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I giorni della libertà: l’Aprile del 1945. E l’Afghanistan?

Un parallelismo tra i totalitarismi

I giorni della libertà: l’Aprile del 1945. E l’Afghanistan?

Una sentita riflessione va alle vicende attuali che si svolgono in Afghanistan e al dramma di un popolo perennemente occupato dagli Stati Uniti e da altri invasori e che lotta per l’emancipazione, l’indipendenza e l’autodeterminazione.

... E l'Afghanistan?

Un parallelismo tra i totalitarismi.

Il nostro pensiero e una sentita riflessione vanno alle vicende attuali che si svolgono in Afghanistan e al dramma di un popolo perennemente occupato dagli Stati Uniti e da altri invasori e che lotta per l’emancipazione, l’indipendenza e l’autodeterminazione. Perché il tiranno, il dittatore, l’invasore, l’aguzzino nella Storia si manifestano sempre sotto diverse sembianze: un tempo i nazifascisti e ora, in maniera preponderante, l’impero statunitense che pur ebbe un ruolo importante nella lotta resistenziale contro il nemico nazifascista.

Il totalitarismo può manifestarsi sempre sotto diverse spoglie e bandiere.

E’ sufficiente pensare all’assedio di Gaza in Palestina da parte del governo israeliano, con le complicità USA e Europa.

Così l’Afghanistan per le sue risorse naturali è sempre stato depredato, sottomesso e massacrato da Stati Uniti, Unione Sovietica con le connivenze di molti altri stati.

 

I giorni della libertà: dopo cinque anni di guerra, dopo anni di dittatura, dopo due anni di oppressione nazista, i partigiani italiani, prima dell’arrivo delle truppe degli alleati, riconquistano le città e le campagne, mettono in fuga i tedeschi e i fascisti.

Sono centinaia di migliaia, hanno lottato in silenzio per un anno e mezzo, hanno sfidato divisioni corazzate e SS, hanno lasciato sul campo migliaia di eroi, ora scendono a valle tra l’entusiasmo della gente, tra gli applausi del popolo. È la prima volta nella storia d’Italia che il popolo ha fatto la guerra per cacciare i tedeschi, ma anche per dare alla sua nazione un volto democratico.

Per la prima volta sono insieme i comunisti, i socialisti, i democristiani, gli intellettuali del partito d’azione. Per la prima volta la gente che produce e che lavora ha in mano il potere, e gli alleati, pur vincitori in tutto il mondo, devono fare i conti con loro.

l’Italia non è una terra occupata, l’Italia non è divisa, ma il suo popolo si esprime nei comitati di liberazione nazionale che sono il nuovo governo e vogliono essere il nuovo Stato.

Così il futuro dell’Italia nasce in quelle tumultuose giornate dell’Aprile 1945, quando tutti si sentirono giovani, quando tutti ebbero in cuore la speranza di grandi novità, di un mondo e di un’Italia migliori e diversi, di un avvenire fatto ingenuamente di giustizia e libertà.

Bisogna tornare a quei giorni per capirli a fondo, fuor di celebrazioni retoriche, per comprendere il furore democratico che vi era in coloro che combattevano: volevano, finalmente, dare a questo nostro paese un volto popolare, il volto di milioni che hanno sofferto per secoli, che nella guerra avevano sofferto ancora di più, e che cercavano ora la redenzione finale.

Quella redenzione non è venuta, e probabilmente non poteva venire, ma tornare a quei giorni di autentica gloria, significa potersi riunire a quelle speranze, vuol dire avere fiducia ancora: la libertà, la giustizia, la democrazia ci possono essere. Basta conquistarle uniti.

Uniti difenderle.

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Rivista.eco: Raccontarsi è bello

Rivista.eco, diretta dal professor Mario Salomone, presenta:

Rivista.eco: Raccontarsi è bello

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello che apre la mente. È un’azione liberatoria che comporta un’analisi interiore e introspettiva attenta a far emergere dall’interiorità i nostri traumi, i tasti dolenti, le difficoltà, ma soprattutto la scrittura fa emergere il bello dell’esistenza

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto di Resistenza e Amore

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello che apre la mente. «Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda di Sesto San Giovanni agli scioperi del 1943 e 44».

 

Scrivere per sé, di sé e per gli altri è un atto bello che apre la mente.

È un’azione liberatoria che comporta un’analisi interiore e introspettiva attenta a far emergere dall’interiorità i nostri traumi, i tasti dolenti, le difficoltà, ma soprattutto la scrittura fa emergere il bello dell’esistenza anche quando si raccontano eventi importanti esterni a noi, ma che pur ci appartengono e ci riguardano.

Dobbiamo essere felici già per il solo fatto di vivere, di esistere e assaporare e raccontare e scrivere l’esistente e dobbiamo gioire di ciò che ci circonda e della vita in qualsiasi condizione essa ci ponga, perché anche questo è un atteggiamento nonviolento di apertura mentale.

L’analisi dell’io interiore e gli scritti di eventi e argomenti che ci stanno a cuore, possono essere condotti anche con l’animo e l’ausilio di un mentore, di un amico, di un maestro, entità maschile e femminile, che ci accompagnano nel percorso dell’esistere.

In quanto esistere non è una malattia dell’anima, un problema viscerale, ma una grande risorsa, un dono della cosmicità materna, il più bel privilegio che madre terra ci abbia concesso.

L’esistenza può essere dedicata a percorsi e ricorsi ideali e valoriali, verso principi positivi che noi vorremmo attuare nella vita come costruzione per il superamento delle disuguaglianze del tessuto sociale.

Abbattere le barriere delle disuguaglianze

Un tema che mi sta a cuore è la pace, perché da piccola sentivo in famiglia la storia di mio nonno che ha contribuito alla Resistenza partigiana antifascista, come personalità libertaria, come resistente, compiendo sabotaggi e partecipando in qualità di operaio della Breda di Sesto San Giovanni agli scioperi del 1943 e 44. In famiglia ho sempre respirato il terrore, la paura e la drammaticità della guerra di cui mi raccontavano i miei zii materni.

La pace è il bene sommo. È l’ideale altissimo per cui ciascuno di noi dovrebbe agire nel cammino del proprio esistere.

La solidarietà è l’anticamera della pace, che non si deve esplicare tramite l’assistenzialismo religioso o laico fine a sé stesso, ma deve abbattere le barriere delle disuguaglianze di ogni tipo nel tessuto sociale e agevolare prospettive per creare lavoro pulito per tutti e attivare mezzi sociali utili per prevenire, risolvere e trascendere i conflitti. Mi piace scrivere di disarmo e pace perché è importante.

Ma cosa è la pace? E l’assenza di conflitto? La pace è soprattutto disarmo. È una dimensione non solo interiore, ma terrena che comporta sia l’assenza di guerra, ma soprattutto l’accordo e l’amore tra persone, genti, popoli e minoranze. Tramite incontri pubblici è possibile creare ambiti e percorsi di pace, ossia comunità sociali in costante dialogo con persone di ogni credo politico e anche religioso che pongono agli interlocutori domande su quanto viene esplicitato, ad esempio durante la presentazione in pubblico di uno scritto e di un libro di spessore.

Nel libro, ideali e speranze

Il libro diventa un incunabolo, ossia un ricettore di ideali e speranze e diventa uno scritto collettivo appartenente a tutti: diviene un bene comune ricco di contenuti, principi, valori, quali il disarmo, la pace e l’amore tra gli esseri umani, gli esseri viventi, gli animali e la natura nella sua complessità. Certi libri contengono il portato valoriale della memoria storica contro il nazifascismo con uno sguardo rivolto a un nuovo futuro possibile, partendo dalla memoria degli eventi. Uno sguardo rivolto a un altro mondo possibile più che mai urgente e necessario.

L’amore per la pace e per la vita non sono istanze e sentimenti passivi, ma sono costantemente proiettati verso un nuovo futuro, verso la prossimità dell’altro. All’interno delle comunità sociali, dove collettivamente si attualizzano valori e ideali, insieme si raccolgono i frutti delle idee più belle, anche solo quando gli ascoltatori, i destinatari di messaggi e tutti coloro che apprezzano i contenuti di pace, ringraziano, questo è un evento importante. Perché dai libri condivisi in comunità emergono prospettive di speranza, di bellezza in quanto si creano proprio visioni di bellezza e bontà dell’esistente e si pone soprattutto il giudizio sulle nefandezze, sulla violenza, sulle ingiustizie sociali che permeano la società e di riflesso le nostre vite.

Appellarci alle “stelle della Resistenza”

Essere figlie e figli di una cosmicità femminile, di una maternità terrena, aiuta a travalicare le violenze del patriarcato, del maschile, del misogino, dell’essere divino, unico Dio creatore, maschio e onnipotente perché siamo donne accompagnate da uomini che vogliono il bene dell’universo e aborriscono ogni forma di violenza.

La guerra di cui spesso sentivo parlare in famiglia è sempre più drammatica e vicina.

Per questo esistono i coordinamenti antinucleari europei che si attivano e si spendono per bloccare gli arsenali di morte della nato, dove sono stoccate le bombe nucleari statunitensi B-61 e quelle ancora più sofisticate per la guerra del domani ossia le B 61-12.

Tutto il nostro essere di attivisti nonviolenti aborrisce la violenza e la guerra e per questo mi piace scriverne intimamente. Scrivere in questo mio diario virtuale. In questo mio diario intimo ma, al contempo plurale e condiviso. E ancora penso alle nostre stelle, le “stelle della Resistenza” da mio nonno al nostro amico partigiano deportato Emilio Bacio Capuzzo, scomparso nella data storica del 2017 per il Premio Nobel per la pace a Ican, fino ad arrivare al papà Partigiano di Alessandro Marescotti e ai grandi padri del pacifismo da Stéphane Hessel a Edgar Morin a Turoldo. Coloro che ci insegnano sempre a amare la vita, gli altri anche nei momenti più bui e oscuri dove i demoni della mente si impadroniscono dei nostri sensi. Ma appellarci alle stelle, alle “stelle della Resistenza” è una salvezza per vincere le tenebre, il nefasto, l’inimicizia, l’ostilità e la cattiveria e per far prevalere la bontà, l’amore, la bellezza.

su Rivista.eco, Direttore Mario Salomone ,Sociologo dell’ambiente, giornalista e scrittore, insegna Sociologia dell’ambiente nei Master MACSIS dell’Università di Milano Bicocca e MASRA
dell’Università di Torino ed è stato professore di Sociologia dell’ambiente all’Università di
Bergamo e di Comunicazione politica alla Università IULM di Milano. È Segretario
Generale della rete mondiale di educazione ambientale, che organizza ogni due anni i
World Environmental Education Congress (WEEC).
È autore di numerose monografie (tra cui Al verde! La sfida dell’economia ecologica,
Carocci), di saggi, capitoli di opere collettive e articoli su riviste scientifiche, quotidiani e
riviste, nonché di romanzi e racconti. È direttore di testate a carattere ambientale (la rivista
scientifica “Culture della sostenibilità” e “.eco”).
È stato presidente della FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) dalla fondazione al
2017 ed è membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Aurelio Peccei,
sezione italiana del Club di Roma.

https://rivistaeco.it/raccontarsi-e-bello

Laura Tussi autrice presso Rivista.eco:

https://rivistaeco.it/author/laura-tussi/

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PeaceLink: disarmo nucleare e inquinamento atmosferico

È necessario più che mai disincentivare le spese militari e investire sulla pace

PeaceLink: disarmo nucleare e inquinamento atmosferico

I poteri forti attuano investimenti negli armamenti come gli F 35, le bombe nucleari nato B 61-12, i droni e nelle grandi opere inutili come la TAV e le opere militari come il Muos. I poteri forti incentivano le grandi opere colossali e militari per incrementare la domanda di acciaio

Il riarmo nucleare e l'inquinamento atmosferico sono dettati da un sistema malato: da poteri forti distinti e separati, ma comunque poteri forti

È necessario più che mai disincentivare le spese militari e investire sulla pace.

I poteri forti attuano investimenti negli armamenti come gli F35, le bombe nucleari nato B 61-12, i droni e nelle grandi opere inutili come la TAV e le opere militari come il Muos.

La richiesta di acciaio ormai scarseggia sul mercato globale. Invece i poteri forti incentivano le grandi opere colossali e militari per incrementare la domanda di acciaio in un sistema e in un mercato che sono in realtà al tracollo e al collasso.

Le politiche globali devono al contrario investire sulla pace cioè la riqualificazione ambientale e le bonifiche delle città e dei siti contaminati e inquinati come Taranto che subisce politiche scellerate e corrotte altamente inquinanti.

Le politiche globali con l’impatto negativo sull’ambiente non rispettano la tutela e la salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale e la tutela della sicurezza sul lavoro e non rispettano, costituzionalmente parlando, la salute e la vita di operai, lavoratori e cittadini.

Il caso Taranto propone il diritto alla salute e alla vita soppiantato dalle logiche politiche bieche di profitto, dalla ricerca del massimo profitto dei padroni, dei poteri forti votati alla tirannia del capitalismo neoliberista e finanziario e votati al becero ricatto capitalista che vede contrapposti lavoro o salute e lavoro o vita.

I sistemi forti dettano legge. A Taranto la società civile organizzata in cittadinanza attiva è contro il mostro dell’acciaio, la fabbrica della morte, il siderurgico infernale.

L’Associazione PeaceLink – Telematica per la pace è inoltre affiliata dal 2006 alla Rete internazionale ICAN – Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari e per il disarmo nucleare, insignita del Premio Nobel per la Pace nel 2017. PeaceLink è membro ICAN assieme a altre associazioni, come Disarmisti Esigenti e Wilpf, operanti sul territorio nazionale e assieme a oltre 500 ONG, realtà associative, Onlus operanti in tutto il mondo per la messa al bando degli ordigni nucleari. PeaceLink porta avanti, con varie attività e iniziative a livello nazionale e internazionale, l’importante testimone del Premio Nobel per la pace a ICAN per il disarmo nucleare.

Per quanto riguarda l’ambito della siderurgia, a Taranto vi è un alto tasso epidemiologico di incidenza tumorale per vari agenti inquinanti emessi dall’impianto siderurgico più grande d’Europa. Nel quartiere tamburi molte persone sono affette da malattie cancerogene, tre persone su 18.

PeaceLink ha sollevato un terremoto politico e giudiziario, una contrapposizione netta tra politica partitica e magistratura.

Il 26 luglio 2012 il Gip – Giudice per le Indagini Preliminari Patrizia Todisco emette la sentenza “con la salute e la vita non si può mercanteggiare”.

I deputati alla camera e al Senato hanno votato decreti legge salva Ilva e ammazza Taranto.

I poteri forti, i partiti, le autorità ecclesiastiche hanno un atteggiamento omertoso e hanno nascosto la verità con l’omertà e il silenzio, occultando la verità di inquinamento e malattie e morte.

Da indagini su Taranto emerge una equazione tra le lobby dell’acciaio e i poteri forti per tenere nascosti i dati sull’inquinamento: è una verità amara e tragica, ma è la verità.

Note: Il riarmo nucleare e l’inquinamento atmosferico sono dettati e imposti da un sistema malato: da poteri forti distinti e separati, ma comunque poteri forti

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Renato Accorinti per Bimbisvegli

Renato Accorinti sostiene Giampiero Monaca

Renato Accorinti per Bimbisvegli

Messaggio di Renato Accorinti, insegnante, già Sindaco di Messina in solidarietà con il metodo pedagogico Bimbisvegli del maestro Giampiero Monaca

Renato Accorinti in solidarietà con Giampiero Monaca

Renato Accorinti sostiene Giampiero Monaca

Renato Accorinti per Bimbisvegli

A cura di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

 

Vorrei dare un mio contributo a una problematica che è molto delicata. Qualcosa che è successo a Serravalle d’Asti in Piemonte tra un insegnante di scuola primaria Giampiero Monaca e la propria dirigente scolastica.

Dico subito che non è questione di mettermi dalla parte di uno contro l’altro, tra buoni e cattivi. Non è questo quello che voglio fare.

E’ un contributo di riflessione: solo questo.

Per 40 anni ho fatto l’insegnante. Ritengo come tanti ormai che la scuola è il luogo più importante di qualunque società perché è il luogo dove lo Stato interviene attraverso i propri insegnanti per cercare di non impartire il pensiero unico, ma, al contrario, di trasmettere il pensiero critico e cioè formare le donne e gli uomini del futuro.

Formare l’uomo e il cittadino. L’essere umano e il cittadino. E perciò a volte questo confine può essere capito male da una parte e dall’altra. Ho fatto anche il sindaco di Messina dal 2013 al 2018. Alcuni miei gesti sono stati anche interpretati in un modo o nell’altro. Qualcuno ha capito qualche gesto pensando in positivo; qualcuno ha visto anche in negativo lo stesso gesto.

Ho esposto la bandiera della pace il 4 novembre, riferendomi alle parole di Pertini “svuotare gli arsenali, riempire i granai” e all’articolo 11 della Costituzione, non certo da sovversivo. Perciò in linea con quelle che sono proprio le regole e le leggi, tra l’altro.

Però quando fai qualcosa che è un po’, tra virgolette, strana sembra di essere non so che cosa… ma quello che mi sta a cuore è dare contributi per migliorare questa nostra società. Ecco, la cosa più importante che ho fatto non è il sindaco, ma sono i 40 anni di insegnamento, perché mi sono proprio arricchito come una spugna. Ho appreso la serenità e la bellezza dei bambini e ho cercato di dare quello che era possibile da parte mia.

Alla marcia Perugia-Assisi ci siamo incontrati con Giampiero, casualmente, e lui aveva già parlato di me nella scuola, dove ho fatto anche un intervento telefonico.

Poi sono andato a trovare questi bambini e è stata una giornata bellissima e ho parlato anche con il prefetto, con il sindaco e con degli assessori, perciò con le istituzioni e poi ho parlato ancora con i bambini.

E’ stato un momento straordinario.

Renato Accorinti per Bimbisvegli

Il metodo di Giampiero, questo metodo chiamato Bimbisvegli, è volto a cercare di fare uscire il meglio da questi bambini per essere persone attive nella società.

E’ quello che si deve fare nella scuola, non è un cercare di inserire nel cervello solo dati e basta.

I bimbi non sono dei computer, sono esseri umani e perciò bisogna sviluppare la amorevolezza, la compassione, il senso civico il capire che siamo in uno stato di diritto: la Costituzione. Questo è il contrasto che vi è fra la dirigente scolastica e il maestro Giampiero Monaca. Chiaramente si è creata una frattura, e questo non è buono per la scuola in generale, perché quello che succede in quel paesino piccolo del Piemonte vale per tutto il mondo e allora non è voler cercare di mettere la buona parola, ma questa è la mia riflessione nei confronti della scuola, e credo che un metodo di scuola all’aperto come fa Giampiero Monaca non è da criminalizzare.

Un metodo dove i genitori, che sono la cartina di tornasole, dicono sia un bene che i loro bimbi tornano a casa felici e che il metodo creato da Giampiero appunto trova tutta la solidarietà dei genitori.

Questa è molto importante. Poi cara dirigente non sono qua ad additare lei, non la conosco e ho un rispetto sacro per le istituzioni e per lei, e mi piacerebbe incontrarla cercare di dialogare perché questo è addirittura il primo compito. Bisogna trovare maestri che hanno entusiasmo per il proprio lavoro e amore per il proprio lavoro. Non vi è mai l’esatto accordo, questo vale per qualunque persona con il proprio fratello, sorella o marito e moglie.

Certo. Nessun insegnante, maestro, professore universitario può fare quello che vuole contro la Costituzione. Lì è chiaro: si ferma. Ma irrigidirsi per cose per cui invece vale la pena dialogare e discutere e andare oltre, fare delle discussioni con i bimbi, delle discussioni con i genitori, oltre che con il maestro Monaca può portare a dialogare, a trovare la giusta misura per cercare di organizzare delle iniziative importanti.

Giampiero, stando con i ragazzi all’aperto, cerca di stimolare il pensiero critico e non di imporre il pensiero unico. Stimolare i ragazzi a diventare persone attive nella società per non stare con la testa sotto la sabbia, per stare dalla parte di chi chiaramente viene ricattato, di chi subisce ingiustizie. Questo è fondamentale, è anzi compito della scuola e non si va fuori programma. Questo è il programma. E’ il programma.

E allora non si deve vedere che ci sono sovversivi sempre con il sospetto. Il dialogo è la cosa poi più importante tra gli esseri umani e la scuola, ancora di più,  ha bisogno di questo metodo di dialogo.

Io credo che questo modo di cercare di interpretare la scuola è un modo umano e chiaramente in questo sono d’accordo con quello che fa Giampiero. A lei dirigente chiedo di riallacciare una discussione con i bambini, con i genitori e con gli insegnanti tutti, compreso Giampiero e capire se proprio c’è qualcosa che non va, che va contro l’umanità, contro i diritti dei bambini. Se è così, fermiamo tutto: scendiamo da questa macchina.

Se, al contrario, proprio non siamo perfettamente in linea, se si vorrebbe fare qualcosa di diverso come anche nella libertà di insegnamento: questo è fondamentale che possa continuare ad esistere.

Perciò chiedo di riallacciare questo dialogo con tutti questi soggetti perché dentro quel paese, quel piccolo paese del Piemonte c’è la scuola intera !!! Non è un fatto che riguarda solo voi. Auguro veramente che tutto si possa riprendere perché l’entusiasmo di Giampiero, con i propri bimbi e quei genitori con molto entusiasmo in questo cammino, possa continuare. Trovate questo incontro, perché mettersi così muro contro muro non è da chi è operatore che lavora nel campo educativo.

Il mondo cambia proprio da questi passaggi. Poi il campo educativo, quello affettivo e culturale fanno cambiare qualunque essere umano.

Era solo questo che vi volevo dire.

Spero proprio in bene e aspetto buone notizie dal vostro meraviglioso Piemonte.

Ciao

Renato Accorinti

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Moni Ovadia in Rai per la strage di Bologna

Moni Ovadia commemora la strage di Bologna

Moni Ovadia in Rai per la strage di Bologna

La Rai ha realizzato un filmato nel 2011 incentrato sullo straziante monologo di Moni Ovadia in ricordo delle vittime innocenti del terrorismo per la strage alla stazione di Bologna di comprovata matrice fascista

Moni Ovadia

Moni Ovadia commemora la strage di Bologna in Piazza Maggiore durante il Concerto del 2 Agosto

La Rai ha realizzato un filmato nel 2011 incentrato sullo straziante monologo di Moni Ovadia in ricordo delle vittime innocenti del terrorismo per la strage alla stazione di Bologna di comprovata matrice fascista.

 

La commemorazione della strage alla stazione di Bologna di comprovato stampo fascista è un evento a cui abbiamo partecipato in qualità di attivisti Anpi – associazione nazionale partigiani d’Italia e a cui siamo stati presenti di persona, non solo alla manifestazione nazionale, ma anche al concerto serale in Piazza Maggiore a Bologna il 2 Agosto del 2011, in cui Moni Ovadia si è esibito con uno straordinario monologo davvero straziante per ricordare tutte le vittime innocenti del terrorismo.

In quell’occasione era presente la Rai che ha realizzato un filmato in questo link di seguito. Noi come attivisti antifascisti e anche come amici di Moni Ovadia siamo presenti nel servizio televisivo.

La presenza militante degli attuali antifascisti costituisce un grande e importante baluardo di memoria attiva, un significativo monito, affinché non si ripetano mai più queste orrende atrocità e si ottengano finalmente verità e giustizia.

Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, attivisti ANPI

Moni Ovadia – RAI.TV

La Musica di Raitre è presente in Piazza Maggiore a Bologna per riprendere il Concerto di chiusura del Concorso Internazionale di Composizione “2 Agosto”, nel ricordo della strage alla stazione di Bologna e in memoria di tutte le vittime del terrorismo.

Moni Ovadia, voce narrante.

Chiara Monetti e Stefano Cuppi, organizzazione.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-71ace410-16d6-4d5b-868a-dde4c0c1b0c5.html#p=0

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    “Mai più guerre” fu lo slogan con il quale molti si identificarono per lo stretto rapporto intrattenuto di persona con la sofferenza e la morte provocata dalla guerra
    1 settembre 2021 – Laura Tussi
  • Pace a colori

    PACE
    Illustrazioni, manifesti e disegni di dossier che trattano di conflitti e pace

    Pace a colori

    Proprio nel poter confrontare le innumerevoli soluzioni grafiche proposte nei vari dossier che trattano di conflitti e pace e guerre nel mondo è facile osservare subito alcuni fattori dominanti come il ricorso massiccio a simboli universalmente riconosciuti
    27 agosto 2021 – Laura Tussi
  • "Il cortile degli oleandri"

    CULTURA
    Racconto antifascista di Rosaria Longoni

    “Il cortile degli oleandri”

    Questo è il nuovo racconto di Rosaria Longoni tratto dal suo ultimo romanzo Il cortile degli oleandri, che narra la storia di una famiglia, immigrata in Brianza durante la seconda guerra mondiale, solidale con Resistenti, Renitenti e Partigiani nel periodo nefasto dell’incubo nazifascista
    19 agosto 2021 – Laura Tussi
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San Vittore: confronto con i detenuti sul libro ‘Riace. Musica per l’Umanità’

Gnews – giustizia news online quotidiano online Ministero della Giustizia presenta

San Vittore: confronto con i detenuti sul libro ‘Riace. Musica per l’Umanità’

All’iniziativa sono presenti, oltre ai curatori del libro, il medico e attivista Vittorio Agnoletto e la consigliera comunale Milly Moratti

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici con il Libro Riace, Musica per l'Umanità

Gnews – giustizia news online quotidiano online Ministero della Giustizia presenta

Il Libro Riace, Musica per l’Umanità con i detenuti di San Vittore

 

di Antonella Barone

Per il progetto di promozione alla lettura Il mondo in un libro, domani, sabato 15 febbraio 2020, a Milano, nella casa circondariale San Vittore “Francesco Di Cataldo”, sarà presentato ai detenuti il libro Riace. Musica per l’Umanità (Editore Mimesis), che contiene contributi di vari scrittori e un’intervista a Mimmo Lucano.

I curatori della pubblicazione sono Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice, e Fabrizio Cracolici, presidente della sezione ANPI di Nova Milanese. Per Laura Tussi “lo straordinario esempio di Riace conferma oggi più che mai che solo attraverso il dialogo e la costruzione di percorsi intessuti di cultura, interazione, pace e non violenza si può arricchire una piccola comunità e renderla pronta ad accogliere persone che vengono da lontano, spesso con un passato difficile, a volte inimmaginabile”. “I nuovi venuti hanno il solo desiderio – conclude la curatrice del libro – di riuscire a riappropriarsi della propria esistenza”

Quella pensata per il pubblico di San Vittore non è una presentazione tradizionale, ma si tratta di un’alternanza di racconto, dialoghi e musica secondo la formula che caratterizza il progetto Il mondo in un libro.

All’iniziativa sono presenti, oltre ai curatori del libro, il medico e attivista Vittorio Agnoletto e la consigliera comunale Milly Moratti.

 

Nella foto Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

 

Gnews – giustizia news online quotidiano online Ministero della Giustizia:

https://www.gnewsonline.it/san-vittore-confronto-con-i-detenuti-sul-libro-riace-musica-per-lumanita/

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Pressenza – Memoria e Futuro, una prospettiva di giustizia sociale e ambientale

Recensione di Gianmarco Pisa

Pressenza – Memoria e Futuro, una prospettiva di giustizia sociale e ambientale

È un lavoro di notevole interesse, quello curato da Alfonso Navarra, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, dal titolo Memoria e futuro (Mimesis Edizioni, Milano – Udine, 2021), recentissima pubblicazione che raccoglie contributi di autori quali Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli e altri

Libro Memoria e futuro, Mimesis Edizioni: recensione di Gianmarco Pisa su Pressenza

07.07.21 – Gianmarco Pisa

(Foto di Mimesis)

È un lavoro di notevole interesse, quello curato da Alfonso Navarra, Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, dal titolo Memoria e futuro (Mimesis Edizioni, Milano – Udine, 2021), recentissima pubblicazione collettiva che raccoglie contributi di autori diversi, quali Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Mario Agostinelli, Rocco Altieri, Pola Natali Cassola, Antonia Baraldi Sani, Adriano Ciccioni, Gianfranco D’Adda, Mario Di Padova, Giuseppe Farinella, Renato Franchi, Agnese Ginocchio, Antonella Nappi, Nadia Scardeoni, Oliviero Sorbini, cui i curatori dell’opera hanno affidato il compito di delineare, ciascuno e ciascuna in base al proprio specifico e ai propri saperi, tratti per la costruzione di una rinnovata coscienza militante che si vuole non solo ecopacifista ma anche orientata alla cura complessiva della comunità della vita e della terra, con una proiezione diretta sui territori della costruzione della pace con giustizia, giustizia sociale e giustizia ambientale, in una parola, «pace positiva».

È un testo ambizioso, al contempo agile e articolato, nella misura in cui, sin dalle battute introduttive, si propone di essere una delle manifestazioni di un impegno militante, politico nel senso proprio del termine, per promuovere, in generale, una rinnovata cultura della pace per il XXI secolo e, nello specifico, per avanzare nella direzione di una complessiva «educazione alla terrestrità». Quest’ultima merita una specificazione, dal momento che il termine non può essere ridotto al suo tradizionale significato lessicale («ciò che appartiene propriamente alla natura o alla condizione terrestre») bensì necessita di essere ampliato e aggiornato in una dimensione propriamente ecosistemica. Come precisa Alfonso Navarra, si tratta della dimensione complessiva in base alla quale «gli esseri umani appartengono alla comunità della vita e alla Terra – Terra Madre – unico ecosistema globale di viventi e non viventi» (p. 55). Il riferimento che gli autori e le autrici seguono è cioè quello indicato da Edgar Morin quando, nel 2013, segnala lo sviluppo di «un sentimento di appartenenza alla comunità, a ciò che chiamo «Terra-Patria». […] «Terra-Patria» non significa che le comunità nazionali ed etniche debbano essere dissolte: l’umanità deve preservare la sua diversità producendo unità» (p. 57).

Si tratta di un orientamento utile perché fornisce una chiave di lettura del volume, nel senso, appunto, della portata sociale ed ecosistemica di questa nuova, auspicata, presa di coscienza e assunzione di responsabilità collettiva, in cui traspare persino una lontana eco dell’utilizzo gramsciano del concetto di terrestrità, quando afferma che «la filosofia della praxis è lo «storicismo» assoluto, la mondanizzazione e terrestrità assoluta del pensiero, un umanesimo assoluto della storia. In questa linea è da scavare il filone della nuova concezione del mondo» (Quaderno 11, § 27, sul Concetto di «ortodossia», edizione critica Valentino Gerratana, 1975). Come viene specificato nella presentazione, redatta dallo stesso Alfonso Navarra e da Luigi Mosca, Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, il volume è prodotto di «un lavoro collettivo portato avanti dai Disarmisti Esigenti, nati dall’appello «Esigete! Un disarmo nucleare totale» di Stéphane Hessel e Albert Jacquard, e dai loro stretti collaboratori, membri anch’essi di ICAN, la Campagna Internazionale per la messa al bando delle armi nucleari, Premio Nobel per la Pace nel 2017», alla quale aderiscono come partner, in Italia, diverse organizzazioni e reti, quali l’Associazione Italiana Medicina per la Prevenzione della Guerra Nucleare, Cormuse, l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, PeaceLink, Pressenza – Agenzia di Stampa Internazionale, la Rete Italiana Pace e Disarmo, Senzatomica, la WILPF Italia, la World Foundation for Peace, Pax Christi Italia, Mondo senza Guerre e senza Violenza – Argonauti per la Pace, e, appunto, come detto poc’anzi, i Disarmisti Esigenti.

È, al tempo stesso, un lavoro militante ma non episodico, con l’ambizione di coltivare, insieme con l’obiettivo più specifico della costruzione di una «Rete per l’Educazione alla Terrestrità», con lo scopo di delineare una «cittadinanza planetaria organicamente pervasa di coscienza ecologica […] che riconosca e tuteli i diritti dell’unica umanità e della natura» (p. 9), anche l’obiettivo più generale dell’avanzamento verso «una cultura di pace, di nonviolenza efficace, di umanesimo integrale, basato sulla vera giustizia sociale, sulla fiducia reciproca e sullo spirito di cooperazione tra i popoli e tra le nazioni, sul rispetto della dignità di ciascuno, sul rispetto e la cura della Natura […] nello spirito di una ecologia integrale» (p. 128) come indica Luigi Mosca nel suo ampio saggio su “Il lungo percorso dell’umanità per uscire dalla barbarie”, al centro del volume. Non a caso a questo si accompagnano altri due contributi “simmetrici”, quello di Laura Tussi sulla «nonviolenza efficace come strategia educativa», un contributo sulla nonviolenza efficace come «forza dell’unione popolare […] innestata su un agire politico collettivo pianificato e organizzato, bene appoggiata sul principio di responsabilità» (p. 144), e quello di Rocco Altieri su «ecologia, economia e costruzione della pace», una riflessione, a partire dalla lezione di Kumarappa (1945), sulla necessità della trasformazione «da un’economia parassitaria e predatoria, verso un’economia della permanenza, al servizio del benessere di tutti, … che Gandhi chiama Sarvodaya» (p. 158).

Un testo prezioso, dunque, utile per alimentare coscienza e impegno verso un’alternativa percorribile, di pace.

Gianmarco Pisa
Gianmarco Pisa, operatore di pace. Impegnato in iniziative e ricerca-azione per la trasformazione dei conflitti, nell’ambito di IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) – Rete Corpi Civili di Pace, si occupa inoltre di inter-cultura e inclusione presso i centri di ricerca RESeT (Ricerca su Economia Società e Territorio) e IRES Campania (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali), a Napoli, la sua città. Ha all’attivo pubblicazioni sui temi del conflitto e della pace e azioni di pace nei Balcani, per Corpi Civili di Pace in Kosovo, e, in diversi contesti, nello scenario mediterraneo.

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