’Europa di pace, dell’Europa dei popoli, che deriva direttamente dall’Europa di Ventotene, frutto della visione di una Europa mai più teatro di guerre come affermato appunto nel Manifesto di Ventotene, scritto dai Partigiani che ci hanno donato la Costituzione e la dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 che risultano essere un disturbo per chi vuole la guerra e per tutti i guerrafondai.

Le imposizioni della Nato.
La Nato impone all’unione europea l’innalzamento delle spese militari e questi sono fondi tolti alla transizione ecologica e alla conversione energetica.
Per questo motivo in Germania viene addirittura rallentata la rivoluzione ‘green’. E a tutto questo si adeguano le nazioni sottoposte alla Nato.
Ogni nazione Nato deve contribuire al settore militare per questo sono tolti alle spese di bilancio i fondi economici sanitari, gli investimenti nell’istruzione, nell’università e nella ricerca e nello stato sociale.
Il coordinamento antinucleare europeo, progetto in nuce negli ambienti ecopacifisti e disarmisti, prevede un grande dialogo tra est e ovest del mondo dove occorre sollevare i problemi dei trattati antinucleari come non solo il TPAN, ma anche ad esempio il trattato INF contro il nucleare che è saltato e abolito in epoca Trump.
Il nostro obiettivo è quello di far esprimere la cittadinanza europea sulla presenza delle armi nucleari nel territorio europeo e la denuclearizzazione anche civile e non vogliamo la tassonomia UE cioè l’inserimento del nucleare tra le fonti annoverate nell’elenco dei derivati dell’energia sostenibile.
La società va sensibilizzata su un orizzonte ancora più vasto della guerra in Ucraina ad esempio sui trattati antinucleari che mancano purtroppo e sono stati aboliti dal potere. E nel frattempo, si assiste a un ritorno agli euromissili ipersonici a medio raggio in una guerra limitata al teatro europeo.

Le parole per convincere i potenti a deporre le armi.
La violenza ingenera violenza. Nella guerra nessuno è vincitore, ma tutti siamo vinti. La guerra ingenera morte, distruzione, stragi e porterebbe al conflitto ultimo, alla terza guerra mondiale ossia alla guerra nucleare e a un iniziale inverno nucleare. Questo condurrebbe inesorabilmente alla fine del genere umano. Alla eliminazione totale della presenza nell’universo del genere umano e del valore della storia e dei progressi dell’umanità.
Margherita Hack diceva che siamo figli delle stelle di questa cosmogenesi femminile come di madre terra e abbiamo il diritto e il dovere di tutelare la natura dalla distruzione non solo ecologica e climatica, ma appunto anche nucleare. In questo stato di allerta, emergenza, minaccia occorrono invece corridoi umanitari, occorre sensibilizzare l’opinione pubblica contro la guerra, occorrono negoziati tra i potenti e trattative e compromessi di pace per risolvere embarghi, restrizioni, sanzioni, installazioni delle basi Nato che ingenerano guerra, violenza, morte. I massmedia non lo dicono, ma tutto questo odio innescato dal sistema di potere alimenta l’industria delle armi e l’apparato e il sistema e il complesso militare, industriale, fossile. I governi soprattutto non devono inviare armi ai Paesi belligeranti, ma devono fornire beni di prima necessità, viveri, alimentari, medicinali. Occorre che tutte le nazioni aiutino i profughi. Ogni nazione deve accoglierli attraverso i corridoi umanitari e bisogna fare molta attenzione ai bombardamenti per le centrali nucleari presenti in Ucraina e in Russia.

La guerra è solo tra Russia e Ucraina?
Non è scoppiata adesso la guerra. Noi siamo da sempre in guerra.
La guerra in Iraq, in Afghanistan, in Jugoslavia, in Libia, in Siria. I bambini continuano a morire sotto le bombe. La Nato vuole tutto questo. La Nato è un organo militare istituito dagli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale con il patto di Varsavia, l’alleanza atlantica, la cortina di ferro, il muro di Berlino. Ora queste entità geopolitiche non esistono più e per questo la Nato va eliminata. Va sciolta. E deve essere invece potenziato il ruolo dell’Onu per la pace universale.

L’equilibrio con madre terra e la natura.
Noi che siamo dalla parte dell’equilibrio vivente di cui facciamo parte, ci opponiamo alle guerre che lo violentano attentando alla vita di tutti. Ricordiamo che l’attività militare è causa di circa il 20 per cento delle emissioni di co2 e abbiamo partecipato alla cop26 di Glasgow perché questo dato terribile fosse certificato negli accordi di Parigi sul clima globale. La guerra con epicentro in Ucraina è particolarmente pericolosa perché la sua escalation può precipitare in un conflitto nucleare globale e noi sosteniamo questo fatto, ossia che dalla proibizione, non ratificata dalle potenze nucleari e dai paesi Nato, si passi alla eliminazione effettiva degli ordigni nucleari, di tutte le armi di distruzione di massa nucleari. Siamo contrari al fatto che si giochi a far crollare le economie con sanzioni energetiche, mentre dovremmo unire gli sforzi sulla Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Siamo con i popoli che risultano dai sondaggi avversare il riarmo, e siamo contro l’alimentare con l’invio di armi conflitti che possono degenerare, e non accettiamo che l’economia possa essere gestita come arma di guerra.
Proseguiamo sulle tre partite che andrebbero aperte a livello europeo: denuclearizzazione e decarbonizzazione e piani nazionali per la conversione ecologica, il lavoro verde che si innesti sulla promozione di un modello rinnovabile al cento per cento e la base per una società strutturalmente pacifica: la pace con la natura consente la pace tra gli esseri umani.

 

su Blog ODISSEA:

https://libertariam.blogspot.com/2022/04/sciogliere-la-nato-dilaura-tussi.html?m=1

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

L’impegno dell’umanità nell’era nucleare

L’impegno dell’umanità nell’era nucleare

Foto: Unsplash.com

Una possibile catastrofe, valutata tra le 6-10 volte più grave di quella di Chernobyl, è stata evitata con un intervento pur tardivo dei pompieri dell’impianto. Ad oggi pare incerta l’attribuzione dell’attacco attribuiti ora ai russi ora agli ucraini. Tuttavia, l’attribuzione di questo atto non ha rilevanza su quanto si vuole qui discutere sull’impegno dell’umanità nell’era nucleare, soprattutto perché non è nostra intenzione alimentare la frenesia bellica accreditando notizie sul nucleare che già in tempi di pace dovrebbero essere trattate con il massimo rigore informativo.

Il punto cardine è determinato dal fatto che è stata la prima volta che un impianto nucleare è stato preso di mira come elemento strategico di una guerra, fatto inaudito per le conseguenze terribili di morti e di impossibilità di vero controllo umano dopo l’innesco della fusione incontrollata. Una svolta cinica della guerra, da qualsiasi parte la si voglia leggere, che si aggiunge alle consuete informazioni propagandistiche delle nazioni belligeranti.

I fatti accaduti a Zaporizhzhia sembrano fortunosamente escludere un pericolo immediato, ma certo per calcolo o per errore umano si è sfiorata una catastrofe inimmaginabile. Il solo pensiero poi che le altre centrali nucleari ucraine possano essere obiettivi strategici del conflitto, pone il mondo intero in una condizione di ansia ed incredulità che condizionano qualsiasi intervento esterno non condiviso. Bisogna giungere ad un ragionamento differente e rispolverare il senso della pace globale o almeno del rispetto di smilitarizzazione delle zone a forte rischio atomico e radioattivo.

Emblematicamente vale la pena ricordare che Chernobyl ancora oggi è motivo di preoccupazione. Nel 2017 è stato installato un nuovo sarcofago protettivo sopra quello vecchio. Si tratta della più grande struttura mobile mai realizzata al mondo e di un’opera ingegneristica unica nel suo genere, ma che ha un ciclo vitale di 100 anni con interventi economici non piccoli e a cui dovranno partecipare molti Stati. Si ricorda, inoltre, che lo smaltimento di centrali nucleari dismesse è faccenda assai complessa e sostanzialmente irrisolta. Anche per gli Stati Uniti dove, giusto per fare un esempio, i piccoli reattori dei sottomarini nucleari dismessi sono ammassati nel deserto in attesa da anni di una collocazione definitiva (quando non sono stati fatti affondare in profonde fosse atlantiche).

Crisi Ucraina tra guerra e pace

Secondo la ferma posizione di Alex Zanotelli dobbiamo capire e leggere la realtà con gli occhi dell’altro. Non solo per Russia e Ucraina, ma per gli Stati di tutti i continenti perché essi stessi sono una parte non piccola del problema. È un invito a non leggere la realtà per noi stessi, ma cercare di capire l’altro.

Leggere la verità e la realtà non è facile, soprattutto non è facile leggerla con altri occhi a causa di elementi che offuscano il bene umano dal prevalere degli interessi di potere, da quelli militari a quelli del denaro. È una situazione tanto complessa e globale che non può che risolversi con la volontà di dialogo e di negoziato condotta in una tregua delle armi riconoscendo anche agli altri la loro verità purché non annulli la nostra.

Il punto importante consiste nell’allertare tutto il mondo per il dialogo e per la pace. Davanti al conflitto tutti i gruppi pacifisti e nonviolenti devono mettersi insieme: bisogna ritrovare l’unità tra gruppi pacifisti perché è il momento di agire per il dialogo.

Viviamo un drammatico momento della storia umana. Siamo fra due micidiali pericoli: davanti alla crisi ecologica che ci potrebbe portare all’estinzione tra un’estate incandescente per il clima e un inverno nucleare per la guerra nucleare. E’ in questione la sopravvivenza dell’umanità su questo pianeta. Ecco perché è fondamentale un lavoro di informazione per far conoscere a tutti la gravità del momento. Siamo sull’orlo oggi del baratro in particolare per la questione dell’Ucraina. Ma tra qualche mese arriverà l’altra grande questione fra Usa e Cina sull’isola di Taiwan. E avanti così. Basta nulla. Basta un incidente. Il problema è che le grandi potenze sono armate ad un livello straordinariamente e incomprensibilmente distruttivo.

Gli Stati Uniti hanno almeno 3000 bombe nucleari pronte al lancio. La Cina ne ha 200, ma entro il 2030 vuole arrivare almeno al migliaio. La Russia ne ha tante, ben oltre le 500 promesse in caso di guerra verso L’Europa. E vari altri Paesi che vogliono continuare a incrementare il loro armamentario nucleare. In Italia abbiamo una settantina di bombe atomiche a Ghedi vicino a Brescia e ad Aviano in provincia di Udine le quali verranno prossimamente rimpiazzate dalle nuove e sofisticate B 61-12.

E’ assurdo quello che sta avvenendo, perché è chiaro che basta un minimo incidente e salta ogni illusione di pace. É importante uscire da questo macabro gioco, basato sulla difesa per deterrenza del numero di armi nucleari, quando ne basterebbe una per scatenare una ritorsione fuori controllo. Oggi, purtroppo, sulla deterrenza atomica si basa gran parte dell’equilibrio mondiale: una deterrenza brutale che rifugge da qualsiasi negoziato e che viene consumata nello stretto riserbo dei ministeri per la difesa degli Stati con armi atomiche. Questo è un male al quale con terrore ci siamo abituati e non pensiamo che anche ogni centrale nucleare civile costruita nel mondo per la fornitura energetica sia di fatto un obiettivo militare strategico nello scatenarsi di qualsiasi guerra.

Se guardiamo ora all’Ucraina potremmo dire ottimisticamente che nessuno dei belligeranti sembra essere interessato a provocare danni agli impianti nucleari, ma la concatenazione di eventi potrebbe dar luogo a errori umani nell’ambito di lanci missilistici o di bombardamenti. Un rischio davvero fuori controllo che sta costringendo per necessità l’Europa a rivalutare il ruolo giocato dal nucleare civile.

Papa Francesco continua a dire che non solo l’uso della bomba atomica è immorale, ma anche il suo solo possesso. E questo tipo di informazione è fondamentale. E questo deve portare tutti a reagire. Per dire basta.

Purtroppo ancora oggi parlando di pace e pacifismo si finisce con l’essere intesi come idealisti e utopisti lontani dalla realtà. La guerra in Ucraina ha fatto capire quanto ci fossimo illusi chiudendo gli occhi ad un processo di potere che più o meno sottilmente ha coinvolto Russia e Europa su questo crinale. Per questo dobbiamo cercare di comunicare il significato della pace in modo attivo, capovolgendo il senso delle cose così come sino ad oggi sono state intese.

Oggi deve essere ben chiaro dai fatti dell’Ucraina, che costruire una centrale nucleare, ammesso che abbia senso ambientale, deve comprendere la consapevolezza che si sta costruendo un obiettivo strategico militare e un luogo di controllo manutentivo che costituirà un pericolo per molti decenni.

Il nucleare civile e il nucleare militare devono essere cancellati dalla storia dell’umanità.

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l’impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti.  Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: “Scuola e didattica” – Editrice La Scuola, “Mosaico di Pace”, “GAIA” – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, “Rivista Anarchica”. Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

Pubblicato il Lascia un commento

L’umanità e l’ecatombe nucleare

L’umanità e l’ecatombe nucleare

Foto: Unsplash.com

Crisi Ucraina, pace, pacifismo

Secondo la ferma posizione di Alex Zanotelli dobbiamo capire e leggere la realtà con gli occhi dell’altro. Siamo una parte del problema perché siamo parte della Nato: l’Unione Europea è alleata con gli Stati Uniti – capofila della Nato – e i nostri apparati televisivi non ci aiutano a leggere la realtà. La crisi di Cuba del 1961 è interessante. Come a Cuba, oggi si verifica la stessa situazione. La Nato vuole portare missili in Ucraina per immobilizzare con la deterrenza Mosca come durante la crisi a Cuba.

La Nato avanza verso Est

Questo è un invito a non leggere la realtà da noi stessi, ma cercare di capire l’altro. Tra i documenti Usa è chiaro che la politica statunitense vuole portare l’est europeo all’interno della Nato. All’Italia chiediamo alcune cose come la neutralità attiva. L’Italia è già coinvolta nel conflitto perché la sesta flotta americana a Napoli è partita con l’esercitazione Usa con un esercizio navale tramite i cacciabombardieri F-35 dotati e armati di missili nucleari e queste cose il governo italiano non può accettarle e permetterle. È necessario appoggiare la resistenza in Ucraina con giochi di diplomazia. Il nostro appello è quello di scendere in piazza come pacifisti. Occorre leggere la verità e la realtà non è facile. Non è facile leggerla con altri occhi. Per l’impero denaro. Una situazione così dobbiamo leggerla dal di dentro in una situazione complessa.

La necessità del dialogo

Anche noi siamo inglobati in questa storia perché non siamo innocenti in quanto siamo italiani. La Nato è firmata dal parlamento Italiano e la democrazia cristiana in Italia ha votato per la Nato. Un esempio importante fu Giuseppe Dossetti. Disse che se noi firmiamo per la Nato, l’Italia non è più un paese sovrano. E l’Europa è prigioniera della Nato. E adesso siamo a un punto gravissimo: la guerra. Piazza Maidan vede forze fasciste e neonaziste che hanno giocato un ruolo tristissimo e hanno avuto un ruolo prioritario e sono questi i nodi fondamentali della vicenda della crisi Ucraina in atto. Uno dei pochi leader dell’Europa è stata la Merkel che tentava di entrare nella mente dei russi e di Putin e di tenere presente il problema del dialogo.

Il patto tra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Est

I Paesi dell’est sono entrati nella Nato sotto la spinta degli Stati Uniti. Il punto grave e estremamente importante consiste nell’allertare tutto il mondo per il dialogo e per la pace. Davanti al conflitto tutti i gruppi pacifisti e nonviolenti devono mettersi insieme: bisogna ritrovare l’unità tra gruppi pacifisti! Questo è il momento cruciale per cercare e trovare e sperimentare la parola chiave: il dialogo…

Segue su Agoravox.it

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell’ambito delle scienze della formazione e dell’educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN – Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondoAgoraVox ed ha ricevuto il premio per l’impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana – con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti.  Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: “Scuola e didattica” – Editrice La Scuola, “Mosaico di Pace”, “GAIA” – Ecoistituto del Veneto Alex Langer, “Rivista Anarchica”. Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

Pubblicato il Lascia un commento

Noi non ci arruoliamo. Voci contro la guerra

Noi non ci arruoliamo. Voci contro la guerra

NOI NON CI ARRUOLIAMO Trasmissione Televisiva
Noi non ci arruoliamo. Voci contro la guerra
Report/sintesi di Laura Tussi
La società civile si sta mobilitando con tutti i mezzi per creare un tessuto sociale consapevole dei rischi che tutti noi stiamo attraversando.
Migliaia di persone scendono in piazza per dire NO a possibili escalations militari e quindi è importante discutere su cause e alternative a questa situazione di paura globale.
Questo di Contropiano uno dei tanti incontri online che stanno lavorando in tal senso per costruire la pace e quindi è importante darne massima evidenza.
Alessio Ramaccioni presenta il titolo del tema dello spazio di Contropiano sulla guerra analizzata dal punto di vista politico e dell’informazione e dell’economia da quando si respira un clima da interventismo sdoganato dai mezzi di comunicazione di massa.
Giorgio Cremaschi dice che siamo di fronte a una propaganda di guerra violenta per cui chi non è disposto a fare la guerra è schiavo del nuovo Hitler ossia Putin.
Ma la grande maggioranza del paese chiede misure politiche e compromessi di pace con Putin per fermare la guerra.
La nostra posizione è una spiegazione perché noi non siamo filo Putin.
Ma neanche con la Nato.
Questa invasione di Putin è l’ultimo capitolo di aggressione di Stati Uniti e Nato nei confronti di tutto il mondo.
Non ci sono buoni e cattivi nelle relazioni mondiali, ma il diritto e la legalità internazionali.
Tutte queste guerre imposte dalla Nato sono inaccettabili e la guerra dovrebbe essere cancellata come strumento delle relazioni internazionali.
Ci vorrebbe una corte internazionale contro i crimini di guerra.
Siamo di fronte al fatto che per la prima volta non è la Nato che decide i buoni e i cattivi, ma la Russia.
Adesso anche il governo russo ha sconvolto tutti questi equilibri. L’Italia è in una guerra che non impegna direttamente i nostri soldati, ma i mercenari, i volontari eccetera.
Un coinvolgimento anche perché mandiamo le armi e siamo coinvolti per una serie di escalations.
Il primo paese europeo che perseguita gli Lgbt ed è contro l’aborto è la Polonia che sta trascinando i paesi più riluttanti verso impegni militari più forti in alleanza con la Nato.
La Polonia è il primo stato violatore dei diritti umani in Europa.
È uno Stato fascista. Noi siamo contro le logiche di guerra, mentre tutte le autorità ci portano verso un’escalation militare. Vi è un modo per fermare la guerra? La sensazione è che le nostre autorità vanno verso la terza guerra mondiale.
Per fermare la violenza, occorre fermare le armi con trattative e negoziati di pace. La guerra genera guerra. Occorrono compromessi di pace.
Costantino Saporito: ho vissuto la guerra in Jugoslavia e noi abbiamo deciso di partire per dare assistenza ai profughi. Noi portiamo in salvo i profughi verso i luoghi sicuri e sempre per portarli fuori dalla guerra perché diciamo basta guerra: è tutto assurdo. A tutti chiediamo cosa volete e loro rispondono: la pace. La mia testimonianza di persona normale è quella di prendere i profughi, gli ultimi della terra e di un processo che è quello di distruzione che produce tanti profughi che hanno bisogno.
Bisogno di tutto.
Occorre un nuovo inizio di integrazione totale.
La mia è una testimonianza di viaggi per salvare i profughi.
Mi devo occupare di questo viaggio di salvezza.
Per salvare i profughi. Apriamo le porte delle case e del cuore a chi scappa dalla guerra in maniera totale globale.
Giorgio Beretta: l’Unione Europea vuole inviare armi in Ucraina che finiscono nelle mani del battaglione Azov di dichiarata ispirazione nazista.
Al contrario occorre portare le due parti al tavolo delle trattative. I nostri politici hanno abdicato al proprio ruolo diplomatico.
La richiesta di cessate il fuoco, di ritiro delle truppe dalla Russia e risarcimento all’Ucraina, il ritiro dei contingenti nato in est Europa che stanno continuando aumentare: questo noi chiediamo.
Altrimenti è una logica sbagliata. Chiediamo l’autonomia della Repubblica del DonBass sul modello del sud Tirolo e dell’Alto Adige.
L’Ucraina decide il proprio corso politico, ma deve dare autonomia a queste regioni.
L’autodeterminazione di un popolo non deve essere a discapito del popolo stesso né della sicurezza internazionale, ma la possibilità all’Ucraina di fare accordi commerciali con l’Europa bisogna darla. La questione commerciale bisogna tenerla aperta. L’altra questione dirimente è quella che occorre pensare a un modello di difesa europeo alternativo rispetto alla Nato che va sciolta. La Nato sta diventando un motivo di insicurezza a livello mondiale.
Vi sono molti interessi di lobby e di politici nell’industria militare.
È sempre più necessario un diverso modello di difesa europeo di tipo difensivo e sostenibile che contempli la difesa civile non armata e non violenta. Alex Langer diceva che è venuto il momento di mettere in campo i corpi civili di pace e di intermediazione e interposizione.
Invece i paesi europei continuano la rincorsa al riarmo. Bisogna ripensare il modello di difesa e sicurezza innovativo e alternativo.
Nicoletta Dosio: in valle sappiamo cosa significa occupazione militare. La nostra valle è occupata militarmente dai militari dal 2011. Anche il nostro paese è strumento e attore di una guerra con l’Europa di Maastricht del 1991 con la prima guerra del Golfo. Noi stiamo dalla parte di tutti i popoli che subiscono la guerra.
Rosa Luxemburg diceva che il militarismo e la guerra sono uno spreco enorme che avvantaggia solo le classi capitaliste. Brecht diceva che la guerra che verrà non è la prima e fra i vinti la povera gente fa la fame e tra i vincitori la fame la fa sempre la povera gente.
Dalla nostra valle che è luogo su cui si applica lotta penale al nemico diciamo no alla guerra.
La nostra valle è percorsa dai profughi che fuggono da guerre e fame.
La Polonia e l’Ungheria non lasciano passare i profughi. Siamo dalla parte di chi è contro la guerra.
Attuiamo la lotta contro la Nato: no alla Nato.
Mio nonno morì al fronte nella prima guerra mondiale per polmonite fulminante. Lui era contro la guerra. Non sparava avanti, ma solo in alto, perché non vedeva nemici davanti a sé, ma solo esseri umani.
Sergio Cararo: in questi giorni si tiene il vertice tra Nato e consiglio europeo. Vi è un forte incremento delle spese militari e l’aumento di fondi per l’esercito e per il complesso militare industriale europeo.
Draghi ha detto che il primo problema è quello dei Balcani. Non vorrei che il primo test della bussola strategica europea siano ancora i Balcani. È qualcosa di inquietante. L’informazione di guerra è colta però in contropiede dalle manifestazioni per la pace.
Le manifestazioni sul territorio di questioni popolari hanno fatto saltare il solito schema sui pacifisti. I manifestanti di Roma come a Pisa dove sono stati bloccati i voli carichi di armi verso l’Ucraina. Due pezzi di società mobilitati contro la guerra.
La società italiana non coincide con le scelte del governo e del parlamento. Vi è una divaricazione tra la società reale e la società politica.
La società non vuole inviare armi.
Conclusione di Giorgio Cremaschi: noi siamo di fronte a una feroce propaganda di guerra che lascia un vuoto che il popolo sta riempiendo trattando e manifestando per la pace. Sconfiggere la Russia significa la terza guerra mondiale e il governo pensa che la società non sia in grado di capire questo.
Occorre combattere la guerra e lo spirito guerrafondaio ricominciando a discutere come si fa la pace.
Noi abbiamo un’élite politica ed economica che vuole la terza guerra mondiale contro la volontà della maggioranza della popolazione italiana.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Pubblicato il Lascia un commento

Dal clima al nucleare. Pamphlet ecologico

Dal clima al nucleare

di Laura Tussi (sito)

Il pamphlet ecologico postumo di Virginio Bettini in libreria

Tutta l’umanità si trova coinvolta in un momento apicale per la transizione ecologica: molte nazioni del ricco occidente sono restie a diminuire e contenere le loro emissioni di gas serra, che foreste e suolo non riescono più ad assorbire. Qualche paese europeo ha preso delle misure molto poco incisive, mentre le sovvenzioni al settore delle energie fossili e fissili come il nucleare sono di molto aumentate negli ultimi anni. Tutti noi ecopacifisti e non solo ci aspettiamo dunque un certo impegno in profonde riforme delle politiche pubbliche e dell’economia ma, si trovano sempre molte difficoltà ulteriori a implementare nuovi progetti con efficacia a livello planetario: mondiale.

I rischi del nucleare civile e Fukushima.
Dobbiamo tenere ben presente il caso dell’ac­qua contaminata della centrale giapponese di Fukushima, la quale rischia di essere riversata nell’Oceano Pacifico: Tepco (gestore della cen­trale di Fukushima) ritiene che non esista altra soluzione che non sia lo sversamento delle ac­que radioattive nell’Oceano Pacifico. In effetti il problema si pone: il migliaio di cisterne – le quali contengono milioni di litri di acqua contaminata, a seguito del loro utilizzo per raffreddare i reattori danneggiati dal sisma e dal successivo Tsunami – costruite nel sito saranno praticamente colme nel 2022. Si pensa di costruirne di nuove, ma si valuta anche la possibilità di sversamento in mare (come era stato consigliato dall’agenzia in­ternazionale dell’energia atomica nel 2014): non si potrà immagazzinare più di una certa quanti­tà di acqua, quest’ultima pari a 1,37 milioni di tonnellate. Ogni giorno ne vengono utilizzati 200 m3, misura fondamentale per evitare che i reattori fondano e si verifichi un nuovo disastro ambien­tale (Pieranni 2019).
Sono temi su cui riflette questo saggio Pamphlet ecologico di Virginio Bettini scomparso nel 2020. Ecologo, ecologista, parlamentare europeo verde arcobaleno, docente universitario a Venezia, giornalista, pacifista, ha anche partecipato nel 1979 alla fondazione di Nuova Ecologia di cui è stato il primo direttore

Libro a cura di Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi
Introduzione di Maurizio Acerbo
Intervento di Paolo Ferrero
Postfazione di Alfonso Navarra
Contributo di David Boldrin Weffortsu Blog ODISSEA

 

Questo articolo è stato pubblicato qui